Mikhail Bulgakov - Il Maestro e Margherita
Здесь есть возможность читать онлайн «Mikhail Bulgakov - Il Maestro e Margherita» весь текст электронной книги совершенно бесплатно (целиком полную версию без сокращений). В некоторых случаях можно слушать аудио, скачать через торрент в формате fb2 и присутствует краткое содержание. Жанр: Классическая проза, на итальянском языке. Описание произведения, (предисловие) а так же отзывы посетителей доступны на портале библиотеки ЛибКат.
- Название:Il Maestro e Margherita
- Автор:
- Жанр:
- Год:неизвестен
- ISBN:нет данных
- Рейтинг книги:5 / 5. Голосов: 1
-
Избранное:Добавить в избранное
- Отзывы:
-
Ваша оценка:
- 100
- 1
- 2
- 3
- 4
- 5
Il Maestro e Margherita: краткое содержание, описание и аннотация
Предлагаем к чтению аннотацию, описание, краткое содержание или предисловие (зависит от того, что написал сам автор книги «Il Maestro e Margherita»). Если вы не нашли необходимую информацию о книге — напишите в комментариях, мы постараемся отыскать её.
Il Maestro e Margherita — читать онлайн бесплатно полную книгу (весь текст) целиком
Ниже представлен текст книги, разбитый по страницам. Система сохранения места последней прочитанной страницы, позволяет с удобством читать онлайн бесплатно книгу «Il Maestro e Margherita», без необходимости каждый раз заново искать на чём Вы остановились. Поставьте закладку, и сможете в любой момент перейти на страницу, на которой закончили чтение.
Интервал:
Закладка:
S’intende che non tornò a prenderlo ma corse ansimando, attraverso la larga via, verso l’angolo opposto vicino al cinema, presso il quale baluginava una fievole luce rossastra. Un minuto dopo le era accanto. Nessuno gli aveva portato via il tassí.
— Al rapido di Leningrado, le darò la mancia, — disse il vecchio respirando con sforzo e comprimendosi il cuore.
— Vado in rimessa, — rispose con odio il tassista e si girò dall’altra parte.
Rimskij allora aprí la cartella, ne tirò fuori cinquanta rubli e li tese all’autista attraverso il finestrino aperto.
Pochi istanti dopo, la macchina sferragliante volava come un turbine lungo la circonvallazione della Sadovaja. Il passeggero era sbatacchiato sul sedile, e nel frammento di specchietto retrovisivo, Rimskij vedeva ora gli occhi pieni di gioia dell’autista, ora i propri dall’espressione folle.
Balzato fuori dalla macchina davanti alla stazione Rimskij gridò al primo facchino col grembiule bianco e la piastra metallica che incontrò:
— Prima classe, un biglietto, trenta rubli di mancia, — tirava fuori dalla cartella banconote, stropicciandole, — se non c’è la prima, la seconda… se no, la terza!
L’uomo dalla piastra, voltandosi a guardare l’orologio luminoso, strappava le banconote di mano a Rimskij.
Cinque minuti dopo, da sotto la tettoia di vetro della stazione sparí il rapido, dissolvendosi completamente nell’oscurità. Col rapido scomparve anche Rimskij.
CAPITOLO QUINDICESIMO
Il sogno di Nikanor Ivanovič
Non è difficile indovinare che il grassone dalla faccia purpurea sistemato nella stanza 119 della clinica era Nikanor Ivanovič Bosoj.
Dal professor Stravinskij però non era capitato subito ma solo dopo essere stato in un altro luogo. Di quest’altro luogo a Nikanor Ivanovič rimase poco nella memoria. Ricordava solo una scrivania, un armadio e un divano.
Lí con Nikanor Ivanovič, che aveva la vista torbida per l’afflusso di sangue e l’eccitazione psichica, fu avviata una conversazione, ma la conversazione riuscí alquanto strana confusa, anzi non riuscí affatto.
La prima domanda che gli fu posta era:
— Lei è Nikanor Ivanovič Bosoj, presidente del Comitato della casa n. 302 bis sulla Sadovaja?
Con una risata spaventosa, Nikanor Ivanovič rispose testualmente:
— Sono Nikanor, naturalmente, proprio Nikanor! Ma che razza di presidente sono mai io?
— Come sarebbe a dire? — chiesero, socchiudendo gli occhi.
— Sarebbe a dire, — rispose, — che se fossi presidente avrei dovuto capire subito che lui era il maligno! Se no, bella roba! Gli occhiali a molla erano rotti, lui era tutto stracciato, come poteva essere l’interprete di uno straniero?
— Di chi sta parlando? — gli chiesero.
— Korov’ev! — esclamò Nikanor Ivanovič. — Si è installato nell’appartamento n. 50! Scrivete: Korov’ev! Bisogna subito arrestarlo! Scrivete: interno 6. È lí.
— Dove ha preso la valuta straniera? — chiesero cordialmente a Nikanor Ivanovič.
— Dio è verità, Dio è sapienza, — disse Nikanor Ivanovič, — lui vede tutto, e ben mi sta. Non ho mai avuto in mano della valuta straniera, non sospettavo neanche che cosa fosse! Il signore mi punisce dei miei peccati, — continuava Nikanor Ivanovič con sentimento, ora sbottonando ora abbottonando la camicia, ora facendosi il segno della croce, — sí, prendevo le bustarelle! Le prendevo, ma solo coi nostri soldi sovietici! Alloggiavo la gente a pagamento, non lo nego, è capitato. Bravo anche il nostro segretario Proleznev, bravo anche lui! Ma sí, diciamolo apertamente, tutti ladri nell’amministrazione della casa… Ma la valuta straniera non l’ho mai presa!
Alla preghiera di non fare lo stupido e di raccontare invece come avessero fatto i dollari a finire nel condotto di aerazione, Nikanor Ivanovič si mise in ginocchio e cominciò a oscillare, spalancando la bocca, come se avesse voluto inghiottire un’assicella del parquet.
— Volete? — borbottò. — Mangerò la terra, ma non li ho avuti. Quanto a Korov’ev, è il diavolo!
Ogni pazienza ha i suoi limiti, e dietro la scrivania avevano già alzato la voce e avevano fatto capire a Nikanor Ivanovič che era ora di non parlare piú turco.
A questo punto la stanza col divano fu invasa da un urlo atroce di Nikanor Ivanovič che era scattato in piedi:
— Eccolo! Eccolo dietro l’armadio! Sghignazza! I suoi occhiali a molla!… Pigliatelo! Benedite la casa!
Il sangue defluí dal volto di Nikanor Ivanovič. Tremando, faceva segni della croce nell’aria, si gettava verso la porta e tornava indietro, poi cominciò a cantare una preghiera, e infine sragionò del tutto.
Divenne lampante che Nikanor Ivanovič non era atto a sostenere alcuna conversazione. Fu condotto via e sistemato in una stanza isolata, dove si calmò un po’ e si limitò a pregare e a singhiozzare.
Andarono naturalmente sulla Sadovaja e visitarono l’appartamento n. 50. Ma di Korov’ev non trovarono traccia, e nessuno in casa lo conosceva o lo aveva visto. L’appartamento occupato dal defunto Berlioz, nonché da Lichodeev partito per Jalta, era vuoto, e nello studio penzolavano pacifici sugli armadi i sigilli intatti. Lasciarono quindi la Sadovaja, e in loro compagnia, confuso e disfatto, se ne andò Proleznev, il segretario dell’amministrazione della casa.
Alla sera Nikanor Ivanovič fu portato alla clinica di Stravinskij. Là si comportò con tanta irrequietezza che dovettero fargli un’iniezione secondo la ricetta del primario e solo dopo mezzanotte Nikanor Ivanovič si addormentò nella stanza 119, emettendo a intervalli pesanti urli di sofferenza.
Ma piú passava il tempo, piú il suo sonno si faceva tranquillo. Cessò di rivoltarsi e di gemere, il respiro gli si fece profondo e regolare, e lo lasciarono solo.
Allora Nikanor Ivanovič fu visitato da un sogno, alla cui base stavano certamente le vicissitudini della giornata. Prima Nikanor Ivanovič vide degli uomini con trombe d’oro in mano che lo conducevano, e con grande solennità verso una grande porta rivestita di pelle lucida. Presso la porta gli accompagnatori suonarono una fanfara in suo onore, poi una rimbombante voce di basso venuta dal cielo disse allegramente:
— Benvenuto, Nikanor Ivanovič, consegni la valuta straniera.
Con estrema sorpresa, Nikanor Ivanovič vide sopra di sé un altoparlante nero.
Poi, chi sa perché, si ritrovò in una sala di teatro, dove, sul soffitto dorato, rilucevano lampadari di cristallo e alle pareti, delle appliques. Tutto era a posto, come si addice a un teatro di piccole dimensioni ma molto fastoso. C’era un palcoscenico, nascosto da un sipario di velluto, il cui fondo di color rosso era cosparso, come un cielo di stelle, di disegni ingranditi di monete d’oro, c’era la buca del suggeritore e perfino il pubblico.
Nikanor Ivanovič fu sorpreso dal fatto che tutto il pubblico fosse di un solo sesso, quello maschile, e che tutti avessero la barba. Stupiva inoltre il fatto che la platea non avesse sedie, e tutto il pubblico fosse seduto sul pavimento, lucidato alla perfezione e scivoloso.
Imbarazzato in quella nuova e numerosa compagnia, Nikanor Ivanovič, dopo qualche esitazione, seguí l’esempio generale e si sedette alla turca sul parquet, trovandosi un posticino tra un omaccione dalla barba rossiccia e un altro signore pallido e setoloso. Nessuno dei presenti rivolse attenzione al nuovo spettatore.
Si udí il dolce trillo di una campanella, nella sala la luce si spense, il sipario si alzò e si vide il palcoscenico illuminato, con una poltrona e un tavolino sul quale c’era una campanella d’oro, e con lo sfondo di compatto velluto nero.
Dalle quinte uscí un attore in smoking, rasato di fresco e pettinato con la scriminatura, giovane e dai lineamenti assai gradevoli. Il pubblico nella sala si animò, e tutti si voltarono verso il palcoscenico. L’attore si avvicinò alla buca del suggeritore e si fregò le mani.
Читать дальшеИнтервал:
Закладка:
Похожие книги на «Il Maestro e Margherita»
Представляем Вашему вниманию похожие книги на «Il Maestro e Margherita» списком для выбора. Мы отобрали схожую по названию и смыслу литературу в надежде предоставить читателям больше вариантов отыскать новые, интересные, ещё непрочитанные произведения.
Обсуждение, отзывы о книге «Il Maestro e Margherita» и просто собственные мнения читателей. Оставьте ваши комментарии, напишите, что Вы думаете о произведении, его смысле или главных героях. Укажите что конкретно понравилось, а что нет, и почему Вы так считаете.