Vittorio Bersezio - La plebe, parte I
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Maurilio continuava:
« – Voi siete ancora di buona età. Margherita, le dicevano inoltre, e siete conosciuta da tutto il paese per una donna onestissima e la più tenace e forte al lavoro. Quel mezzaiuolo che vi sposasse farebbe un buon affare, e ne troverete di sicuro di quelli che vi cercheranno. Avrete una nuova famiglia e più agiate condizioni di prima; ma per ciò vi farà danno l'imbarazzo di quel figliuolo che non è vostro.
«La buona Margherita scrollava le spalle,
« – Ed io vi dico, soleva rispondere, che se c'è qualche galantuomo che mi voglia, avrà da prendermi col mio Giannino, o lasciarmi stare: ecco! Che io non cerco più altro, e se il far da padre a questo poveretto spaventa la gente, bene, tirino diritto, che io non ho bisogno di nessuno e il mio piccino mi basta.
«Coloro che facevano queste osservazioni alla donna ebbero ragione. Alcuni l'avrebbero sposata volentieri, ed ella stessa fra questi avrebbe trascelto uno volentieri assai: ma anche questo preferito non volle sopracaricarsi d'un trovatello, maggiore e non dovuto aggravio alla famiglia. Margherita non esitò neppure un momento. Sacrificò la sua propensione, mandò a spasso tutti i pretendenti; si tenne il ragazzo.
«La storia di costui non occorre dirla. Egli parve tale da dover compensare d'ogni cosa la madre adottiva. Lui bello, lui forte, lui primo a tutti in tutto. Il parroco prima lo istrusse; poi il vecchio medico del villaggio, innamorato dell'ingegno e della grazia nativa del trovatello, il prese con sè, lo fece studiare, lo mandò all'università; volle preparare in esso il suo successore. Ma questa sorte, che tutti dicevano fin troppo bella pel giovane senza nome, sembrò a lui meno degna ed inferiore ai suoi meriti, all'audacia de' suoi desiderii. Il medico morì ad un tratto prima che il giovane avesse finito i suoi studi professionali; e d'allora in poi questo giovane mai più non fu visto al villaggio. Qual vita fu la sua? Che fece? che fa? quali sono i suoi mezzi di sussistenza e i suoi guadagni? Questo è un mistero che io non voglio, nè posso penetrare; ma si buccinò che fosse visto in ricchi panni nelle case dei ricchi, che la sua vita corresse splendida nelle più splendide sfere della società torinese; ma lo vidi io stesso un tempo vestito da elegante far l'elemosina d'una raccomandazione alla mia povertà assoluta. Se egli trovò mezzo col suo onesto lavoro di riscattarsi dalla miseria, ben sia di lui; ma che dirà ogni uomo di cuore quando sappia quella povera donna che piange e prega la sera nel tempio, lasciata sola sulla terra, nella più dolorosa miseria cui non può vincere più il lavoro, quella povera donna essere la raccoglitrice, la benefattrice, la madre di questo giovane che ora vive colle apparenze della ricchezza?»
Gian-Luigi, che era sempre stato curvo sul fuoco a percuotere i tizzi, si drizzò della persona, gettò via le molle e proruppe con impeto:
– Dove le vedi, tu ora codeste apparenze? Guarda quali panni mi vestono! E che sai tu altro di me? Non ti dice questo povero abbigliamento che io forse mi guadagno con istentato lavoro la vita?
– Forse! esclamò Maurilio con una strana espressione nell'accento.
Gian-Luigi volse vivamente il capo verso il suo compagno, e i suoi occhi neri e brillanti si piantarono in quelli di Maurilio.
– Insomma, diss'egli, che conto debbo io renderti dei fatti miei?
– Nessuno: rispose freddamente Maurilio.
– E se qualcuno, e se tu stesso mi hai visto in mostre signorili, tu hai detto giusto, erano apparenze, apparenze e non altro. Dovresti ricordare quel che ti dissi un dì in casa l'usuraio Nariccia. Sotto i panni da ricco, nelle sale eleganti della società, tu non sai quanta miseria si possa molto volte nascondere! Tu non sai come chi piglia delicatamente coi guanti color di burro un pasticcino ed un sorbetto in una festa di danza possa avere lo stomaco incavato da due giorni di digiuno… Non ti dico neanche che questo sia il mio caso: soggiunse vivamente; ma pure che sai tu s'io possa o non possa mandar soccorsi a quella donna? forse tu pensi che io doveva tutto sacrificare l'avvenire della mia vita, a tutti rinunziare de' miei desiderii, delle mie aspirazioni, per morire a lento fuoco nel misero lezzo di quella capanna dov'essa mi aveva accolto? Lo poteva io? Lo doveva fors'anche? No, no, no. L'acqua può, deve cessar di scorrere alla china? La fiamma di innalzarsi al cielo? È un'assurda impossibilità. La mia natura mi chiamava, mi spingeva, mi voleva ad ogni costo in questo mondo: non potevo resistere, sarei morto, facendolo. E d'altronde quella donna è forse mio sangue?..
– E qualche cosa di più: proruppe con forza Maurilio; e disgraziato te, se non lo comprendi.
Gian-Luigi accennava voler rispondere alcun che: ma in quella entrò precipitosamente la Maddalena, la quale pronunciò sommessamente alcune parole all'orecchio del giovane. Questi mandò un'imprecazione e si levò sollecito.
– Addio Maurilio: disse in tutta fretta. Va di là, ti prego… Ma il nostro colloquio non è finito, e verrò io a cercare di te per parlare con più agio. Dammi il tuo indirizzo.
Maurilio trasse fuori una cartolina su cui era scritto il suo nome e il luogo della sua dimora, e glie la diede.
– Sta bene.. Non parlare di me, non dire che qui mi hai veduto, nè alcuna cosa mai con nessuno al mondo del mio passato, te ne prego… Se mi vedrai in altri luoghi sotto ben diverso aspetto, non riconoscermi neppure, se non son io a parlarti per primo… e non far troppo tristi giudizi di me. – Ora va.
Maurilio ubbidì. Sul passo dell'uscio a vetri, si imbattè in un uomo a faccia volpina che entrava.
Era vestito da povero operaio ancor esso, ma aveva alcun che di losco e di dissimulato nella fisionomia e nello sguardo. Il suo occhio scrutatore corse ratto per tutta la stanza in cui entrava.
– Che? Diss'egli. Non c'è nessuno. Credevo di trovar qui tutti i posti occupati.
Lo sguardo di quest'uomo esaminò per bene, ma in guisa coperta, Maurilio che usciva. Questi sentì una specie di freddo all'incontrare coi suoi gli occhi che sbirciavan di soppiatto del nuovo venuto. Nel partire Maurilio si volse indietro a guardare e fu tutto stupito vedendo che Gian-Luigi era scomparso, senza ch'egli potesse dire da che parte, non essendoci altro uscio visibile fuor quello per cui era entrato l'uomo dall'aspetto volpino.
Costui sedette ad un desco, e Maurilio l'udì che diceva alla fante:
– Dite a Meo di grazia di portarmi la mia solita porzione ed a Pelone di venirmi a parlare; da brava, Maddalenuccia bella.
Maurilio andò a raggiungere il ragazzo a cagione del quale soltanto egli era entrato in quella bettola.
CAPITOLO VII
Maddalena era appena uscita da quella stanza per andare ad eseguire i cenni del nuovo venuto, che colà entrava l'oste con una cert'aria da can che teme il bastone, che era la più ridevol cosa a vedersi.
– Ah sei qui galantuomo: gli disse l'avventore con ironia e con una famigliarità insolente. Vieni un po' qui che la discorriamo. C'è sempre da imparare, conversando con un uomo della tua fatta.
Mastro Pelone s'avvicinava lentamente all'interpellante, col suo passo riguardoso, sbirciandolo di sottecchi dal fondo delle sue occhiaie incavate, con molto sospetto e diffidenza.
– Uhm! Uhm! Rispos'egli tossendo, voi credete? La vostra opinione è molto lusinghiera per me, signor Barnaba, ma…
Era giunto presso al desco e, secondo suo costume, ci puntava le mani su, curvando il suo lungo corpo verso l'uomo seduto.
Questi levò sul volto dell'oste uno sguardo acuto che penetrava fin nelle midolle, e disse bruscamente:
– Siedi lì, vecchio peccatore, e parlami come devi parlare. Che cosa c'è di nuovo? Tu hai di sicuro qualche cosa d'interessante da raccontarmi.
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