«Ho solo una camera da letto.»
«Posso stare sul divano. Non sono schizzinosa quanto a questo. Potrei dormire anche in piedi dentro un ripostiglio se fossi costretta.»
«E non pensi alla mamma? Si sentirà sola. È abituata ad averti attorno.» Traduzione: non pensi a me? Io sono abituata a non avere attorno nessuno.
«Immagino che sia vero» disse la nonna. «Ma dovrà semplicemente rifarsi una vita. Non posso continuare a stare in quella casa, c’è troppa tensione. Non mi fraintendere, io voglio bene a tua madre, ma a volte riesce a essere una vera palla al piede, e io non ho molto tempo da perdere. Probabilmente mi resta soltanto una trentina d’anni circa prima di cominciare a rallentare il passo.»
Una trentina d’anni avrebbe portato la nonna ben oltre i cento; e avrebbe portato me a sessant’anni, se non fossi morta sul campo.
Qualcuno bussò delicatamente alla porta: Morelli era arrivato in anticipo. Aprii la porta e lui si fece avanti fino a metà dell’ingresso prima di accorgersi della nonna.
«Nonna Mazur» disse.
«Proprio così» rispose lei. «Abito qui adesso, mi sono appena trasferita.»
Gli angoli della bocca di Morelli si piegarono leggermente verso l’alto. Tonto.
«È stato un trasferimento a sorpresa?» chiese Morelli.
Gli presi di mano il sacchetto con il pollo. «La nonna ha litigato con mio padre.»
«È pollo?» s’informò la nonna. «Si sente il profumo fino a qui.»
«Ce n’è abbastanza per tutti» le disse Morelli. «Ne prendo sempre un po’ di più.»
La nonna si fece largo tra di noi e andò in cucina. «Sto morendo di fame, tutta questa faccenda del trasloco mi ha messo appetito.» Guardò dentro al sacchetto. «E quelli sono biscotti? E insalata di cavolo?» Afferrò dei piatti dalla credenza e li fece scivolare sul tavolo della sala da pranzo. «Accidenti, sarà davvero divertente. Spero che tu abbia della birra. Ho voglia di birra.»
Morelli stava ancora sorridendo.
Era un po’ di tempo, ormai, che Morelli e io avevamo una relazione a fasi alterne. Che è un modo elegante per dire che di tanto in tanto condividevamo un letto. E Morelli non avrebbe trovato affatto divertente che le nottate insieme da occasionali diventassero inesistenti.
«Questa faccenda finirà per essere un ostacolo ai nostri progetti per la serata» sussurrai a Morelli.
«Non dobbiamo far altro che cambiare indirizzo» disse lui. «Possiamo andare a casa mia dopo cena.»
«Scordatelo. Che cosa dovrei dire alla nonna? “Scusa, stanotte non dormo qui perché devo fare quella certa cosa con Joe”?»
«E che cosa ci sarebbe di male?»
«Non saprei. Mi sentirei un po’ a disagio.»
«A disagio?»
«Mi metterebbe lo stomaco in subbuglio.»
«Sciocchezze. Nonna Mazur non ci baderebbe.»
«Sì, però lo saprebbe.»
Morelli aveva l’aria contrariata. «È una di quelle faccende di donne, vero?»
La nonna era tornata in cucina a prendere i bicchieri. «Dove tieni i tovaglioli?» domandò.
«Non ne ho» risposi.
Per un istante mi guardò inespressiva, incapace di concepire una casa senza tovaglioli.
«Ce ne sono nel sacchetto con i biscotti» disse Morelli.
La nonna sbirciò nel sacchetto e si illuminò. «Non è fantastico?» disse. «Ha portato persino i tovaglioli.»
Morelli si dondolò sui calcagni rivolgendomi uno sguardo come a dire che ero una donna fortunata. «Sempre pronto, per ogni evenienza» disse Morelli.
Alzai gli occhi al cielo.
«Questo è il poliziotto che fa per te» ribadì la nonna. «Sempre pronto, per ogni evenienza.»
Mi sedetti di fronte a lei e afferrai un pezzo di pollo. «I boy scout sono sempre pronti» dissi. «I poliziotti sono sempre affamati.»
«Adesso che vado a vivere da sola ho pensato che dovrei trovarmi un lavoro» disse la nonna. «E ho pensato anche che potrei cercarmi un lavoro come poliziotto. Che cosa ne dici?» domandò a Morelli. «Credi che sarei un bravo poliziotto?»
«Credo che lei sarebbe un ottimo poliziotto, ma il dipartimento ha un limite di età.»
La nonna strinse le labbra. «Che strazio. Odio questi stramaledetti limiti di età. Be’, suppongo non resti che diventare una cacciatrice di latitanti.»
Rivolsi lo sguardo a Morelli in cerca di aiuto ma lui teneva gli occhi incollati al piatto.
«Devi saper guidare per fare la cacciatrice di latitanti» dissi alla nonna. «E tu non hai la patente.»
«Avevo deciso di procurarmene una in ogni caso» disse lei. «Domani, per prima cosa, andrò a iscrivermi a una scuola di guida. Ho persino l’automobile. Tuo zio Sandor mi ha lasciato quella Buick e visto che tu non la usi più voglio provarla. L’aspetto non è niente male.»
Una balena con le ruote.
Quando il sacchetto del pollo fu vuoto, la nonna spinse indietro la sedia. «Mettiamo a posto qui» disse «e poi possiamo guardarci un film. Mi sono fermata al negozio di videocassette venendo qui.»
La nonna si addormentò a metà di Terminator , seduta sul divano dritta come un fuso, con la testa china sul petto.
«Forse è meglio che vada» disse Morelli. «Meglio che vi lasci, voi due ragazze, a sistemare le cose.»
Lo accompagnai alla porta. «C’è niente di nuovo su Ranger?»
«Niente. Nemmeno una parola.»
A volte nessuna notizia significa buone notizie. Per lo meno non era venuto a galla con l’alta marea.
Morelli mi tirò a sé e mi baciò, e io sentii il solito solletico nel solito posto. «Conosci il mio numero» disse lui. «E non mi frega proprio un accidenti di quello che pensano gli altri.»
Mi svegliai sul divano con il collo rigido e le ossa rotte. Qualcuno stava facendo rumore di piatti in cucina, e non ci voleva uno scienziato per immaginare di chi si trattasse.
«Non è una mattinata meravigliosa?» disse la nonna. «Sto preparando dei panini dolci. E il caffè è sul fuoco.»
Okay, okay, forse non era tanto male avere ospite la nonna.
Mescolò la pastella dei panini. «Ho pensato che oggi potevamo metterci in movimento presto e forse tu potresti portarmi a fare una lezione di guida.»
Grazie a Dio la mia auto non era più che un mucchietto di cenere. «In questo momento non possiedo una macchina» dissi. «C’è stato un incidente.»
«Di nuovo? Che cosa è successo questa volta? Ha preso fuoco? È stata colpita da una bomba? È finita sotto uno schiacciasassi?»
Mi versai una tazza di caffè. «È andata a fuoco. Ma non è stata colpa mia.»
«Hai una vita fantastica» disse la nonna. «Mai un momento di noia, automobili veloci, uomini veloci, pasti veloci: non mi dispiacerebbe avere una vita così.»
Per quello che riguardava i pasti veloci aveva ragione.
«Non hai ricevuto il giornale stamattina» aggiunse poi. «Sono andata a vedere nel corridoio e tutti i tuoi vicini lo hanno ricevuto ma tu no.»
«Non ricevo mai il giornale a domicilio» le spiegai. «Se voglio un giornale me lo compro.» Oppure me ne faccio prestare uno.
«La colazione non è la stessa cosa senza un giornale da leggere» commentò lei. «Io ho bisogno di leggere le barzellette e gli annunci funebri, e questa mattina volevo anche cercare un appartamento.»
«Ti farò avere il giornale» dissi, non volendo rallentare la ricerca dell’appartamento.
Avevo indosso una camicia da notte di flanella scozzese verde, che si intonava bene agli occhi azzurri iniettati di sangue. La nascosi sotto un giubbotto di jeans e infilai un paio di pantaloni da ginnastica grigi; ficcai i piedi negli stivali, lasciandoli slacciati, calai un berretto sul groviglio arruffato di capelli castani e ricci, lunghi fino alle spalle, e afferrai le chiavi della macchina.
«Torno subito» strillai dal corridoio. «Faccio solo un salto al 7-Eleven.»
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