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Carlo Botta: Storia d'Italia dal 1789 al 1814, tomo IV

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Carlo Botta Storia d'Italia dal 1789 al 1814, tomo IV

Storia d'Italia dal 1789 al 1814, tomo IV: краткое содержание, описание и аннотация

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A queste cose astutamente soggiungevano, che pareva, che l'Egitto fosse paese, dove acconciamente si potesse mandare l'esercito, contrada ricca, poco dipendente dalla Porta, a cavallo tra l'Asia e l'Europa. Quai vantaggi pel commercio di Francia, quai progressi per la civiltà, quali speranze per le Indie, se a Francia accadesse di farsi padrona dell'Egitto? Speravano gli autori di queste insinuazioni, che l'assaltare la Francia l'Egitto avesse ad essere per lei cagione di nimicizia col sultano, la qual nimicizia era il fondamento principale di tutte queste nuove macchinazioni.

Questi discorsi andavano molto a versi del direttorio. Ma da un'altra parte i medesimi agenti andavano tentando l'animo di Buonaparte con dirgli, che l'impresa d'Inghilterra non era di così facile esecuzione, come forse si aveva concetto nell'animo, e come pareva a prima giunta, per gli ordini antichi, e tanto radicati in quel regno, per la forza del suo navilio, per l'altezza d'animo di tutta la nazione a non lasciarsi così di leggieri conquistare dai Francesi, nazione sua emola; pensasse al lagrimevole fine di Hoche; considerasse, che la conquista dell'Inghilterra ingelosirebbe il direttorio, e lo farebbe facilmente precipitare in partiti pericolosi, e funesti alla fama, ed all'essere suo; che sarebbe in paese più lontano assai meglio posto in propria balìa per operare con più libertà; che pure un tal paese s'appresentava alle menti loro, la cui conquista ecciterebbe tanto grido in Europa, e tanto lustro aggiungerebbe al suo nome, quanto veramente la conquista dell'Inghilterra, e che quest'era, a parer loro, l'Egitto.

Piacque la proposta al giovane capitano, il quale, sebbene fosse giusto e sagace estimatore degli uomini e delle cose in ogni altra faccenda, sentiva ciò non ostante un poco del romanzesco, quando si trattava di guerra, e di gloria militare. Aveva egli già in quel tempo voglia, e proposito di disfar il governo del direttorio, cioè quello degli avvocati, come diceva, e siccome impaziente e subito in tutte le sue azioni, gli pareva ogni momento mille anni, che non venisse all'esecuzione. Nondimeno la guerra d'Egitto gli gradiva molto a motivo del romanzo, ed a questa accomodava finalmente l'animo dicendo, che un governo, che pure aveva di fresco concluso una pace gloriosa, non poteva così facilmente essere distrutto. Sperava, che mentre egli conquistasse l'Egitto, e facesse vieppiù chiaro il suo nome per una impresa tanto straordinaria, sarebbe nata o qualche turbazione in Francia, o qualche guerra fuori, che avrebbe dato occasione ai popoli di desiderarlo, e che intanto la memoria di quel beneficio della pace data così recentemente dal direttorio si sarebbe debilitata.

Ma gli agenti d'Inghilterra, e quelli, che da loro si erano lasciati o sedurre o ingannare, persuadevano con efficaci parole al direttorio, che per l'occupazione dell'Egitto non si sarebbe la Porta tenuta offesa, nè la concordia fra i due stati interrotta. Adducevano, che poca era la dipendenza dell'Egitto dalla Porta; che i Mamalucchi, nemici irreconciliabili del governo Ottomano, ne erano i veri e reali signori; che contro di questi dovevano i Francesi protestare di voler voltar le armi; che si poteva far credere alla Porta, che l'occupazione dell'Egitto sarebbe momentanea, e necessitata solamente dalla guerra, che la Francia aveva con l'Inghilterra; che la provincia sarebbe di nuovo rimessa in potestà della Porta con molta maggior divozione di prima per la distruzione dei Mamalucchi, e che finalmente si potevano rappresentare ai ministri Ottomani molti vantaggi commerciali per la presenza dei Francesi in Egitto.

In tale forma accordate le cose s'incominciava a disporre gli animi in Francia ad un'impresa tanto straordinaria. Vi si parlava dell'Egitto, come di una terra promessa, della prosperità del commercio, della scoperta delle antichità, dei progressi della civiltà, del cacciamento degl'Inglesi dall'Indie, della padronanza di quelle ricche sponde del Gange. Allignavano facilmente questi pensieri in Francia: perchè la nazione, animosa per indole propria, era a quei tempi talmente accesa, che qualunque più alto e difficoltoso fatto le pareva di facile esecuzione, e la difficoltà stessa le era sprone e speranza. Taleyrand leggeva all'Instituto uno scritto composto con singolare eleganza e maestrìa, con cui dimostrava e l'importanza dell'Egitto, e l'utilità della sua possessione. Si dava voce, ch'egli stesso fosse per esser mandato ambasciatore straordinario presso alla Porta Ottomana per ispiegar bene a quel governo i pensieri della Francia rispetto alla spedizione d'Egitto, e per mantener tuttavia salva l'antica concordia fra i due stati. Furono anche spediti dispacci indirizzati a lui a Costantinopoli, come se già fosse partito, ed avviato a quella volta.

Intanto con grandissimo apparato si provvedevano le cose necessarie alla spedizione. Concorrevano sì da Francia che da Italia, uomini, navi, armi e provvisioni di ogni sorte a Tolone, dove si era condotto Buonaparte per soppravvedere e sollecitare. Era egli poco innanzi stato tratto membro dell'Instituto, e con tale qualità ne' suoi dispacci s'intitolava, volendo conciliarsi gli animi degli scienziati, e dei letterati di Francia, che aveano grande autorità nelle faccende, e si mostravano molto invidiosi del dominio militare. Voleva altresì, che gli uomini si persuadessero, che quantunque soldato, ed uso alle guerre, era non ostante protettore della civiltà, e di chi la fomenta. Ciò importava anche alla spedizione in un paese, antico fonte del sapere. Imbarcaronsi pel medesimo fine alla volta dell'Egitto molti scienziati di chiaro nome in Francia. Ma l'Inghilterra dall'un de' lati favoreggiando Buonaparte, e sollecitando le sue passioni più vive, dall'altro nutrendo gli smisurati desiderj, ed i sospetti del direttorio, aveva riuscito ad un fine molto utile per lei, quello di metter discordia tra Francia e Turchìa, d'abilitar la Russia ad unirsi coll'Austria, di aprir l'occasione all'ultima di levarsi a nuova guerra, di sviare da' proprj lidi una gran tempesta, di privar la Francia de' suoi migliori capitani e soldati, di avventurare in mari lontani il potente navilio Francese, ed insomma di fare in modo che l'Europa tutta si turbasse di nuovo con grandissimi movimenti. Questa fu una delle opere più memorabili di Guglielmo Pitt.

Salpava l'armata Francese, che portava con se tante sorti, avviandosi verso Levante. Pareva ai repubblicani, ed era veramente l'isola di Malta molto opportuna al dominio d'Africa e d'Europa. Massimamente poteva la sua possessione facilitare a chi l'avesse, la conservazione dell'Egitto, ed i traffichi del commercio del Levante, ai quali allora mirava, come a cosa di somma importanza, la Francia. Era oltre a ciò manifesto, che chi fosse padrone di Malta, ed avesse forze considerabili sul mare, poteva facilmente turbare Sicilia e Napoli. Grande fomento, e scala già davano a questo disegno l'essersi i repubblicani fatti padroni di Roma, ed il romoreggiare, che vi facevano con tanto strepito per mezzo di quei principj, coi quali si sforzavano di persuadere che i re fossero detestabili, le repubbliche desiderabili, le rivoluzioni felici.

Da Roma potevano facilmente sommovere con le parole, sovvertire con la forza gli stati di terraferma di Napoli, da Malta la Sicilia. Già fin dai tempi d'Italia aveva Buonaparte applicato l'animo alla conquista di Malta. I suoi agenti, fra i quali il primo in questa macchinazione, e il più principale fu Regnault di San Giovanni d'Angely, uomo d'ingegno vasto, di cuore astuto, e di parlatura molto spedita, l'avevano reso sicuro, che con seicento mila franchi si poteva aver l'isola. Nè è da passarsi sotto silenzio, che i cavalieri di Malta, in ciò molto degeneri dai loro antecessori, attendevano piuttosto al vivere agiatamente, usando le ricchezze loro in mezzo ai cristiani, che al combattere virilmente sulle navi contro i Turchi. Per la qual cosa, oltre l'efficacia del denaro, infame per chi lo dà e per chi lo riceve, si prevedeva, che l'isola non avrebbe fatto una forte resistenza a chi l'assaltasse. Così Buonaparte accostandosi a Malta, tanto forte propugnacolo, e che con tanto valore aveva retto contro tutte le forze di Solimano imperatore dei Turchi, andava ad una impresa certa; che senza dubbio in tanta pressa per la fazione d'Egitto, non si sarebbe, senza una tale sicurezza arrischiato a tentare un fatto, che gli poteva riuscire lungo e difficile.

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