Il principe Andrea gli volse uno sguardo, non rispose verbo e si allontanò. Una profonda malinconia lo stringeva. Tutto ciò era così strano, così diverso da quanto egli si aspettava...
***
«Chi sono? perchè vengono? che vogliono?... e quando finirà tutto questo?» pensava Rostow, seguendo con gli occhi le ombre mutevoli che gli passavano davanti. Il dolore alla mano si acuiva sempre più. Il sonno era prepotente. Tanti cerchietti rossi gli saltellavano davanti agli occhi, e l’impressione di quelle voci e di quei volti, e il senso dell’isolamento si fondevano in una sensazione unica di sofferenza. Erano quelli lì appunto, quei soldati feriti e non feriti che gli stavano addosso, gli premevano le vene, gli bruciavano la carne del polso e della spalla. Per liberarsi da loro, chiuse gli occhi.
Per un momento si assopì, e quante mai cose vide, sognando, in quell’attimo! Vide la mamma dalla mano grassa e bianca, vide le spalle magrine di Sofia, gli occhi e il sorriso di Natalia, Denisow con la voce aspra ed i baffi, Telianin, e tutta quanta la sua storia con Telianin e Bogdanic. Tutta quella storia era la stessa cosa di quel soldato dalla voce aspra, e così il soldato come la storia lo tenevano, lo schiacciavano, lo tiravano spietati per la mano indolenzita. Fece uno sforzo per liberarsene, ma nemmeno di un capello riuscì a scostarli, ad allentarne la stretta tormentosa. Se non fosse stato per loro, ogni pena sarebbe sparita... Che sollievo, che forza, che salute!... ma no, non era possibile mandarli via.
Aprì gli occhi e guardò in alto. La nera cortina della notte toccava quasi la bragia delle legna, faceva un manto alla luce rossastra. Un nevischio sottile screziava quella luce. Tuscin non tornava, il dottore non veniva. Era solo. Un poveraccio di soldato stava di là dal fuoco, e s’andava scaldando le nude membra giallognole.
«Nessuno, nessuno si cura di me!» pensò Rostow. «Nè aiuto, nè pietà, nulla! E una volta, tanto tempo fa, ero a casa mia, forte, allegro, adorato...»
Trasse un sospiro, che fu insieme un gemito doloroso.
— Vi fa male, eh? – domandò il soldato, scuotendo la camicia sulla fiamma; e, senza aspettar la risposta, soggiunse: – Quanti n’hanno storpiati in un giorno!
Rostow non lo udì. Fissava il nevischio sottile nel rosso del fuoco, e gli sovveniva l’inverno di Russia, la casa tepida e luminosa, la pelliccia soffice, la slitta veloce, il corpo sano e robusto, l’amore e le sollecitudini della famiglia. «E perchè, perchè venni io qui?...»
Il giorno appresso, i Francesi non rinnovarono l’attacco, e gli avanzi del distaccamento di Bagration operarono la loro congiunzione con l’armata di Kutusow.
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