Edward Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 12
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Ben si sarebbero confermati ne' loro sospetti i Greci, se avessero vedute le lettere politiche che Manuele scriveva al papa Alessandro III, nemico del suo nemico Federico I, manifestandogli desiderio di unire i Greci e i Latini in un sol gregge sotto i pastori medesimi ( V. Fleury, Hist. ecclés. t. XV, p. 187, 213-243).
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V. le relazioni de' Greci e de' Latini in Niceta (Alessio Comneno c. 10) e in Guglielmo di Tiro (l. XXII; c. 10, 11, 12, 13); moderata e concisa la prima, verbosa, veemente e tragica la seconda.
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Il senatore Niceta ha composta in tre libri la storia del regno d'Isacco l'Angelo, p. 228-290, e pensando che ei fu Logoteto ossia primo Segretario e Giudice del Velo , o del palagio, grande imparzialità non ci possiamo aspettare da lui. Gli è però vero che sol dopo la caduta e la morte del suo benefattore, questa storia avea scritta.
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V. Boadino ( Vit. Saladin , pag. 129-131-226, traduzione dello Sculthens). L'ambasciadore d'Isacco parlava indifferentemente il francese, il greco e l'arabo, cosa che in quel secolo può riguardarsi come un fenomeno. Il messaggio del Greco trovò alla Corte del Sultano accoglienza onorevole, ma il molto scandalo che produsse nell'Occidente ne fu il solo effetto.
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Ducange, Fam. Dalmat. p. 318, 319, 320. La corrispondenza tra il Pontefice romano e il Re de' Bulgari, leggesi nell'Opera Gesta Innocentii III , c. 66-82, p. 513-525.
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Il Papa riconobbe questa origine italiana di Giovannizio. A nobili urbis Romae prosapia genitores tui originem traxerunt . Il d'Anville ( Etats de l'Europe , p. 258-262) spiega questa tradizione, e la grande somiglianza che si ravvisa fra la lingua latina e l'idioma de' Valacchi. Il torrente delle migrazioni avea trasportate dalle rive del Danubio a quelle del Volga le colonie poste da Traiano nella Dacia; e una seconda ondata dal Volga al Danubio, giusta il d'Anville, le avea ricondotte. La cosa è possibile, ma si toglie molto dall'ordinario.
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Questa parabola non disdice, per vero dire, allo stil di un Selvaggio; ma piaciuto sarebbemi che il Valacco non vi avesse frammessi il nome classico de' Misj, le esperienze della calamita, e la citazione di un antico poeta comico (Niceta, in Alex. Com. l. 1, p. 299-300).
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I Latini aggravano l'ingratitudine di Alessio supponendo che Isacco lo avesse liberato dalla schiavitù in cui lo tenevano i Turchi. So che questo patetico racconto è stato spacciato a Venezia ed a Zara, e non ne trovo orma in alcuno degli Storici greci.
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V. il regno d'Alessio l'Angelo o Comneno ne' tre libri di Niceta, p. 291-352.
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V. Fleury, Hist. eccles. t. XVI, p. 26 ec., e Villehardouin n. 1, colle osservazioni del Ducange, non mai disgiunte dal testo originale di cui mi valgo.
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La vita contemporanea del Papa Innocenzo III , pubblicata dal Ballazio e dal Muratori, ( Script. rer. Ital. t. III, part. I, p. 486-568) è preziosa per l'importanza delle istruzioni inserite nel testo: ivi si può leggere ancora la Bolla della Crociata, c. 84-85.
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Porce cil pardon fut issi gran, se s'en esmeurent mult li cuers des genz, et mult s'en croisièrent, porce que li pardons ere si gran. Villehardouin n. 1. I nostri filosofi possono sottilizzare a lor grado sulle cagioni delle crociate, ma tali erano i veraci sentimenti di un cavaliere francese.
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Questo numero di feudi, mille e ottocento de' quali, doveano ligio omaggio, trovavasi registrato nella Chiesa di S. Stefano di Troyes, e venne attestato nel 1213 dal maresciallo della Sciampagna (Ducange, Observ. p. 254).
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Campania… militiae privilegio singularis excellit… in tyrociniis… prolusione armorum , etc. (Ducange, p. 249), tratto dall'antica Cronaca di Gerusalemme A. D. 1177-1199.
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Il nome di Villehardouin trae la sua origine da un villaggio o castello della diocesi di Troyes fra Bar e Arcy. Nobile ed antica era questa famiglia; il cui ramo primogenito durò sino al 1400: il ramo secondogenito divenuto possessore del principato d'Acaia, andò a terminarsi nella Casa di Savoia (Ducange, p. 235-245).
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Il padre di questo Goffredo e i suoi discendenti possedettero tale carica; ma il Ducange non ha seguito il corso delle cose colla sua diligenza ordinaria. Trovo che nel 1356 la stessa carica passò nella Casa di Conflans. Questi marescialli di provincia sono, è lungo tempo, ecclissati dai marescialli di Francia.
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Questo idioma del quale presenterò alcuni saggi, è stato spiegato dal Vigenere e dal Ducange in una Versione e in un Glossario. Il presidente Brosses ( Mechanisme des langues , t. II, p. 83) lo vuole un modello di una lingua che ha perduta l'essenza di lingua francese, e che i soli grammatici possono intendere.
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L'età in cui visse e l'espressione, moi qui ceste oeuvre dicta (n. 62, ec.) possono far nascere un sospetto, più fondato di quello del Wood intorno ad Omero, che il predetto maresciallo non sapesse nè leggere, nè scrivere. Nondimeno la Sciampagna può gloriarsi di avere prodotti i due primi Storici, i nobili padri della prosa francese, Villehardouin e Joinville.
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La Crociata, i regni del Conte di Fiandra, di Baldovino e di Enrico suo fratello, formano il particolare argomento di una storia composta dal Doutremens, gesuita ( Constantinopolis belgica , Tournai, 1638, in 4); Opera che io conosco solamente da quanto ne ha detto il Ducange.
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T. VI di questa storia.
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Il Pagi ( Critica , t. III, A. D. 810, n. 4 ec.) tratta sulla fondazione e l'independenza di Venezia e sull'invasione di Pipino ( V. la diss. del Beretti, Cron. It. medii aevi , in Muratori, Script. t. X, p. 153). I due critici mostrano qualche parzialità. Il Francese contro la Repubblica, l'Italiano in favore di essa.
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Allorchè il figlio di Carlomagno armò i suoi diritti dì sovranità, i fedeli Veneziani gli risposero: οτι ημεις διπλος θελσμεν ειναι του Ρομαιων βασιλεως, perchè noi vogliamo essere secondi sudditi del Re dei Romani (Costantino Porfirogeneta, De admin. imper. part. II, c. 28, p. 85); tradizione del nono secolo che rende ragione de' fatti del decimo, confermati dall'ambasceria di Liutprando di Cremona. Il tributo annuale che l'Imperatore permise si pagasse al Re d'Italia dai Veneziani, raddoppia la servitù di questi sotto aspetto di alleggerirla; ma l'odioso διουλοι vuol essere tradotto come nel chirografo dell'anno 827 (Laugier, Hist. de Venise , t. I, p. 67 ec.) co' più miti vocaboli subditi o fideles .
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V. la venticinquesima e trentesima dissertazione delle Antichità del Medio Evo del Muratori. La Storia del commercio composta da Anderson non fa incominciare il traffico de' Veneziani coll'Inghilterra che nell'anno 1323. L'Abate Dubos ( Hist. da la ligue de Cambrai , t. II, p. 443-480) offre una allettevole descrizione del fiorente stato del loro commercio e delle loro ricchezze nel principio del secolo XV.
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