Anne Rice - Intervista col vampiro
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- Название:Intervista col vampiro
- Автор:
- Издательство:Salani
- Жанр:
- Год:1977
- Город:Firenze
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«‘No’. Madeleine scosse la testa e si strinse forte a Claudia. Poi chiuse gli occhi e tremò come scossa da uno spaventoso nervosismo, da un terribile tormento. Ma Claudia la condusse via dalla poltrona e lei era arrendevole, sconvolta, bianca in volto; il taffetà verde si gonfiava attorno al vestitino di seta gialla.
«Sotto la volta del salotto si fermarono, e Madeleine si arrestò confusa, con la mano sulla gola. Si guardava intorno, come la vittima inerme sul palcoscenico del Teatro dei Vampiri, senza sapere dove si trovava. Ma Claudia era andata a prendere qualcosa. La vidi emergere dall’ombra con quella che sembrava una grande bambola. Mi alzai per guardarla. Era proprio una bambola, la bambola di una bimba coi capelli corvini e gli occhi verdi, adorna di pizzi e nastri, col viso dolce e gli occhi spalancati; i piedini di porcellana tintinnarono quando Claudia la depose tra le braccia di Madeleine. E gli occhi di Madeleine sembrarono indurirsi quando la strinse, le labbra le scoprirono i denti in una smorfia quando le carezzò i capelli. Rise piano. ‘Sdraiati’ le disse Claudia; e insieme affondarono nei cuscini del divano; il taffetà verde frusciò quando Claudia si sdraiò con lei e le mise le braccia attorno al collo. Vidi la bambola scivolare e poi cadere, ma Madeleine la trovò a tastoni e la tenne penzolante, la testa buttata all’indietro, gli occhi serrati e i riccioli di Claudia sul viso.
«Mi misi a sedere sul pavimento e mi appoggiai al morbido rivestimento del letto. Ora Claudia parlava a voce bassa, poco più di un sussurro, e diceva a Madeleine di essere paziente, di stare calma. Udii con terrore il suono dei suoi passi sul tappeto, il suono delle porte che scorrevano e chiudevano dentro Madeleine, temevo l’odio che si stendeva tra di noi come un vapore micidiale.
«Ma quando alzai lo sguardo, Claudia era immobile, perduta nei suoi pensieri; tutto il rancore e l’amarezza erano spariti dal suo viso, che ora aveva la stessa inespressività di quella bambola.
«‘Tutto ciò che mi hai detto è vero’ le dissi. ‘Io merito il tuo odio. L’ho meritato fin dai primi istanti, quando Lestat ti mise nelle mie braccia’.
«Sembrava non accorgersi di me e i suoi occhi erano soffusi di una luce dolcissima. La sua bellezza bruciava così forte nella mia anima che a stento la sopportavo; poi lei disse, con aria perplessa: ‘Avresti potuto uccidermi allora, malgrado lui. Avresti potuto farlo’. Poi i suoi occhi si posarono su di me, calmi. ‘Desideri farlo adesso?’
«‘Farlo adesso!’ La circondai col braccio, la tirai a me, confortato da quella voce raddolcita. ‘Sei pazza? Se lo voglio fare adesso!’
«‘Io lo voglio’ disse lei. ‘Chinati come facesti allora, bevi il sangue da me goccia a goccia, tutto quello che hai la forza di cavare; spingi il mio cuore sul baratro. Sono piccola, tu puoi finirmi. Non ti resisterò, sono una cosa fragile che puoi schiacciare come un fiore’.
«‘Pensi davvero queste cose? Pensi veramente quello che mi dici?’ domandai. ‘Perché non pianti il coltello qui e non lo giri nella ferita?’
«‘Vorresti morire con me?’ domandò lei con un sorriso malizioso, canzonatorio. ‘Davvero vorresti morire con me?’ insistette. ‘Non capisci cosa mi sta succedendo? Che lui mi sta uccidendo, quel maestro vampiro che ti tiene in schiavitù, che non vuol dividere con me il tuo amore, neanche una goccia! Vedo nei tuoi occhi il suo potere. Vedo la tua infelicità, la tua angoscia, l’amore per lui che non riesci a nascondere. Voltati, ti costringerò a guardarmi con quegli occhi che lo desiderano, ti costringerò ad ascoltare’.
«‘No, smetti, no… Io non ti lascerò. Te l’ho giurato, non capisci? Non posso darti quella donna’.
«‘Ma io combatto per la mia vita. Dammela: potrà prendersi cura di me, completare l’apparenza che io debbo avere per vivere! E allora lui potrà averti. Io sto combattendo per la mia vita! ‘
«Le diedi quasi una spinta. ‘No, no, è follia, è un incantesimo’ le risposi, cercando di resisterle. ‘Sei tu che non vuoi dividermi con lui, tu che vuoi ogni goccia di amore. Se non da me, da lei. Lui ti domina, non si cura di te, e sei tu che lo vuoi morto, come hai ucciso Lestat. Ebbene, tu non mi avrai come complice di questa morte, non di questa morte! Io non la renderò una di noi, io non condannerò le legioni di mortali che morirebbero per mano sua! Il tuo potere su di me si è spezzato. Non lo farò!’
«Oh, se solo avesse potuto capire!
«Neppure per un istante avevo potuto credere veramente alle sue parole contro Armand, al fatto che, in quel suo distacco del tutto superiore alla vendetta, lui potesse egoisticamente desiderare la morte di Claudia. Ma in quel momento, questo non aveva per me alcuna importanza; stava accadendo qualcosa di molto più terribile di quanto potessi intuire, qualcosa che stavo soltanto incominciando a capire, al cui confronto la mia ira era una burla, un vano tentativo di oppormi alla sua indomabile volontà. Lei mi odiava, mi aborriva, come aveva confessato lei stessa, e il cuore mi si avvizziva in petto, come se, privandomi di quell’amore che mi aveva sostenuto per tutta una vita, mi avesse infetto un colpo mortale. Io morivo per lei, morivo per quell’amore come la prima notte in cui Lestat la diede a me, le fece posare lo sguardo su di me, le disse il mio nome; quell’amore che mi aveva riscaldato nel mio odio per me stesso, che mi aveva permesso di esistere. Oh, come doveva averlo capito Lestat! E ora finalmente il suo piano era fallito.
«Ma c’era anche dell’altro, in qualche regione dalla quale rifuggivo, camminando a grandi passi avanti e indietro, avanti e indietro, le mie mani che si aprivano e si chiudevano lungo i miei fianchi, e in quegli occhi liquidi non sentivo soltanto il suo odio: sentivo il suo dolore. Mi aveva rivelato il suo dolore! Donarmi l’immortalità in questa forma impotente, questa sembianza inetta. Mi misi le mani sulle orecchie, quasi che lei stesse ancora pronunciando quelle parole, e piansi. Per tutti quegli anni ero dipeso completamente dalla sua crudeltà, dalla sua assoluta ignoranza del dolore. E invece era dolore che mi mostrava, un innegabile dolore. Oh, come avrebbe riso di noi Lestat! Questa era la ragione per cui Claudia l’aveva accoltellato, perché avrebbe riso. Per distruggermi completamente le bastava mostrarmi il suo dolore. La bambina che io avevo trasformato in un vampiro soffriva. La sua angoscia era la mia angoscia.
«C’era una bara in quell’altra stanza, un letto per Madeleine, dove Claudia si ritirò per lasciarmi solo con quanto non riuscivo a sopportare. Fui felice del silenzio. E durante le poche ore della notte che restavano mi ritrovai spesso alla finestra aperta, ad assaporare sulla pelle la fitta pioggerella: brillava sulle foglie delle felci, sui dolci fiori bianchi che pendevano, si inchinavano e infine cadevano dagli steli. Un tappeto di fiori copriva il balconcino, la pioggia batteva dolcemente sui petali sparsi. Mi sentivo debole e assolutamente solo. Ciò che era accaduto fra di noi quella notte non avrebbe mai potuto essere cancellato.
«E tuttavia, in qualche modo, e la cosa mi sconcertava, non avevo alcun rimpianto. Forse era la notte, il cielo privo di stelle, le lampade a gas gelate nella nebbiolina, a darmi quello strano piacere che non avevo mai chiesto e che, in quel vuoto e in quella solitudine, non sapevo come giudicare. ‘Sono solo’ pensavo. ‘Sono solo’. M’immaginai solo per sempre, come se, acquistando la forza di vampiro la notte della mia morte, avessi abbandonato Lestat e non mi fossi più voltato indietro a cercarlo, senza bisogno di lui né di nessun altro; come se la notte m’avesse detto: ‘Tu sei la notte, e solo la notte ti capisce e ti accoglie tra le sue braccia’. Una cosa sola con le tenebre. Senza incubi. Una pace inesplicabile.
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