Anne Rice - Intervista col vampiro

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Intervista col vampiro: краткое содержание, описание и аннотация

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In una stanza d’albergo Louis racconta la sua vita ad un esterrefatto giornalista, la lunghissima, estenuante vita di un vampiro. Duecento anni assieme al suo maestro Lestat ed alla piccola Claudia, duecento anni in giro per il mondo, nascondendosi dalla luce e succhiando sangue…

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«Misi le mani sotto la testa e guardai trasognato il lampadario: era difficile per me districarmi da un mondo ed entrare nell’altro. E Madeleine, sul divano, lavorava con quello zelo regolare, come se l’immortalità non potesse in alcun modo significare riposo, cuciva pizzi color crema su del raso color lavanda per il piccolo letto, e si fermava solo di tanto in tanto per asciugarsi la bianca fronte dal sudore tinto di sangue.

«Mi domandavo se, chiudendo gli occhi, questo regno di minuscoli oggetti avrebbe consumato le stanze intorno a me, e io, come Gulliver, mi sarei destato per scoprirmi legato mani e piedi, sgradito gigante. M’immaginai delle case costruite per Claudia nei cui giardini i topi erano mostri, minuscole carrozze e arbusti in fiore che si trasformavano in alberi. I mortali ne erano completamente ammaliati, e cadevano in ginocchio per guardare attraverso le finestrelle. Quel mondo, come la tela del ragno, attirava.

«Io vi ero legato mani e piedi. Non soltanto da quella leggiadra bellezza — quello squisito segreto delle bianche spalle di Claudia, il ricco splendore delle perle, quel languore ammaliante, una minuscola bottiglia di profumo, diventata una caraffa, da cui usciva un incantesimo che prometteva l’Eden — ero legato dalla paura. Che al di fuori di queste stanze, dove teoricamente io presiedevo all’educazione di Madeleine — confuse conversazioni sull’omicidio e sulla natura dei vampiri, argomenti sui quali Claudia l’avrebbe potuta istruire molto più facilmente di me, se solo avesse voluto prendere il comando — che al di fuori queste stanze, dove ogni notte con dolci baci e sguardi felici mi si rassicurava che quell’odio violento che Claudia aveva rivelato una volta e una volta soltanto non si sarebbe mai più ripresentato — che al di fuori di queste stanze avrei scoperto che, come avevo frettolosamente ammesso, ero veramente cambiato: la parte mortale di me era la parte che aveva amato, ne ero certo. Perciò, cosa provavo allora per Armand, l’essere per cui avevo trasformato Madeleine, per cui avevo desiderato ritrovare la libertà? Un curioso e sconcertante sentimento di distanza? Un sordo dolore? Un tremore senza nome? Persino in questa confusione mondana, vedevo Armand nella sua cella monacale, i suoi occhi marrone scuro, e sentivo quel misterioso magnetismo.

«E tuttavia non mi muovevo per andare da lui. Non osavo scoprire la vastità di quanto forse avevo perduto. E neppure osavo cercare di separare quella perdita da un’altra scoperta angosciosa: che in Europa non avevo trovato alcuna verità che potesse alleviare la solitudine, trasformare la disperazione. Piuttosto, avevo scoperto i meccanismi più profondi della mia piccola anima, il dolore di Claudia, e una passione per un vampiro che era forse più malvagio di Lestat, per il quale io ero diventato malvagio quanto Lestat, ma nel quale vedevo la sola promessa di bene nel male che potevo concepire.

«Alla fine, era tutto al di là del mio controllo. L’orologio ticchettava sulla mensola; Madeleine chiedeva di poter vedere gli spettacoli del Teatro dei Vampiri e giurava di difendere Claudia da qualunque vampiro che avesse osato insultarla; Claudia parlava di strategia e diceva: ‘Non ancora, non adesso’ e io stavo sdraiato a osservare con un certo sollievo l’amore di Madeleine per Claudia, la sua avida, cieca passione. Oh, nel mio cuore ho così poca pietà e ricordo così poco di Madeleine… Pensavo che avesse visto soltanto la prima venatura della sofferenza, che non avesse alcuna comprensione della morte. Si incattiviva facilmente e si lasciava trascinare alla violenza gratuita. Supponevo, nella mia smisurata presunzione e nel disprezzo di me stesso, che il mio dolore per mio fratello morto fosse l’unica emozione autentica. Mi permettevo di dimenticare quanto profondamente mi ero innamorato degli occhi iridescenti di Lestat, che avevo venduto la mia anima per quei colori e quella luminescenza, pensando che una superficie molto riflettente trasmettesse il potere di camminare sulle acque.

«Che cosa avrebbe dovuto fare Cristo perché io lo seguissi come Matteo o Pietro? Vestire bene, per cominciare. E possedere una magnifica testa di curatissimi capelli biondi.

«Mi odiavo. E mi sembrava, quand’ero mezzo assopito, come spesso mi capitava, cullato dalla loro conversazione — Claudia mormorava di omicidi e della velocità e dell’abilità dei vampiri, Madeleine era china sul suo ago canterino — mi sembrava la sola emozione di cui fossi ancora capace: l’odio verso me stesso. Io le amo. Io le odio. Non m’importa se esistono. Claudia mi mette le mani sui capelli come se volesse dirmi, con l’antica familiarità, che il suo cuore è in pace. Non me ne importa. E l’apparizione di Armand, quel potere, quella struggente chiarezza. Come dietro a un vetro, sembra. E, prendendo la mano giocosa di Claudia, capisco per la prima volta nella mia vita che cosa prova lei quando mi perdona di essere me stesso, che lei dice di odiare e amare: non prova quasi nulla.

«Una settimana dopo accompagnammo Madeleine a compiere la sua missione, a incendiare un universo di bambole dietro una vetrina di cristallo. Ricordo di essermi allontanato, svoltando in una stretta caverna di oscurità dove l’unico suono era la pioggia che cadeva. Ma poi vidi il bagliore rosso contro le nuvole. Le campane suonarono e gli uomini gridarono, e Claudia accanto a me parlava a voce bassa della natura del fuoco. Il denso fumo che saliva in quel bagliore tremolante mi rendeva nervoso. Avevo paura. Non una paura folle, mortale, ma paura fredda come un uncino piantato nel fianco. Questa paura era la vecchia casa di città che bruciava in Rue Royale, Lestat coricato sul pavimento in fiamme.

«‘II fuoco purifica…’ diceva Claudia. E io: ‘No, il fuoco distrugge solamente…’

«Madeleine ci aveva oltrepassato e s’aggirava in cima alla strada, un fantasma nella pioggia, le mani bianche frustavano l’aria, ci chiamavano, bianchi archi descritti da lucciole bianche. E ricordo che Claudia mi lasciò per raggiungerla. Visione di biondi capelli appassiti che si agitavano. Mi disse di seguirla. Un nastro calpestato, che sbatteva e fluttuava in un vortice di acqua nera. Mi sembrò che fossero sparite. Mi chinai per raccogliere quel nastro. Ma un’altra mano si tese per prenderlo. Era Armand.

«Ero sconvolto di vederlo lì, così vicino, la Morte Gentiluomo sotto un portone, meravigliosamente reale col suo mantello nero e la sua cravatta di seta, eppure etereo come un’ombra nella sua immobilità. Nei suoi occhi c’era un debolissimo riflesso del fuoco, del rosso che scaldava il nero, a formare il più intenso marrone.

«Mi risvegliai come da un sogno, mi destai alla percezione della sua mano che stringeva la mia, della sua testa piegata come per dirmi che desiderava essere seguito — ridestato alla mia stessa esperienza eccitata della sua presenza, che mi consumava quanto mi aveva consumato nella sua cella. Camminavamo insieme, veloci, verso la Senna, tanto rapidi e scaltri attraverso un capannello di uomini che questi ci videro a stento, che noi li vedemmo a stento. Fui molto meravigliato dal fatto che riuscivo facilmente a tenergli dietro. Mi stava costringendo a prendere atto dei miei poteri, a riconoscere che quelli che avevo sempre scelto erano cammini umani che non avevo più bisogno di seguire.

«Desideravo disperatamente parlargli, fermarlo, mettergli le mani sulle spalle, soltanto per guardarlo di nuovo negli occhi, come avevo fatto quell’ultima notte, per legarlo a un qualche tempo e luogo, in modo da poter controllare l’eccitazione dentro di me. C’erano tante cose che volevo dirgli, spiegargli. E tuttavia non sapevo cosa dire o perché avrei dovuto dirlo, sapevo solo che la pienezza di quella sensazione mi consolava fin quasi alle lacrime. Questo era ciò che avevo temuto di più.

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