Edward Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 4

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Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 4: краткое содержание, описание и аннотация

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I lettori protestanti e filosofici del presente secolo saranno disposti a credere che Costantino, raccontando la sua conversione, volontariamente attestasse una falsità con un solenne e deliberato spergiuro. Essi non dubiteranno forse di pronunziare, che nello scegliere una religione fosse determinato l'animo suo solo da un sentimento d'interesse; e che (secondo l'espressione d'un Poeta 54 54 Lors Constantin dit ces propres paroles: J'ai renversé le culte des idoles; Sur les débris de leurs Temples fumans Au Dieu du Ciel j'ai prodigué l'encens. Mais tous mes soins pour sa grandeur suprême N'eurent jamais d'autre objet que moi-même; Les saints autels n'étaient à mes regards Qu'un marchepied du trône des Césars. L'ambition, la fureur, les délices Étaient mes Dieux, avoient mes sacrifices. L'or des Chrétiens, leurs intrigues, leur sang Ont cimenté ma fortune et mon rang. Può leggersi con piacere il poema, che contiene questi versi, ma non si può con decenza nominare. profano) si servisse degli altari della Chiesa, come di un conveniente gradino al trono dell'Impero. Una conclusione però così aspra ed assoluta non è coerente alla cognizione che abbiamo della natura umana di Costantino o del Cristianesimo. In un tempo di religioso fervore si osserva che i più artificiosi politici sentono in se stessi qualche parte di quell'entusiasmo, che inspirano agli altri; ed i Santi più ortodossi assumono il pericoloso privilegio di difender la causa della verità colle armi della falsità e dell'inganno. Spesso l'interesse personale è lo stendardo della nostra fede, non meno che della nostra condotta, e gli stessi motivi di vantaggi temporali, che valsero ad influire sul contegno pubblico e sulla professione di Costantino, poterono anche insensibilmente disporne lo spirito ad abbracciare la religione così favorevole alla sua fama ed alla sua fortuna. Soddisfacevasi alla sua vanità colla lusinghiera asserzione, ch'egli era stato scelto dal Cielo a regnare sopra la terra; l'evento aveva giustificato il divino di lui titolo al trono, e questo titolo stesso era fondato sulla verità della Rivelazione Cristiana. Siccome qualche volta segue che l'applauso non meritato eccita la vera virtù, così l'apparente pietà di Costantino (se pure a principio fu solo apparente) potè a grado a grado per la forza della lode, dell'abito e dell'esempio ridursi ad una seria fede, e ad una fervorosa divozione. I Vescovi e Dottori della nuova setta, l'abito ed i costumi de' quali non eran molto adattati per comparire in una Corte, furono ammessi alla mensa Imperiale; essi accompagnavano il Monarca nelle sue spedizioni, e l'ascendente, che uno di loro, Egizio o Spagnuolo 55 55 Questo favorito era probabilmente il grande Osio Vescovo di Cordova, che preferiva la cura pastorale di tutta la Chiesa al governo d'una diocesi particolare. Atanasio ( T. I. p. 703 ) rappresenta il suo carattere magnificamente, quantunque in breve. Vedi Tillemont, Mem. Eccles. Tom. VII. p. 524-561 . Osio fu accusato forse ingiustamente di essersi ritirato dalla Corte con molto abbondanti ricchezze. che fosse, acquistò sopra di lui, attribuivasi da' Pagani all'effetto della magia 56 56 Vedi Eusebio in vit. Const. passim , e Zosimo l. II, p. 104 . . Furono ammessi all'amicizia e famigliarità del Sovrano tanto Lattanzio, che adornò i precetti del Vangelo colla eloquenza di Cicerone 57 57 Il Cristianesimo di Lattanzio era d'una specie morale, piuttosto che misteriosa. Erat paene rudis (dice l'ortodosso Bull) disciplinae Christianae, et in rethorica melius quam in theologia versatus. Defens. Fid. Nic. sect. II c. 14 . , quanto Eusebio, che in servigio della Religione adoprò la dottrina e la filosofia de' Greci 58 58 Il Fabricio colla solita sua diligenza ha raccolto una lista di tre in quattrocento Autori, citati nella Preparazione Evangelica d'Eusebio. Vedi Bibl. Graec. l. V. c. 4. T. VI. p. 37-56 . ; e questi abili maestri di controversie potevano pazientemente aspettare le facili ed opportune occasioni di persuadere e di applicar con destrezza quegli argomenti, ch'erano più acconci al carattere e all'intendimento di esso. Vantaggi d'ogni sorta potevano trarsi dall'acquisto d'un proselito Imperiale, e lo splendor della porpora, piuttosto che la superiorità nel sapere o nella virtù, lo distingueva dalle molte migliaia di sudditi, che avevano abbracciato le dottrine del Cristianesimo. Nè si dee stimare incredibile che la mente d'un ignorante soldato avesse potuto cedere al peso dell'evidenza, che in un secolo più illuminato ha soddisfatto o sottomesso la ragione d'un Grozio, d'un Pascal, o d'un Locke. Questo soldato, fra i continui travagli del suo grand'uffizio, impiegava o affettava d'impiegar le ore della notte a diligentemente studiare la Scrittura, ed a comporre discorsi teologici, che dipoi recitava ad una copiosa udienza, la quale facevagli applauso. In un discorso assai lungo, che tuttavia sussiste, si diffonde il reale Predicatore sulle diverse prove della Religione: ma si ferma con particolar compiacenza su' versi Sibillini 59 59 Vedi Const. Orat. ad Sanctos c. 10, 20 . Egli specialmente si fonda sopra un misterioso acrostico, composto nel sesto secolo dopo il diluvio, dalla Sibilla Eritrea e da Cicerone tradotto in Latino. Le lettere iniziali de' trentaquattro versi Greci formano questa profetica sentenza: «Gesù Cristo, figlio di Dio, Salvatore del Mondo». e sull'Egloga quarta di Virgilio 60 60 L'Imperatore, nella sua parafrasi di Virgilio, ha spesse volte aiutato e migliorato il senso letterale del testo Latino. Vedi Blondel des Sybilles l. I. c. 14, 15, 16 . . Quaranta anni prima della nascita di Cristo, il vate Mantovano, quasi inspirato dalla celeste musa d'Isaia, aveva celebrato con tutta la pompa della metafora Orientale il ritorno della Vergine, la caduta del serpente, la prossima nascita d'un fanciullo divino, prole del gran Giove, che doveva espiare la colpa dell'uman genere, e governar l'universo pacificamente colle virtù di suo padre; lo spuntare e l'apparire d'una razza celeste, una primitiva nazione sparsa pel Mondo, e la successiva restaurazione dell'innocenza e felicità del secolo d'oro. Il Poeta non sapeva forse il segreto senso ed oggetto di tali sublimi predizioni, che si son tanto indegnamente applicate al piccolo figlio d'un Console o d'un Triumviro 61 61 Le varie pretensioni d'un figlio maggiore o minore di Pollione, di Giulio, di Druso, o di Marcello, si sono trovate incompatibili colla cronologia, coll'istoria e col buon senso di Virgilio. ; ma se una più splendida e veramente speciosa interpretazione della quarta Egloga contribuì alla conversione del primo Imperator Cristiano, Virgilio merita d'esser posto fra' più efficaci Missionari dell'Evangelio 62 62 Vedi Lowth. De sacra Poesi Hebraeor. Praelect. XXI. p. 289, 293 . Nell'esame dell'Egloga quarta il rispettabile Vescovo di Londra ha dimostrato erudizione, gusto, ingenuità, ed un moderato entusiasmo, che esalta la sua fantasia senza degradarne il giudizio. .

Si nascondevano i venerandi misteri della fede e del Culto Cristiano agli occhi degli stranieri ed eziandio de' Catecumeni con un'affettata segretezza, la quale non serviva che ad eccitare la lor maraviglia e curiosità 63 63 Thiers ( Exposit. du Saint Sacrem. l. I. c. 8. 12. p. 59, 91 ) spiega molto giudiziosamente la distinzione fra le parti pubbliche e le segrete del Divin Sacrifizio, fra la missa Catechumenorum e la missa Fidelium , ed il misterioso velo, che la pietà e la politica gettato aveva sopra l'ultima; ma siccome in questo punto i Papisti possono essere ragionevolmente sospetti, un lettor Protestante seguiterà con più sicurezza l'erudito Bingamo. Antiquit. l. X. c. 5 . . Ma le regole di severa disciplina, che la prudenza de' Vescovi avea stabilite; dalla prudenza medesima vennero mitigate in favore d'un proselito Imperiale, che tanto importava d'indurre ad entrare, mediante ogni gentile condescendenza, nel sen della Chiesa; ed a Costantino fu permesso, almeno con una tacita dispensa, di godere moltissimi privilegi di Cristiano, prima di averne contratta veruna obbligazione. Invece di ritirarsi dall'assemblea, quando la voce del Diacono licenziava la moltitudine profana, esso pregava co' Fedeli, disputava co' Vescovi, predicava sopra i più sublimi ed intricati argomenti di Teologia, celebrava secondo i riti sacri la vigilia di Pasqua, e si dichiarava pubblicamente non solo partecipante, ma in qualche modo sacerdote e gerofante de' misteri Cristiani 64 64 Vedi Eusebio in vit. Constant. I. IV. c. 15-32 e tutto il tenore del sermone di Costantino. La fede, e la devozione dell'Imperatore hanno somministrato al Baronio uno specioso argomento in favore del suo anticipato battesimo. . La vanità di Costantino potè arrogarsi qualche straordinaria distinzione, ed i suoi servigi l'avevano meritata. Un rigore inopportuno avrebbe potuto annebbiare i frutti non per anche maturi della sua conversione; e se rigorosamente si fosser chiuse le porte della Chiesa in faccia ad un Principe che aveva abbandonato gli altari degli Dei, il dominator dell'Impero sarebbe restato privo d'ogni specie di Culto religioso. Nell'ultima sua visita a Roma disapprovò egli piamente ed insultò la superstizione de' suoi maggiori, ricusando di porsi alla testa della militar processione dell'ordine equestre, e di offerire pubblici voti al Giove del colle Capitolino 65 65 Zosimo ( l. II. p. 105 ). . Costantino, molti anni prima del suo battesimo e della sua morte, aveva pubblicato al mondo, che non si sarebbe più veduta nè la sua persona nè la sua immagine dentro le mura d'un tempio d'idoli, mentre spargeva per le Province una quantità di medaglie e di pitture, che lo rappresentavano in una umile e supplichevol positura di devozione Cristiana 66 66 Eusebio in vit. Costant. I. IV. c. 15-16. .

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