Federico Moccia - Ho voglia di te
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spoglio mi metto a ridere da solo. Mia madre che ha messo al mondo
Paolo con un altro. Sarebbe il massimo. Almeno avrei una
spiegazione.
Ma questo lo escludo. Erano altri tempi. Tempi d'amore.
Mi piace questo pezzo. Mi metto a canticchiare qualcosa.
Sono sotto casa di Paolo. Ho visto le luci che si accendevano.
So che questa è la nuova casa di suo fratello. Ecco, lo vedo. Step
passa davanti alla finestra. Quella deve essere la sua camera.
Ehi,
ma si sta spogliando. E sta canticchiando qualcosa. Mi metto gli
auricolari. Accendo la radio del mio telefonino. Cambio canale
fino
a quando non mi sembra di trovare quello che Step canticchia.
Guardo la stazione. Ram power 102.70. Uno lo vivi, uno lo ricordi.
Chissà cosa preferisce Step... Guardo l'ora. È tardi, devo tornare
a casa. I miei mi stanno aspettando di sicuro.
"Paolo, che hai un asciugamano?"
"Te li ho già messi in bagno. Guarda li trovi in ordine di colore,
quello azzurro più chiaro per il viso, quello più scuro per il
bidè
e infine un accappatoio blu dietro la porta. "
E certo, in confronto Furio è un pazzo sregolato.
"Ehi, Step, fatti un po' vedere?"
Compaio davanti alla porta.
"Mazza come stai bene. Sei dimagrito?"
"Sì. In America fanno un altro tipo di allenamento in palestra.
Moltissimo pugilato. Ai primi incontri ho capito quanto siamo
lenti
qui a Roma. "
"Sei definitissimo."
"E da quando in qua ti sei imparato 'sti termini?"
Mi lascio andare volutamente al mio ruvido romano.
"Mi sono iscritto in palestra."
"Non credo alle mie orecchie. Era ora! Ma come, mi facevi tutte
quelle storie. Ma che perdi tempo in palestra, che ti importa del
fisico e tutte... E alla fine che fai?"
"Mi ha convinto Fabiola."
"Ah, ecco. Vedi, Fabiola già mi piace."
"Ha detto che stavo seduto troppo e che un uomo deve decidere
chi è fisicamente a trentatré anni. "
"A trentatré anni?"
"Ha detto così."
"Allora avevi ancora due anni di libertà."
"Ho preferito non essere nella regola perfetta."
"E brava Fabiola." Vado in bagno. "E dove ti sei iscritto?"
"Alla Roman Sport Center." Silenzio. Ricompaio dalla porta.
"Anche questo l'ha deciso Fabiola?"
"No" sorride fiero, secondo lui, della sua scelta. "Io... be', la
verità è che anche lei era già iscritta là."
"Ah, ecco..." Me ne torno in bagno e chiudo la porta. Non ci
posso credere. Non c'è niente di peggio che andare in palestra con
la propria donna. Stai lì che pensi a lei anche sotto i pesi, che
controlli
chi le si avvicina, che cosa le dicono, quello magari negato che
invece fa finta di insegnarle il movimento giusto... e cosa fa lei
e come
risponde. Terribile. Le vedo ogni tanto quelle coppie. Un bacio
alla fine di ogni serie. E poi alla fine dell'allenamento la
domanda
d'obbligo: "Che facciamo stasera?".
Perché una coppia deve già avere il suo programma. E certo,
sennò che coppia è. Eh... Se invece sei uno "scoppiato" allora la
Roman è perfetta. Automaticamente il muscolo lavora doppio, deve
mettersi in mostra lui stesso per acchiappare. Le macchine e i
bilancieri fingono quasi di lavorare, silenziosi spettatori di
chissà
quanti amori calcolati. Eh sì, perché finita ogni serie ci si
guarda,
ci si spizza, un sorriso e poi vai con la chiacchiera inutile. Chi
sei,
dove sei stato ieri, che locale è stato aperto oggi, che progetti
hai
per la serata, cosa fai domani e quanti soldi hai. Insomma, se
vale
o no la pena di scoparti.
Apro l'acqua della doccia e mi ci infilo sotto. Acqua fredda.
Poggio le braccia contro il muro e spingo fino a cercare
inutilmente
di abbatterlo. Mi si gonfiano le spalle e l'acqua rimbalza
ora più tiepida. Poi porto la testa all'indietro, bocca
semiaperta...
E l'acqua cambia improvvisamente corso. Piccolo fiume impetuoso
che trova anse e nascondigli tra i miei occhi, tra il naso e la
bocca, tra i denti e la lingua. La sputo fuori dalla bocca,
respirando.
Mio fratello. Mio fratello che va alla Roman Sport Center.
Mio fratello con la sua Audi 4 nuova. Mio fratello con la sua
donna.
Mio fratello che si allena con lei e tra una risata e l'altra
decide
cosa fare per la serata. Ora è tutto chiaro. Lui è papà, senza
ombra di dubbio. Più cresce e più la fotocopia si definisce. Io
invece
rimango sbiadito in un angolo. Vorrei sapere chi si è fottuto
il mio toner. Esco dalla doccia. Mi infilo l'accappatoio e mi
asciugo i capelli con l'asciugamano azzurro proprio come vuole
lui. Mi friziono forte i capelli corti appena rasati e in un
attimo
sono asciutti. Mi lascio l'asciugamano poggiato sulla testa e vado
in camera. Paolo mi vede.
"È impressionante come somigli a mamma. Chiamala, la farai
felice."
"Sì, più tardi." Oggi non ho voglia di far felice nessuno.
Capitolo 6.
Dal fondo del corridoio, si sente il rumore delle chiavi che
girano
nella toppa della porta di casa. Raffaella si volta.
"Oh... ecco Claudio!"
La porta in fondo al corridoio si apre lentamente. E in tutta la
sua nuova bellezza invece entra Babi.
Raffaella le corre incontro.
"Ma che hai fatto!"
"Come che ho fatto?"
"Sì, hai fatto tardi e in più hai tagliato i capelli! "
"Oddio mamma, mi hai fatto prendere un colpo! Chissà che
pensavo! Sì, me li sono tagliati stamattina. Sto bene? Ha detto
Arturo,
che me li ha fatti, che così mi donano molto di più."
"Sì... ma avevamo impostato un po' tutto sui tuoi capelli lunghi!
"Mamma, ma sono solo scalati," Babi le sorride, "lo sapevo che
avresti detto così. Guarda..." Apre una piccola borsa di Furia e
tira
fuori tre polaroid. "Ecco, ho fatto apposta i provini. Allora? Non
sto meglio?"
Raffaella le guarda. Poi sorride contenta e soddisfatta della
figlia
e del suo nuovo taglio di capelli insieme a tutto il resto in
quelle
foto. Ma non vuole dargliela vinta. No, non vuole essere esclusa
da nessuna decisione, soprattutto per una cosa così importante.
"Sì, stai bene. Ma la scelta che avevamo fatto mi sembrava più
giusta... quella coi capelli lunghi."
"Ma dai, non fare la difficile! Mamma, vedrai che per allora
saranno
anche ricresciuti. Piuttosto, sono tornata prima perché stasera
abbiamo la cena da Mangili, giusto?"
"No, l'ho spostata alla settimana prossima."
"Ma mamma, scusa, allora potevi avvisarmi! Ho fatto presto
apposta perché dovevamo andare da lui! Fammi una telefonata,
no? Ho sempre il telefonino dietro! Mi chiami per le cose più
stupide
e poi non mi chiami per questo! "
"Non ti chiamo mai per cose stupide."
"Sì, lo so, ma ci tenevo un sacco a risolvere questo problema."
Babi sbuffa, si mette le mani sui fianchi. Quando perde la calma
torna proprio bambina. Ci manca solo che si metta a battere i
piedi.
"Babi, non fare così, dai, da Mangili ci andiamo la settimana
prossima..."
"Sì, ma subito! Io voglio essere sicura di questo Mangili, non
lo abbiamo mai provato. Non lo conosce nessuno."
"Ma se organizza pure le cene per il Vaticano."
"Sì, lo so, ma quelli non escono mai, non sono abituati a
mangiare!
Che ne sanno se è buono o no quello che gli passano lì in
convento?"
"Babi, non fare così. Vedrai che andrà tutto benissimo."
Raffaella cerca di tranquillizzarla.
"E una semplice cena..."
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