Janet Evanovich - Cacciatrice di taglie

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Cacciatrice di taglie: краткое содержание, описание и аннотация

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Stephanie Plum fa la cacciatrice di taglie per un’agenzia del New Jersey. Il suo compito è ritrovare il misterioso Ranger, sospettato di aver ucciso il figlio di un boss del traffico d’armi. Ma Ranger è anche l’uomo che ha insegnato a Stephanie tutto quello che sa del suo mestiere e che esercita su di lei un fascino pericoloso. E la cattura di Ranger non è l’unico pensiero che non la fa dormire di notte. La spassosa nonna Mazur si è trasferita da lei, un amico le ha affidato un cane bulimico, l’intimità con il fidanzato Joe Morelli è diventata impossibile, Stephanie deve più volte dissuadere dal suicidio un’amica e un maniaco tenta di ucciderla.

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Ranger, l’Uomo del Mistero, andava bene quando tutto funzionava a dovere, ma ora mi ritrovavo invischiata in qualcosa di molto serio e cominciavo a pensare che il costante mistero che ammantava Ranger fosse ormai un po’ superato: volevo sapere che cosa stava succedendo ed esigevo qualche rassicurazione sul fatto che in questo caso Ranger si trovasse dalla parte giusta della legge. Voglio dire, chi era quell’uomo?

Lula e io ci fermammo sul marciapiede a studiare la casa di Hannibal. Le tende erano ancora tirate. Tutto molto quieto. Anche le villette vicine erano silenziose. Domenica pomeriggio: erano tutti giù in centro.

«Sei sicura che questo sia l’indirizzo giusto?» disse Lula. «Non sembra affatto la casa di un pezzo grosso del traffico di armi. Mi aspettavo qualcosa come il Taj-Mahal. Qualcosa di simile al posto dove abita Donald.»

«Donald Trump non vive nel Taj-Mahal.»

«Invece sì, quando è ad Adantic City. Questo galletto non ha neppure le torri di guardia per le sentinelle. Che razza di trafficante d’armi è?»

«Di basso livello.»

«Un fottuto miserabile.»

Mi avvicinai alla porta e suonai il campanello.

«Di basso livello o no» disse Lula «se viene ad aprire me la faccio addosso.»

Provai a far girare la maniglia, ma la porta era chiusa a chiave.

Guardai Lula. «Tu sei capace di scassinare una serratura, vero?»

«Diavolo, certo. Non hanno ancora inventato una serratura che io non riesca ad aprire. Solo che non ho portato con me il mio comediavolosichiama.»

«L’attrezzo per scassinare?»

«Esatto. E comunque che cosa facciamo con il sistema d’allarme?»

«Ho la sensazione che il sistema d’allarme non sia attivato.» E, se lo fosse stato, saremmo scappate via come il vento non appena fosse entrato in funzione.

Tornammo sul marciapiede, facemmo il giro dell’isolato e arrivammo sulla pista ciclabile da una traversa un po’ più lontana, nel caso qualcuno ci stesse osservando. Proseguimmo fino alla recinzione della casa di Hannibal ed entrammo attraverso il cancello, che non era chiuso a chiave.

«Sei stata qui altre volte?» domandò Lula.

«Già.»

«Che cosa è successo?»

«Mi ha sparato.»

«Mmm, interessante.»

Afferrai la maniglia della porta che dava sul portico e la scossi. Non era chiusa a chiave.

«Puoi entrare prima tu» disse Lula. «So che ti piace tanto.»

Tirai la tendina di lato e feci un passo nella casa di Hannibal.

«È buio qui» disse Lula. «Questo tizio deve essere un vampiro.»

Mi voltai a guardarla.

«Oh-oh» disse lei. «Mi sono spaventata da sola.»

«Non si tratta di un vampiro. Tiene le tende tirate perché nessuno possa guardare dentro. Farò un controllo preliminare per accertarmi che la casa sia vuota. E poi andrò di stanza in stanza per vedere se salta fuori qualcosa di interessante. Voglio che tu rimanga qui per fare la guardia.»

Capitolo 11

Il primo piano era vuoto, e così pure il seminterrato. Qui c’era una piccola stanza di servizio e un’ampia sala da gioco con un televisore a schermo gigante, un tavolo da biliardo e un mobiletto bar. Mi venne in mente che nel seminterrato poteva esserci qualcuno che guardava la televisione e la casa sarebbe comunque apparsa scura e disabitata dall’esterno.

C’erano tre camere da letto al primo piano, anch’esse senza traccia di vita umana. Una stanza era chiaramente quella principale. Un’altra era stata trasformata in ufficio, con librerie a muro e una grande scrivania dal ripiano ricoperto di pelle. E la terza camera da letto era quella degli ospiti. Fu quella a catturare il mio interesse; sembrava che ci vivesse qualcuno: le lenzuola erano in disordine, vestiti da uomo erano appoggiati su una delle sedie, un paio di scarpe era stato gettato in un angolo della stanza.

Perquisii i cassetti e gli armadi, controllando le tasche degli abiti in cerca di qualcosa che potesse identificare l’ospite. Non c’era niente. Gli abiti erano costosi. Immaginai che il loro proprietario dovesse essere di statura media e di media costituzione, al di sotto del metro e ottanta e probabilmente sugli ottanta chili. Confrontai i pantaloni con quelli che si trovavano nella camera principale: Ramos aveva un giro vita maggiore e un gusto più classico. Il bagno di Hannibal era adiacente alla camera da letto principale, quello degli ospiti era in fondo al corridoio: nessuno dei due riservava sorprese, con la sola eccezione di alcuni preservativi nel bagno degli ospiti. L’ospite si aspettava un po’ di movimento.

Passai nell’ufficio, controllai prima di tutto la libreria. Biografie, un atlante, un po’ di narrativa. Mi sedetti alla scrivania. Non c’erano agende né rubriche di indirizzi. C’era solo un blocchetto per appunti e una penna. Nessun messaggio. Un computer portatile. Lo accesi. Niente sul desktop. Tutto ciò che trovai sull’hard disk appariva innocuo. Hannibal era molto cauto. Spensi il computer e rovistai nei cassetti. Anche qui, niente. Hannibal era ordinato. La sua presenza lasciava un disordine minimo. Mi domandai se la sua suite nella villa sulla spiaggia fosse nelle stesse condizioni.

La persona che stava nella stanza degli ospiti non era altrettanto ordinata. La sua scrivania, dovunque si trovasse, doveva essere un vero disastro.

Non avevo trovato armi nelle stanze al piano superiore. Poiché sapevo con certezza che Hannibal aveva almeno una pistola, questo significava probabilmente che la teneva con sé. Non sembrava il tipo di persona che lascia la propria arma nel vaso dei biscotti.

Subito dopo tornai nel seminterrato. Non c’era molto su cui investigare laggiù.

«Che delusione» dissi a Lula chiudendomi la porta della cantina alle spalle. «Non c’è niente qui.»

«Non ho trovato niente neppure a questo piano» confermò lei. «Nessuna scatola di fiammiferi con l’indirizzo di qualche bar, niente armi nascoste sotto i cuscini del divano. C’è qualcosa da mangiare nel frigorifero. Birra, succo di frutta, qualche fetta di pane e qualche piatto freddo. C’è anche qualche lattina di gazzosa. E questo è tutto.»

Andai al frigorifero e osservai l’involucro dei piatti freddi. Erano stati acquistati allo Shop Rite due giorni prima. «Questo è davvero inquietante» dissi a Lula. «Qualcuno vive in questa casa.» Ciò che pensai ma non dissi fu che chiunque fosse poteva tornare in qualsiasi momento.

«Già, e non se ne intende molto di piatti freddi» disse Lula. «Ha comprato petto di pollo e formaggio svizzero quando avrebbe potuto avere salame e provolone.»

Eravamo in cucina, a guardare dentro al frigorifero, e non prestavamo molta attenzione a ciò che succedeva davanti alla casa. Si udì il rumore di una serratura che scattava e Lula e io ci irrigidimmo.

«Oh-oh» disse Lula.

La porta si aprì. Cynthia Lotte mosse qualche passo all’interno e socchiuse gli occhi per guardarci nella luce tenue. «Che cosa diavolo state facendo qui?» domandò.

Lula e io eravamo senza parole.

«Diglielo» fece Lula, dandomi di gomito. «Dille che cosa stiamo facendo qui.»

«Non preoccuparti di che cosa ci facciamo noi» dissi. «Che cosa ci fai tu

«Non sono affari vostri. E comunque io ho una chiave, perciò è ovvio che sono di casa, qui.»

Lula tirò fuori una Glock. «Bene, io ho una pistola, perciò credo che siamo due a uno per noi.»

Cynthia tirò fuori dalla borsetta una calibro .45. «Anche io ho una pistola. Siamo pari.»

Entrambe si voltarono a guardare me.

«Io ho una pistola a casa» dissi. «Ho dimenticato di portarla.»

«Questo non conta» fece Cynthia.

«Qualcosa conta» replicò Lula. «Non è come se non avesse affatto una pistola. E inoltre lei è terribile quando ha la pistola. Una volta ha ucciso un uomo.»

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