«Io non ho bisogno di questo lavoro, sai?» dissi a Lula. «Ce ne sono tanti altri che potrei fare.»
«Per esempio?»
«Il McDonald’s sulla Market cerca personale.»
«Ho sentito dire che ti danno anche le patatine gratis.»
Provai a entrare dalla porta principale di Munson. Chiusa a chiave. Guardai attraverso la finestra a livello strada. Munson aveva tirato la tenda a fiori sbiadita, per oscurarla, ma c’era una fessura sul lato: la stanza che si vedeva era desolante. Il pavimento di legno rovinato, un divano sfondato coperto con un copriletto di ciniglia giallo tutto liso, un vecchio televisore su un carrello di metallo da poco prezzo, un tavolinetto da tè in legno di betulla davanti al divano: persino a quella distanza riuscivo a vedere che la vernice si stava sfaldando.
«Quel pazzo di Munson non se la passa troppo bene» disse Lula. «Ho sempre creduto che un maniaco sessuale omicida vivesse in condizioni migliori di questa.»
«È divorziato» dissi. «La moglie lo ha ripulito.»
«Accidenti, che ci sia di lezione. Bisogna sempre stare dalla parte di quello che arriva per primo con il furgone del trasloco.»
Quando tornammo in ufficio, l’auto di Joyce era ancora parcheggiata lì.
«Credevo che ormai se ne fosse andata» disse Lula. «Deve essere là dentro a fare a Vinnie un servizietto pomeridiano.»
Involontariamente arricciai il labbro superiore contro i denti. Correva voce che una volta Vinnie si fosse innamorato di una papera, e si diceva che Joyce avesse un debole per i cani molto grandi. Ma per qualche motivo il pensiero di quei due insieme era persino più orribile.
Con mio grande sollievo, Joyce era seduta sul divano dell’anticamera quando Lula e io passammo come turbini oltre la soglia.
«Lo sapevo che voi due perdenti non sareste state via a lungo» disse Joyce. «Non lo avete preso, vero?»
«Stephanie ha avuto un piccolo incidente con la camicia» disse Lula. «Perciò abbiamo deciso di non andare a prendere il nostro uomo.»
Connie era seduta alla scrivania a dipingersi le unghie. «Joyce crede che voi sappiate dove abita Ranger.»
«Certo che lo sappiamo» disse Lula. «Solo che non glielo diremo perché sappiamo anche quanto le piacciono le sfide.»
«Sarà meglio che me lo diciate» disse Joyce «oppure dovrò dire a Vinnie che state coprendo le spalle a Ranger.»
«Accidenti» disse Lula «questo sì che mi fa ripensare alla cosa.»
«Io non so dove abita» dissi. «Nessuno sa dove abita. Ma una volta l’ho sentito parlare al telefono con sua sorella, a Staten Island.»
«Come si chiama la sorella?»
«Marie.»
«Marie Manoso?»
«Non lo so, potrebbe essere sposata. Ma non dovrebbe essere difficile trovarla. Lavora alla fabbrica di rivestimenti in Macko Street.»
«Io ho finito, qui» disse Joyce. «Se vi viene in mente qualcos’altro chiamatemi sul telefono dell’auto. Connie ha il numero.»
Ci fu un lungo silenzio nell’ufficio finché non vedemmo la sua jeep partire e scomparire lungo la strada.
«Quando viene qui, giuro che sento odore di zolfo» disse Connie. «È come avere l’anticristo seduto sul divano.»
Lula mi guardò di traverso. «Ranger ha veramente una sorella a Staten Island?»
«Tutto è possibile.» Ma non probabile. In effetti, ora che ci pensavo, la fabbrica di rivestimenti poteva non trovarsi affatto in Macko Street.
«Oh-oh» disse Lula, gettando un’occhiata oltre la mia spalla. «Non ti voltare, ma sta arrivando tua nonna.»
Gli occhi mi schizzarono dalle orbite. «Mia nonna?»
«Merda» disse Vinnie dal fondo del suo ufficio. Ci fu un tramestio, lo schianto della sua porta chiusa con violenza, quindi il rumore dello scrocco della serratura.
La nonna entrò e si guardò in giro. «Ragazzi, questo posto è una vera schifezza» disse. «Proprio degno del lato Plum della famiglia.»
«Dov’è Melvina?» domandai.
«È nella gastronomia qui a fianco, a prendere un po’ di carne per il pranzo. Ho pensato che già che mi trovavo nei paraggi potevo parlare con Vinnie per un lavoro.»
Automaticamente ruotammo tutte la testa in direzione della porta chiusa di Vinnie.
«A che genere di lavoro pensavi?» domandò Connie.
«Cacciatrice di latitanti» disse la nonna. «Voglio occuparmi delle cose grosse. Ho una pistola e tutto.»
«Ehi Vinnie!» strillò Connie. «Hai visite.»
La porta si aprì, Vinnie mise fuori la testa e diede un’occhiata malvagia a Connie. Poi guardò la nonna. «Edna» disse, sforzandosi di sorridere ma senza riuscirci molto bene.
«Vincent» disse la nonna, con un sorriso zuccheroso.
Vinnie si dondolò da un piede all’altro cercando di darsi un contegno e sapendo che era del tutto inutile. «Che cosa posso fare per te, Edna? Hai bisogno che ti tiri fuori qualcuno su cauzione?»
«Niente affatto» disse la nonna. «Pensavo di trovarmi un lavoro e credo che mi piacerebbe fare la cacciatrice di latitanti.»
«Oh, pessima idea» disse Vinnie. «Davvero una pessima idea.»
La nonna drizzò il pelo, pronta all’attacco. «Non penserai che sono troppo vecchia, vero?»
«No! Gesù, niente affatto. È per tua figlia, monterebbe un gran casino. Voglio dire, non per parlar male di Ellen, ma non le piacerebbe l’idea.»
«Ellen è una persona meravigliosa» disse la nonna «ma è priva di fantasia. È come suo padre, che riposi in pace.» Strinse le labbra. «Era un gran rompipalle.»
«Tanto per dire pane al pane» disse Lula.
«E allora?» disse la nonna a Vinnie. «Mi dai il lavoro?»
«Non posso proprio, Edna. Non che non voglia darti una mano, ma fare la cacciatrice di latitanti richiede parecchia abilità ed esperienza.»
«Ho tutto quel che serve» disse la nonna. «So sparare e bestemmiare e sono una vera ficcanaso. E poi conosco i miei diritti: ho diritto a un impiego.» Guardò Vinnie maliziosamente. «Non mi pare che tu abbia persone anziane impiegate qui, e non mi sembra che questo sia dare pari opportunità: tu discrimini gli anziani. Ho una mezza idea di sguinzagliarti dietro la ANP.»
«La ANP è l’Associazione Nazionale dei Pensionati» disse Vinnie. «P come Pensionati: questo significa che non gliene frega niente degli anziani che lavorano.»
«Va bene» disse la nonna «che ne dici di questo: se tu non mi dai un lavoro io mi siedo su quel divano e ci rimango finché non sono morta di fame.»
Lula fischiò ammirata. «Caspita, è una dura.»
«Ci penserò» disse Vinnie. «Non ti prometto niente, ma magari, se capita l’occasione giusta…» Si ritirò dentro l’ufficio e chiuse nuovamente a chiave la porta.
«Be’, almeno è un inizio» disse la nonna. «Adesso devo andare a vedere che cosa combina Melvina. Abbiamo programmato un gran pomeriggio: dobbiamo andare a vedere alcuni appartamenti e poi ci fermeremo un po’ da Stiva per la veglia del pomeriggio. Madeline Krutchman è appena stata composta nella bara, e ho sentito dire che ha un gran bell’aspetto. È stata Dolly a farle i capelli, ha usato una tintura per dare un po’ di colore attorno al viso e ha detto anche che se mi piace potrà fare lo stesso per me.»
«In gamba» disse Lula.
La nonna e Lula si esibirono in una di quelle complicate strette di mano, poi la nonna se ne andò.
«Niente di nuovo su Ranger e Homer Ramos?» domandai a Connie.
Lei aprì una boccetta di smalto per unghie. «Ramos è stato ucciso con un colpo a distanza molto ravvicinata. Qualcuno dice che ha l’aria di essere un’esecuzione.»
Connie viene da una famiglia che ne sa qualcosa in fatto di esecuzioni, Jimmy il Sipario è suo zio: non so quale sia il suo vero cognome, tutto ciò che so è che se Jimmy ti sta dando la caccia, cala il sipario. Sono cresciuta con le storie di Jimmy il Sipario come gli altri bambini crescono con le storie di Peter Pan: è una celebrità nel mio quartiere.
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