Ivan Fabio Perna - Le avventure di Orazio Scattini
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- Название:Le avventure di Orazio Scattini
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E con le porte dell’ambulanza che si chiudevano, si chiudeva anche la piccola, platonica storia con quella ragazza meravigliosa.
<>, urlava con le braccia al cielo Donna Valeria. <>
<>, pensai tra me, <>
Un pezzo d’intonaco si staccò dalla basilica e la colpì in piena faccia.
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Intanto mi corse incontro frate Emanuele.
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Mentre tornavamo all’eremo, un carabiniere diceva al suo brigadiere:
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Il mio soggiorno dai francescani durò i sessanta giorni stabiliti. Tra lezioni di pulizia, pranzi, cene colossali, partite di poker e di pallone. Del quartetto di matti, Luigi e Donna Valeria compresi, non ne seppi più nulla. Frate Emanuele mi disse che erano stati assicurati alla giustizia, ma, sinceramente, non me ne importava. Grazia era entrata nell’ordine di clausura delle Monache di Santa Chiara: “Le Clarisse”; il più restrittivo e, di sicuro, non l’avrei mai più rivista sia fuori che dentro il convento. Nell’ultima mia settimana di permanenza guidai i lavori per la pulizia della basilica, in occasione della festa di San Francesco. E, alla mia partenza, di mattina presto, tutti i frati erano alla stazione a salutarmi. A sorpresa, arrivò anche Emanuele.
<>, gli dissi. <>
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E con un forte abbraccio a quel caro amico, si chiuse... la mia avventura ad Assisi! XVI. L’epilogo finale
Manicomio criminale. Ore 24.00
<>, diceva l’infermiere a un secondino. <>
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Orazio Scattini e il mistero di Donna Valeria I. Il passato
I drammi della vita di una persona, a volte, cominciano quando quest’ultima non è ancora nata. Il mio, per esempio, ebbe inizio nel lontano 1943. Ma andiamo per gradi.
Ci troviamo a Viù, un piccolo paesino della provincia piemontese. Allora si era in guerra, e i fragori dei bombardamenti si spandevano con un’eco terrificante per tutta la valle. Un fatiscente edificio sorgeva su una piccola collinetta sopra il paesino appena menzionato. Sulla sua facciata, sopra il monumentale portone, vi era scritto: “Brefotrofio Femminile di Clausura delle Suore Benedettine dei Santissimi Martiri delle Crociate” . All’interno, nei fitti e bui corridoi, dei tondini flebili di luce si costruivano attorno a fiammelle di povere candele.
Era notte. Una grassa figura si aggirava per uno dei corridoi con una lampada ad olio nella mano destra e una frusta a nove code nell’altra... era una suora! La sorvegliante dei dormitori: suor Ustionata! Gigantesca, sguercia all’occhio sinistro, chiuso da una spessa cicatrice che le segnava la fronte sino quasi alle labbra, con una gamba di legno puntuta, camminava nervosa tirando violenti colpi di scudiscio alle porte, ove le piccole ospiti, aveano trovato riparo dalla loro condizione di orfanelle.
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In ognuna delle piccole stanzette, dietro a porte umide e marce mangiate dal tempo, dieci o più bambine dormivano su di una grossa e lisa coperta che divideva i loro magri corpicini dal pavimento gelato. Strette l’una con l’altra si difendevano dal freddo, dalle parole della suora e dalle continue, violente detonazioni che provenivano da fuori. E quando una di loro, sentì lontani i passi e le nerbate della suora, rivolta ad una sua amica sibilò le sue curiosità.
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<<...strana qui, nella pancia... insomma: questa persona mi piaceva...>>
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Una violenta esplosione non fece altro che far stringere ancora di più tra loro le povere bambine. Pezzi d’intonaco e pietre cadevano sulle piccine che, per la paura della punizione, nonostante il dolore, non osavano fiatare! E per tutta la notte le loro coperte furono i terribili tuoni artificiali dell’unica tempesta che l’uomo era riuscito a ricreare... la guerra!
Ma il giorno dopo tutto era ancora miracolosamente intatto. II. La realtà
Nello squallido refettorio la mattina si presentava senza la solita preghiera. Le bambine, tutte composte e sedute lungo la tavolata, attendevano, come ogni inizio di giornata, di ringraziare il Signore. Ma l’unica presente era suor Ustionata.
<>, chiese timidamente una bambina. <>
<>, rispose la suora tirando una violenta frustata in terra. <>
<>, bisbigliò Valeria alla sua amica Maria. <>
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L’imprecare della sorella terminò con l’ingresso solenne della Madre Superiora.
<>, comandò questa. <>
Quattro suore entrarono tenendo sulle spalle con immani sofferenze, le assi che sorreggevano la pesante poltrona papale ove era seduta Suor Assoluta! Il suo volto si presentava come una ruga unica! Non si riuscivano a distinguere né gli occhi né qualsiasi altro tratto del viso.
Un brivido di paura passò sulle schiene di tutte. Si ventilava nel brefotrofio che Suor Assoluta avesse addirittura 779 anni! Che non mangiasse mai... e che una volta avesse pregato per 215 anni di fila! La sedia fu sistemata in fondo alla sala.
<>, intimò la superiora. <>
Un silenzio sacrale calò in tutto lo stanzone.
<>, disse con voce metallica e spettrale Suor Assoluta.
E da quel “bambine...” sino alle parole successive, passarono 48 interminabili minuti!
<<...sono distrutta dal dolore...>>, riprese afflitta mentre una giovane suora asciugava le bave che uscivano continuamente da una delle mille rughe sul volto della vecchia. <>
Per un’ora e 11 minuti non pronunciò una parola.
<<...la cosa più triste per noi>>, riprese <<���è sapere che il nostro metodo d’insegnamento non troverà il successo sperato... ma la verità è meglio che la sappiate da me... piuttosto che vederla da sole...>>
Altri 56 minuti di silenzio.
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Un’eco di stupore viaggiò per le labbra di tutte le piccine.
<>, sbraitò suor Ustionata. <>
<>, continuò Suor Assoluta mentre le altre suore a stento trattenevano le lacrime. <>
<>, dissero in coro le bambine. <<...e cosa sono? Mai sentita questa parola... sarà una cosa che si mangia...>>
<>, da una delle rughe in alto le calò una lacrima. <>
<>, implorò una fanciulla. <>
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Un colpo di frusta non mancò a farsi sentire e subito, la spessa suor Ustionata insieme con le altre, si mise a guidare le file delle piccine.
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