Emilio Salgari - La riconquista di Monpracem
Здесь есть возможность читать онлайн «Emilio Salgari - La riconquista di Monpracem» — ознакомительный отрывок электронной книги совершенно бесплатно, а после прочтения отрывка купить полную версию. В некоторых случаях можно слушать аудио, скачать через торрент в формате fb2 и присутствует краткое содержание. Жанр: foreign_antique, foreign_prose, на итальянском языке. Описание произведения, (предисловие) а так же отзывы посетителей доступны на портале библиотеки ЛибКат.
- Название:La riconquista di Monpracem
- Автор:
- Жанр:
- Год:неизвестен
- ISBN:нет данных
- Рейтинг книги:5 / 5. Голосов: 1
-
Избранное:Добавить в избранное
- Отзывы:
-
Ваша оценка:
- 100
- 1
- 2
- 3
- 4
- 5
La riconquista di Monpracem: краткое содержание, описание и аннотация
Предлагаем к чтению аннотацию, описание, краткое содержание или предисловие (зависит от того, что написал сам автор книги «La riconquista di Monpracem»). Если вы не нашли необходимую информацию о книге — напишите в комментариях, мы постараемся отыскать её.
La riconquista di Monpracem — читать онлайн ознакомительный отрывок
Ниже представлен текст книги, разбитый по страницам. Система сохранения места последней прочитанной страницы, позволяет с удобством читать онлайн бесплатно книгу «La riconquista di Monpracem», без необходимости каждый раз заново искать на чём Вы остановились. Поставьте закладку, и сможете в любой момент перейти на страницу, на которой закончили чтение.
Интервал:
Закладка:
– Buon giorno, Sir William, – disse famigliarmente Yanez entrando.
La risposta fu un urlo da belva.
Il portoghese lo guardò con finto stupore.
– I miei uomini vi hanno usata qualche scortesia per ritrovarvi così eccitato? Parlate ed io li farò fucilare.
– È voi che io vorrei far fucilare, canaglia!
– Forse le palle che devono togliermi dalla terra non sono ancora state fuse – rispose Yanez alzando le spalle.
Su via calmatevi, Sir William, e prendete il thè con me, un thè squisito, perché io uso solo quello che i cinesi chiamano polvere di cannone.
– Andate al diavolo! – urlò l’inglese.
– Vi calmerà i nervi: voi, come inglese, lo dovete sapere meglio di tutti gli altri.
– Bevetevelo voi, il vostro thè; e poi io non mi fido.
– Mi credereste capace di avvelenarvi?
– Dopo quello che avete fatto, io vi credo capace di assassinare freddamente un gentiluomo.
– Voi non mi conoscete.
– Molti anni or sono s’è parlato a lungo su questi mari di due audaci malandrini, che si facevano chiamare, uno la Tigre della Malesia e l’altro il signor Yanez de Gomera.
– Io non sono mai stato né l’uno, né l’altro.
– Eppure dal capitano del piroscafo ho udito pronunciare il vostro nome e Domeneddio mi ha dato due buoni orecchi per udire.
– Perfino troppo larghi! – stava per aggiungere Yanez insolentemente.
Ma si trattenne a tempo per non far uscire completamente dai gangheri il discendente di John Bull.
Prese una sedia e si sedette dinanzi al tavolino, su cui fumava il thè, spandendo un delizioso profumo.
– Sir William, fatemi compagnia – disse il portoghese.
L’ambasciatore, che fiutava avidamente l’aroma della bevanda preferita dagli inglesi, increspando di quando in quando il naso come un gatto in collera, non seppe più resistere alla tentazione.
– Berrete anche voi con me? – chiese.
– Sarò anzi il primo, se ciò non vi farà dispiacere. Così sarete completamente al sicuro da un avvelenamento che io non ho mai sognato. —
L’inglese, che non poteva più resistere, prese a sua volta una sedia e si mise in faccia a Yanez con un gomito appoggiato sul tavolino.
Prese la tazza che il portoghese gli porgeva e la vuotò tutta d’un fiato, a rischio di bruciarsi la gola.
La bevanda cinese produsse in quel momento sull’ambasciatore l’effetto contrario di calmare i suoi nervi, poiché si rizzò di colpo picchiando un terribile pugno sul tavolo e urlando:
– Ed ora mi spiegherete che cosa volete fare di me, malandrino!
– Vi ho già detto dieci volte che io sono un rajah indiano. Come chiamo voi Sir, chiamate me Altezza.
– Quando sarete appiccato.
– Allora aspetterete un bel po’, Sir William.
– Ho della pazienza da vendere.
– Aspettereste troppo, Sir.
– Insomma volete dirmi perché mi avete fatto rapire da quel piroscafo? Che intenzioni avete voi a mio riguardo? —
Yanez aprì tranquillamente il suo astuccio, sempre pieno di sigarette e lo porse all’inglese, dicendogli:
– Dopo il thè una buona sigaretta fa bene.
– E vi sarà dentro probabilmente qualche narcotico.
– Scegliete a vostro piacimento la mia e la vostra: così sarete perfettamente sicuro.
– Se fossi un cattolico, vi crederei il diavolo – disse Sir William dopo d’aver aspirato qualche boccata.
– Non ho tanto onore – rispose Yanez ridendo.
– Allora spiegatevi.
– Subito, signor ambasciatore.
Come vi ho detto io sono un rajah indiano e non sono mai stato capace di poter ottenere nemmeno un semplice console, che vegliasse sull’andamento del mio Stato.
Avendo appreso, per una strana combinazione, che l’Inghilterra mandava nientemeno che un ambasciatore a quell’imbecille di Sultano, vi ho portato via.
– E che cosa farete di me?
– Vi condurrò in India, dove vi offrirò un posto principesco alla mia corte, con dodicimila rupie all’anno.
Siete contento, Sir William?
– Credo ben poco alle vostre parole.
– Allora non parliamone più.
– Io so che mi trovo prigioniero, mentre dovrei esser libero.
– Mi avete detto poco fa che avete della pazienza da vendere: aspettate dunque, Sir William.
– Che cosa? Qualche morte violenta?
Yanez si era alzato.
Dai sabordi bene sprangati di ferri entravano le prime luci dell’alba.
– Sir William, – disse – sarà meglio che prendiate un poco di riposo. Spero di rivedervi più tardi. —
Si toccò colla destra l’orlo del sombrero, senza che l’inglese si degnasse di rispondere ed uscì dalla cabina, mentre i due malesi riprendevano il loro posto dinanzi alla porta.
3. Uno spettacolo selvaggio
Quarant’otto ore più tardi lo yacht, sempre seguìto a breve distanza dal praho di Padar, entrava a tutto vapore nell’ampia baia di Varauni o di Brunei colla bandiera inglese inalberata sulla maestra.
Varauni è la Venezia delle isole della Sonda, perché costruita su palizzate e tagliata da un gran numero di ponti di bambù di aspetto pittoresco.
È una graziosa cittadina di diecimila abitanti, che talvolta salgono a quindici, con pochi palazzi di stile arabo-indiano, abitati per lo più dai ministri e dai grandi della Corte.
D’interessante ha quello del Sultano, con vari ordini di logge tutte di marmo bianco scolpito e vaste terrazze e giardini e giardini splendidi, dove passeggiano le sue duecento mogli.
La vecchia batteria del forte di Batar, vedendo la bandiera inglese sventolare sulla maestra dello yacht, sparò due colpi coi suoi vecchi cannoni di ferro, i quali fortunatamente non scoppiarono.
Era il saluto che dava alla nave.
Un momento dopo lo yacht rispondeva con altri due colpi e dopo d’avere sfilato in mezzo a due fitti ranghi di prahos e di giongs, si ancorò ad una delle boe riservate alle navi a vapore, attendendo che l’ufficiale di porto facesse la sua visita.
Il praho di Padar intanto aveva continuata la sua marcia per ancorarsi presso le calate.
Non erano trascorsi dieci minuti, quando una barca coi bordi dorati ed i remi scolpiti e montata da un personaggio importante, a giudicarlo dalla ricchezza del suo sarong e dalla mole del suo turbante, e spinta da otto robusti rematori, abbordò lo yacht.
La scala fu subito abbassata ed il funzionario del sultano salì a bordo, nel medesimo tempo che Yanez compariva con una fiammante giacca rossa ad alamari d’oro, calzoni bianchi, stivali alla scudiera, un elmo di tela sul capo circondato da un nastro azzurro.
In una mano teneva il pacco delle credenziali.
– Chi siete? – chiese, muovendo incontro al bornese.
– Il segretario particolare di S. M. il Sultano del Borneo.
– E perché siete venuto voi invece dell’ufficiale di porto?
– Per portare più presto all’ambasciatore che la grande Inghilterra ci ha destinato, i saluti del mio signore.
– Chi vi ha detto che io sarei giunto oggi?
– Vi attendevamo da parecchi giorni, milord; e vedendo entrare il vostro yacht colla bandiera inglese, ci siamo subito immaginati che voi dovevate trovarvi qui.
– A che ora potrò presentare al Sultano le mie credenziali ed i miei omaggi?
– Vi riceverà, milord, nell’aloun-aloun, dove oggi avremo uno splendido combattimento fra tori selvatici e tigri.
– Volete far colazione con me?
– No, milord: il mio Signore mi aspetta con impazienza, e la mia testa potrebbe correre qualche pericolo.
– Chi verrà a prendermi?
– Io, milord.
– Potete andare. —
Il segretario fece un profondo inchino e ridiscese nella barca, mentre Yanez si volgeva verso un dayaco di statura quasi gigantesca, chiedendogli:
Читать дальшеИнтервал:
Закладка:
Похожие книги на «La riconquista di Monpracem»
Представляем Вашему вниманию похожие книги на «La riconquista di Monpracem» списком для выбора. Мы отобрали схожую по названию и смыслу литературу в надежде предоставить читателям больше вариантов отыскать новые, интересные, ещё непрочитанные произведения.
Обсуждение, отзывы о книге «La riconquista di Monpracem» и просто собственные мнения читателей. Оставьте ваши комментарии, напишите, что Вы думаете о произведении, его смысле или главных героях. Укажите что конкретно понравилось, а что нет, и почему Вы так считаете.