Ivan Fabio Perna - Le avventure di Orazio Scattini

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Impresa di pulizia, ufficio di Pier Vincenzo Scattini. Sabato mattina, ore 8 e 50.

TOC-TOC

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<>, chiese rispettosamente la segretaria.

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Mio zio, pronto a caricarlo d’insulti, già iniziava a fare pratica di parolacce.

Il tizio entrò; e per passare dalla porta senza sbattere la testa sull’architrave dovette abbassarsi. Era gigantesco! Vestito con un impermeabile marrone col bavero alzato e un cappello che gli nascondeva parte del volto.

Mio zio iniziò allora con l’essere alquanto cordiale...

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<>, il tizio lo sollevò dal bavero della giacca tenendolo sospeso in aria.

<<...oh Cristo!>>

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Nello strattonare mio zio gli cadde il cappello rivelando la sua identità.

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<> VIII. La pulizia

Assisi, cortile dell’Eremo. Mattina, ore 9.

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Nessuna risposta.

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Tutti erano a bocca aperta con gli occhi sgranati.

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Era Grazia!

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<>, m’interruppe con gli occhi gonfi di lacrime <>

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Una voce insistente la chiamava.

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E si allontanò; lasciando nell’aria quella scia d’innocente sensualità che la caratterizzava. Che ragazza, che tenera fanciulla: pazza di me! Ed io? Io non lo sapevo... percepivo solo l’odore di una ragazza che era capace di piangere per me! E questo, mi faceva sentire un maschio schi­fo­so e fiero di esserlo! E di nuovo quella tristezza riprendeva ad assalirmi... quel sentirmi falso. Ma cosa cercavo io? Cosa volevo da lei? Era neanche due giorni che mi trovavo nell’Eremo e già mi pen­tivo di tutte le mie malefatte! Ma non volevo, non volevo perdere la mia identità! Ero fatto così e allo­ra? Amavo Grazia ma era colpa mia se vedevo prima il suo fondoschiena e poi il suo cuore?

Sotto il grosso porticato Donna Valeria attendeva l’arrivo della figlia.

<>.

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Ci misi un intera mattinata per catalogare le voci e i codici di tutti, e dovevo essere preciso, al­tri­menti se un arnese non riconosceva la voce del proprietario andava in corto circuito e si au­to­distruggeva! Meritato fu il pasto alla mensa dei francescani. Ma non vidi lì né Grazia né Donna Valeria. In compenso mi consolai con: mozzarelle di primo latte con pomodori e ci­polline; trenette tartufate con pesto di giornata; arrosto di cervo in salsa mille odori; fettona di crostata con marmellata ai frutti di bosco; frutta di stagione e... l’Amaro dei Francescani: 78 gradi! Che scese nello stomaco a trovare i già venti bicchieri di verdicchio che allegramente m’ero scolato! E quando cominciai a cantare “Laudato sii” in ebraico antico, i frati capirono che qualcuno l’aveva da portarmi a riposare nel mio letto! IX. Pentiti!

Colle dell’Eremo, stanza di Donna Valeria. Ore 23 e 58.

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Un’ora e tre quarti dopo.

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<>, Donna Valeria la prese con forza e la condusse davanti allo specchio. <>

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<>, ringhiava Donna Valeria col volto rigato dalle lacrime. <>

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<>, esclamò Valeria percuoten­dosi il petto. <>, Donna Valeria prese una corda e cominciò a legare le mani e i piedi di Grazia. <>

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<>, sbraitò con gli occhi rossi e la bava alla bocca. <>, urlava strattonandola. <>, sgridava legandole i piedi. <>

<>, gridò ribellandosi alla tortura. <>

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<< PUTTANA!!!>, strillò come una pazza colpendola con un sonoro ceffone di manrovescio. <Fuori!!!>

E la povera Grazia fuggì via piangente; lasciandosi alle spalle una madre che, inginocchiata come un cane rabbioso, continuava a maledirla. X. Sorpresa!

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Schiusi la porta e davanti, la povera Grazia, si vide un relitto che non aveva ancora smaltito la sbronza. In mutande, con un occhio chiuso e uno semiaperto, la bocca spalancata, un ri­golo di saliva penzolante, la canottiera slabbrata, con la spalla destra di fuori, e i capelli de­gni di un mare in tempesta!

<> gli dissi completamente offuscato.

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Ancora in preda ai fumi dell’alcool... senza realizzare... me le tolsi! Svenne di colpo!

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Uscii dalla stanza. Mentre vagavo barcollante per il cortile, incontrai Donna Valeria.

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Donna Valeria posò subito l’occhio sulle mie vergogne.

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<>, notando il suo interesse, abbassai pur’io lo sguardo. <>

Iniziai a ridere convulsamente, mi bloccai di colpo... e caddi svenuto come un sasso! XI. L’inquisizione

<>, eravamo tutti in sala riunioni, riuniti d’urgenza da frate Luigi. <>

<>, presi parola. <>

<>, Frate Luigi mi si avventò al collo e comin­ciò a strozzarmi.

<>, echeggiò una voce tonante.

<>, mormoravano spaventati, tutti in coro.

<> disse frate Luigi <>

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>, Donna Valeria evitò lo sguardo. <>

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Appena uscirono; un brusio di chiacchiera si levò lungo tutto l’eco del salone. Anche se ma­gari non era vero, mi sentivo l’argomento di discussione e ciò, mi faceva sentire piccolo-pic­colo. Una mano amica mi bussò amichevolmente sulla spalla, era frate Emanuele che, arri­vando dalle cucine col grembiule tutto imbrattato di sugo, così mi testimoniava la sua com­prensione:

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Ma era colpa mia o no? Quella povera stellina di Grazia non c’era. Probabilmente quella vi­pe­ra di sua madre l’aveva serrata in camera. Che rimorso, che nodo alle budella... un imba­razzo mi­cidiale mi scese addosso come un’aquila in picchiata, stavo male... proprio male!

Intanto, fuori, nel cortile...

<>, tuonò Padre Gustavo. <>

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Nessuna risposta.

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Un fulmine piombò dal cielo e, in una scarica di fumo, Padre Gustavo, sparì!

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