Alessandro Baricco - Mr Gwyn

Здесь есть возможность читать онлайн «Alessandro Baricco - Mr Gwyn» весь текст электронной книги совершенно бесплатно (целиком полную версию без сокращений). В некоторых случаях можно слушать аудио, скачать через торрент в формате fb2 и присутствует краткое содержание. Жанр: Современная проза, на итальянском языке. Описание произведения, (предисловие) а так же отзывы посетителей доступны на портале библиотеки ЛибКат.

Mr Gwyn: краткое содержание, описание и аннотация

Предлагаем к чтению аннотацию, описание, краткое содержание или предисловие (зависит от того, что написал сам автор книги «Mr Gwyn»). Если вы не нашли необходимую информацию о книге — напишите в комментариях, мы постараемся отыскать её.

Jasper Gwyn, scrittore dal discreto successo, decide da un giorno all’altro che non ha più intenzione di scrivere. O perlomeno di scrivere romanzi. Il gesto dello scrivere però gli manca, sente il bisogno di continuare a mettere in fila le parole come aveva fatto per la maggior parte della sua vita. Diventare “copista” gli appare dunque la soluzione ideale: non di cifre o parole, bensì di persone. Inizia così a fare ritratti per, come dice lui, “riportare a casa le persone”. Adibisce un ex garage a studio di posa, lo illumina con lampadine dalla luce “infantile” e ciò che ne scaturisce è un qualcosa che solo un personaggio complesso e surreale come Jasper Gwyin poteva concepire. Non mancheranno gli imprevisti e più di una volta il fragile sogno su cui tutto è costruito rischierà di infrangersi. Il finale non può che sorprendere.

Mr Gwyn — читать онлайн бесплатно полную книгу (весь текст) целиком

Ниже представлен текст книги, разбитый по страницам. Система сохранения места последней прочитанной страницы, позволяет с удобством читать онлайн бесплатно книгу «Mr Gwyn», без необходимости каждый раз заново искать на чём Вы остановились. Поставьте закладку, и сможете в любой момент перейти на страницу, на которой закончили чтение.

Тёмная тема
Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать

– Posso? – chiese, entrando.

Il vecchietto fece un gesto dei suoi.

– Io mi chiamo Rebecca. Anni fa lavoravo con Jasper Gwyn, se lo ricorda?

Il vecchietto premette un pulsante e la bottega si accese di una luce morbida e stanca.

– Gwyn?

– Sì. Veniva qui per le lampadine del suo studio. Ne prendeva ogni volta diciotto, sempre le stesse.

– Certo che me lo ricordo, sono vecchio, sono mica scemo.

– Non volevo dire questo.

Il vecchietto si alzò e si avvicinò al bancone.

– Non è più venuto, disse.

– No. Non lavora più in città. Lo studio l’ha chiuso. Se n’è andato.

– Dove?

Rebecca esitò un attimo.

– Non ne ho la più pallida idea, disse.

Il vecchietto rise di una risata bella, meno vecchia di lui. Sembrava contento che Jasper Gwyn fosse riuscito a far perdere le sue tracce.

– Scusi, disse.

– Di che?

– Ho un debole per quelli che spariscono.

– Non si preoccupi, anch’io, disse Rebecca. Poi tirò fuori dalla borsa un libro.

– Le ho portato una cosa. Ho pensato che le avrebbe fatto piacere.

– A me?

– Sì, a lei.

Posò sul bancone Tre volte all’alba. Era la copia che aveva letto lei, un’altra non era riuscita a trovarla.

– Cos’è?, chiese il vecchietto.

– Un libro.

– Lo vedo. Ma cos’è?

– Un libro che ha scritto Jasper Gwyn. Il vecchietto non lo toccò nemmeno.

– Ho smesso di leggere sei anni fa.

– Davvero?

– Troppe lampadine. Mi è andata in vacca la vista. Preferisco risparmiarla per il mio lavoro.

– Mi spiace. In ogni caso non è necessario che lei lo legga davvero, questo libro, è sufficiente che ne legga una riga.

– Cos’è, un gioco?, chiese il vecchietto, già un po’ incazzato.

– No, no, niente del genere, disse Rebecca.

Aprì il libro alla pagina iniziale e lo avvicinò al vecchietto.

Il vecchietto non lo toccò. Staccò un’occhiata sospettosa a Rebecca poi si chinò sul libro. Dovette avvicinarsi proprio molto, col naso quasi attaccato alla carta.

C’era giusto da leggere il titolo e la dedica. Ci mise un po’. Poi rialzò la testa.

– Cosa significa?, chiese.

– Niente. E una dedica. Jasper Gwyn le ha dedicato il libro, tutto qui. A lei e a quelle lampadine, mi sembra di capire.

Il vecchietto riabbassò la testa in quel modo esagerato e rilesse tutto da capo. Gli andava di controllare bene.

Si rialzò e prese il libro dalle mani di Rebecca, con una cura che d’abitudine teneva in serbo solo per le lampadine.

– Parla di me?, chiese.

– No, in verità credo di no. Gliel’ha dedicato perché la ammirava. Di questo sono sicura. Aveva una grande considerazione di lei.

Il vecchietto deglutì. Si rigirò un po’ in mano il libro.

– Lo tenga, disse Rebecca, è suo.

– Sul serio?

– Certo.

Sorridendo, il vecchietto riabbassò lo sguardo sul libro e per un po’ rimase a osservare la copertina.

– Non c’è il nome di Mr Gwyn, annotò.

– A Jasper Gwyn ogni tanto piace scrivere libri sotto falso nome.

– Perché?

Rebecca scrollò le spalle.

– E una lunga storia. Diciamo che gli piace rendersi irreperibile.

– Sparire.

– Sì, sparire.

Il vecchietto annuì, come se fosse perfettamente in grado di capire.

– A me aveva detto che faceva il copista, disse.

– Non era completamente falso.

– Cioè?

– Quando lei l’ha conosciuto copiava la gente. Faceva dei ritratti.

– Quadri?

– No. Scriveva dei ritratti.

– E una cosa che esiste?

– No. Cioè, ha iniziato ad esistere quando lui ha iniziato a farla.

Il vecchietto ci pensò un po’. Poi disse che anche le lampadine fatte a mano non esistevano prima che lui avesse cominciato a farle.

– All’inizio tutti mi prendevano per matto, aggiunse. Poi raccontò che la prima a credere in lui era stata una contessa che voleva nel suo salottino una luce identica a quella dell’aurora.

– Non fu affatto facile, ricordò.

Stettero a lungo in silenzio, poi Rebecca disse che doveva proprio andare.

– Sì, certo, disse il vecchietto. E stata fin troppo gentile a venire fin qui.

– L’ho fatto volentieri, io ci sono stata nella luce delle sue lampadine. E una luce che è molto difficile dimenticare.

Forse al vecchietto vennero delle specie di lacrime agli occhi, ma era impossibile dirlo, perché gli occhi dei vecchi piangono sempre un po’.

– Mi farebbe un onore ad accettare un piccolo omaggio, disse.

Si avvicinò a uno scaffale, prese una lampadina, andò ad avvolgerla in un foglio di carta velina e la porse a Rebecca.

– E una Caterina de’ Medici, chiarì. La tratti con cura. Rebecca la prese con grande attenzione e la mise nella borsa. Era come se le avessero regalato un animaletto. Vivo.

– Grazie, disse. E un bellissimo regalo.

Andò verso la porta e solo poco prima di aprirla sentì la voce del vecchietto pronunciare una domanda.

– Come faceva? Si voltò.

– Prego?

– Come faceva Mr Gwyn a scrivere ritratti?

Rebecca quella domanda se Pera sentita fare decine di volte. Si mise a ridere. Ma il vecchietto rimase serio.

– Voglio dire, cosa diavolo scriveva in quei ritratti? Rebecca aveva una risposta che si era allenata per anni a usare, ogni volta che le facevano quella domanda, per tagliar corto. Stava per pronunciarla quando sentì quella luce morbida e stanca intorno a sé. Allora disse un’altra cosa.

– Scriveva delle storie, disse.

– Storie?

– Sì. Scriveva un pezzo di una storia, una scena, come fosse un frammento di un libro.

Il vecchietto scosse la testa.

– Le storie non sono ritratti.

– Jasper Gwyn pensava di sì. Un giorno, che eravamo seduti in un parco, mi spiegò che tutti abbiamo una certa idea di noi stessi, magari appena abbozzata, confusa, ma alla fine siamo portati ad avere una certa idea di noi stessi, e la verità è che spesso quell’idea la facciamo coincidere con un certo personaggio immaginario in cui ci riconosciamo.

– Tipo?

Rebecca ci pensò un po’.

– Tipo uno che vuole tornare a casa ma non trova più la strada. O un altro che vede le cose sempre un attimo prima degli altri. Cose così. E quanto riusciamo a intuire di noi.

– Ma è idiota.

– No. E impreciso.

Il vecchietto la fissò. Si vedeva che gli andava proprio di capire.

– Jasper Gwyn mi ha insegnato che non siamo personaggi, siamo storie, disse Rebecca. Ci fermiamo all’idea di essere un personaggio impegnato in chissà quale avventura, anche semplicissima, ma quel che dovremmo capire è che noi siamo tutta la storia, non solo quel personaggio. Siamo il bosco dove cammina, il cattivo che lo frega, il casino che c’è attorno, tutta la gente che passa, il colore delle cose, i rumori. Riesce a capire?

– No.

– Lei fa lampadine, le è mai successo di vedere una luce in cui si è riconosciuto? Che era proprio lei?

Il vecchietto si ricordò di un lampioncino acceso sulla porta di un cottage, anni prima.

– Una volta, disse.

– E allora può capire. Una luce è giusto uno spicchio di una storia. Se c’è una luce che è come lei, ci sarà anche un rumore, un angolo di strada, un uomo che cammina, molti uomini, o una donna sola, cose del genere. Non si fermi alla luce, pensi a tutto il resto, pensi a una storia. Riesce a capire che esiste, da qualche parte, e che se lei la trovasse, quello sarebbe il suo ritratto?

Il vecchietto fece un gesto dei suoi. Assomigliava a un vago sì. Rebecca sorrise.

– Jasper Gwyn diceva che tutti siamo qualche pagina di un libro, ma di un libro che nessuno ha mai scritto e che invano cerchiamo negli scaffali della nostra mente. Mi disse che quello che cercava di fare era scrivere quel libro per la gente che andava da lui. Le pagine giuste. Era sicuro di poterci riuscire.

Читать дальше
Тёмная тема
Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать

Похожие книги на «Mr Gwyn»

Представляем Вашему вниманию похожие книги на «Mr Gwyn» списком для выбора. Мы отобрали схожую по названию и смыслу литературу в надежде предоставить читателям больше вариантов отыскать новые, интересные, ещё непрочитанные произведения.


Отзывы о книге «Mr Gwyn»

Обсуждение, отзывы о книге «Mr Gwyn» и просто собственные мнения читателей. Оставьте ваши комментарии, напишите, что Вы думаете о произведении, его смысле или главных героях. Укажите что конкретно понравилось, а что нет, и почему Вы так считаете.

x