«Nel vostro Paese non si va in un bar per avere latte e biscotti?» domandò Habib a Mitchell.
«Cristo» disse Mitchell. «Non quel genere di biscotti. Sto parlando della solita vecchia faccenda del salsicciotto-nascosto-laggiù.»
«Non riesco a capire questa cosa del “salsicciotto nascosto”» rispose Habib. «Cosa intendi per salsicciotto?»
«Coglione di un vegetariano, non sai proprio niente» esclamò Mitchell. Si afferrò il cavallo dei pantaloni e diede una bella scrollata. «Hai presente: il salsicciotto.»
«Ah» disse Habib. «Capisco. Questo tipo, Ranger, ficca il suo salsicciotto in questa figlia di una scrofa.»
«Figlia di una scrofa? Prego?» reagii.
«Proprio così» annuì Habib. «Lurida baldracca.»
Dovevo proprio decidermi a portare sempre la pistola con me: avevo davvero voglia di sparare a quei due tizi. Non una cosa grave, magari soltanto fargli saltare via un occhio.
«Devo andare» dissi. «Ho da fare.»
«Va bene» replicò Mitchell «ma non sparire. E pensa a quell’offerta per l’automobile.»
«Ehi» gridai. «Come avete fatto a trovarmi?» Ma ormai erano già fuori dallo spiazzo.
Me ne andai in giro per un po’ in macchina, assicurandomi che nessuno mi stesse seguendo, poi mi diressi alla casa di Ramos. Presi la Route 29 e proseguii in direzione nord verso la Ewing Township. Ramos viveva in un quartiere ricco con grandi alberi secolari e giardini diligentemente disegnati da professionisti. Sulla Fenwood, ma abbastanza arretrato da rimanere nascosto, c’era un piccolo gruppo di casette residenziali di mattoni costruite di recente, ognuna con annesso garage a due posti auto e cortile privato circondato da muri. Davanti alle case si trovava un prato ben curato con sentieri sinuosi e aiuole, non ancora fiorite in quella stagione. Molto grazioso, molto rispettabile. Proprio il posto giusto per un trafficante internazionale di armi di contrabbando.
Con l’auto che mi ritrovavo sarebbe stata dura appostarsi in quel quartiere. In realtà sarebbe stata dura appostarsi dovunque: un’auto così insolita parcheggiata lì troppo a lungo sarebbe stata di certo notata. Lo stesso valeva per una strana donna che fosse rimasta troppo a lungo a bighellonare sul marciapiede.
Tutte le finestre della casa di Ramos avevano le tende tirate, perciò era impossibile dire se c’era qualcuno. Quella di Ramos era la penultima in una schiera di cinque villette. Da dietro spuntavano le cime degli alberi: il costruttore aveva lasciato una cintura di verde tra le varie sezioni del complesso.
Feci il giro del quartiere per farmene un’idea, poi passai nuovamente davanti alla casa di Ramos. Non era cambiato niente. Chiamai Ranger sul cercapersone e ricevetti la sua telefonata cinque minuti dopo.
«Che cosa vuoi che faccia esattamente?» domandai. «Sono davanti a casa sua, ma non c’è niente da vedere e non posso rimanere qua troppo a lungo. Non c’è modo di nascondersi.»
«Torna questa sera quando farà buio. Guarda se riceve visite.»
«Che cosa fa tutto il giorno?»
«Varie cose» disse Ranger. «A Deal c’è il quartier generale della famiglia e quando Alexander è in sede gli affari vengono condotti là, sulla costa. Prima dell’incendio Hannibal trascorreva gran parte del tempo nell’edificio giù in città. Aveva un ufficio al quarto piano.»
«Che genere di auto guida?»
«Una Jaguar verde scuro.»
«È sposato?»
«Solo quando è a Santa Barbara.»
«C’è altro che devi dirmi?»
«Sì» disse Ranger. «Sta’ attenta.»
Ranger chiuse la comunicazione e il telefono suonò di nuovo.
«Tua nonna è con te?» domandò mia madre.
«No. Sto lavorando.»
«Be’, allora dov’è? Ho telefonato a casa tua e non ha risposto nessuno.»
«La nonna aveva una lezione di guida stamattina.»
«Santa Maria madre di Dio.»
«E poi doveva uscire con Melvina.»
«Tu dovresti badare a lei. Che cosa credi? Quella donna non è capace di guidare! Ucciderà centinaia di innocenti.»
«È tutto a posto. È con un istruttore.»
«Un istruttore! A che serve un istruttore con tua nonna? E che mi dici della pistola? Ho cercato dappertutto e non sono riuscita a trovarla.»
La nonna ha una calibro .45 a canna lunga che tiene sempre nascosta. L’ha avuta dalla sua amica Elsie che se l’era procurata a una vendita all’ingrosso. Probabilmente in quel momento si trovava nella borsetta della nonna. Lei dice che dà un po’ di consistenza alla borsa nel caso dovesse usarla per colpire un assalitore. Sarà anche vero, ma sono convinta che più che altro alla nonna piaccia far finta di essere Clint Eastwood.
«Non voglio che vada in giro per strada con una pistola!» disse mia madre.
«Va bene» risposi «le parlerò io. Ma lo sai quanto è affezionata a quella pistola.»
«Perché capitano tutte a me?» domandò mia madre. «Perché tutte a me?»
Non conoscevo la risposta alla domanda, perciò riagganciai. Parcheggiai l’auto, andai a piedi fino alla fine del complesso di casette e mi inoltrai lungo una pista ciclabile lastricata. La pista attraversava la cintura alberata che si trovava sul retro della casa di Ramos e mi permise di avere una buona visuale delle finestre del secondo piano. Sfortunatamente non c’era niente da vedere perché le tende erano tirate. La recinzione di muratura impediva la vista delle finestre del primo piano, e io avrei scommesso qualunque cifra che quelle finestre erano spalancate. Non c’era motivo di tirare le tende lì, nessuno avrebbe potuto guardare dentro. A meno che, naturalmente, qualcuno fosse così maleducato da scavalcare il muro di mattoni e sedercisi in cima come un avvoltoio, ad attendere che accadesse il finimondo.
Decisi che il finimondo sarebbe arrivato più lentamente se l’avvoltoio avesse scavalcato il muro di notte, col buio, in modo che nessuno potesse vederlo, perciò proseguii lungo il sentiero fino all’estremità opposta del complesso di case, tagliai attraverso il prato per tornare alla strada e risalii in macchina.
Quando parcheggiai davanti all’ufficio, Lula stava sulla soglia. «E va bene, ci rinuncio» disse. «Che roba è?»
«Una Rollswagen.»
«È un po’ ammaccata.»
«Morris Munson era leggermente nervoso.»
«È stato lui? Lo hai preso?»
«Ho pensato di rimandare per prolungare il piacere.»
Lula aveva l’aria di una che sta per farsi venire l’ernia per non scoppiare a ridere. «Be’, dobbiamo andare a prenderlo e fargli il culo. Deve essere stato davvero molto nervoso per ammaccare così una Rollswagen. Ehi, Connie» gridò «vieni fuori a vedere che razza di macchina ha Stephanie. È una vera Rollswagen.»
«È un prestito» dissi. «Finché non mi danno i soldi dell’assicurazione.»
«Che cosa sono quei disegni a spirale sulle fiancate?»
«Vento.»
«Oh, già» disse Lula. «Dovevo immaginarlo.»
Una jeep Cherokee nera, lucidissima, accostò al marciapiede dietro la Macchina del Vento e ne scese Joyce Barnhardt. Indossava un paio di pantaloni di pelle nera, un bustino di pelle nera che a malapena conteneva i seni tondi, una giacca di pelle nera e stivali neri con i tacchi alti. I capelli erano di un rosso sgargiante, con un’acconciatura alta e riccioluta, gli occhi truccati di nero e le ciglia coperte di uno spesso strato di mascara: sembrava la versione sadomaso di Barbie.
«Ho sentito dire che mettono peli di topo in quei mascara allungaciglia» disse Lula a Joyce. «Spero che tu legga la lista degli ingredienti quando li compri.»
Joyce osservò la Macchina del Vento. «È arrivato il circo in città? Questa è una di quelle automobiline dei clown, vero?»
«È un modello unico di Rollswagen» disse Lula. «C’è qualcosa che non va?»
Joyce sorrise. «L’unica cosa che non va è che non riesco a decidere come spenderò i soldi per la cattura di Ranger.»
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