Emilio Salgari - La caduta di un impero

Здесь есть возможность читать онлайн «Emilio Salgari - La caduta di un impero» — ознакомительный отрывок электронной книги совершенно бесплатно, а после прочтения отрывка купить полную версию. В некоторых случаях можно слушать аудио, скачать через торрент в формате fb2 и присутствует краткое содержание. Жанр: foreign_antique, foreign_prose, на итальянском языке. Описание произведения, (предисловие) а так же отзывы посетителей доступны на портале библиотеки ЛибКат.

La caduta di un impero: краткое содержание, описание и аннотация

Предлагаем к чтению аннотацию, описание, краткое содержание или предисловие (зависит от того, что написал сам автор книги «La caduta di un impero»). Если вы не нашли необходимую информацию о книге — напишите в комментариях, мы постараемся отыскать её.

La caduta di un impero — читать онлайн ознакомительный отрывок

Ниже представлен текст книги, разбитый по страницам. Система сохранения места последней прочитанной страницы, позволяет с удобством читать онлайн бесплатно книгу «La caduta di un impero», без необходимости каждый раз заново искать на чём Вы остановились. Поставьте закладку, и сможете в любой момент перейти на страницу, на которой закончили чтение.

Тёмная тема
Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать

«Ed io vado verso le montagne» disse Tremal-Naik. «Sahur è sempre pronto a partire, avrà doppia razione, e andremo a trovare i forti montanari di Sadhja. Non perdiamo tempo, Yanez. Vedo il tradimento sorgere da tutte le parti». «Volevo aspettare qualche telegramma di Kammamuri».

«Può ritardare assai. Lasciami andare. Tu sai che non conto mai sul sonno. Se mi coglierà, dormirò nell’haudah».

«Vuoi prenderti il rajaputo gigantesco? È forse l’unico che ha dato delle prove di essere veramente affezionato. È un uomo che può uccidere solamente coi pugni».

«Sì, me lo porto via» disse Tremal-Naik. «Mi servirà per mandarti mie notizie. Va’, Yanez, la notte è stata pessima per te ed anche per la tua piccola rhani. Chi veglia qui?»

«Io, sahib», gridò il baniano «e non sarò solo perché è ancora vivo un molosso che ormai si è affezionato a me». «Non hai paura dei tradimenti tu?» Il vecchio cacciatore di topi mostrò la sua fascia piena di armi e disse:

«Vengano a provarle i traditori: qui vi sono armi da fuoco ed armi bianche. Non sono più giovane, eppure io valgo ancora un mezzo maharatto».

Dieci minuti dopo, Tremal-Naik rimontava su Sahur insieme al gigantesco rajaputo e partiva per la montagna.

CAPITOLO TERZO. DUE FURFANTI

Kammamuri e Tìmul, il giovane cercatore di piste, non avevano perduto il loro tempo.

Dopo una corsa furiosa sul dorso del penultimo elefante rimasto a Yanez, erano giunti a Rampur, la stazione ferroviaria più prossima all’Assam, almeno in quell’epoca, poiché oggidì le linee si sono triplicate, ed i cui treni conducono direttamente a Calcutta passando attraverso selve immense infestate di tigri e di briganti indiani, non meno audaci di quelli americani, e sopra ponti giganteschi gettati sui grandi corsi d’acqua.

La «Indian-Sud-Railway» ha organizzato un servizio veramente

ammirabile. I suoi treni si compongono usualmente di pochi carrozzoni, assai vasti e molto comodi, forniti di comode panchette rialzate, e che per mezzo di cinghie, alla sera, si possono trasformare rapidamente in letti.

Sui lati opposti degli scompartimenti si aprono due od anche tre gabinetti, per abbigliarsi e per altre cose ancora che richiedono i lunghi viaggi con fermate a lunghissime distanze e piuttosto rare.

Le finestre sono difese da stuoie di vetiver, che vengono mantenute sempre umide da serbatoi speciali, sicché la temperatura è relativamente abbastanza fresca, anche perché i carrozzoni hanno un doppio tetto che mitiga assai il calore.

Le insolazioni sono rarissime anche sulla lunghissima linea della «East- Indian-Railway», che va da Calcutta a Bombay.

Ad ogni fermata un agente della Compagnia sale nei carrozzoni, prende il nome dei viaggiatori che desiderano pranzare nella stazione più prossima che è poi sempre lontanissima, telegrafa, ed il pranzo o la colazione sono sempre pronti, e non a prezzi elevati, poiché in India si vive a buon mercato.

Kammamuri e Timul, congedatisi dal cornac che li aveva condotti fino alla stazione ferroviaria, in tempo per prendere il primo treno del mattino delle sette e quaranta, si accomodarono in uno scompartimento di prima classe, avvertendo subito l’agente che avrebbero pranzato a Bogra.

(Trattasi evidentemente di Pursa).

Si erano appena seduti ed avevano accese le sigarette, quasi certi di non essere disturbati, quando un momento prima che la campana annunciasse la partenza del treno, una porta si aprì e si avanzò un superbo bramino, vestito elegantemente in bianco, con una larga fascia azzurra stretta ai fianchi che sorreggeva due pistole dalla canna lunghissima e dal calcio intarsiato d’avorio e d’argento.

Era un uomo di statura imponente, con una lunghissima barba nera, i lineamenti energici, gli occhi quasi fosforescenti, come quelli del paria. Lanciò uno sguardo piuttosto sdegnoso sui due viaggiatori, mise sulla reticella una piccola valigia di pelle gialla assai elegante, con borchie d’argento, poi si sedette tergendosi il sudore con un fazzoletto largo quasi quanto una vela, e che puzzava di muschio come se fosse stato estratto allora dal ventre d’un alligatore.

«Si fuma qui!» disse, aggrottando la fronte. «Vedete bene che io sono qualche cosa più di voi». «Potreste ingannarvi, signore» rispose prontamente Kammamuri, un po’ seccato. «Chi siete voi dunque?» «Due principi assamesi». «E vi recate?» «A Calcutta». «A che cosa fare?»

«Da sei mesi nell’Assam non piove e la carestia infuria. Andiamo a comperare grano pel nostro popolo».

«Ah!… Si soffre la fame nell’Assam!…» disse il bramino. «Eppure si dice che abbia delle risaie immense». «Il raccolto è mancato quest’anno, sahib».

«Già… Da quando Sindhia ha perduto la corona, tutte le cose vanno male lassù. Che cosa fa la rhani?» «Governa come meglio può». «Ed il maharajah bianco?» «Si diverte a sterminare le belve che infestano le nostre foreste». «Mi hanno già detto che è un famoso cacciatore». «Fulmina le tigri come se fossero semplici gazzelle» rispose Kammamuri. «Sarà amato dalla popolazione». «Più di Sindhia». Uno strano sorriso comparve sulle labbra del bramino.

«Io però ho udito raccontare che alla rhani hanno avvelenati due o tre ministri». «Sì, un paio». «Allora ha qualche nemico». «Può darsi». «Che si sospetti di Sindhia?»

«Non saprei dirvelo, però non si vive più tranquilli alla corte della rhani dopo che s’è sparsa la voce che l’ex rajah è fuggito da Calcutta dove si trovava in osservazione, avendo dato segni di follia furiosa».

«Non lo sapevo» disse il bramino. «Sicché andate a Calcutta a fare dei grossi acquisti di granaglie?» «Sì, sahib». «Conoscete la città?» «Ci sono stato molte volte io». «Avete delle conoscenze?» «Anche». «Mi offro io a farvene fare». «Grazie, sahib, ma abbiamo raccomandazioni per persone importanti».

«Bene, bene. Se però potrò esservi utile disponete pure di me, giacché vado anch’io a Calcutta, e dove mi fermerò qualche settimana. Ho anch’io degli affari grossi da sbrigare, perché sono un personaggio che vale un principe e fors’anche un rajah».

«Non mancheremo di approfittare della vostra cortesia, signore» rispose Kammamuri, il quale avrebbe fatto a meno di quel compagno di viaggio così curioso.

Il bramino si affacciò allo sportello che in quel momento era stato sgombrato dalle stuoie umide, e si mise a guardare la campagna. Il treno, lanciato alla velocità di ottanta miglia all’ora, divorava lo spazio con un rombo sonoro, attraversando lembi di foreste, jungle e ponti metallici gettati su innumerevoli fiumi.

La stazione era lontana, e la regione semideserta del Bengala settentrionale incominciava.

Solo di quando in quando, a lunghi tratti, apparivano dei meschini villaggi costruiti con canne e fango e circondati da alte palizzate per impedire alle tigri, sempre numerosissime, di tentare degli attacchi notturni.

Il bramino stette al finestrino un buon quarto d’ora, osservando il paese, poi tornò a sedersi di fronte a Kammamuri ed a Timul.

«Sapete che io ho un triste presentimento?» disse. «Ho molto esitato prima di partire». «Quale?» «Che questo treno non giunga a Calcutta». «E perché?» chiese il maharatto. «Non lo so. Ho fatto un brutto sogno ed ho veduto cose spaventevoli». «Tutti i viaggiatori sono armati e, se non m’inganno, siamo almeno cento».

«Anch’io, quantunque bramino, come vedete, ho un paio di pistole, eppure io sono certo di non raggiungere la regina del Bengala». «Che cosa avete sognato dunque?» «Non posso dirlo». «Speriamo che il vostro sogno non si avveri».

«Io pregherò Brahma di guardarci da quel grande pericolo. Lasciatemi riposare, e se volete fumare andate fuori, nella galleria». Ciò detto si rovesciò sulla comoda panca e parve che si addormentasse subito.

Читать дальше
Тёмная тема
Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать

Похожие книги на «La caduta di un impero»

Представляем Вашему вниманию похожие книги на «La caduta di un impero» списком для выбора. Мы отобрали схожую по названию и смыслу литературу в надежде предоставить читателям больше вариантов отыскать новые, интересные, ещё непрочитанные произведения.


Отзывы о книге «La caduta di un impero»

Обсуждение, отзывы о книге «La caduta di un impero» и просто собственные мнения читателей. Оставьте ваши комментарии, напишите, что Вы думаете о произведении, его смысле или главных героях. Укажите что конкретно понравилось, а что нет, и почему Вы так считаете.

x