Era ancora presto, ma non avevo più voglia di sprecare energie per la caccia ai delinquenti. Mi diressi verso casa per forza d’inerzia. Mi accorsi di trovarmi nel mio parcheggio. Chiusi la Cherokee, salii le scale fino al mio appartamento, mi lasciai cadere sul letto e assunsi la posizione preferita per meditare.
Mi svegliai alle tre, stavo molto meglio. Mentre dormivo la mia mente doveva aver trovato un nascondiglio sicuro per quell’ultima sequela di pensieri deprimenti. Non li avevo scordati del tutto, ma non mi martellavano più nel cervello.
Mi preparai un sandwich con burro e marmellata, ne diedi un boccone a Rex e ingollai il resto mentre ascoltavo i messaggi per il telefono di Morelli.
Uno studio fotografico l’aveva chiamato per offrirgli un ritratto in grandezza naturale se si fosse presentato per una seduta. Un tale voleva vendergli lampadine e Charlene gli aveva fatto una proposta indecente, ansimando rumorosamente; aveva avuto un orgasmo, oppure aveva calpestato la coda del gatto. Purtroppo il nastro era terminato, perciò non c’erano altri messaggi. Bene così. Non me la sentivo di ascoltare altro.
Stavo riordinando la cucina quando suonò il telefono e la segreteria entrò in azione.
«Mi ascolti, Stephanie? Sei in casa? Ti ho visto parlare con Lula e Jackie, oggi. Bevevi birra in loro compagnia. Non mi è piaciuto, Stephanie. Mi sono sentito offeso, come se tu preferissi loro a me. E mi sono arrabbiato perché non vuoi ciò che il campione desidera darti.
«Forse ti farò un regalo. Magari te lo consegno alla porta mentre dormi. Ti piacerebbe? Tutte le donne amano i regali. Specialmente se sono come quelli che offre il campione. Ti farò una sorpresa. Solo per te, Stephanie.»
Con questa promessa che mi risuonava nelle orecchie, mi assicurai di aver messo pistola e munizioni nella borsa, e uscii per andare da Sunny’s. Arrivai alle quattro e aspettai nel parcheggio finché apparve Eddie, alle quattro e un quarto.
Era in borghese e aveva la sua 38 fuori ordinanza appesa alla cintura.
«Dove hai la pistola?» mi chiese.
Diedi un colpetto alla borsa.
«È vietato nascondere un’arma. Nel New Jersey è un grave reato.»
«Ho un permesso.»
«Fammelo vedere.»
Tirai fuori il permesso dal portafoglio.
«Questa è un’autorizzazione a detenere un’arma da fuoco, non equivale al porto d’armi», decretò Eddie.
«Ranger mi ha detto che era multiuso.»
«Ranger ti aiuta anche a falsificare le targhe?»
«Be’ qualche volta penso che si muova ai limiti della legge. Hai intenzione di arrestarmi?»
«No, ma ti costerà…»
«Una dozzina di ciambelle?»
«Le ciambelle bastano per strappare una multa. Questa faccenda vale una confezione di birra da sei e una pizza.»
Per arrivare al poligono bisognava passare dal negozio d’armaiolo. Eddie pagò la tariffa del poligono e comperò una scatola di munizioni. Feci altrettanto. Il tiro a segno era proprio dietro il negozio e consisteva in una stanza grande come una corsia da bowling. Vi si allineavano sette cabine, ciascuna con una mensola a livello del petto. Bersagli standard, sagome di esseri umani dal ginocchio in su, con cerchi sempre più ampi centrati sul cuore, erano appesi alle pulegge. Secondo il regolamento del poligono, non si doveva puntare mai la pistola contro la persona in piedi vicino al tiratore.
«Okay», disse Gazarra. «Cominciamo dal principio. Hai una Smith Wesson Special calibro 38. Una pistola a cinque colpi, perciò rientra nella categoria delle armi portatili. Usi proiettili Hydroshock per causare il massimo dolore. Questa levetta si spinge avanti con il pollice, il tamburo scatta, e allora puoi caricare l’arma. Ogni proiettile è un colpo. Carica ciascuna camera di scoppio e fa scattare il tamburo. Mai lasciare il dito sul grilletto. Premerlo è un riflesso naturale, potresti farti un buco nel piede. Tendi il dito direttamente verso la canna finché sei pronta a sparare. Oggi imparerai ad assumere la posizione di base. Divarica le gambe alla stessa larghezza delle spalle con il peso ben distribuito sui piedi. Impugna l’arma con entrambe le mani, con il pollice sinistro sopra il destro; braccia distese parallelamente al terreno. Guarda il bersaglio, alza la pistola e prendi la mira. Regola l’alzo e spara.
«Questa pistola è a doppia azione. Puoi sparare premendo il grilletto, o alzando il cane e poi premendo il grilletto.» Eddie mi illustrava ogni particolare, mentre parlava, naturalmente senza far partire il colpo. Alla fine fece scattare il tamburo, lasciò cadere i proiettili sulla mensola, vi posò la pistola e si tirò indietro. «Qualche domanda?»
«No, non ancora.»
Lui mi diede un paraorecchi. «Prova.»
Il primo sparo fu un colpo singolo. Colpii il centro del bersaglio. Sparai ancora numerosi colpi singoli e poi passai a sparare due colpi a distanza ravvicinata. Era più difficile, ma me la cavai abbastanza bene.
Dopo mezz’ora avevo finito le munizioni e sparavo a casaccio perché avevo i muscoli intorpiditi. Di solito, quando vado in palestra lavoro soprattutto sugli addominali e sulle gambe, perché sono le parti che tendono a ingrassare. Se volevo diventare una brava tiratrice con la pistola, dovevo dedicarmi maggiormente a sviluppare i muscoli della parte superiore del corpo.
Eddie tirò verso di noi il bersaglio. «Mica male.»
«Va meglio con i colpi singoli, però.»
«Perché sei una donna.»
«Non parleresti così, se io avessi una pistola in mano», replicai.
Comperai una scatola di munizioni prima di andar via. Misi i proiettili nella borsa insieme con la pistola. Guidavo un’auto rubata. A questo punto, preoccuparsi del fatto che circolassi con un’arma nascosta nella borsa diventava inutile.
«Allora, mi sono guadagnato la pizza?» volle sapere Eddie.
«Cosa dirà Shirley?»
«È a una festa.»
«I ragazzi?»
«Dalla suocera.»
«Non pensi alla dieta?»
«Insomma, non vuoi proprio offrirmi questa pizza?»
«Ho soltanto dodici dollari e trentatré cent per distinguermi da una barbona della stazione.»
«Okay. Offro io.»
«Bene. Devo parlarti, ho dei problemi.»
Dieci minuti più tardi eravamo alla pizzeria Pino’s. C’erano parecchi ristoranti italiani nel quartiere, ma Pino’s era l’ideale per la pizza. Si diceva che di notte enormi scarafaggi invadessero la cucina, ma la pizza era di prim’ordine: la pasta era soffice e croccante, la salsa fatta in casa e c’erano abbastanza peperoni da poterci affondare il braccio fino al gomito. C’erano un bar e una sala. La sera tardi il bar era affollato di poliziotti appena smontati dal servizio che cercavano di alleviare la stanchezza prima di tornare a casa. A quell’ora del giorno, il locale era pieno di agenti che aspettavano di entrare in servizio.
Trovammo un tavolo nella sala e ordinammo da bere mentre aspettavamo la pizza. Al centro del tavolo c’erano uno spargipepe e una formaggiera per il parmigiano. La tovaglia era di plastica, a scacchi rossi e bianchi. Le pareti a pannelli erano laccate e decorate con ritratti incorniciati di italiani famosi e di qualche personaggio del luogo. Frank Sinatra e Benito Ramirez le celebrità dominanti.
«Allora, qual è il problema?» attaccò Eddie.
«Due problemi. Il primo è Joe Morelli. L’ho incontrato quattro volte da quando ho accettato questo incarico e neanche una volta sono riuscita ad arrestarlo.»
«Hai paura di lui?» volle sapere Eddie.
«No, ho paura a usare la pistola.»
«Allora usa il classico metodo delle donne: immobilizzalo con lo spray e ammanettalo.»
Più facile a dirlo che a farlo, pensai. È difficile spruzzare un uomo che ti tiene la lingua in bocca. «Infatti questo era il mio piano, ma lui si muove sempre più velocemente di me.»
Читать дальше