Federico Moccia - Scusa ma ti voglio sposare

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"No… Sono già fuori e ha fatto adesso il bip che segnala la batteria scarica…"

"Ah… Bè, allora lo puoi caricare a casa di Olly…"

"Nessuna di loro ha il caricabatterie come il mio… Amore, ma di cosa ti preoccupi? Tu starai giocando a pallone…"

"Ah già… Che sciocco… a dopo."

"Certo! Dedicami un goal se segni, come i grandi campioni, eh…"

"Certo!"

"Ecco, invece di fare il pupone per me fai il pupino!"

Alex chiude il telefono e fa a Pietro un sorriso falso. "Complimenti. Riesci sempre a mettermi nei casini anche quando non ce n'è assolutamente bisogno…"

"Cioè?"

"Crede che stiamo andando a giocare a pallone e invece non lo stiamo facendo."

"E allora dov'è il problema?"

"Che le ho mentito."

"Perché, ora tu non le hai mai mentito…"

"No."

Pietro lo fissa poco convinto. Alza il sopracciglio incredulo. Alex si sente osservato, controlla la strada poi guarda Pietro, poi di nuovo la strada, poi Pietro. Poi alla fine cede. "Va bene… tranne quella volta che non le ho detto che era tornata a casa Elena…"

"Hai detto niente! E le hai mentito anche sul fatto che ti ci eri rimesso…"

"Sì sì, va bene! Ma è stato più di un anno fa."

"E allora?"

"No, "e allora" lo dico io! Mi stai facendo un interrogatorio? Eh… Fatto sta che stasera, a distanza di un anno, le sto mentendo di nuovo e per di più senza una valida ragione."

"No, una ragione c'è."

"E quale?"

"Ecco, metti caso che Niki domani incontra Susanna e le dice che noi non abbiamo giocato."

"Eh… E che c'è di male?"

"C'è, perché io stasera faccio molto tardi perché ho detto a Susanna che cominciavamo a giocare alle undici…"

"Alle undici?"

"Eh sì, le ho detto che tu ti eri dimenticato di prendere il campo e ci hanno dato l'ultimo disponibile per giocare…"

"Pure!"

Alex scuote la testa e continua a guidare. Pietro l'abbraccia. "Grazie… sono fiero di avere un amico come te…"

Alex gli sorride. "Come vorrei poter dire la stessa cosa."

"Ah…" Pietro toglie l'abbraccio e si ricompone. "Sul serio?"

"No…" E Alex naturalmente ride e scuote di nuovo la testa.

Undici

Enrico è seduto sulla poltrona del salotto. Tiene tra le braccia la piccola Ingrid che sta dormendo.

"Cioè, voi capite, mi ha telefonato… Mi ha telefonato in ufficio e mi ha detto semplicemente questo: "La signorina Dora si ferma fino alle sette poi se ne va, vedi di esserci per quell'ora sennò Ingrid rimane da sola"…"

Enrico guarda Ingrid che dorme. La dondola un po', poi le tocca con un dito il bavaglio che ha sotto il mento sistemandoglielo meglio.

"Avete capito?"

Alex, Pietro e Flavio sono di fronte a lui seduti sul divano. Tutti e tre hanno la bocca aperta. Enrico li guarda scuotere la testa. Alex sembra quello più incuriosito.

"E poi?"

"E poi sono tornato qui appena in tempo, la signorina Dora se ne stava per andare."

"Sì, ma Camilla… Cioè, Camilla dov'è?"

Enrico li guarda sereno. Poi controlla l'orologio. "È in volo. Tra quattro ore circa arriva alle Maldive. Se non casca prima l'aereo, cosa che io tanto mi augurerei!"

"Alle Maldive? E con chi?"

"Con l'avvocato Beretti, distinto signore del mio circolo che le ho presentato io."

"Tu? E perché?"

"Camilla ha voluto fare in questa nuova casa dei lavori, gli operai hanno sbagliato alcuni attacchi nel bagno e hanno provocato drammatiche perdite d'acqua. E così con l'avvocato Beretti abbiamo fatto causa all'impresa…"

"Morale?"

"Morale, Beretti ha perso la causa con la ditta e io invece ho perso mia moglie che se n'è andata con lui…"

Flavio si alza dal divano. Solo ora Pietro se ne accorge.

"Ma sei vestito da calcio…"

"Eh, forse non te lo ricordi, ma dovevamo giocare, no?"

"Ah già!"

"Ero già in ritardo… Mi sono cambiato per non far aspettare gli altri in campo. Sarebbe stato tutto normale se avessimo giocato… poi c'è stato questo piccolo contrattempo…"

"Chiamalo piccolo contrattempo!"

Enrico alza le spalle.

"Va bè, ma tanto avremmo perso."

"Io non ne sono sicuro… Secondo me oggi era la giornata buona che vincevamo."

"E certo." Enrico li guarda e allarga le braccia. "Così mi sento pure in colpa per questa mancata vittoria."

"Oh, ricordatevi che si giocava alle undici."

Flavio guarda Pietro senza capire, improvvisamente sembra felice: "Ah, ma allora si gioca?".

Alex scuote la testa. "Lascia perdere, non si gioca…"

Pietro invece annuisce. "Si gioca, si gioca."

Flavio non ci capisce più niente. "Ma insomma, si gioca o no? Mi spieghi, Pietro?"

"Allora, guardate, è semplicissimo: non si gioca ma si gioca… Ok?"

"Bè, non è del tutto chiaro…"

Pietro si siede e allarga le braccia.

"Ok. Allora, ragazzi, voglio spiegarvi come ho capito che stanno le cose. Il vero problema è la fedeltà."

Flavio lo guarda curioso. "Cioè?"

Pietro continua sorridendo. "È inutile cercare la fedeltà… La fedeltà non è di questo mondo… O meglio di questa era. Oscar Wilde diceva che la fedeltà è per la vita sentimentale ciò che la coerenza è per la vita intellettuale: semplicemente la confessione di un fallimento. Quindi io alle undici entro, invece che in campo… sotto le lenzuola di una donna felicemente sposata con un marito che però gioca… fuori casa!"

Flavio si dirige verso la cucina. "Mi dispiace, ma non sono di quest'idea… Posso prendermi una cosa da bere?"

"Certo, in frigo c'è Coca, birra e anche dei succhi."

Flavio parla più forte dalla cucina. "La fedeltà si ha naturalmente quando un rapporto funziona. Si vede che ora le cose per te non vanno più bene… Qualcuno vuole qualcosa?"

"Shhh!" Enrico controlla che Ingrid stia sempre dormendo. "Flavio… potresti non urlare?"

Flavio torna in salotto con una birra. Questa volta parla a bassa voce. "Ma stiamo affrontando dei temi esistenziali!"

Alex fa segno con la mano come a dire: capirai. "E certo, come no… Se è lecito andare a letto o meno con una donna sposata quando il marito è fuori casa…"

Flavio stappa la birra. "Ho capito, ma tu Ingrid non potresti metterla nella culla a prescindere dalle problematiche di Pietro?"

"Ah già…" Enrico porta la bambina nella sua camera da letto.

"Non riesce proprio a staccarsene, eh?"

Pietro scuote la testa. "No. Pensa se fuggiva con la bambina… Si era già suicidato."

Enrico ritorna in salotto. Flavio ora è seduto sul divano e con calma cerca di tranquillizzarlo. "Tu comunque non te la devi prendere per Camilla, devi pensare che fino a ieri era andato tutto benissimo… Purtroppo qualcosa all'improvviso si è rotto."

"Sì, un tubo del bagno…"

"E un rapporto d'amore…" Flavio finisce di bere ed è come se gli venisse in mente qualcosa. "Ma scusa, quell'investigatore non aveva trovato nulla due anni fa… giusto?"

Enrico guarda Alex. Alex guarda Flavio. Flavio guarda Pietro. Enrico è sgomento. "Cioè, sono senza parole… Ma Alex… lo hai detto a tutti?"

Alex fissa Pietro. In realtà lo aveva detto solo a lui. Stavolta l'ha fatta grossa, l'ha messo davvero nei casini, deve mentire, per la seconda volta.

"Enrico, scusami… Era un peso troppo grande per me da portare da solo…"

Pietro capisce di aver sbagliato e cerca subito di recuperare. "Ok, lo sappiamo da sempre, Enrico, che tu avevi cercato un investigatore perché non ti fidavi di Camilla, ma non devi prenderla male. Siamo un gruppo e dobbiamo affrontare le cose come gruppo. Oggi tocca a te, ma domani potrebbe toccare a me o a lui o a lui."

Flavio e Alex si toccano subito cercando di allontanare la jella. Pietro se ne accorge.

"È inutile, non c'è gesto scaramantico che possa allontanare la sfiga: quando tocca… tocca!" Alex forse una colpa ce l'ha. Avrebbe dovuto dare tutte e due le cartellette dell'investigatore a Enrico! Ma ormai è andata così.

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