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Federico Moccia: Scusa ma ti chiamo amore

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Una settimana dopo aver trovato quel biglietto, una sera Alessandro torna a casa prima del previsto. E la trova. Allora sorride, di nuovo felice, acceso, speranzoso.

"Sei tornata..."

"No, sono solo passata..."

"E ora che fai?"

"Me ne vado."

"Come, te ne vai?"

"Eh, me ne vado. È meglio così, Alex, dammi retta."

"Ma la nostra casa, le nostre cose, le foto dei nostri viaggi..."

"Te le lascio."

"Ma no, dicevo come fai a non considerarle."

"Le considero, perché dici che non le considero..."

"Perché te ne stai andando."

"Sì, me ne sto andando ma le considero."

Alessandro si alza, l'abbraccia e la stringe a sé. Ma non prova a baciarla. No, questo no, così sarebbe troppo.

"Ti prego, Alex..." Elena chiude gli occhi, lascia andare le spalle, si abbandona. Poi un sospiro. "Ti prego, Alex... lasciami andare."

"Ma dove vai?"

Elena esce dalla porta. Un ultimo sguardo.

"Hai un altro?"

Elena si mette a ridere, scuote la testa. "Come al solito non capisci niente, Alex..." e chiude la porta dietro di sé.

"Hai solo bisogno di un po di tempo, ma resta, cazzo,

resta!" Troppo tardi. Silenzio. Un'altra porta si chiude ma senza sbattere. E fa più male. "Hai il mio disprezzo sentimen tale, cazzo!" le urla dietro Alessandro. E non sa neanche lui cosà voglia dire veramente quella frase. Disprezzo sentimentale. Mah. Era tanto per ferirla, per dire qualcosa, per fare effetto, per cercare un significato dove un significato non c'è. Niente.

Un'altra curva. Certo che va proprio bene questa macchina, non c'è che dire. Alessandro mette un ed. Alza la musica. Non c'è niente da fare, quando ci manca qualcosa dobbiamo riem pire quel vuoto. Anche se quando ci manca l'amore non c'è veramente nulla che basti.

Tre

Stessa ora, stessa città, solo più lontano.

"Fammi vedere come mi sta!"

"Ma sei ridicola! Sembri Charlie Chaplin!"

Olly va su e giù sul tappeto della camera di sua madre, vestita col completo blu di suo padre, almeno cinque taglie più grande di lei. "Macché, mi sta meglio che a lui!"

"Ma poverino, tuo papa c'ha solo un po di pancia..."

"Un po? Sembra il tricheco del film volte il primo baciol Guarda qui, i pantaloni!" Olly se li prende alla vita e li allarga con la mano. "Questo è il sacco di Babbo Natale!"

"Brava! Allora dacci i regali!" e le Onde si alzano e le corrono addosso, frugando da tutte le parti proprio come se cercassero davvero qualcosa.

"Mi fate il solletico, basta! Tanto siete state cattive, solo carbone quest'anno! A Diletta invece una stecca di liquirizia, almeno si abitua alle forme!"

"Olly!"

"Uffa, ma possibile che mi prendi sempre in giro, solo perché non faccio come te, che non se ne salva uno!"

"Infatti mi chiamano Sterminatori"

"È vecchia, questa l'hai rubata!"

E ridono ancora e si buttano tutte sul letto.

"Ci pensate che tutto ebbe inizio da qui?"

"In che senso?"

"Se avete avuto la fortuna di avere un'amica come me!"

"Cioè?"

"Mamma e papa in una calda sera di più di diciotto anni fa decisero che la loro vita aveva bisogno di una scossa, di una botta di energia e allora, zacchete!, finirono qui sopra e se ne dettero secche!"

"Che bel modo di parlare dell'amore, Olly!" "Seee, amore, chiamalo col suo nome, sesso! Sano sesso!" Diletta abbraccia un cuscino lì accanto. "E una camera fichissima e questo letto è proprio comodo... Guarda che foto, sul cassettone. Erano belli, i tuoi, il giorno delle nozze."

Erica prende Niki per il collo e finge di strangolarla. "Vuoi tu, Niki, prendere come tuo legittimo sposo il qui non presente Fabio?" e Niki le tira una botta. "No!"

"Ehi, ragazze, a proposito. Ma com'è stata la vostra prima volta?" Tutte si girano di colpo verso Olly. Poi si guardano l'un l'altra. Diletta si fa di colpo seria e silenziosa, Olly sorride. "Oh, mica v'ho chiesto se avete mai ammazzato uno! Va be, ho capito, inizio io così vi passa la timidezza. Dunque... Olly fu precoce fin da subito. Già all'asilo piantò un bacio in piena bocca al suo compagnuccio Ilario, detto il Sebo per l'enorme produzione di schifezze dalle mille bollicine che animavano il suo facciotto come piccoli vulcani..." "Ma che schifo, Olly!"

"E che ne so, a me piaceva, ci facevo sempre le gare insieme sullo scivolo. Poi alle elementari fu la volta di Rubio..." "Rubio? Ma tutti tu li becchi?" "Ma è un nome?"

"È un nome sì! E pure bello. Dunque, Rubio era un tipetto proprio fico. La nostra storia durò due mesi, da banco a

banco."

"Sì, va be, Olly, ma così è facile. Tu hai detto la prima volta, no le storie da bambini" la interrompe Niki sistemandosi a gambe incrociate sui cuscini e appoggiandosi alla

testata del letto.

"Vero. Ma volevo farvi capire come i fenomeni si vedono sin da piccoli! Allora volete l'hard? Siete pronte per un racconto

r

L

degno di "Playboy"? Eccomi. La mia prima volta risale a ben tre anni fa."

"A quindici?!"

"Cioè, tu hai perso la verginità a quindici anni?!" Diletta la guarda a bocca aperta.

"E certo, che me la tenevo a fare? Certe cose meglio perderle che trovarle! Insomma, ero lì... un pomeriggio dopo la scuola. Lui, Paolo, era più grande di me di due anni. Un fico che più fico non si può. Aveva rubato la macchina a suo padre, tanto per farci un giro con me."

"Ah, sì, Paolo! Non ce l'avevi detto che l'avevi fatto con lui, la prima volta!"

"Ma poi a diciassette anni guidava la macchina?"

"Sì, ma sapeva già un po guidare. Insomma, per farla breve la macchina era un'Alfa rosso fuoco e scassatissima, coi sedili in pelle color beige..."

"'Na sciccheria!"

"Eh. Quello che conta era lui! Io gli piacevo un sacco. Andammo sull'Appia Antica e parcheggiammo un po infrattati."

"Sull'Appia Antica con l'Alfa Antica."

"Che battutona! Insomma... successe lì e durò un sacco. Mi disse anche che me la cavavo bene, pensa te, non ne sapevo nulla... cioè, nulla nulla no, avevo visto dei porno con mio cugino al mare, però da lì a farlo davvero..."

"Ma in macchina è una tristezza, OUy... cavolo, era la tua prima volta. Non avresti voluto, che so, la musica, la magia della notte, una camera tutta piena di candele..."

"Sì, stile camera ardente! A Erica, è sesso! Dove lo fai lo fai, non conta dove, conta come!"

"Sono allucinata." Diletta stringe più forte il cuscino. "Cioè, io così mai... La prima volta, ma ti rendi conto? Non te la scordi per tutta la vita!"

"E certo, se hai trovato un imbranato te la scordi, te la scordi... Se invece trovi uno come Paolo te la ricordi per sempre! Mi fece sentire bellissima!"

"E poi?"i- i • • a

"Poi finì dopo tre mesi. Non ti ricordi, dopo di lui ci fu Lorenzo, detto ovviamente il Magnifico... quello della seconda E che faceva canoa."

"No, con te il conto non lo so tenere." "Insomma, io ve l'ho detta. E voi? Tu, Erica?" "Io più classica e ovviamente con Giò!" "Classica nel senso posizione del missionario?" "Olly! Ma no, nel senso che Giò prenotò una camera alla pensione Antica Roma, quella piccola ma pulita che non costa molto, al Gianicolo. Sai, Niki, dove poi mettemmo a dormire le due tipe inglesi quando vennero a fare lo scambio e tuo fratello non le voleva in casa?!"

All'improvviso la porta della camera si apre. Entra la

mamma di Olly.

"Ma, mamma, che fai? Esci subito! Non lo vedi che siamo in

riunione?"

"In camera mia?"

"Eh, non c'eri, scusa, se non ci sei è uno spazio libero come

gli altri, no?"

"Sul mio letto?"

"E certo, è così comodo e poi mi ricorda te e papa e mi sento al sicuro..." Olly fa la faccia più dolce e tenera che può. A dire la verità, anche da schiaffi.

"Sì, sì... poi però rimetti a posto e togli le pieghe dalla coperta. E la prossima volta a fare le riunioni vai in cantina, come facevano i Carbonari. Ciao, ragazze" ed esce un po infastidita.

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