Ivan Fabio Perna - Le avventure di Orazio Scattini
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- Название:Le avventure di Orazio Scattini
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<>, chiamò Suor Assoluta. <>
<>, chiese suor Ustionata.
<>
Valeria, pregna di curiosità, sgattaiolò sotto la lunga tavolata per assistere a quella misteriosa discussione. III. Il mistero
Il salone era, ora, completamente vuoto. L’esile Maria, si avvicinava timida ai gradoni che portavano all’imponente poltrona di Suor Assoluta. Arrivata al suo cospetto, con un filo di voce disse...
<<...cosa c’è...?>>
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La piccola continuava a fissare con tremore la tempesta di solchi sul volto della vecchia che, ora, muoveva una scheletrica mano verso il collo e poi, toltasi una collana, la porse a Maria.
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La suora non fece neanche in tempo a finire le parole che la minuta Maria l’aveva già aperto. Al sentire lo scatto del ciondolo, la suora capì che davanti a lei c’era una piccola santa.
<>
La suora non fece altro che far cadere lentamente la testa a lato per poi svanire da dentro la tonaca che, senza l’appiglio di un corpo, si sgonfiò lentamente. Un soffio di vento gelido avvolse la veste che divenne pietra... disgregandosi poi come fosse cenere; tutto sotto gli occhi della piccola Maria che, come si trattasse di una cosa normale, diligentemente faceva un inchino e salutava quello che era ormai divenuto un ammasso di polvere.
Valeria, da sotto il lungo tavolone, aveva assistito a tutta la scena e, con occhi gelosi, seguì subito l’amica nelle camerate.
La sottile Maria stava raccogliendo le sue cose: un’immagine scolorita della Madonna, delle scarpette invernali, una vestaglietta rosa di ricambio e la testa sfilacciata di un orsetto di pezza ma, nel mentre, irruppe nella stanza la piccola Valeria.
<>, urlò Valeria con tono scontroso.
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Valeria le s’avventò contro e, dopo averle tirato diversi calci in pancia, le rubò il ciondolo.
<>, diceva piangendo la povera Maria, accasciata a terra con le mani sul pancino dolorante.
<>
Valeria le rubò anche il suo unico giocattolo e poi corse fuori chiudendo a chiave il grosso portone della loro camerata. Si gettò all’impazzata per l’edificio, sentendo sempre più lontane le urla d’aiuto della sua povera amica.
Una volta uscita fu notata subito da uno dei soldati che stava salendo sull’ultimo camion.
<>
Valeria, tremante, fece cenno di no col capo e, improvvisamente... un violento fragore si udì alle loro spalle! La casa, sotto i loro occhi, si accasciò come un incerto castello di carte, sollevando un grigio nuvolone di pulviscolo.
<>, le intimò il soldato.
<> rispose Valeria sicura. Il militare ora la sistemava sull’autocarro e, sotto la polvere che ancora cadeva, andava a portare le bambine verso il loro labile ed incerto futuro. IV. Il futuro
Durante il viaggio, e durante tutti gli anni passati Valeria, che in seguito fu adottata da una ricchissima famiglia americana, cercò in tutti i modi di aprire il pendaglio rubato, anche fino a farsi sanguinare le dita, ma non ci riuscì mai.
In America, Donna Grant (questo era il suo nuovo nome) studiò nelle migliori scuole religiose del paese. Ma a soli ventun’anni divenne di nuovo orfana, perdendo i genitori adottivi, e tutti i nuovi parenti, in un misterioso incidente aereo ove tutti i piloti s’addormentarono sotto il torpore di un tè forse troppo “zuccherato”.
Ora, ricchissima, tornava in Italia cambiando il cognome in Valeria, in ricordo dei tempi passati ed apriva, nel 1958, un’agenzia di viaggio denominata: “Il Sacro Cuore” . E da quel giorno, ricca e potente, Donna Valeria poteva permettersi di tutto... tranne ancora l’amore che, nel corso degli anni, non era ancora riuscita a conoscere.
Nell’inverno del 1974, Donna Valeria si trovava per motivi di lavoro a Venezia: doveva catalogare minuziosamente tutte le chiese che poi avrebbe presentato in un giro estivo con la sua agenzia. E qui, il suo futuro, le si presentò sotto forma di un cortese invito:
<>, chiese gentilmente un affascinante signore dai capelli lunghi e lisci completamente vestito di nero.
<>, disse aggiustandosi timidamente gli occhiali e continuando a scrivere sul suo taccuino.
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<>, domandò prendendole la mano.
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<<���è un piacere conoscerla; la sua bellezza è pari solo all’arte di questa città!>>, declamò facendo il baciamano con un coreografato inchino.
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Il fascino degli Orazi è sempre unico, con occhi fissi e penetranti attaccati alle pupille di Valeria attendeva la sua risposta.
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Con passo timido e casto Valeria abbandonava la chiesa. Gli occhi di Orazio Strauss seguivano minuziosamente ogni centimetro della sua silhouette e, con un sorriso da diavoletto, già ventilava fantasie su dove l’avrebbe portata ad ubriacarsi dopo il concerto.
La sera, Donna Valeria si presentò al teatro con mezz’ora di ritardo; ovviamente il concerto, nonostante le promesse, era già cominciato!
Venne fatta accomodare, da un gaglioffo del violinista, al terzo piano del teatro ove i loggioni erano altamente pericolanti e l’accesso era vietato al pubblico.
Al termine, Donna Valeria andò a salutare il grande artista nel suo camerino... V. Il marpione in azione
<>, disse Orazio Strauss con una punta di meraviglia nel vederla.
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Non era affatto vero!
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<> disse con tono romantico il bel violinista accarezzandole le mani <>
Nel mentre un giovane fattorino spalancò la porta del camerino.
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<> disse il giovane arrossendo.
<>, disse Strauss a Valeria.
<>, riprese il fattorino <>
<>, gridò furioso tirandogli dietro una scarpa di vernice nera. <>
<>, disse Donna Valeria. <>
<> l’implorò in ginocchio <>
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<>, chiamò Strauss urlando verso la porta.
<>, disse irrompendo nel camerino l’autista del signor Strauss.
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<> rimbeccò Orazio <>
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<>, gli mormorò digrignando i denti. <>
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Una volta nel corridoio...
<>, sgridava allungando al servitore pesanti ceffoni alla nuca.
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<>, riprese l’autista mentre frugava nelle tasche i suoi ultimi spiccioli. <>
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