«È un’occupazione legale e rispettabile», replicai. «Come quella di un poliziotto e di un investigatore privato…» Non avevo mai considerato nessuno dei due lavori particolarmente rispettabile.
«Ma non sai niente di queste cose!»
«È semplice», spiegai. «Vinnie mi affida un FTA, io lo trovo e lo accompagno alla stazione di polizia.»
«Che cos’è un FTA?» volle sapere mia madre.
«È una persona che non si è presentata in tribunale.»
«Ecco, potrei fare anch’io questo lavoro», intervenne nonna Mazur. «Giusto per guadagnare un po’ di soldi. Potrei venire con te a dar la caccia agli FTA.»
«Gesù», si lasciò sfuggire mio padre.
La mamma li ignorò tutti e due. «Dovresti imparare a fare rivestimenti per poltrone e divani», suggerì. «C’è molta richiesta. Frank, che cosa ne pensi? Non è una buona idea?»
Tesi i muscoli della schiena e feci uno sforzo per rilassarmi. Coraggio, mi dissi. Era un buon esercizio per l’indomani, quando sarei andata a trovare la madre di Morelli.
Secondo il metro di giudizio della cittadella, mia madre, di fronte alla mamma di Joseph Morelli, era una casalinga di serie B. Mia madre non era di certo una persona inefficiente, ma, per gli standard del quartiere, la signora Morelli era una casalinga addirittura eroica: Dio in persona non avrebbe saputo pulire i vetri, lavare più bianco o preparare gli ziti meglio di lei. Non perdeva mai una messa, si occupava di vendite a domicilio a tempo perso e mi metteva addosso una fifa blu con i suoi occhi scuri e penetranti.
Non pensavo che la signora avrebbe fatto la spia sul suo ultimo figlio, ma era sulla lista e dovevo assolutamente parlarle.
Con il padre di Joe sarebbe stato diverso, bastavano cinque dollari e una confezione da sei lattine di birra per farlo cantare; ma era morto.
Quel mattino avevo deciso di esibire un’immagine professionale; tailleur di lino beige, calze e scarpe con i tacchi alti e orecchini di perle. Parcheggiai lungo il marciapiede, salii i gradini del portico e bussai alla porta d’ingresso di casa Morelli.
«Bene, bene», disse mamma Morelli sull’uscio, fissandomi con uno sguardo di biasimo, solitamente riservato agli atei e ai fannulloni. «Guarda chi c’è… la piccola bounty hunter. » Sollevò il mento di un paio di centimetri e soggiunse: «So tutto di te e del tuo nuovo impiego. Non ho niente da dirti».
«Devo trovare Joe, signora. Non si è presentato all’ultima udienza in tribunale.»
«Sono sicura che aveva i suoi buoni motivi.»
Già, perché è colpevole. «Senta, le lascio il mio biglietto, nel caso…» Frugai nella borsa nera, trovai le manette, lo spray per capelli, la torcia, la spazzola… ma nessun biglietto da visita. Inclinai la borsa per guardare meglio e la pistola cadde sullo zerbino verde.
«Una pistola!» esclamò la signora Morelli. «In che mondo viviamo? Tua madre sa che vai in giro con una pistola? Glielo dirò, anzi la chiamo subito.»
Mi lanciò un’occhiata di profondo disprezzo e sbatté la porta.
Avevo trent’anni e lei voleva chiamare mia madre. Cose che succedevano solo alla cittadella. Raccolsi la pistola, la rimisi nella borsa e trovai i biglietti da visita. Ne infilai uno fra la porta e l’intelaiatura dell’uscio. Poi percorsi il breve tratto che mi separava dalla casa dei miei genitori e usai il loro telefono per chiamare mio cugino Francie, che sapeva tutto di tutti.
È sparito da un pezzo, aveva detto Francie. È un furbone e probabilmente ora porta un paio di baffi finti. Faceva il poliziotto, ha dei contatti. Sa come procurarsi una nuova tessera di previdenza sociale. Si sarà trasferito. Lascia perdere, aveva suggerito Francie. Non lo troverai mai.
L’intuito e la disperazione mi suggerivano il contrario, perciò chiamai Eddie Gazarra, un poliziotto di Trenton e uno dei miei migliori amici da quando ero nata. Non solo era un caro amico, ma aveva anche sposato mia cugina, Shirley, la «piagnucolona». Perché Eddie l’avesse sposata non riuscivo proprio a capirlo, ma stavano insieme da undici anni, perciò dovevano amarsi.
Con Gazarra non persi tempo in preliminari. Andai diritta al nocciolo della questione, gli parlai del mio lavoro con Vinnie e gli chiesi se sapesse qualcosa della sparatoria che aveva visto protagonista Morelli.
«Non è una storia in cui tu dovresti farti coinvolgere», decretò Gazarra. «Vuoi lavorare per Vinnie? Bene, allora digli di affidarti un altro caso.»
«Troppo tardi. Ho accettato questo.»
«La faccenda puzza.»
«Tutto, nel New Jersey, ha un cattivo odore. È una delle poche cose inevitabili.»
Gazarra abbassò la voce. «Quando un poliziotto viene accusato di omicidio, è una faccenda seria. Tutti diventano suscettibili. E questo omicidio era particolarmente brutto perché le prove materiali erano contro Morelli. È stato arrestato sul luogo del delitto con la pistola fumante in mano. Lui ha dichiarato che Ziggy era armato, ma non è stata trovata nessuna arma; né proiettili conficcati nei muri, sul pavimento o sul soffitto. Nessun residuo di polvere da sparo sulla mano o sulla camicia di Ziggy. Al Gran Giurì non restava altro che incriminare Morelli. E come se non bastasse, lui non si è presentato all’udienza. Un brutto colpo per il dipartimento, una situazione maledettamente imbarazzante. Alla centrale, quando si parla di Morelli, tutti hanno improvvisamente qualcosa da fare. Nessuno farà i salti di gioia se ficchi il naso in questa storia. Da’ la caccia a Morelli e ti ritroverai a camminare da sola sull’orlo di un baratro.»
«Se lo prendo, incasserò diecimila dollari.»
«Ti conviene comperare biglietti della lotteria, allora. Hai maggiori probabilità.»
«Se ho ben capito, Morelli era andato da Carmen Sanchez, ma la donna non era in casa, quando è arrivato.»
«Non solo non si trovava sulla scena del delitto, ma è scomparsa dalla faccia della terra.»
«Tuttora?»
«Sicuro. E non credere che non l’abbiamo cercata.»
«E quel tale che Morelli afferma di aver visto nell’appartamento con Ziggy? Il testimone misterioso?»
«Svanito.»
Arricciai il naso incredula. «Non pensi che sia strano?»
«Stranissimo», confermò Gazarra.
«Forse Morelli si è sbagliato.»
Mi pareva di vedere Gazarra all’altro capo del filo mentre stringeva le spalle. «So solo che il mio intuito di poliziotto mi dice che qualcosa non quadra.»
«Credi che Morelli si arruolerà nella legione straniera?»
«Io credo che resterà in circolazione cercando di aumentare le sue probabilità di continuare a vivere… o che morirà nel tentativo.»
Ero sollevata nel constatare che la mia opinione si rafforzava. «Hai qualche suggerimento da darmi?»
«Nessuno che tu voglia sentire.»
«Andiamo, Eddie, ho bisogno di aiuto.»
Un sospiro. «Non lo troverai nascosto in casa di un parente o di un amico. È furbo. L’unica cosa è cercare Carmen Sanchez e l’individuo che Morelli ha visto nell’appartamento con Ziggy. Al posto di Morelli cercherei di rintracciare queste due persone, sparite misteriosamente, sia per provare la mia innocenza, sia per accertarmi che non possano dimostrare la mia colpevolezza. Non so come potrai fare. Se noi non li abbiamo trovati, quei due, non riuscirai a scovarli neppure tu.»
Ringraziai Gazarra e riappesi. Quella di cercare i testimoni sembrava una buona idea. Non mi preoccupai, per necessità, che si presentasse come una missione impossibile. A me interessava seguire le tracce di Carmen Sanchez, magari percorrendo la stessa strada di Morelli. Chissà che i nostri sentieri non s’incrociassero di nuovo.
Da dove cominciare? Dall’abitazione di Carmen. Potevo parlare con i vicini, scoprire qualche traccia sui suoi amici e la famiglia. Che altro? Parlare con il pugile, Benito Ramirez. Se lui e Ziggy erano così intimi, forse Ramirez conosceva Carmen Sanchez. Magari sapeva dove si nascondeva il testimone scomparso.
Читать дальше