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Federico Moccia: Scusa ma ti voglio sposare

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Federico Moccia Scusa ma ti voglio sposare

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Pietro apre sul tavolo una cartellina e tira fuori delle foto di bellissime ragazze. "Che stiamo combinando? Per ora niente… ma cosa combineremo stasera! Guarda qua, ti piacciono? Spagnole per la tua nuova campagna…"

"Cioè?" Alex è sorpreso.

"Ho parlato con il tuo ufficio, del quale ti ricordo sono il legale, e con il quale ti ricordo ho affari importanti ogni giorno…"

"Certo" sorride Alex. "E ti ricordo che tutto questo avviene grazie a me…"

Pietro deglutisce. "Certo… E proprio per questo, per portarmi

avanti, per facilitare il tuo prossimo lavoro, ovvero la campagna spagnola… Ta tà! Ecco che ci avvantaggiamo scegliendo stasera le modelle che sono state invitate a una superfesta, musica, divertimento e champagne…"

Flavio fa il preciso. "Veramente qui c'è solo vodka."

"Va bè… Fa lo stesso, anzi è più forte e le porta su di giri prima…"

Alex guarda Pietro, poi Flavio e alla fine Enrico. "E voi continuereste una vita così per sempre, vero? Andrebbe tutto bene, feste, vodka, musica, belle ragazze…"

Gli altri si guardano. Pietro in particolare è convinto che non ci sia nulla di sbagliato e annuisce soddisfatto.

Alex continua. "E non vi importa di non costruire un vero e proprio rapporto…" Poi indica Pietro. "Tu hai rotto con Susanna, hai continuato a fare come se nulla fosse, dopo qualche giorno di falso dispiacere sei ripartito alla carica e organizzi feste che non hanno senso… che servono solo a riempire il vuoto che hai dentro… E tutta una finzione e un giorno ti sembrerà ancora più grande… O forse no, mi sbaglio. Forse tu sei veramente così. Forse tu stai benissimo in quel vuoto… Allora ci hai preso tutti per il culo… Magari non ti interessa neanche della nostra amicizia…"

Pietro allarga le braccia. "No, questo non puoi dirlo. Ti sbagli di grosso e l'ho sempre dimostrato!"

"Ah già, certo… Ti interessa il rapporto, almeno quello che hai con me, sennò non potresti invitare le spagnole…"

"Che perfido che sei…"

"Puro realista!" Alex continua rivolgendosi a Flavio. "E tu non sei da meno, tua moglie ha deciso che era finita e tu non reagisci, no, ti accontenti… Sei felice di questa vita che fai? Ma allora ti dovevi lasciare per poterla vivere? Non potevi viverla da sempre? Perché ti sei sposato? È questa la vita che ti piace? Magari tua moglie ha già trovato un altro… Ma a te non interessa. E tu…" Indica Enrico. "Continui a giocare con una bambina perché non hai il coraggio di uscire da quella porta e ricominciare la tua vita, la tua!"

"Ma io a Ingrid ci tengo veramente!"

"E certo! Ma che risposte sono! Anche lei sicuramente ci tiene a te e se potesse ti crescerebbe lei, ti farebbe capire che uno non può nascondersi, deve avere il coraggio di credere ancora nell'amore… Oltre quello verso sua figlia. L'amore di coppia. Costruire, insieme, giorno dopo giorno, cadere, rialzarsi, sbagliare, perdonarsi, amare. Amare, capite?" E scuote la testa. E se ne va sbattendo la porta.

Tutti si guardano ma il tecnico è l'unico che ha il coraggio di parlare. "Cioè… Per me c'ha ragione. Io sto con mia moglie da trent'anni… Certe volte la ucciderei, ma certe volte capisco che senza di lei sarei solo un infelice… E sono molto di più queste le volte…" Pietro, Flavio ed Enrico si guardano. Poi, senza neanche parlare, Enrico prende in braccio Ingrid, Flavio si asciuga le mani ed escono di casa. Anche Pietro prende le chiavi della macchina. E tutti e tre in direzioni diverse cominciano a correre. Ognuno con i suoi pensieri, con le sue paure, con le sue contraddizioni.

Centoquarantanove

La valigia è quasi pronta. Diletta ha preso tutto. Anche di più.

"Amore, guarda che stiamo via solo dieci giorni."

"Sì, ma non si sa mai. Meglio avere più cambi! Ho comprato anche alcuni vestitini nuovi premaman, guarda che carini…" e glieli stende sul letto. "Sì, starai benissimo… Senti, ma dici che è davvero il caso di partire?"

Diletta lo guarda stranita. "Certo, perché?"

"No, dico, sei incinta, se ti stanchi…"

"Appunto, sono incinta, mica malata! E poi scusa… vuoi mettere quanto farà bene l'aria di mare al bambino? Onde vere per un'Ondina in arrivo! Il massimo. Faremo bagni, passeggiate sulla spiaggia, balleremo. Staremo alla grande! E poi ti rilassi anche tu…" e continua a sistemare qualcosa in valigia. Una maglietta. Un altro paio di infradito. Pantaloni. Canottierine. Top. Poi corre in bagno e prende il beauty case. "Anzi, le donne in gravidanza sono pure più belle, l'ho letto su una rivista… Quindi mi voglio mostrare in giro quanto e più possibile!"

Filippo ride. "Sì, ma non esagerare! Tu sei la mia Diletta con tanto di Ondina nella pancia!" Si avvicina e la bacia teneramente. "Allora dai, andiamo che gli altri ci aspettano. Il mio trolley è già nel bagagliaio. Si va all'aeroporto!" Allarga le braccia stile aeroplano e va di là. Diletta sorride scuotendo la testa. Un bambino. Ma in fondo è bello così. E continua a infilare cose in valigia. Sì, tra qualche ora staremo in volo insieme alle Onde e agli amici di Niki alla volta di Fuerteventura. Niki. Come vorrei che anche tu fossi felice come me in questo momento. Piccola, confusa Niki. Che farai? Speriamo che questa vacanza ti aiuti.

Centocinquanta

Il traffico è particolarmente intenso. Erica batte nervosa il dito sul finestrino. Poi guarda sua madre che sta guidando.

"Dai, mamma, muoviamoci… mi aspettano in aeroporto! Lo sai che odio arrivare tardi quando organizzo un viaggio!"

La mamma di Erica sorride. "Ma io mica c'ho la bacchetta magica per far scomparire le macchine! E poi la prossima volta invece di perdere tre ore per fare le valigie ci metti meno e così partiamo prima, eh?"

Erica guarda fuori. Tanto ha sempre ragione lei. E comunque non m'importa. Stavolta non mi voglio arrabbiare. Me la voglio godere. Fuerteventura. Un nuovo inizio. Mare. Spiaggia. Discoteche. Finalmente senza pensieri. Senza ragazzi in testa. Niente. Solo io e le mie amiche. E qualche compagno di facoltà di Niki. Sì. Semplicità. Senza problemi. Io e il mare. Poi guarda di nuovo sua madre. E le stampa un bacio sulla guancia. Lei non se l'aspettava e quasi sbanda.

"Ma che fai, Erica! Così ci ammazziamo! Avverti, no?"

Erica ride. "E certo… ti dico, scusa mamma, ora ti bacio! Preparati, eh! Vedi, è proprio questo il problema al giorno d'oggi. Che nessuno è più abituato ai gesti d'affetto. Nemmeno tu. E invece sbagliamo. Un po'"come quella storia degli abbracci gratis, sai quelli che per la strada regalano abbracci agli sconosciuti? Esiste anche la giornata mondiale, che si festeggia da qualche anno. Lo trovo bellissimo. La gente si abbraccia, spesso senza conoscersi, per un solo motivo… scambiarsi affetto sincero. E siccome mentre guidi non ti posso abbracciare, beccati "sto bacio e zitta!"

La mamma di Erica scuote la testa. "Mi sa che questa vacanza ti serviva proprio, tesoro… sei un po'"stressata!" e continua a guidare finché finalmente non si intravede l'aeroporto.

Centocinquantuno

L'aeroporto è pieno di gente che cammina su e giù portando bagagli di ogni tipo. Gruppi organizzati stanno vicini ad ascoltare le indicazioni della guida. Qualcuno si saluta con un abbraccio e mille raccomandazioni. Altri, in partenza da soli, guardano il tabellone degli orari con ansia o noia a seconda dei casi. Continui annunci in varie lingue riempiono l'aria. Niki, Diletta, Filippo, Erica e alcuni ragazzi di facoltà, fra i quali anche Guido, sono in piedi vicino a un'edicola. Parlano felici, fanno ipotesi per il viaggio, scherzano. Filippo abbraccia da dietro Diletta e le morde un orecchio, Erica mostra alle altre ragazze alcuni fogli che ha stampato da Internet che mostrano locali e itinerari di Fuerteventura. Niki gironzola un po'"camminando sul posto, silenziosa. Guido la guarda da lontano. È stata un po'"fredda ultimamente. Ma è normale, dopo tutto quello che è successo forse ha bisogno di tranquillità. E comunque, una volta lì, ci sarà tempo e modo di mettere a posto ogni cosa.

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