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Federico Moccia: Amore 14

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"Ma cosa aspetti Caro! E dai, non ce la faccio più! "

Alis non ha problemi mai a dirti le cose che pensa e questo mi piace proprio! Forse questo suo modo ha a che fare con i soldi? Ecco: i soldi danno la libertà. Mah, forse sto diventando troppo filosofa.

"La tisana?" La signorina arriva al nostro tavolo con un vassoio.

"È per me, grazie." Alzo subito la mano con una velocità incredibile, come quelle poche volte che il prof Leone fa qualche domanda generale e per caso, dico per puro caso, mi capita di saperla.

"Quindi i frappé sono per voi due."

La guardo e sorrido dentro di me. Bè, non doveva andare molto bene in matematica la tipa. La sua sottrazione è talmente scontata che non ho parole. E comunque tutte sorridiamo e diciamo di sì, almeno ce la togliamo dai piedi e posso cominciare il mio racconto. Finalmente se ne va. "Allora?"

"Lore, come lo chiamo io, è un raga dolcissimo. Lo conosco da quando siamo piccoli e ci frequentiamo da sempre anche se ha due anni più di me..." Bevo un po'"di tisana. "Ahia, brucia!"

Alis mi mette la mano sul braccio. "Appunto, lascia stare, vai avanti ! "

Perfino Clod è talmente presa dalla storia che si è fermata con un pezzo di cioccolato a mezz'aria ed è rimasta a bocca aperta a fissarmi. "Sì, dai Caro, vai avanti..."

E così poggio la mia tazza sul serio e sorrido alle mie due amiche dl cuore. "Allora, e dai! Non farti pregare!"

Ok. E in un attimo sono di nuovo laggiù.

Anzio. Agosto. Quasi fine dell'estate. Una grande pineta, Villa Borghese, una strada in mezzo ai boschi piena di foglie, di aghi di pino e di cicale. E poi il caldo di quel sole lungo tutta la giornata. Un'eco lontana, il rumore delle onde del mare.

"È pericoloso qui, vero?"

Avanziamo in gruppo. Siamo in cinque. Stefania, io, Giacomo, Lorenzo e Isabella che da sempre chiamiamo Isabrutta anche perché lo è. Stiamo in mezzo ai viottoli della pineta, dobbiamo camminare nascosti perché non si può oltrepassare la grande recinzione della villa. E invece noi l'abbiamo fatto, abbiamo deciso di correre il rischio, di darci all'avventura. Andiamo a vedere il casello di Villa Borghese.

"Ma è pericoloso..."

"Ma che pericoloso! È che se ci beccano, il guardiano ci fa la multa."

"Sì ma qui in mezzo è pieno di vipere!"

"Ma che! Le vipere non ci sono di sera!"

"come no, è quasi il tramonto e questa è l'ora che escono perché hanno fame!"

"ma no, vi dico di no." Stefania è fissata. Crede di sapere tutto lei. non lho mai sopportata quando fa così. Però sua madre fa una crostata da sogno e per pranzo in spiaggia ce la offre e così ci conviene tenercela buona. Lorenzo guida il gruppo, è il più coraggioso. Giacomo che da sempre, o almeno da quando li conosco, è amico suo, sembra avere più paura di noi, forse perché è più piccolo.

Track. Lorenzo allarga le braccia e ci fermiamo tutti di colpo. Un rumore sordo alla destra del cespuglio. "Fermi, può essere un animale... sembra grosso."

"Magari un riccio" fa Stefania. Ma poi sentiamo qualcuno che ride. Isabrutta è in fondo alla fila e ride come una pazza, anzi si lascia andare ancora di più, ride proprio a crepapelle. Con una piccola pigna nella mano sinistra e un pezzo di legno nell'altra. Deve aver tirato lei qualcosa e provocato quel rumore. Giacomo stringe gli occhi. "Come sei, sei... sei proprio cretina!" Lorenzo alza le spalle. E io ci metto il giusto.

"Ma dì bene le cose se devi dirle... È una stronza e basta, ci ha fatto prendere un colpo."

Stefania scuote la testa. "Bè, è stata furba, ha buttato la pigna proprio nel cespuglio con le palline rosse..."

"E allora?"

"Ma che non lo sapete, le favine rosse sono quelle che mangiano le vipere!"

Io non so che cosa diventerà Stefania nella vita. Ma se non si occuperà di ortobotanica e animali vari, farebbe un grande sbaglio! Quasi come quello che abbiamo commesso noi a portarcela dietro! Ma non riesco a ridere dei miei pensieri perché proprio n quel momento... "Ehi voi! Dove state andando?" Lo scorgo da lontano, in mezzo agli alberi che avanza minaccioso. Dietro di lui sul bordo della strada la sua vecchia Seicento grigia con la portiera aperta.

"È il guardiano! Scappiamo!" E iniziamo a correre a più non posso andare avanti, tra le piante, in mezzo agli alberi. Lorenzo mi prende per mano e mi tira dietro di sé.

"Vieni, andiamo, dai, corri veloce! Andiamo di qua che ci sono le grotte."

"Ma io ho paura!"

"Ma paura di che, non devi avere paura, sei con me!"

E così cominciamo a correre in mezzo alle piante alte, nel bosco, in mezzo ai cespugli, sempre più veloci, dritti per dritti.

Giacomo e Stefania invece sono andati a sinistra, mentre Isabrutta corre più lenta, quasi arranca dietro di noi. Non c'è nulla da fare, non c'ha proprio il fisico quella ragazza.

"Ecco, presto, vieni."

Lorenzo mi trascina dentro una delle grotte. Sono alte almeno dieci metri e diventano improvvisamente fredde e buie, ma così buie che dopo due passi non si vede più niente. E nessuno può vedere te e così ci appiattiamo contro il muro. Silenzio e uno strano odore di verde come se fosse umido, bagnato. Poi vediamo il guardiano passare lontano, attraverso le assi di legno che fanno da porta alla caverna, di quelle che se solo le sfiori ti si ficcano nelle mani delle schegge che fanno un male...

Si vede un po'"di luce e il verde del bosco con qualche riflesso del sole sulle foglie più grandi. Ma fa freddo in questa caverna e quando respiriamo si formano delle piccole nuvolette davanti alla bocca, come se fumassimo.

"Senti Lore, ma..."

"Shhh..." mi fa lui e mi mette una mano sulla bocca. Appena in tempo. Perché il guardiano si affaccia sulla porta di assi e guarda a destra e sinistra e allora noi ci appiattiamo ancora più contro il muro. E lui non vede niente. Allora tira indietro la testa e si allontana. Dopo qualche secondo Lore mi leva la mano da sopra la bocca.

"Fiuuu." Lascio andare il fiato che avevo trattenuto fino a quel momento.

"Meno male."

"Hai avuto paura?"

"No, con te no."

Gli sorrido. E nell'oscurità vedo i suoi occhi, prendono un po'"di luce e sono grandi e profondi e belli e non capisco se mi guarda o no, ma sorride. Vedo i suoi denti bianchi nel buio della caverna. E un po'"in realtà ho avuto paura. Un po'"no. E comunque non voglio dirglielo.

"Dai che un po'"hai avuto paura. Se ci scopriva..."

"Bè! " Ma non faccio in tempo a continuare perché lui si avvicina e... mi bacia. Sì, mi bacia! Sento le sue labbra sulle mie e per un po'"sto con la bocca ferma e non so bene cosa fare. Ma sento che lui preme. E ha una bocca morbida. E che strano, piano piano la apre... e allora la apro anch'io. E il primo pensiero è meno male che non ho l'apparecchio! L'ho portato fino a quell'inverno e adesso sono belli che dritti i miei dentini. Ma se lo avessi portato, Lore se ne sarebbe accorto. È uno attento. Ecco, mi piace un sacco perché è un tipo attento, cioè pensa a te, se hai paura, se ti va, se ti piace andare al castello, insomma si interessa ai tuoi pensieri.

Ehi ma che succede? Sento qualcosa di strano nella bocca. Siamo ;il buio nella caverna e ora così vicini, non mi accorgo neanche se mi sta guardando o no. Apro piano un occhio, sbircio un po'"ma si vede assolutamente niente. Allora lo richiudo. È la sua lingua! Ma aiuto... Però... Non mi da fastidio. Meno male. Che bello. Ho sempre pensato a questo momento e forse ci ho pensato troppo, sul serio. Perché alla fine senti talmente tante storie dagli altri che ti fanno preoccupare più di quanto già lo sei tu per conto tuo.

E così finalmente mi lascio andare e lo abbraccio e continuiamo a baciarci. E le sue labbra sono morbide e ogni tanto sbattiamo con i denti ma poi ridiamo e riprendiamo così, leggeri, sorridiamo nell'ombra e lui mi bacia un sacco e ho tutta la bocca intorno bagnata. Ma non mi da fastidio... Sul serio, non mi da fastidio.

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