Anne Rice - Intervista col vampiro
Здесь есть возможность читать онлайн «Anne Rice - Intervista col vampiro» весь текст электронной книги совершенно бесплатно (целиком полную версию без сокращений). В некоторых случаях можно слушать аудио, скачать через торрент в формате fb2 и присутствует краткое содержание. Город: Firenze, Год выпуска: 1977, Издательство: Salani, Жанр: Ужасы и Мистика, на итальянском языке. Описание произведения, (предисловие) а так же отзывы посетителей доступны на портале библиотеки ЛибКат.
- Название:Intervista col vampiro
- Автор:
- Издательство:Salani
- Жанр:
- Год:1977
- Город:Firenze
- ISBN:нет данных
- Рейтинг книги:3 / 5. Голосов: 1
-
Избранное:Добавить в избранное
- Отзывы:
-
Ваша оценка:
- 60
- 1
- 2
- 3
- 4
- 5
Intervista col vampiro: краткое содержание, описание и аннотация
Предлагаем к чтению аннотацию, описание, краткое содержание или предисловие (зависит от того, что написал сам автор книги «Intervista col vampiro»). Если вы не нашли необходимую информацию о книге — напишите в комментариях, мы постараемся отыскать её.
Intervista col vampiro — читать онлайн бесплатно полную книгу (весь текст) целиком
Ниже представлен текст книги, разбитый по страницам. Система сохранения места последней прочитанной страницы, позволяет с удобством читать онлайн бесплатно книгу «Intervista col vampiro», без необходимости каждый раз заново искать на чём Вы остановились. Поставьте закладку, и сможете в любой момент перейти на страницу, на которой закончили чтение.
Интервал:
Закладка:
«Allora mi disse di andare io a guardare come stava suo padre, dal momento che ero io quello che stava sempre a ‘guardare’, e lo feci. Il vecchio stava proprio morendo. La morte di mia madre m’era stata più o meno risparmiata, perché era morta all’improvviso, un pomeriggio. L’avevano trovata seduta tranquillamente nel cortile, col suo cestino da lavoro; morta come ci si addormenta. Ma qui mi trovavo davanti a una morte naturale troppo lenta, con agonia e con lucidità. E il vecchio m’era sempre piaciuto; affabile, semplice, faceva poche domande. Di giorno stava seduto al sole sulla veranda, sonnecchiando e ascoltando gli uccelli; di sera gli tenevano compagnia le nostre chiacchiere, quali che fossero. Era capace di giocare a scacchi, tastando attentamente ogni pezzo e ricordando con notevole precisione l’intera situazione della scacchiera; e se Lestat non giocava mai con lui, io lo facevo spesso. Ora giaceva e respirava con fatica, la fronte bollente e madida, il cuscino attorno al viso macchiato di sudore. E mentre lui gemeva e invocava la morte, Lestat nella stanza accanto prese a suonare la spinetta. La chiusi sbattendo la ribalta, non gli schiacciai le dita per un soffio. ‘Ti proibisco di suonare mentre lui muore!’ gli dissi. ‘Va’ al diavolo!’ mi rispose. ‘Suono anche il tamburo, se mi pare!’ Prese un grande vassoio d’argento dalla credenza, fece scivolare un dito in una delle maniglie e prese a battervi sopra con un cucchiaio.
«Gli dissi di smettere, o l’avrei fatto smettere io. Ma in quel momento cessammo entrambi di fare rumore perché il vecchio lo stava chiamando. Diceva che doveva parlare con Lestat, prima di morire. Ordinai a Lestat di andare da lui. Il suono delle sue grida era straziante. ‘Perché dovrei? Ho badato a lui tutti questi anni. Non basta?’ Estrasse dalla tasca una limetta per le unghie, si sedette ai piedi del letto del vecchio e cominciò la manicure.
«Intanto, io sapevo che c’erano schiavi per casa che ci stavano osservando e ascoltando. Speravo sinceramente che il vecchio morisse in pochi minuti. Una o due volte prima di allora avevo dovuto affrontare il sospetto o il dubbio di uno o più schiavi, ma mai di così tanti. Suonai immediatamente per convocare Daniel, lo schiavo cui avevo dato la casa e la posizione del sorvegliante; ma mentre lo aspettavo, sentivo il vecchio che parlava a Lestat; Lestat, che sedeva con le gambe accavallate, limando senza posa, un sopracciglio inarcato, la sua attenzione concentrata sulle unghie perfette. ‘È stata la scuola’ diceva il vecchio. ‘Oh, lo so che ti ricordi… cosa posso dirti… io’ gemeva.
«‘È meglio che lo dici’ lo interruppe Lestat, ‘perché stai per morire’. Il vecchio emise un rumore terribile, e credo che anche a me sia sfuggito un grido. Lestat mi faceva profondamente schifo. Stavo pensando di farlo uscire da quella stanza. ‘Be’, lo sai, no? Persino uno stupido come te lo deve capire’ disse Lestat.
«‘Non mi perdonerai mai, vero? Né ora, né quando sarò morto’ disse il vecchio.
«‘Non capisco di che stai parlando!’ disse Lestat.
«Cominciavo a perdere la pazienza con lui, e il vecchio si agitava sempre più. Scongiurava Lestat di ascoltarlo. Fremevo d’orrore di fronte a quella scena. Intanto era arrivato Daniel, e come lo vidi capii che a Pointe du Lac tutto era perduto. Se fossi stato più attento, avrei potuto accorgermene anche prima. Il suo sguardo era vitreo. Per lui ero un mostro. ‘Il padre del signor Lestat è molto malato. Sta morendo’ dissi, ignorando la sua espressione. ‘Non voglio che ci sia alcun rumore stanotte; gli schiavi restino tutti nelle loro baracche. Sta arrivando un dottore’. Mi guardò come se mentissi. Poi mosse lo sguardo, curioso e freddo, da me alla porta della stanza del vecchio. Il suo viso subì un tale cambiamento che mi alzai immediatamente e guardai nella stanza. Era Lestat, seduto scompostamente ai piedi del letto, con la schiena contro la colonna del baldacchino; stava lavorando furiosamente di lima, e storceva la bocca in modo tale che si vedevano distintamente entrambi i canini».
Il vampiro si fermò, una muta risata gli scuoteva le spalle. Guardò il ragazzo. E il ragazzo guardò timidamente il tavolo. Ma aveva già guardato, e fissamente, la bocca del vampiro. Aveva visto che le labbra avevano un tessuto diverso da quello della pelle, seriche e delicatamente solcate, come quelle di una persona qualsiasi, solo spaventosamente bianche; e aveva intravisto i denti candidi. Soltanto che il vampiro aveva una maniera di ridere per cui non si vedevano completamente; e finora il ragazzo non aveva ancora pensato a quei denti. «Puoi immaginare» prosegui il vampiro, «cosa volesse dire questo.
«Dovevo ucciderlo».
«Come?» fece il ragazzo.
«Dovevo ucciderlo. Cominciò a correre. Avrebbe dato l’allarme a tutta la piantagione. Forse si poteva risolvere la cosa in un altro modo, ma non c’era tempo. Così l’inseguii e lo bloccai. Ma a quel punto, scoprendomi nell’atto di fare qualcosa che non avevo fatto per quattro anni, mi fermai. Quello era un uomo. Aveva in mano, per difendersi, il suo coltello dal manico d’osso. Glielo presi e glielo piantai nel cuore. Immediatamente crollò sulle ginocchia, stringendo le dita sulla lama e sanguinando. E la vista del sangue, il suo profumo, mi fece impazzire. Credo di aver quasi ululato. Ma non cercai di prenderlo, non volevo. Poi ricordo di aver visto la figura di Lestat apparire nello specchio sopra la credenza. ‘Perché l’hai fatto?’ domandò. Mi voltai per affrontarlo, deciso a non farmi vedere da lui in questo stato di debolezza. Mi disse che il vecchio stava delirando, non riusciva a capire cosa stesse dicendo. ‘Gli schiavi, sanno tutto… devi andare alle baracche e tenerli d’occhio’ riuscii a dirgli. ‘Del vecchio mi occuperò io’.
«‘Uccidilo’ sibilò Lestat.
«‘Sei pazzo!’ reagii io. ‘È tuo padre!’
«‘Lo so che è mio padre!’ mi rispose Lestat. ‘È per questo che devi ucciderlo tu. Io non posso! Altrimenti l’avrei fatto da un pezzo, che il diavolo se lo porti!’ Si torse le mani. ‘Dobbiamo andarcene da qui. E guarda cos’hai combinato a uccidere questo! Non c’è tempo da perdere; tra pochi minuti sua moglie sarà quassù, a urlare… o peggio, manderà qualcun altro!’»
II vampiro sospirò. «Era tutto vero. Lestat aveva ragione. Sentivo gli schiavi che si erano raccolti attorno alla villetta di Daniel ad aspettarlo. Daniel aveva avuto il coraggio di entrare da solo nella casa infestata dai vampiri. Non vedendolo ritornare, gli schiavi sarebbero stati colti dal panico, avrebbero potuto fare qualsiasi cosa. Dissi a Lestat di calmarli, di usare tutto il suo potere di padrone bianco su di loro e di cercare di non spaventarli troppo, poi entrai nella stanza da letto e chiusi la porta. Ebbi allora un altro choc in quella notte di choc. Perché non avevo mai visto il padre di Lestat come in quel momento.
«S’era messo a sedere, un po’ chinato; parlava a Lestat, lo scongiurava di rispondergli, dicendogli che capiva la sua amarezza meglio di lui stesso. Era un cadavere vivente. Nulla animava il suo corpo scavato tranne un’indomita volontà: perciò i suoi occhi, nel loro luccichio, erano più che mai infossati nel cranio, e le sue labbra, nel loro tremore, rendevano più orribile la sua vecchia bocca ingiallita. Mi sedetti ai piedi del letto, e poiché soffrivo nel vederlo così, gli diedi la mano.
Non so dirti quanto il suo aspetto mi avesse scosso. Vedi, la morte che io do è rapida e incosciente, lascia la vittima in una specie di sonno incantato. Ma questa era una lenta agonia, il corpo che rifiuta di arrendersi al vampiro del tempo che l’ha succhiato per anni e anni. ‘Lestat’ disse. ‘Solo per questa volta, non essere duro con me. Solo per questa volta, sii per me il ragazzo che eri. Mio figlio’. Disse più volte queste parole: ‘Mio figlio, mio figlio’; poi disse qualcosa che non riuscii a sentire sulla purezza e l’innocenza distrutta. Ma vedevo che non era fuori di sé, come pensava Lestat, bensì in uno stato di terribile lucidità. Il fardello del passato gravava su di lui con tutto il suo peso; e il presente, ch’era solo morte, morte che lui combatteva con tutta la sua volontà, nulla poteva per alleggerire quel fardello. Ma io sapevo che avrei potuto ingannarlo se avessi usato tutta la mia abilità; allora, chinandomi vicino a lui, sussurrai la parola: ‘Padre’. Non era la voce di Lestat, era la mia, un mormorio sommesso. Ma subito il vecchio si calmò, e pensai che potesse morire. Invece mi strinse la mano come se fosse risucchiato dalle onde di un oscuro oceano e io solo potessi salvarlo. Adesso parlava di un certo insegnante di campagna, dal nome incomprensibile, che aveva trovato in Lestat un allievo di talento e aveva chiesto di mandarlo in convento per dargli un’istruzione. Si malediceva per aver ricondotto a casa Lestat, per aver bruciato i suoi libri. ‘Devi perdonarmi, Lestat’ gridava.
Читать дальшеИнтервал:
Закладка:
Похожие книги на «Intervista col vampiro»
Представляем Вашему вниманию похожие книги на «Intervista col vampiro» списком для выбора. Мы отобрали схожую по названию и смыслу литературу в надежде предоставить читателям больше вариантов отыскать новые, интересные, ещё непрочитанные произведения.
Обсуждение, отзывы о книге «Intervista col vampiro» и просто собственные мнения читателей. Оставьте ваши комментарии, напишите, что Вы думаете о произведении, его смысле или главных героях. Укажите что конкретно понравилось, а что нет, и почему Вы так считаете.