Janet Evanovich - Cacciatrice di taglie

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Cacciatrice di taglie: краткое содержание, описание и аннотация

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Stephanie Plum fa la cacciatrice di taglie per un’agenzia del New Jersey. Il suo compito è ritrovare il misterioso Ranger, sospettato di aver ucciso il figlio di un boss del traffico d’armi. Ma Ranger è anche l’uomo che ha insegnato a Stephanie tutto quello che sa del suo mestiere e che esercita su di lei un fascino pericoloso. E la cattura di Ranger non è l’unico pensiero che non la fa dormire di notte. La spassosa nonna Mazur si è trasferita da lei, un amico le ha affidato un cane bulimico, l’intimità con il fidanzato Joe Morelli è diventata impossibile, Stephanie deve più volte dissuadere dal suicidio un’amica e un maniaco tenta di ucciderla.

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«E la polizia? Come la pensa adesso?» domandai.

«Stanno cercando Ranger, ci si sono messi sul serio.»

«Come testimone?»

«Per quel che ne so, come qualunque cosa.»

Connie e Lula mi guardarono.

«Allora?» disse Lula.

«Allora cosa?»

«Lo sai, che cosa.»

«Non sono sicura, ma non credo che sia morto» dissi. «È solo una sensazione.»

«Ah!» disse Lula. «Lo sapevo! Eri nuda quando hai avuto questa sensazione?»

«No!»

«Peccato» disse Lula. «Io avrei preferito essere nuda.»

«Devo andare» dissi. «Devo dare al Luna la brutta notizia sulla Macchina del Vento.»

Il bello del Luna è che è quasi sempre a casa. Il brutto è che anche se è dentro casa è quasi sempre fuori di testa.

«Oh, accidenti» disse, venendo ad aprirmi. «Non avrò di nuovo dimenticato il giorno dell’udienza?»

«La tua udienza è fissata fra due settimane a partire da domani.»

«Grandioso.»

«Ho bisogno di parlarti a proposito della Macchina del Vento. È, come dire, un po’ ammaccata. E si è rotto uno dei fanalini posteriori. Ma la farò sistemare.»

«Ehi, piccola, non ti preoccupare. Sono cose che succedono.»

«Forse dovrei parlare con il proprietario.»

«Il Commerciante?»

«Già, il Commerciante. Dove sta?»

«È nell’ultima casa della schiera. Lui ha un garage, piccola. Capito che roba? Un garage.»

Avendo passato tutto l’inverno a grattare via il ghiaccio dal parabrezza, capivo bene l’entusiasmo del Luna per il garage: ero convinta anch’io che il garage fosse davvero una cosa meravigliosa.

L’ultima casetta della schiera era a circa quattrocento metri da lì, e ci andammo in auto.

«Pensi che sarà in casa?» domandai al Luna quando arrivammo alla fine del caseggiato.

«Il Commerciante è sempre in casa. Deve esserci per commerciare.»

Suonai il campanello e Dougie Kruper aprì la porta. Io e Dougie eravamo stati compagni di scuola ma erano anni che non lo vedevo. In realtà avevo sentito dire che si era trasferito in Arkansas ed era morto.

«Gesù, Dougie» dissi «pensavo fossi morto.»

«Nooo, ho solo desiderato di essere morto. Mio padre era stato trasferito in Arkansas, e io sono andato con lui, ma ti dico una cosa: l’Arkansas non è il posto per me. Non succede niente, capisci cosa voglio dire? E per andare sull’oceano occorrono giorni interi.»

«Sei tu il Commerciante?»

«Sissignora, sono io. Proprio io. Tu hai bisogno di qualcosa, io ce l’ho, si fa l’affare.»

«Cattive notizie, Dougie. La Macchina del Vento ha avuto un incidente.»

«Ragazza, quella macchina è un incidente. All’inizio sembrava una buona idea, ma non riuscivo a rifilarla a nessuno. L’avrei spinta giù da un ponte non appena tu me l’avessi riportata. A meno che, naturalmente, tu non volessi comprarla.»

«Non fa esattamente al caso mio. È troppo appariscente. Ho bisogno di una macchina che non si noti.»

«Un’auto mimetica. Il Commerciante probabilmente ha qualcosa del genere» disse Dougie. «Vieni sul retro e diamo un’occhiata veloce.»

Il retro era completamente stipato di automobili. Ce n’erano sulla strada, ce n’erano nel cortile e un’auto stava nel garage.

Dougie mi condusse a una Ford Escort nera. «Ecco qui, questa è una vera macchina mimetica.»

«Quanti anni ha?»

«Non lo so con precisione, ma ha fatto pochi chilometri.»

«Sul libretto non c’è l’anno d’immatricolazione?»

«Questa macchina in particolare non ha il libretto di circolazione.»

Mmm.

«Se ti serve un’auto con il libretto, questo farà sensibilmente salire il prezzo» disse Dougie.

«Quanto sensibilmente?»

«Sono sicuro che ci metteremo d’accordo. Dopo tutto, io sono il Commerciante.»

Durante l’ultimo anno delle superiori, Dougie Kruper era il peggiore degli sfigati. Non usciva con le ragazze, non faceva sport, e non mangiava come un essere umano. L’unica cosa che gli riusciva bene a scuola era succhiare bibite dalla cannuccia con il naso.

Il Luna andava in giro a posare la mano sulle automobili per percepirne il karma. «Questa» disse, fermandosi vicino a una piccola jeep color cachi. «Questa macchina ha capacità protettive.»

«Come un angelo custode, vuoi dire?»

«Voglio dire che ha le cinture di sicurezza.»

«Questa ha il libretto di circolazione?» domandai a Dougie. «E funziona?»

«Sono abbastanza sicuro che funzioni» disse Dougie.

Mezz’ora dopo possedevo due nuove paia di jeans e un nuovo orologio, ma non una nuova auto. Dougie avrebbe voluto vendermi anche un forno a microonde, ma ne avevo già uno.

Il pomeriggio era appena iniziato, e il tempo non era troppo male, perciò feci una passeggiata fino a casa dei miei genitori e presi in prestito la Buick del ’53 dello zio Sandor. Era gratis, funzionava e aveva il libretto di circolazione: dissi a me stessa che era una gran bella macchina. Un classico. Lo zio Sandor l’aveva acquistata nuova ed era ancora in ottime condizioni, cosa che non si poteva dire dello zio Sandor, il quale si trovava qualche metro sotto terra. Blu con scintillanti cromature alle portiere e un potente motore a otto valvole. Mi auguravo di riuscire a incassare i soldi dell’assicurazione prima che la nonna ottenesse la patente e avesse bisogno della Buick. Mi auguravo soprattutto che i soldi dell’assicurazione arrivassero in fretta perché odiavo quell’auto.

Quando finalmente arrivai a casa il sole era ormai basso. Il parcheggio del mio palazzo era pieno e la grande Lincoln nera era ferma vicino a uno dei pochi spazi ancora liberi. Parcheggiai la Buick e il finestrino del passeggero della Lincoln si aprì.

«E questa cos’è?» domandò Mitchell. «Un’altra auto? Non starai cercando di confonderci, vero?»

Ah, se solo fosse stato così semplice. «Ho avuto qualche problema.»

«Se non ti sbrighi a trovare quel Ranger avrai altri problemi che potrebbero esserti fatali.»

Probabilmente Mitchell e Habib erano due tipi molto duri, ma io avevo qualche difficoltà a farmi spaventare da loro. Non sembravano fatti della stessa pasta dello psicotico Morris Munson.

«Che cosa è successo alla tua camicia?» domandò poi Mitchell.

«Qualcuno ha cercato di darmi fuoco.»

Lui scosse la testa. «La gente è pazza. Bisognerebbe avere cento occhi oggigiorno.»

Non male, detto da uno che aveva appena finito di minacciarmi di morte.

Entrai nell’ingresso tenendo gli occhi ben aperti nel caso ci fosse Ranger. Le porte dell’ascensore si aprirono e sbirciai all’interno. Vuoto. Non sapevo se essere sollevata o delusa. Anche il corridoio era vuoto. Nell’appartamento non ebbi la stessa fortuna. La nonna sbucò fuori dalla cucina nel momento stesso in cui aprivo la porta.

«Giusto in tempo» disse. «Le bistecche di maiale sono pronte da servire. E ho anche preparato la pasta col formaggio. Solo che non abbiamo insalata perché ho pensato che, non essendoci tua madre, possiamo mangiare quello che vogliamo.»

Il tavolo nella sala da pranzo era apparecchiato con piatti veri, posate vere e i tovaglioli di carta ripiegati a triangolo.

«Accidenti» dissi. «È carino da parte tua preparare la cena in questo modo.»

«Avrei potuto fare anche di meglio, ma hai soltanto una pentola. Che cosa è successo a quella batteria che ti hanno regalato per il matrimonio?»

«L’ho buttata via quando ho trovato Dickie… be’ lo sai, con Joyce.»

La nonna portò in tavola la pasta col formaggio. «Sì, posso capire.» Si sedette e prese una bistecca di maiale. «Devo darmi una mossa. Con Melvina non abbiamo avuto tempo di andare alla veglia questo pomeriggio, così ci andremo stasera. Se vuoi venire anche tu, sei la benvenuta.»

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