Vittorio Bersezio - La plebe, parte I
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– Dunque contro S. M. niente?
Pelone si levò di capo il berretto unto e bisunto e in un profondo inchino fece lucicchiare al lume della lampada il suo cranio pelato, giallo come l'avorio antico.
– Niente contro la sacra persona di S. M., ve lo giuro.
– E contro le LL. EE. i ministri?
L'oste aveva rimesso la berretta in capo, fece un inchino meno profondo, senza più levarsela, e rispose:
– Niente.
– Contro la polizia?
L'inchino di Pelone fu rivolto specialmente all'interrogatore.
– Niente affatto.
– Contro i preti? E sopratutto contro i Gesuiti?
– Meno che mai.
– Va bene. Ma state in guardia. Il marcio vi è, ne siamo sicuri, e conviene vegliare attentamente per apportarci subito il rimedio colà dove si manifesti.
– Per le corna del diavolo!.. Ferro e fuoco senza tardare… Oh state tranquillo che non son io che in queste cose andrei rimessamente… Per un povero diavolo che graffia via una borsa o che dà una coltellata perchè ha un bicchiere di vino nella testa, peuh! chiuderei qualche volta anche un occhio; ma per chi volesse dir male del nostro amatissimo sovrano… uhm! uhm!.. per la testa di S. Giovanni decollato!.. o per chi sparlasse delle autorità o dei buoni padri del Carmine… sarei senza misericordia, che il diavolo mi porti!
– Siamo dunque intesi?
– Intesissimi.
– E bada a farti onore.
– Vedrete, messer Barnaba.
– E va bene. Vedremo… Intanto guarda un po' che cosa fa questo Meo che non comparisce colla porzione che ho domandato.
– Subito: disse Pelone, levandosi con una vivacità che poteva dimostrare o la premura che metteva nel servire quell'avventore, oppure la gran voglia che aveva di terminare quel colloquio; e in due passi delle sue lunghe gambe fu fuori della stanza.
Eravi in realtà un gran bisogno che mastro Pelone intervenisse perchè quell'avventore fosse servito, mentrecchè una contesa era nata nella cucina sotterranea fra Meo e Maddalena, per la quale il giovinastro stava là piantato col piatto della vivanda in una mano e un fiasco di vino nell'altra a sopportare le bordate di parole e di improperii che gli gettava contro lo scilinguagnolo troppo svelto di Maddalena, eccitando imprudentemente tratto tratto la bile e il fuoco delle ciarle della ragazza con qualche atto del capo che dimostravano la non vinta ed invincibile ostinazione della mulaggine del bravo Meo, imbecille ma testardo sino alla perfezione.
Ecco di che modo era nata la lite.
Maddalena era corsa giù a trasmettere al garzone gli ordini di Barnaba, e Meo, con aspetto torvo che pareva accrescere ancora la sua melensaggine, aveva accolto quegli ordini con un brontolio che pareva un grugnito, ma senza pronunziare una parola, e si era posto con tutta lentezza ad eseguirli.
– Un po' più lesto, marmotta: aveva detto Maddalena vedendolo muoversi così di malavoglia.
Meo aveva volto i suoi occhi grigi e a fior di pelle verso la ragazza, nei quali, se avessero potuto manifestar lo stato della sua anima, ci sarebbe dovuto essere collera e rimprovero, e che invece non avevano altra apparenza fuor quella di due pallottole di vetro incassate in una zucca; aveva sospirato, soffiato, grugnito, ma non aveva risposto. E tutto sarebbe rimasto lì se la Maddalena, per un eccesso di prudenza, non avesse commesso un fallo imprudentissimo.
Senza conoscerne bene la ragione, ella sapeva, perchè Gian-Luigi medesimo glie l'aveva detto, e il padrone pure della bettola le aveva fatte a questo riguardo le più calde raccomandazioni, ella sapeva essere cosa sommamente importante che quel cotal messer Barnaba non venisse mai a scoprire che fra i misteriosi frequentatori della riposta camera eravi il medichino , e tanto meno poi che vedesse costui; quindi, secondo l'usato, visto appena spuntare la faccia arguta e maliziosa di Barnaba, ella s'era precipitata ad avvertirne il medichino , al quale, come avete potuto accorgervi, la Maddalena portava il più vivo ed il maggior interesse del mondo; mentre alcuni di quelli che erano compagni a Gian-Luigi in quella stanza dall'uscio a vetri, prima che ne uscissero chiamati dal rumore della contesa fra Maurilio e Marcaccio, fosse caso od intenzione dietro ricevute istruzioni, arrestavano Barnaba nel cammino e lo tenevano un istante in novelle, fatto che giovava ad accrescere i sospetti di questo agente segreto e importante della polizia.
Ora, dovendo Meo presentarsi innanzi a Barnaba colla vivanda e col vino, Maddalena temette che quell'imbecille di garzone, benchè severissimamente proibito ancor egli di far motto alcuno di Gian-Luigi, dalle accorte domande di Barnaba si lasciasse mettere in mezzo e alcuna cosa dicesse di quanto non si doveva dir mai.
Il miglior partito a prendersi sarebbe stato quello di incaricarsi essa stessa di servire il sig. Barnaba; ma codesto non venne neppure in mente alla Maddalena, come quello che per nulla s'accordava colla sua gran voglia di fare il meno possibile. Laonde, pur conoscendo l'impero che le sue attrattive avevano sulla grossa natura di quel giovane soro, e sicura che una sua parola bastasse a farne quanto ella volesse, Maddalena, quando già aveva messo il piede sul primo scalino per risalire nell'osteria, si volse indietro verso Meo e gli disse:
– Bada sopratutto, per qualunque cosa ti possa dire ser Barnaba, a non lasciarti sfuggir di bocca parola intorno al medichino .
Meo divenne rosso più che un tacchino in bizza, e i suoi occhi di cristallo rotearono come usano quelli delle figure di cera dei gabinetti meccanici.
– Ah! Il medichino , rispos'egli a denti stretti; oh sì il medichino … Potessi vederlo impiccato quel cicisbeo della malora!
Queste parole avevano dato l'aire alla collera ed alle ciancie della Maddalena.
Allorchè mastro Pelone sopraggiunse, perchè non trovando nello stanzone di sopra nè la fante ne il garzone, era disceso nella canova; allorchè egli sopraggiunse, la ragazza diceva sfavillante d'ira gli occhi:
– Tu non parlerai, o guai a te!
– Parlerò: rispondeva coi denti serrati e colla sua aria e col suo accento da testardo, il giovane tenendo sempre fra le mani il piatto e la bottiglia.
– Che cosa è questo? Esclamò Pelone pigliando dal suo sdegno tanta forza da poter parlare ad alta voce e con accento concitato. Figlioli di male femmine che state qui a perdere il tempo a bisticciarvi invece di servir gli avventori!.. Non so chi mi tenga dal misurarvi un calcio dove so io… che il fistolo v'accoppi.
Maddalena che mostrava chiaro non esser per nulla intimorita alle parolaccie del padrone, si volse vivacemente a quest'esso e gli disse in tutta fretta:
– Questo martuffo di Meo vuol dire al signor Barnaba che il medichino era qui adess'adesso.
Pelone divenne pallido, se pur poteva dirsi che la sua pelle d'alluda impallidisse. Stette un momento senza parlare, quasi glie ne mancasse il fiato, poi con voce soffocata ma tremenda, disse al garzone:
– Disgraziato! Se una sola parola ti sfugge, hai finito di vivere.
Alle parole del padrone, Meo rimase il più sgomento uomo del mondo. Stava là piantato sulle sue gambaccie, cogli occhi sbarrati, colla bocca larga, e guardava mastro Pelone con un'attonitaggine spaventata che fece rompere la Maddalena in uno scoppio di risa.
Il bettoliere, rimessosi alquanto della emozione che lo aveva fatto uscire in quella minaccia, disse al garzone colla sua voce più affranta e più cavernosa di prima:
– Or va, sollecita, servi messer Barnaba, e bada di tenere la lingua a segno.
Meo balbettò qualche parola inintelligibile, roteò gli occhi ancora smarriti, fissando ora Pelone ora Maddalena, e salì la scala coi piatti e col fiasco in mano, seguito dalle risate beffarde della giovane.
– Sei qui finalmente, lumacone d'un addormentato? Disse Barnaba vedendo comparirsi dinanzi il povero Meo ancora tutto sconvolto. Eh! ci vuol egli un secolo a portar questa poca roba?
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