«Tu non mi dici mai niente delle informazioni che ottieni dalla polizia. Perché ora mi racconti tutto questo?»
«Queste non sono esattamente informazioni avute in polizia. Queste sono solo le idee sparse che mi ronzano in testa. Ho tenuto d’occhio Stolle per parecchio tempo senza molta fortuna. Forse questo è l’indizio che stavo aspettando. Ho bisogno di parlare con Ranger, ma non riesco a farmi ritelefonare. Perciò ti riferisco tutto e tu potrai informare Ranger.»
Annuii. «Gli darò il messaggio.»
«Nessun particolare al telefono.»
«Capito. Com’è andata con la Gilman?»
Morelli sorrise. «Lascia che indovini. Hai accidentalmente urtato il pulsante di richiamata del telefono.»
«D’accordo, lo ammetto, sono stata cattiva.»
«La Squadra Anticrimine sta avendo qualche problema organizzativo. Avevo notato un aumento dei traffici fuori e dentro i locali notturni, perciò ho manifestato le mie preoccupazioni a Vito. Vito ha mandato Terry per rassicurarmi che i ragazzi non stavano rifornendosi di armi nucleari per la Terza guerra mondiale.»
«Ho visto Terry mercoledì. Ha consegnato una lettera ad Hannibal Ramos.»
«La Anticrimine e la squadra che si occupa del traffico d’armi stanno cercando di ristabilire i confini. Homer Ramos ha abbattuto alcune barriere e ora che è uscito di scena le barriere devono essere ripristinate.» Joe mi stuzzicò il piede con il proprio. «Allora?»
«Allora, che cosa?»
«Che cosa ne dici?»
Ero tanto stanca che avevo le labbra insensibili e Morelli voleva che ci dessimo un po’ da fare. «Certo» dissi. «Lascia solo che riposi gli occhi per un minuto.»
Chiusi gli occhi e quando mi svegliai era già mattina. Morelli non c’era più.
«Sono in ritardo» disse la nonna, trotterellando dalla camera da letto alla cucina. «Ho dormito troppo. È colpa di tutte quelle interruzioni durante la notte. Questo posto sembra la stazione centrale. Tra mezz’ora ho la mia ultima lezione di guida. E poi domani farò l’esame: speravo che tu potessi accompagnarmi.»
«Certamente. Lo farò.»
«E poi traslocherò. Niente di personale, ma questa è una gabbia di matti.»
«E dove andrai?»
«Torno a vivere da tua madre. Tuo padre si merita di avere qualcuno con cui litigare, comunque.»
Era domenica e la nonna andava sempre in chiesa la domenica mattina. «E che ne è della messa?»
«Non ho tempo per quello, oggi. Dio dovrà fare a meno di me. In ogni caso tua madre sarà là a rappresentare la famiglia.»
Mia madre svolgeva sempre questo compito, perché mio padre non andava mai a messa: rimaneva a casa e aspettava che arrivasse la busta bianca del fornaio. Da quando ho memoria, ogni domenica mattina mia madre andava in chiesa, e sulla via del ritorno si fermava dal fornaio. Ogni volta portava a casa focacce con la marmellata. Nient’altro che focacce con la marmellata. Biscotti, torte al caffè e cannoli venivano acquistati nei giorni feriali: la domenica era la giornata delle focacce alla marmellata. Era come fare la comunione. Sono una cattolica per nascita, ma nella mia personale religione la Trinità sarà per sempre composta dal Padre, dal Figlio e dalla Santa Focaccia alla Marmellata.
Misi il guinzaglio a Bob e lo portai fuori a fare una passeggiata. L’aria era fresca e il cielo blu, la primavera sembrava ormai alle porte. Non vidi Habib e Mitchell nel parcheggio. Immaginai che non lavorassero di domenica. Non vidi neppure Joyce Barnhardt. E questo fu un sollievo.
La nonna se n’era andata quando tornai a casa e l’appartamento era immerso in una quiete paradisiaca. Diedi da mangiare a Bob, bevvi un bicchiere di spremuta d’arancia e poi mi rannicchiai sotto la coperta. Mi svegliai all’una del pomeriggio e ripensai alla mia conversazione con Joe, la notte precedente. Avevo tenuto duro con lui: non gli avevo detto di aver visto Ranger che usciva dalla casa di Hannibal. Mi domandai se anche Morelli mi avesse nascosto qualche informazione. Era decisamente possibile che lo avesse fatto, la nostra relazione professionale aveva un codice di regole completamente diverso dalla relazione personale, Joe lo aveva stabilito fin dall’inizio: c’erano faccende di polizia che lui semplicemente non condivideva con me. Le regole personali erano ancora in fase evolutiva, lui aveva le sue e io avevo le mie; di tanto in tanto ci trovavamo d’accordo. Non molto tempo prima avevamo fatto un tentativo di andare a vivere insieme, ma le responsabilità mettevano a disagio lui e la reclusione infastidiva me. Perciò ci eravamo separati.
Riscaldai una scatoletta di zuppa di pollo con pasta e telefonai a Joe. «Mi dispiace per la notte scorsa» dissi.
«Da principio ho temuto che fossi morta.»
«Ero stanca.»
«Me l’ero immaginato.»
«La nonna è uscita, per tutto il giorno, e io ho un po’ di lavoro da fare. Mi domandavo se avessi voglia di fare da dog sitter a Bob.»
«Per quanto tempo?» domandò Morelli. «Un giorno? Un anno?»
«Un paio d’ore.»
Subito dopo chiamai Lula. «Devo fare una violazione di domicilio con scasso. Vuoi venire con me?»
«Diavolo, certo. Non c’è niente che mi piaccia di più di una violazione di domicilio.»
Portai Bob da Morelli e gli diedi qualche istruzione. «Tienilo d’occhio. Mangia qualunque cosa.»
«Forse dovremmo arruolarlo in polizia» disse Joe. «Come se la cava con gli alcolici?»
Quando arrivai a casa di Lula lei mi stava aspettando sotto la veranda. Era vestita in modo discreto, con un paio di pantacalze verde acido e una giacchetta di pelliccia finta rosa shocking. La si sarebbe potuta piazzare a un angolo, nella nebbia, in piena notte, e sarebbe stata visibile ad almeno cinque chilometri di distanza.
«Bella tenuta» dissi.
«Volevo essere carina nel caso ci arrestassero. Sai come fanno, ti scattano una fotografia e tutto il resto.» Salì in auto e mi squadrò. «Ti dispiacerà di aver indossato quella camicetta incolore. Non farà nessuna figura. E a questo proposito, non ti sei neppure acconciata i capelli. Che razza di pettinatura è quella?»
«Non ho in programma di farmi arrestare.»
«Non si sa mai. Non fa mai male prendere qualche precauzione e aggiungere un po’ di eye-liner al trucco. Da chi stiamo andando a scassinare, in ogni caso?»
«Hannibal Ramos.»
«Come hai detto? Vuoi dire il fratello del defunto Homer Ramos? E il figlio primogenito del re delle armi, Alexander Ramos? Sei diventata pazza?»
«Probabilmente non è a casa.»
«Come pensi di scoprirlo?»
«Penso di suonare il campanello.»
«E se viene ad aprire?»
«Gli domanderò se ha visto il mio gatto.»
«Oh-oh» disse Lula. «Tu non hai un gatto.»
D’accordo, era una piccola bugia. Non mi era venuto in mente niente di meglio. Avrei scommesso che Hannibal non fosse in casa. Non avevo sentito Ranger pronunciare nessun tipo di saluto la notte precedente. Non avevo notato luci accese dopo che lui se n’era andato.
«Che cosa stai cercando?» domandò Lula. «O vuoi semplicemente morire giovane?»
«Lo saprò quando lo vedrò» dissi. O almeno lo speravo.
Per la verità, non volevo pensare troppo a quello che stavo cercando. In parte temevo che avrebbe incriminato Ranger. Lui mi aveva chiesto di sorvegliare la casa di Hannibal e poi era andato a ficcare il naso senza di me. Mi faceva sentire come un ragazzino che viene lasciato indietro. E inoltre ero un po’ preoccupata: che cosa era andato a cercare a casa di Ramos? E per di più, che cosa era andato a cercare alla casa di Deal? Sospettavo che la mia spedizione per inventariare porte e finestre gli avesse fornito le informazioni che gli occorrevano per penetrare nell’edificio. Che cosa mai poteva esserci là, da valer la pena di correre un rischio simile?
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