Andrew Klavan - Shadowman

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Shadowman: краткое содержание, описание и аннотация

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Un investigatore romantico, arguto e profondo conoscitore dell’animo umano; un motociclista e pilota, cinico e testardo, che non esita a menare le mani, e infine un giovane apprendista detective, idealista e sognatore. Sono questi i tre eroi della Weiss Investigations, un’agenzia che, sullo sfondo mutevole di San Francisco, si trova coinvolta in una fitta trama di casi che alla fine convergono in un unico grande complotto. Sembra, infatti, che dietro a tutti i delitti, gli attentati e le trame criminali ci sia un killer che nessuno ha il coraggio di nominare.
, l’uomo ombra, и una realtа o soltanto un nome, dato per spaventare poliziotti e delinquenti? И un astuto criminale o solo un fantomatico personaggio inventato per archiviare i troppi delitti irrisolti? Ma la presenza di
и reale, presente in ogni tassello di un complesso mosaico di azioni criminali finalizzate a un piano che lui solo conosce. E che solo gli agenti della Weiss Investigations sapranno svelare…
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«Capisco», dissi. Avevo davanti agli occhi i bambini poveri che aiutava, e suo fratello, il governatore: sarebbero affondati tutti, insieme a lui. Non c’erano speranze.

Colse l’espressione che probabilmente avevo sul volto e rise mentre mi diceva: «Che cosa vuole che le dica? Penso che sia lei a dover decidere».

«Fantastico, bell’aiuto, da un prete.»

«Lei è cattolico?»

«No.»

«Oh, allora è in un bel guaio.»

Risi anch’io, pur senza convinzione. Spinsi le mani più a fondo nelle tasche, guardando le nuvole riflesse sulla superficie dell’acqua.

«Quanti anni ha?» mi domandò.

«Ventidue», risposi.

«Poco più di un bambino.»

Non ebbi il coraggio di protestare; ero solo contento che né Weiss, né Bishop mi vedessero in quel momento.

Il prete allungò un braccio e mi afferrò la spalla. «Questo però posso dirglielo: lei è migliore di quel che crede. Una soluzione la troverà.»

Lo vidi dirigersi a lunghi passi verso il parcheggio, sotto quel cielo sempre più scuro.

Grandioso, pensai. «Merda», dissi.

40

Erano le cinque del pomeriggio e Jim Bishop — l’uomo che Chris e Kathleen Wannamaker conoscevano come Frank Kennedy — era ancora in casa. L’attesa aveva fiaccato i nervi di Chris, che non si sentiva per niente bene.

«Dannazione», imprecò guardando fuori dalla finestra per scorgere qualche movimento di Bishop. «Dobbiamo farlo uscire. Se è un poliziotto, devo scoprirlo.»

Kathleen, seduta sul letto dietro di lui, non rispose. Ma, dopo aver riflettuto un attimo, prese il telefono e compose un numero. Chris sentì il telefono squillare nella casa accanto.

«Sono Kathleen», sentì che la moglie diceva. «Devo parlarti.»

Chris si ritrasse. La figura di Kennedy era apparsa nel vano della finestra dell’altra casa, con il telefono in mano, lo sguardo rivolto verso di loro.

«No», stava dicendo Kathleen. «Ti devo parlare di Hirschorn, di Chris e Hirschorn. È importante, non posso dirtelo per telefono. Ci vediamo fra dieci minuti davanti al K-mart, al centro commerciale River. Fai in fretta, ti prego.»

Riattaccò la cornetta e si alzò per raggiungere Chris, ma lui le fece segno di stare indietro. «Non avvicinarti, sta guardando da questa parte», disse.

Kennedy aveva messo giù il telefono ma era ancora alla finestra. «Vedrà il furgone», sussurrò Chris, molto piano, come se l’altro potesse sentirlo. «Vedrà il furgone e capirà che sei qui.»

Kathleen parlò con voce più alta. «Sa che prendo l’autobus, quando non ci sei. A volte ci vado addirittura a piedi, al centro commerciale.»

«Sta facendo qualcosa.»

Kennedy si era ritratto dalla finestra ed era sparito nella stanza buia. Passò un lungo minuto, poi Chris, eccitato, disse: «Guarda! Sta funzionando. Ecco che se ne va».

Kathleen era seduta sul letto e guardava il pavimento, ancora coperto di fazzoletti bagnati del suo pianto. Ora però non aveva più lacrime, solo amarezza e rabbia. Kennedy, umiliandola, l’aveva resa così. Voleva fargli del male, come lui ne aveva fatto a lei.

«Se ne va, se ne va», sussurrò Chris, con aria di trionfo.

Kathleen udì Kennedy che avviava la motocicletta e partiva. Il rombo del motore diventò sempre più debole a mano a mano che si allontanava. Poi scomparve.

«Vai», disse a voce alta al marito. «Tornerà in fretta, quando si accorgerà che non ci sono. Perquisisci la casa, le chiavi sono nella mia borsa in cucina.»

Chris le obbedì, affrettandosi. Kathleen sentì che scendeva le scale e si sedette, nella penombra, con lo sguardo fisso sul pavimento, sui fazzoletti.

Vaffanculo, Frank, pensò.

41

Era pomeriggio inoltrato, ma il caldo era opprimente. Nonostante avesse solo attraversato il prato fino alla porta della casa a fianco, Chris era completamente sudato. Aveva il volto lucido e la maglietta grigia gli si era appiccicata al petto e alla schiena.

Entrò con le chiavi di Kathleen e salì subito le scale, superando i gradini a due per volta. Quando entrò nella camera da letto ansimava e colava sudore.

Il condizionatore era ancora acceso; ciò significava che Kennedy sarebbe rientrato presto. Il cigolio dell’apparecchio rendeva Chris nervoso e gli prosciugava la gola. Non lo avrebbe mai ammesso, neanche con se stesso, ma l’idea di affrontare un’altra volta Kennedy lo faceva letteralmente tremare. Doveva fare in fretta, prima che tornasse.

Esaminò la stanza con lo sguardo. Era abbastanza buio, ma adesso un raggio di sole entrava dalla finestra e formava un disegno sul pavimento. Così, Chris vide la borsa da viaggio di Kennedy sul letto, chiaramente piena. Quindi, pensò, stava per andarsene.

Chris si avvicinò e aprì la cerniera lampo. Gli sembrava che mancasse l’aria, gli pareva di soffocare, forse per la paura, ma si sforzò di continuare. Gocce di sudore caddero sui vestiti di Kennedy. Cercò fra gli indumenti, raggiunse il fondo della borsa con la mano e non gli ci volle molto per trovare il computer palmare.

Non aveva dimestichezza con simili aggeggi, ma non gli fu difficile accenderlo. Dopotutto era un pilota e conosceva gli strumenti computerizzati di bordo. Lo appoggiò sulla scrivania e si asciugò il sudore dalla fronte. Teneva le orecchie aperte, per sentire l’eventuale rombo della moto di Kennedy, e guardava di tanto in tanto fuori dalla finestra. Iniziò a sfogliare i file: note, rubrica, e-mail…

Chris respirava a bocca aperta mentre leggeva su quello schermo minuscolo. Lì dentro gli sembrava di soffocare, come se una mano fosse serrata sulla sua gola. Ma la mente era comunque vigile. Se questo Kennedy era davvero un poliziotto, pensò, se davvero aveva usato Kathleen per arrivare a Hirschorn… be’, l’avrebbe pagata cara. Hirschorn non aveva mezze misure, la sua vendetta sarebbe stata rapida e definitiva. Su Kennedy, certo, ma anche su lui e Kathleen… A meno che non fossero proprio loro ad avvisare Hirschorn, a fargli sapere di Kennedy, a metterlo in guardia. Forse allora sarebbero stati risparmiati, perdonati. Hirschorn si sarebbe comunque arrabbiato, ma forse non così tanto, forse gli avrebbe solo detto di controllare meglio sua moglie.

Le guance di Chris avvamparono. Sua moglie. Sentì una rabbia pungente stringergli lo stomaco. In quell’ultima ora aveva cominciato a farsi l’idea che Kathleen non gli avesse detto tutta la verità. Lui si era così preoccupato del fatto che Kennedy fosse un poliziotto, si era così spaventato all’idea di che cosa potesse fare Hirschorn, da trascurare gli altri particolari della vicenda. Ma dentro di lui, comunque, era nato il sospetto che Kathleen stesse in parte mentendo su Kennedy. Era stata a letto con lui, ecco la verità. Aveva origliato le sue conversazioni con Hirschorn e le aveva riferite a Kennedy, ma non in ufficio. No. Gliele aveva confidate a letto.

Chris ne era ormai certo e il suo stomaco ribolliva, in fiamme. Doveva però ricacciare il pensiero e concentrarsi su quello che stava facendo.

Imprecò. «Maledizione.» Non c’era niente, non trovava niente. Nomi, indirizzi non significavano niente. Come diavolo poteva sapere chi fossero quelle persone?

Ma non c’era altro, quindi continuò a leggere, e arrivò ad aprire la cartella della posta elettronica.

C’era un unico messaggio non inviato, uno solo. Bishop era sempre attento a queste cose, ma quella volta era stato interrotto da Kathleen e quindi l’aveva salvato, dimenticandosene subito. Non l’aveva finito e non l’aveva spedito. Chris l’aprì.

Weiss, ha funzionato. Wannamaker è fuori, io sono in gioco. Stasera alle sei sarò in volo verso una destinazione ignota. Quando sarò là, mi daranno le istruzioni sul mio incarico e ti farò sapere. Se abbiamo fortuna, possiamo portare a termine la missione senza comprometterci…

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