Edward Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 12

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Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 12: краткое содержание, описание и аннотация

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86

Il Villehardouin (n. 126) confessa che mult ere grant péril : e il Gunther ( Hist. C. P. cap. 13) afferma che nulla spes victoriae arridere poterat . Però e il Cavaliere parla con disprezzo di coloro che pensavano alla ritirata, e il monaco loda que' suoi compatriotti che erano risoluti di morire coll'armi alla mano.

87

Baldovino e tutti gli Storici cristiani onorano il nome di quelle due galee coll'aggiunto felici auspicio .

88

Facendo allusione ad Omero, Niceta lo chiama εννεα οργυιας, alto nove orgie, ossia diciotto verghe inglesi, circa cinquanta piedi. Una tale statura difatti sarebbe stata una scusa molto legittima al terrore de' Greci. In questa occasione l'autore si mostra più dominato dalla passione di contar maraviglie che dall'interesse del suo paese, o dall'amore della storica verità. Baldovino sclama colla parole del Salmista, Persequitur unus ex nobis centum alienos .

89

Il Villehardouin (n. 130) ignora ancora gli autori di un tale incendio men condannevole del primo, e del quale secondo il Gunther è reo, quidam comes Theutonicus (cap. 14). Sembra che gl'incendiarj arrossiscano di confessarlo.

90

Intorno al secondo assedio, o alla conquista di Costantinopoli V. Villehardouin (n. 113-132), la seconda lettera di Baldovino ad Innocenzo III ( Gesta , cap. 92, p. 534-537), e l'intero regno di Murzuflo in Niceta (p. 363-375). Possono ancora consultarsi alcuni passi del Dandolo ( Chron. venet. , p. 323-330) e Gunther , Hist. (C. P. cap. 14-18), i quali aggiungono ai loro racconti il maraviglioso delle visioni e delle profezie. Il primo di essi cita un oracolo della Sibilla Eritrea, che annunzia un grande armamento sull'Adriatico, condotto da un generale greco, spedito contro Bisanzo ec., maravigliosissima predizione, se non fosse posteriore all'avvenimento.

91

Ceciderunt tamen eo die civium quasi duo millia . Gunther (c. 18). L'aritmetica è una pietra di paragone per valutare le passioni e l'ampollosità delle figure rettoriche.

92

Quidam (dice Innocenzo III, Gesta, c. 94, p. 538) nec religioni, nec aetati, nec sexui pepercerunt, sed fornicationes, adulteria, et incestus in oculis omnium exercentes, non solum maritatas et viduas, sed et matronas et virgines deoque dicatas exposuerunt spurcitiis garcionum . Il Villehardouin non fa parola di questi fatti troppo soliti ad accadere nelle guerre.

93

Niceta salvò, indi sposò una nobile vergine, che un soldato, επι μαρτυτι πολλοις ονηδον επιβρωμωμενος, lascivamente smanioso in faccia a molti testimonj , quasi violò senza riguardo a εντολαι, ενταλματα ευ γεγονοτων, alle massime od ai precetti delle persone ben nate .

94

Intorno al valor generale di tutto lo spoglio il Gunther lo riguarda tale, ut de pauperibus et advenis cives ditissimi redderentur ( Hist. C. P. c. 18); il Villehardouin (n. 132) osserva che dopo la creazione del mondo ne fu tant gaignié dans une ville , e Baldovino ( Gesta , c. 92) ut tantum tota non videatur possidere Latinitas .

95

V. Villehardouin (n. 133-135). Evvi una variante nel testo, per cui può leggersi e cinquecentomila e quattrocentomila . I Veneziani aveano fatta la profferta di prendersi per sè tutto lo spoglio, indi sborsare quattrocento marchi a cadaun cavaliere, dugento a cadaun sergente, cento a cadaun soldato; contratto che non sarebbe stato vantaggioso per la Repubblica (Le Beau, Hist. du bas-Empire , l. XX, p. 506, non so poi su qual fondamento).

96

Nel Concilio di Lione (A. D. 1295) gli ambasciatori d'Inghilterra valutarono la rendita della Corona, inferiore a quella del clero straniero, che ascendeva a sessantamila marchi annuali (Mattia Paris, p. 451; Hume Storia d'Inghilterra , vol. II).

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Niceta descrive in patetica guisa il saccheggio di Costantinopoli e le sciagure che personalmente il percossero (p. 367-369, e Status urbis C. P., p. 375-384). Innocenzo III, Gesta , c. 92 conferma perfino la realtà de' sacrilegj deplorati da Niceta: ma Villehardouin non lascia scorgere nè pietà, nè rimorsi.

98

Se ho ben inteso il testo greco di Niceta, le loro vivande predilette eran cosce di manzo a lesso, maiale salato condito coi ceci, zuppa con aglio ed erbe forti, o acide (p. 582).

99

Niceta si vale di espressioni durissime αγραμματοις βαρβαροις, και τελεον αναλφαβητοις Barbari illetterati, e totalmente ignari dell'abbicì . (Fragm. apud Fabricium, Bibl. Graec. , t. VI, p. 414). Vero è che questo rimprovero si riferisce principalmente alla loro ignoranza della lingua greca e delle sublimi opere di Omero. I Latini del dodicesimo e tredicesimo secolo non mancavano di opere di letteratura nella propria lingua. V. le Ricerche filologiche di Harris, p. 3, c. IX, X, XI.

100

Niceta, nativo di Cona in Frigia (antico Colosso di S. Paolo) era pervenuto al grado di Senatore, di Giudice del Velo e di gran Logoteta. Dopo la rovina dell'Impero, di cui fu vittima e testimonio, si ritrasse a Nicea, ove compose una compiuta e accurata storia che procede dalla morte di Alessio Comneno insino al regno di Enrico.

101

Un manoscritto di Niceta (nella biblioteca Bodleana) contiene questo singolare frammento che riguarda lo stato di Costantinopoli, e che o ad arte, o per vergogna, o piuttosto per trascuratezza è stato ommesso nelle precedenti edizioni. Lo ha pubblicato il Fabrizio ( Bibl. graec. , t. VI, p. 405-416), e l'ingegnoso Harris di Salisbury non ha limiti nel lodarlo ( Ricerche filologiche part. III, cap. V).

102

Per darne un'idea della statua di Ercole il sig. Harris ha citato un epigramma, e presentata la figura scolpita in una bella pietra; ma questa non offre l'atteggiamento di un Ercole, senza clava, col braccio e la gamba stesa siccome di questa statua vien detto.

103

Ho trascritte letteralmente le proporzioni indicate da Niceta, le quali mi sembrano oltre modo ridicole, e forse ne condurranno a giudicare che il preteso buon gusto di questo senatore ad ostentazione e vanità riducensi.

104

V. Niceta, ove parla d'Isacco l'Angelo e di Alessio (cap. 3, p. 339). L'Editore latino osserva con molta ragionevolezza che lo Storico greco coll'enfasi del suo stile suol fare ex pulice elephantem .

105

Niceta in due passi (edizione di Parigi, p. 360, Fabrizio p. 408) rampogna aspramente i Latini οιτου καλου ανεραστοι Βαρβαροι, Barbari nemici del bello , e indica in precisi termini quanto fossero avidi del bronzo. Non può però negarsi ai Veneziani il merito di avere trasportati quattro cavalli di bronzo da Costantinopoli alla piazza di S. Marco (Sanuto, Vite dei Dogi , Muratori, Script. rer. ital. t. XX, pag. 534).

106

Winkelmann, Storia dell'arti, t. III, p. 269-270.

107

V. nel Gunther ( Hist. C. P. c. 19-23, 24) il pietoso furto dell'abate Martino, che trasportò un ricco fardello di questi tesori religiosi nel suo convento. Nondimeno il Santo non andò immune dalla scomunica, e forse dalla taccia di avere violato un giuramento.

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