«Mi ricordo di averlo letto sul giornale. A Dickie è quasi venuto un infarto, pensava che potesse avere una pessima ripercussione su di lui.»
«Dickie è gradevole come le emorroidi» dissi.
Cynthia sorrise senza allegria. «Tutti gli uomini fanno quest’effetto.» Si guardò attorno. «Di solito venivo qui con Homer, quando Hannibal era fuori città.»
Questo spiegava la chiave. E forse anche i preservativi nel bagno. «Homer teneva i propri vestiti nella stanza degli ospiti?»
«Un paio di camicie. Un po’ di biancheria.»
«Ci sono degli abiti di sopra, nella stanza degli ospiti. Forse potresti dare un’occhiata e dirmi se sono di Homer.»
«Prima voglio sapere che cosa state facendo qui.»
«Un mio amico è un possibile sospetto per l’incendio e per l’assassinio di Homer. Sto cercando di chiarire che cosa è successo davvero.»
«E tu che cosa pensi? Che Hannibal abbia ucciso il fratello?»
«Non lo so. Sto andando a tentoni.»
Cynthia si diresse verso le scale. «Lasciate che vi dica qualcosa di Homer: tutti volevano ucciderlo. Compresa la sottoscritta. Homer era un bugiardo, un verme traditore. La sua famiglia non faceva altro che pagare cauzioni per tirarlo fuori di galera. Se io fossi stata nei panni di Hannibal, avrei sparato a Homer molto tempo prima, ma i legami familiari dei Ramos sono molto forti.»
La seguimmo su per le scale fino alla stanza degli ospiti e aspettammo sulla soglia mentre entrava e dava un’occhiata in giro.
«Alcuni di questi sono certamente abiti di Homer» disse, esaminando il contenuto dei cassetti. «Altri non li ho mai visti prima d’ora.» Diede un calcio a un paio di boxer di seta a disegni fantasia che giacevano sul pavimento. «Avete visto questi?» Prese la mira e sparò cinque colpi contro i boxer. «Questi erano di Homer.»
«Dannazione» disse Lula «non risparmiarli.»
«Sapeva essere davvero affascinante» disse Cynthia. «Ma la sua attenzione durava poco quando si trattava di donne. Pensavo fosse innamorato di me. Speravo di poterlo cambiare.»
«Che cosa è successo che ha fatto cambiare idea a te, invece?»
«Due giorni prima che fosse ucciso mi ha detto che la nostra storia era finita. Mi ha detto cose molto sgradevoli, mi ha detto che se gli avessi creato qualche problema mi avrebbe fatta fuori, e poi mi ha svuotato il cofanetto dei gioielli e ha preso la mia auto. Ha detto che aveva bisogno di soldi.»
«Lo hai denunciato alla polizia?»
«No. Gli ho creduto quando ha detto che mi avrebbe ammazzata.» Ripose la pistola nella tasca della giacca. «Comunque, a un certo punto ho pensato che forse Homer non aveva avuto tempo di rivendere i miei gioielli… che forse li aveva nascosti qui.»
«Ho perlustrato tutta la casa» dissi «e non ho visto gioielli da donna, ma se vuoi guardare tu stessa sei la benvenuta.»
Lei si strinse nelle spalle. «È passato troppo tempo. Avrei dovuto venire a controllare prima.»
«Non avevi paura di incontrare Hannibal?» chiese Lula.
«Contavo sul fatto che Alexander fosse venuto per partecipare ai funerali, e Hannibal fosse perciò nella residenza sulla costa.»
Scendemmo tutte al piano terra.
«E in garage?» domandò Cynthia. «Ci avete guardato? Non credo che abbiate trovato la mia Porsche argentata.»
«Dannazione» disse Lula, molto impressionata. «Tu hai una Porsche?»
«Homer me l’aveva regalata per l’anniversario dei nostri primi sei mesi insieme.» Sospirò. «Come ho detto, Homer sapeva essere davvero affascinante.»
In quel caso «affascinante» stava per «generoso».
Hannibal aveva un box a due posti adiacente alla casa. La porta del garage si trovava subito fuori dall’ingresso ed era chiusa con un catenaccio. Cynthia l’aprì e accese la luce. Ed eccola lì… la Porsche argentata.
«La mia Porsche!» strillò Cynthia. «Non avrei mai creduto di rivederla.» Smise di strillare e arricciò il naso. «Che cos’è questo odore?»
Lula e io ci guardammo. Conoscevamo quell’odore.
«Oh-oh» disse Lula.
Cynthia corse verso l’auto. «Spero che mi abbia lasciato le chiavi. Spero…»
Si interruppe bruscamente e guardò dentro l’auto attraverso il finestrino. «C’è qualcuno che dorme nella mia macchina.»
Lula e io facemmo una smorfia e Cynthia cominciò a urlare. «È morto! È morto! È morto nella mia Porsche!»
Lula e io ci avvicinammo e guardammo dentro.
«Già. È morto stecchito» confermò Lula. «La causa sono quei tre buchi nella fronte. Sei fortunata» disse a Cynthia «sembra che questo tizio abbia avuto a che fare con una calibro .22. Se gli avessero sparato con una .45 ci sarebbe cervello sparso dappertutto. Un proiettile calibro .22 entra e va un po’ in giro per il cranio, come Pacman.»
Difficile dirlo con il corpo accasciato sul sedile, ma pareva alto circa un metro e settanta, forse in sovrappeso di una ventina di chili. Capelli scuri tagliati corti, sui quarantacinque anni. Indossava una camicia di maglina e un cappotto sportivo. Al dito mignolo un anello di diamanti. Tre fori nella testa.
«Lo riconosci?» domandai a Cynthia.
«No. Non l’ho mai visto prima. È terribile. Com’è potuto accadere? C’è del sangue sui rivestimenti.»
«Non è così grave, considerando che si è preso tre pallottole in testa» disse Lula. «Un consiglio: non usare acqua calda per toglierlo. L’acqua calda fa coaugulare il sangue.»
Cynthia aprì la portiera e cercò di trascinare il tizio morto fuori dall’auto, ma il cadavere non collaborava.
«Mi farebbe comodo un po’ d’aiuto» disse Cynthia. «Qualcuno vada dall’altra parte e lo spinga.»
«Ehi, aspetta un minuto» dissi. «Questa è la scena del delitto. Dovresti lasciare tutto come sta.»
«Col cavolo» disse Cynthia. «Questa è la mia auto e io me ne andrò con lei. Lavoro per un avvocato, so quello che succede: requisirebbero l’auto fino al giorno del giudizio universale. E poi probabilmente la consegnerebbero a sua moglie.» Aveva tirato fuori il corpo per metà, ma le gambe erano rigide e non si piegavano.
«Avremmo bisogno di quei due tizi che ho visto in televisione» disse Lula. «Tagliavano in due un uomo e non facevano neanche tanto disordine.»
Cynthia aveva afferrato la testa, sperando di far leva in qualche modo. «Il piede si è incastrato nella leva del cambio. Qualcuno gli dia un calcio.»
«Non guardare me» disse Lula. «La gente morta mi fa venire i brividi. Non ho intenzióne di toccare nessun cadavere.»
Cynthia afferrò la giacca dell’uomo e tirò. «È impossibile. Non riuscirò mai a tirare fuori questo idiota dalla mia auto.»
«Forse potremmo lubrificarlo» disse Lula.
«Forse potreste aiutarmi » disse Cynthia. «Vai dall’altra parte e metti un piede contro il suo sedere mentre Stephanie mi aiuta a tirare.»
«Finché si tratta solo di un piede» disse Lula. «Suppongo di poterlo fare.»
Cynthia prese la testa di quell’uomo e io afferrai saldamente il davanti della camicia, mentre Lula lo spingeva fuori con un colpo assestato a dovere.
Lo lasciammo cadere immediatamente e facemmo un passo indietro.
«Chi pensi che lo abbia ucciso?» domandai. Senza aspettarmi una risposta, in realtà.
«Homer, naturalmente» disse Cynthia.
Scossi la testa. «È morto da troppo poco tempo per essere stato ucciso da Homer.»
«Hannibal?»
«Non penso che Hannibal lascerebbe un cadavere nel suo stesso garage.»
«Be’, non mi interessa chi lo ha ucciso» disse Cynthia. «Adesso ho la Porsche e me ne vado a casa.»
Il tizio morto giaceva raggomitolato sul pavimento con le gambe piegate in modo innaturale, i capelli spettinati, la camicia fuori dai pantaloni.
«Che ne facciamo di lui?» domandai. «Non possiamo semplicemente lasciarlo qui in questo modo. Sembra che stia così… scomodo.»
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