Ivan Fabio Perna - Le avventure di Orazio Scattini

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Le avventure di Orazio Scattini: краткое содержание, описание и аннотация

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<>, e uscì sbattendo (molto cordialmente) la porta. <>

Intanto mi accasciai sul cuscino imbottito di paglia, completamente distrutto! Non feci neanche in tempo a chiudere gli occhi... che m’ero già addormentato.

Colle dell’Eremo, stanza di Donna Valeria. Sera, ore 22 e 35.

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<“Donna Valeria, le tue preghiere non sono state accolte! Il maschio che hai tanto cercato e chiesto non è disponibile in magazzino; ci dispiace! Purtroppo per te, ti daremo una bambina! Sai già i problemi che attenderanno te e la tua fede cristiana! Il sesso femminile è più incline alle lascivie della carne, essendo ogni carne... generata da una donna! Ma il Signore ha fede in te! Educa la tua creatura nell’adorazione della parola e guidala verso una vita di beatifi­cazione e di preghiera penitente! Ma attenta! Dietro ad ogni an­golo Satana è pronto ad impadronirsi della sua innocenza! Più volte ti met­terà alla prova! E quando i pruriti della tua bambina si faranno sentire con più eco, il diavolo sferrerà il suo poderoso attacco finale! Solo la tua fede nel Signore potrà salvarla! Solo le tue preghiere alla Madonna la pro­teggeranno dal peccato...” . Ora capisci bambina mia?>>

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<>, diceva Grazia tra i singhiozzi. <>

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<> VI. Il Padre Priore!

Colle dell’Eremo, stanza di Orazio. Sabato mattina, ore 3 e 39.

TOC-TOC!

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Passai davanti allo specchio e saltai dal terrore! Poi guardai bene. Quello riflesso ero pro­prio io! Un attimo per riprendermi; una sciacquata veloce alla faccia (con un’acqua tal­mente gelida che m’ibernò temporaneamente i tratti del viso) ed ora, ero quasi pronto... dico quasi perché mancava...

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Io adoro il caffè, niente da dire... solo che quello del giovane frate mi preoccupò alquanto, per­ché ci mise un quarto d’ora a raggiungere la tazzina!

<<���è un po’ forte; qui da noi si usa così. Sa, il lavoro e la preghiera esi­gono attenzione!>>

Alla fine di quel caffè, mi sentivo un cocainomane!

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<<���è un santo!>>

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Frate Emanuele, durante il tragitto, mi raccontava di come i giorni passavano all’eremo; dei momenti di preghiera, di festa, di lavoro, di incontro. E mi raccontava di quella vita con il volto colmo di felicità, con un’enfasi... da tifoso di calcio! Ma nonostante tutto, io continuavo a chiedermi perché, giovane com’era, l’avesse scelta rinunciando a tutto.

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Con molta cautela varcai la soglia di quel lugubre luogo. Proprio di fronte a me, illuminato fio­camente da una candela alla sua destra, c’era Padre Gustavo; inginocchiato e di spalle. La porta si chiuse. Rimasi solo. Insieme con quella figura che, da lontano, pareva un dise­gno a pa­stello. Quel moccolo di candela accanto a lui disegnava tutt’intorno alla cella una luce spet­trale, che sembrava fosse lì a brillare da un’eternità. In quell’ambiente così chimerico ebbi l’im­pulso di farmela sotto! Inoltre, con la porta chiusa, tutto il mondo esterno sembrava si fosse cancel­lato di colpo, ed io e quell’individuo, eravamo gli unici interpreti di una pittura immagi­naria. Il quel buio claustrofobico stavo già iniziando a dare i numeri quando, il san­gue mi si gelò de­finitivamen­te nelle vene!

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La sua voce sembrò uscire da ogni mattonella della stanza! Persino dal pavimento, persino dal soffitto!

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Mi diressi verso lui e, mentre m’avvicinavo cauto, sbigottito realizzai che la sua figura stava flut­tuando a mezz’aria! Le sue ginocchia erano sospese a circa trenta, quaranta centimetri dal suolo in un continuo lento ondeggiare.

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Quando mi sedetti rimasi di sale vedendo che il suo volto pareva un dipinto! Fisso! Immobi­le! Con gli occhi serrati!

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Parlò, ma le sue labbra non si mossero per niente!

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Gli occhi del frate s’aprirono e né fuoriuscì un fascio di luce bianchissima che si stampò dritto sulla mia fronte.

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Padre Gustavo, restò 45 minuti a sfogliarmi il cervello poi, con una secca risata finale stac­cò “i fari” dalla mia testa e riprese l’aspetto di prima.

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Uscii dalla cella.

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Davanti avevo... Padre Gustavo.

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Padre Gustavo m’accompagnò nel magazzino ove si trovavano tutti gli arnesi di mio zio. Nonostante fosse molto presto, preparammo il mate­riale in cortile (così, al termine della preghiera tutti avrebbero trovato il lavoro a portata di mano). E vi­sto che gli unici svegli nell’eremo eravamo io e frate Emanuele, Padre Gustavo, decise di moltiplicarsi per diciannove rendendo il lavoro più scorrevole. Anche se questo pro­vocò una rissa fra cinque Gustavi che litigarono su chi avrebbe dovuto guidare il montacarichi!

<>, disse Emanuele. <>

<> disse Padre Gustavo. <>

Una nube l’avvolse e svanì!

<> osservai.

<> replicò Emanuele.

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<<(...quale dei trenta?)>>

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<<(...ne hai da pregare allora...)>>

Mentre vedevo il tenero Emanuele allontanarsi, la mattina aveva già destato tutti. Con passi composti, si accingevano a recarsi alla messa. Dal centro del cortile scorsi anche Grazia e Donna Valeria.

<> chiamai. <>

Si girò, ma subito voltò la testa senza salutarmi. Donna Valeria invece m’attaccò con uno sguardo così tagliente che mi perforò da parte a parte. Ero già pronto a recitare la parte del bravo cristiano per stare di nuovo accanto a Grazia ma, ora, ero già solo, in mezzo al cortile e una tristezza inspiegabile m’assalì. Mi sentivo falso, falso e ipocrita. Per il semplice desi­derio di giacere con una bella fanciulla ero pronto a convertirmi ad ogni religione. Forse, l’incon­tro con Padre Gustavo (che senza enfatizzare è un uomo che ne vale cento), m’a­veva fatto apri­re gli occhi. Durante quella fusione mentale francescana, m’aveva chiesto una fede vera, reale, che io purtroppo non riuscivo a concepire. Mi sentivo finto, ingannatore e menzognero. Ma che avevo da stupirmi... così, ero sempre stato. Rimasi due ore, seduto su un cassone di legno, a fissare un sasso, perso... in chissà quali pensieri. VII. Dov’è? Dov’è il maiale?

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