Mikhail Bulgakov - Il Maestro e Margherita
Здесь есть возможность читать онлайн «Mikhail Bulgakov - Il Maestro e Margherita» весь текст электронной книги совершенно бесплатно (целиком полную версию без сокращений). В некоторых случаях можно слушать аудио, скачать через торрент в формате fb2 и присутствует краткое содержание. Жанр: Классическая проза, на итальянском языке. Описание произведения, (предисловие) а так же отзывы посетителей доступны на портале библиотеки ЛибКат.
- Название:Il Maestro e Margherita
- Автор:
- Жанр:
- Год:неизвестен
- ISBN:нет данных
- Рейтинг книги:5 / 5. Голосов: 1
-
Избранное:Добавить в избранное
- Отзывы:
-
Ваша оценка:
- 100
- 1
- 2
- 3
- 4
- 5
Il Maestro e Margherita: краткое содержание, описание и аннотация
Предлагаем к чтению аннотацию, описание, краткое содержание или предисловие (зависит от того, что написал сам автор книги «Il Maestro e Margherita»). Если вы не нашли необходимую информацию о книге — напишите в комментариях, мы постараемся отыскать её.
Il Maestro e Margherita — читать онлайн бесплатно полную книгу (весь текст) целиком
Ниже представлен текст книги, разбитый по страницам. Система сохранения места последней прочитанной страницы, позволяет с удобством читать онлайн бесплатно книгу «Il Maestro e Margherita», без необходимости каждый раз заново искать на чём Вы остановились. Поставьте закладку, и сможете в любой момент перейти на страницу, на которой закончили чтение.
Интервал:
Закладка:
Varenucha non era andato a Puškino, e neanche Stepa vi era stato. Non esisteva il telegrafista ubriaco, non erano stati rotti i vetri della trattoria. Stepa non era stato legato con delle corde… Niente di tutto questo era avvenuto.
Non appena il direttore finanziario si convinse che l’amministratore gli mentiva, la paura strisciò lungo il suo corpo cominciando dai piedi, e di nuovo gli parve, per due volte, di sentire passare per terra un umido miasma malarico. Senza distogliere per un solo istante gli occhi dall’amministratore, che si torceva stranamente nella poltrona, tentando per tutto il tempo di non uscire dall’ombra azzurrognola della lampada da tavolo, e riparandosi curiosamente con un giornale dalla luce che (affermava) gli dava fastidio, il direttore finanziario pensava a una cosa sola: che significato poteva avere tutta quella storia? Perché, nel deserto e silente edificio, gli mentiva cosí spudoratamente l’amministratore, tornato troppo tardi? La consapevolezza di un pericolo, di un pericolo sconosciuto ma terribile, cominciò a struggere l’animo di Rimskij. Facendo finta di non accorgersi dei contorcimenti di Varenucha e dei suoi trucchi col giornale, il direttore scrutava il suo viso quasi senza piú ascoltare le sue panzane. C’era qualcosa che gli pareva ancora piú inspiegabile del racconto calunnioso, inventato non si sapeva perché, delle avventure di Puškino, e quel qualcosa era un cambiamento nell’aspetto e nei modi dell’amministratore.
Per quanto tirasse sugli occhi la visiera a punta del berretto per tenere in ombra il viso, per quanto si contorcesse col foglio di giornale, il direttore finanziario riuscí a intravedere un enorme livido sul lato destro della faccia, vicino al naso. Inoltre, l’amministratore, solitamente molto colorito, era pallido, di un pallore morboso di gesso, e, nonostante la notte afosa, il suo collo era avvolto da una vecchia sciarpa a righe. Se si aggiunge la ripugnante abitudine, che gli era venuta durante l’assenza, di succhiare e schioccare la bocca, il brusco cambiamento della sua voce, divenuta rozza e sorda, l’espressione furtiva e vigliacca degli occhi, si poteva senz’altro dire che Ivan Savel’evic Varenucha era diventato irriconoscibile.
Qualcosa preoccupava in modo ancora piú bruciante il direttore, però che cosa fosse non riusciva a capirlo per quanto si sforzasse il cervello infiammato e per quanto fissasse Varenucha. Poteva affermare una cosa sola: c’era qualcosa di straordinario e d’innaturale in quel congiungimento dell’amministratore con la ben nota poltrona.
— Be’, alla fine hanno avuto la meglio e l’hanno caricato in macchina, — ronzava Varenucha guardando da dietro il giornale e nascondendo il livido con la palma di una mano.
A un tratto Rimskij tese il braccio e, come se facesse un movimento istintivo, mentre tamburellava con le dita sul tavolo premette con la palma della mano il campanello, e s’irrigidí. Nell’edificio deserto si sarebbe dovuto sentire un secco segnale. Ma il segnale non ci fu e il pulsante affondò senza vita nel piano del tavolo. Il pulsante era morto, il campanello era guasto.
Lo stratagemma del direttore non sfuggí a Varenucha che chiese con un sussulto, mentre nei suoi occhi balenava un chiaro fuoco rabbioso:
— Perché suoni?
— L’ho fatto istintivamente, — rispose con voce sorda il direttore finanziario, ritraendo la mano, e a sua volta chiese con voce vacillante: — che cos’hai alla faccia?
— La macchina ha sbandato, ho urtato contro la maniglia, — rispose Varenucha evitando di guardarlo.
«Mente!» esclamò fra sé il direttore. In quel momento i suoi occhi diventarono tondi e assolutamente folli, ed egli fissò lo schienale della poltrona.
In terra, dietro la poltrona, c’erano due ombre incrociate, una piú densa e piú nera, l’altra debole e grigia. Si riflettevano chiaramente sul pavimento le ombre dello schienale e dei piedi appuntiti della poltrona, ma sopra l’ombra dello schienale mancava l’ombra della testa di Varenucha, cosí come sotto l’ombra dei piedi della poltrona mancava quella delle gambe dell’amministratore.
«Non getta ombra!» urlò tra sé disperato Rimskij. E un tremito lo scosse.
Varenucha guardò furtivamente dietro di sé, seguendo lo sguardo folle di Rimskij oltre lo schienale della poltrona e capí di essere stato scoperto. Si alzò dalla poltrona (cosí pure fece il direttore finanziario) e arretrò di un passo dalla scrivania, stringendo in mano la cartella.
— Hai indovinato, maledetto! Sei sempre stato un dritto, — disse Varenucha con un ghigno cattivo in faccia al direttore, balzò inaspettatamente dalla poltrona verso la porta e rapido spinse in basso il pulsante della serratura di sicurezza. Il direttore guardò disperato dietro di sé, arretrando verso la finestra che dava sul giardino, e in quella finestra inondata di luna vide, pressato contro il vetro il volto di una ragazza nuda e il suo braccio nudo che, infilato nello sportello di aerazione, cercava di spingere il paletto inferiore. Quello superiore era già aperto.
A Rimskij sembrò che la luce della lampada da tavolo si spegnesse e che la scrivania s’inclinasse. Un’ondata gelida lo coprí, ma — per sua fortuna — si dominò e non cadde. Il resto delle sue forze gli bastò per sussurrare, ma non gridare:
— Aiuto…
Varenucha, che stava di guardia alla porta, faceva dei salti, fermandosi a lungo a mezz’aria e ondeggiando. Con le dita adunche faceva dei segni a Rimskij, sibilava e schioccava le labbra, ammiccava alla ragazza alla finestra.
Quella si affrettò, infilò la testa rossa nello sportellino, allungò il braccio piú che poté, cominciò a graffiare il paletto inferiore e a scuotere l’intelaiatura. Il braccio cominciò ad allungarsi come se fosse di gomma e si coprí di macchie verdi cadaveriche. Finalmente, le verdi dita della morta afferrarono la sfera del paletto, la spostarono e la finestra cominciò ad aprirsi. Rimskij gettò un debole grido, si appoggiò al muro e protese la cartella come uno scudo. Capiva che era giunta la sua ultima ora.
La finestra si spalancò, e invece della frescura notturna e dell’aroma dei tigli irruppe nella camera un odore di caritina. La defunta mise un piede sul davanzale. Rimskij vedeva distintamente le macchie di decomposizione sul suo petto.
In quel momento giunse dal giardino il gaio e inatteso chicchirichí di un gallo, dal basso edificio dietro il tirassegno dove erano tenuti i volatili che prendevano parte allo spettacolo. Il tonante gallo ammaestrato gridava per annunciare che verso Mosca da oriente avanzava l’alba.
Una furia selvaggia contorse il volto della ragazza, che lanciò una rauca imprecazione, mentre presso la porta Varenucha sospeso a mezz’aria, strillò e ricadde a terra.
Il chicchirichí del gallo si ripeté, la ragazza batté i denti, e i capelli rossi le si rizzarono sulla testa. Al terzo canto del gallo si voltò e volò via. Imitandola, Varenucha fece un salto e si stese orizzontalmente a mezz’aria, come un cupido in volo, e scivolò lentamente fuori della finestra passando sopra la scrivania.
Con i capelli bianchi come la neve, senza neanche un filo nero, il vecchio che poc’anzi era stato Rimskij corse verso la porta, premette il pulsante, aprí un battente e prese a correre lungo il corridoio buio. All’angolo che dava sulla scala, gemendo di terrore cercò a tastoni l’interruttore, e la scala s’illuminò. Sulla scala, il vecchio tremante e traballante cadde, perché gli era parso che Varenucha gli fosse morbidamente sceso addosso.
Giunto in basso, Rimskij vide l’inserviente di guardia addormentato su una sedia presso la biglietteria dell’ingresso. Gli passò davanti sulla punta dei piedi e scivolò fuori del portone principale. Per strada si riprese un po’. Tornò in sé al punto che, afferrandosi la testa, riuscí a capire di aver dimenticato il cappello nell’ufficio.
Читать дальшеИнтервал:
Закладка:
Похожие книги на «Il Maestro e Margherita»
Представляем Вашему вниманию похожие книги на «Il Maestro e Margherita» списком для выбора. Мы отобрали схожую по названию и смыслу литературу в надежде предоставить читателям больше вариантов отыскать новые, интересные, ещё непрочитанные произведения.
Обсуждение, отзывы о книге «Il Maestro e Margherita» и просто собственные мнения читателей. Оставьте ваши комментарии, напишите, что Вы думаете о произведении, его смысле или главных героях. Укажите что конкретно понравилось, а что нет, и почему Вы так считаете.