Edward Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 4
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Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 4: краткое содержание, описание и аннотация
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Per quanto si potessero scorgere ne' discorsi o nelle azioni di Costantino sintomi di cristiana pietà, ciò nonostante perseverò egli fino all'età di quasi quarant'anni nella pratica della religione stabilita 10 10 Sembra che Teodoreto ( l. I. c. 18 ) voglia far credere, ch'Elena desse al suo figlio un'educazione Cristiana; ma la superiore autorità d'Eusebio può assicurarci ( in vita Const. l. III. c. 47 ), ch'ella medesima fu debitrice della cognizione del Cristianesimo a Costantino.
; e quella stessa condotta, che nella Corte di Nicomedia si sarebbe potuta imputare al suo timore, non si poteva attribuire che all'inclinazione o alla politica, quando fu divenuto Sovrano della Gallia. La sua liberalità restaurò ed arricchì i tempj degli Dei; le medaglie, che uscirono dall'Imperiale sua zecca, hanno impresse le figure e gli attributi di Giove e d'Apollo, di Marte e d'Ercole; e la sua figlial pietà, mediante la solenne apoteosi di suo padre Costanzo, accrebbe l'assemblea dell'Olimpo 11 11 Vedi le medaglie di Costantino appresso il Du-Cange, e il Banduri. Siccome poche città ritenuto avevano il privilegio del conio, quasi tutte le medaglie di quel tempo uscirono dalla zecca autorizzata dalla sanzione Imperiale.
. Ma la devozione di Costantino era particolarmente diretta al genio del Sole, l'Apollo della Greca e Romana mitologia; e si compiaceva di farsi rappresentare co' simboli del Dio della luce e della poesia. Gl'infallibili dardi di quel Nume, lo splendor de' suoi occhi, la sua corona d'alloro, l'immortal bellezza, e gli eleganti ornamenti che l'accompagnano, sembra che lo costituiscano come il Dio tutelare d'un giovane Eroe. Gli altari d'Apollo eran coronati dalle votive offerte di Costantino; e la credula moltitudine inducevasi a pensare, che fosse concesso all'Imperatore di vedere con occhi mortali la visibile maestà del tutelare lor Nume; e che, o vegliando, o in visione, venisse felicitato da' prosperi augurj d'un lungo e vittorioso regno. Si celebrava universalmente il Sole, come la guida invincibile, ed il protettore di Costantino, ed i Pagani avevan ragione d'aspettare, che l'insultata Divinità perseguitato avrebbe con inesorabil vendetta l'empietà dell'ingrato suo favorito 12 12 Il Panegirico ( VII. inter Panegyr. vet .) d'Eumenio che fu recitato pochi mesi prima della guerra Italica, è pieno delle più chiare prove della superstizione Pagana di Costantino, e della sua particolar venerazione per Apollo, o pel Sole, al quale allude Giuliano, allorchè dice nell' Oraz. VII. p. 228 απολειπων σε ( abbandonando te ). Vedi il Coment. dello Spanemio sui Cesari p. 317 .
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Finattanto che Costantino esercitò una sovranità limitata nelle Province della Gallia, i suoi sudditi Cristiani furon protetti coll'autorità, e forse colle leggi d'un Principe, che saggiamente lasciava agli Dei la cura di vendicare il loro proprio onore. Se si dee prestar fede all'asserzione di Costantino medesimo, egli era stato con isdegno spettatore delle barbare crudeltà che soffrirono per mano de' soldati Romani que' cittadini, l'unico delitto de' quali consisteva nella lor religione 13 13 Costantino Orat. ad Sanctos c. 25 . Ma potrebbe facilmente dimostrarsi, che il Traduttore Greco ha esteso il senso dell'originale Latina; e potè anche l'Imperatore in età avanzata rammentarsi la persecuzione di Diocleziano con più vivo abborrimento di quello che aveva realmente sentito nel tempo della sua gioventù o idolatria.
. Tanto nell'Oriente quanto nell'Occidente, aveva egli veduto i diversi effetti della severità e dell'indulgenza; e siccome la prima rendevasi viepiù odiosa dall'esempio di Galerio, suo implacabil nemico, così veniva portato ad imitar la seconda dall'autorità e dal consiglio d'un genitor moribondo. Il figlio di Costanzo immediatamente sospese, o rivocò gli editti di persecuzione, o concesse a tutti quelli, che s'erano già dichiarati membri della Chiesa, il libero esercizio delle religiose lor ceremonie. Essi furon ben presto incoraggiati a fidar nel favore non meno che nella giustizia del loro Sovrano, che aveva concepito una segreta e sincera venerazione pel nome di Cristo e pel Dio de' Cristiani 14 14 Vedi Eusebio Hist. Eccles . ( l. VII. 13 l. IX. 9 etc.) in vit. Const . ( l. I. c. 16, 17 .) Lactant. Divin. Inst. l. 2 . Cecil. De mort. persecut. c. 25 .
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A. D. 313
Intorno a cinque mesi dopo la conquista dell'Italia, l'Imperatore fece una solenne ed autentica dichiarazione de' suoi sentimenti, per mezzo del celebre editto di Milano, che restituì la pace alla Chiesa Cattolica. Nel personal congresso de' due Principi Occidentali, Costantino, per l'ascendente del suo genio e della sua potenza, ottenne facilmente l'assenso del suo collega Licinio; l'unione e l'autorità de' lor nomi disarmò il furore di Massimino, e dopo la morte del Tiranno dell'Oriente fu ricevuto l'editto di Milano come una legge generale fondamentale del Mondo Romano 15 15 Cecilio ( De mort. persecut. c. 48 ) ci ha conservato l'originale Latino; ed Eusebio ( Hist. Eccles. l. X. c. 5 ) ha dato una traduzione Greca di questo editto perpetuo, che si riferisce ad alcuni regolamenti provvisionali.
. La saviezza degl'Imperatori ordinò la reintegrazione di tutti i diritti sì civili che religiosi, de' quali i Cristiani erano stati sì ingiustamente spogliati. Fu stabilito, che i luoghi di culto e le pubbliche terre che erano state confiscate, si restituissero alla Chiesa senza disputa, senza dilazione e senza spesa; e questo severo comando fu accompagnato da una graziosa promessa, che se alcuno de' possessori ne avesse sborsato un giusto e adeguato prezzo, ne verrebbe indennizzato dal tesoro Imperiale. I salutevoli regolamenti, che riguardavano la futura tranquillità del Fedele, furon formati su' principj d'una larga ed ugual tolleranza; e tal uguaglianza dovè da una recente Setta interpretarsi come una vantaggiosa ed onorevole distinzione. I due Imperatori manifestano al Mondo, ch'essi hanno conceduto una libera ed assoluta facoltà sì a' Cristiani che a tutti gli altri di seguitar quella religione, che ognuno crede proprio di preferire, che si è posta nel cuore, e che stima la più conveniente al proprio uso. Spiegano esattamente ogni parola ambigua, tolgono ogni eccezione, ed esigono da' Governatori delle Province una rigorosa obbedienza al vero e semplice senso d'un Editto, che tendeva a stabilire e ad assicurare senz'alcun limite i diritti della libertà religiosa. Si compiacciono d'assegnare due forti ragioni, che gli hanno indotti a concedere questa universale tolleranza, cioè la benigna intenzione di provvedere alla pace e felicità del lor popolo, e la pia speranza, che per mezzo di tal condotta saranno per calmare e rendersi propizia la Divinità , che ha la propria sede nel Cielo. Riconoscono con animo grato le molte segnalate prove che han ricevuto del favor Divino, o confidano che la medesima Providenza continuerà sempre a proteggere la prosperità del Principe e del Popolo. Da queste vaghe indeterminate espressioni di pietà posson dedursi tre supposizioni di una diversa, ma non incompatibil natura. Poteva l'animo di Costantino esser fluttuante fra le religioni Cristiana e Pagana. Secondo le libere e condiscendenti nozioni del Politeismo poteva egli riconoscere il Dio de' Cristiani come una delle molte Divinità, che componevano la gerarchia del Cielo; o poteva per avventura aver abbracciato la filosofica e gradevole idea, che nonostante la varietà de' nomi, de' riti, e delle opinioni tutte le Sette e Nazioni del Mondo s'uniscono a venerare il comun Padre e Creatore dell'Universo 16 16 Un Panegirico di Costantino pronunziato sette o otto mesi dopo l'editto di Milano (vedi Gottofredo Chron. Legum p. 7 e Tillemont, Hist. des Emper. Tom. IV. p. 246 ) usa la seguente notabile espressione: Summe rerum Sator, cujus tot nomina sunt, quot linguas Gentium esse voluisti, quem enim Te ipse dici velis, scire non possumus. Paneg. Vet. IX. 26 . Il Mosemio nello spiegare p. 971 ec. il progresso di Costantino nella Fede, è ingegnoso, sottile e prolisso.
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