— “Oh”. — Era davvero delusa. Ho riso e singhiozzato a un tempo, baciandole guance e occhi con amore appassionato. — “Adoro” il tuo corpo — le ho detto. — Non permetterti mai di insinuare che sia meno che perfetto.
Il nostro bacio è stato lungo e dolce e totale. Quando ci siamo staccati, lei mi ha guardato con devozione assoluta. — Voglio essere tutto per te, Richard.
— Lo sei.
— No. — Il suo era un sorriso di serena accettazione. — So di non essere molto capace nel… fare l’amore. E come potrei esserlo? — Il suo sorriso si è fatto malizioso. — Non ho esperienza, signore, proprio nessuna. Mi muovo in maniera goffa e dimentico le battute. Dimentico il titolo stesso dell’opera che sto interpretando, tanto ne sono presa. — Ha piegato le dita sulla mia schiena. — Dimentico tutto. Perdo la testa sul palcoscenico e adoro ogni secondo di ciò che succede. — La sua espressione, adesso, era di aperta sensualità. Si è chinata in avanti all’improvviso e ci siamo baciati a lungo, avidi del sapore delle nostre labbra.
Le ho sorriso quando ci siamo staccati. — La parte è tua — le ho detto.
La sua risata fanciullesca mi ha procurato tanto piacere da farmi temere che mi esplodesse il cuore per la felicità. L’ho stretta forte a me. — Elise, Elise.
— Ti amo, Richard, ti amo immensamente — mi ha mormorato all’orecchio. — E adesso mi odierai perché mi è tornata fame.
Con una risata, l’ho lasciata libera. Lei mi ha fatto alzare un momento mentre riassettava il letto. Poi è corsa nell’altra stanza, è tornata con due mele, e ci siamo coricati a mangiare sulle lenzuola fredde. Elise ha tolto un seme dalla sua mela, lo ha premuto sulla mia guancia. Io ho sorriso e le ho chiesto cosa significasse quel gesto. — Aspetta — mi ha risposto.
Dopo qualche secondo, il seme è caduto. — Cosa significa? — ho domandato.
Il suo sorriso si è fatto malinconico. — Che presto mi lascerai.
— Mai.
Il suo sorriso non ha ritrovato l’allegria. Le ho dato un lieve pizzicotto al braccio. — A chi credi? A me, o a un seme di mela?
Con mio dolore, il suo sorriso è rimasto colmo di pena. I suoi occhi hanno ripreso a scavare nei miei. — Penso che mi spezzerai il cuore, Richard.
— “No”. — Ho tentato di sembrare rassicurante. — Mai, Elise.
Il suo sforzo per scacciare l’angoscia era evidente. — Va bene. — Ha annuito. — Ti credo.
— Buon per te — ho ribattuto, fingendomi imbronciato. — E chi ha mai sentito parlare di semi di mela che predicono il futuro, poi?
Finalmente, il suo sorriso ricominciava a essere sereno. — Spero proprio che tu scriva qualcosa per me — ha detto. — Mi piacerebbe moltissimo interpretare un’opera scritta da te.
— Ci proverò.
— Bene. — Mi ha baciato la guancia. — Ovviamente — ha aggiunto con un sorriso — supponendo che io abbia ancora voglia di recitare, dopo questo.
— Reciterai.
— Se lo farò, e so che lo farò, naturalmente, sul palcoscenico sarò diversa. Sarò una “donna”. — Si è stretta a me con un sospiro, passandomi le braccia attorno al collo. — Mi sono sempre sentita così squilibrata. Dentro me c’è sempre stato questo conflitto tra mente ed emozioni. Il peso del tuo amore, finalmente, ha riportato in equilibrio la bilancia. Se ieri sera o oggi sono stata fredda con te…
— No, non è vero.
— Si. So di esserlo stata. Ma erano solo le mie ultime resistenze a ciò che stava per accadere, a ciò che temevo: la liberazione, grazie a te, di tutto quello che ho nascosto per tanti anni.
Ha portato la mia mano alle labbra e l’ha baciata teneramente. — Ti sarò sempre riconoscente.
Poi è tornata a farsi sentire la sua fame interiore, il bisogno soffocato per un tempo così lungo. Doveva soddisfarlo di nuovo. Questa volta, Elise non ha opposto resistenza. Colma di gioia per le catene che si erano infrante, si è data a me e ha preso da me. La sua libertà nell’amore è stata così totale che, all’arrivo dell’orgasmo, ha rovesciato la testa all’indietro, ha allargato le braccia, a palme in su. Ha rabbrividito violentemente, emesso gemiti di irresistibile piacere. Di nuovo, io mi sono riversato in lei, e ho sperato che il suo corpo puro, adorabile, potesse concepire nostro figlio.
Dopo l’amore, sdraiati fianco a fianco caldi e soddisfatti (“credevo” fossimo soddisfatti), le sue prime parole sono state: — Tu “mi sposerai”, vero?
Non ho potuto resistere. Sono scoppiato a ridere.
— Non vuoi sposarmi? — Era stupefatta.
— Ma certo che ti sposerò — le ho risposto. — Sto ridendo per la domanda e per il modo in cui l’hai fatta.
— Oh. — Ha sorriso di sollievo, poi d’amore.
— Come hai potuto credere per un solo istante che io non abbia intenzione di sposarti?
— Io… — Ha scrollato le spalle. — Pensavo…
— Pensavi cosa?
— Che… Ecco, il mio modo di fare l’amore potrebbe essere così atroce che tu…
Le ho appoggiato un dito sulle labbra. — Elise McKenna — l’ho informata — tu sei la più magnifica, eccitante libertina del mondo intero.
— Davvero? — Il suo tono, il suo sorriso erano deliziati. — “Davvero, Richard?”
— Davvero. — Le ho baciato la punta del naso. — E farò incidere anche “questo” sulla pietra, se vuoi.
— Io sono già incisa — mi ha detto, mettendosi una mano sul cuore. — Qui dentro.
— Bene. — Le ho baciato le labbra. — E dopo esserci sposati, vivremo… — Le ho rivolto un’occhiata interrogativa. — Dove?
— Nella mia fattoria. Ti prego, nella mia fattoria, Richard. La adoro. Voglio che sia nostra.
— Nella tua fattorìa, allora.
— Oh! — Non ho mai incontrato un volto così raggiante. — Mi sento… Non so come dirlo, Richard. “Inondata” d’amore. — Di colpo, è arrossita. — Dentro e fuori.
Coricandosi sulla schiena, ha studiato il proprio corpo, incredula. — Non posso crederci. Non posso credere di essere davvero io… A letto, senza un solo indumento addosso, a fianco di un uomo nudo che ho conosciuto solo ieri. Ieri! E quest’uomo è già entrato in me! Sono proprio io? Sono davvero io, Elise McKenna? O i sogni sono diventati allucinazioni?
— Sei tu. — Le ho sorriso. — Il tu che ha sempre aspettato, leggermente ammanettato.
— Ammanettato? — Ha scosso la testa. — Chiuso dentro una vergine di ferro, vorrai dire. Oh! — Un brivido, una smorfia. — Che immagine terribile, ma tanto vera.
Si è girata a guardarmi, e ci siamo stretti l’uno all’altra, a gambe e braccia intrecciate. Abbiamo cominciato a baciarci.
— Hai mai voluto bene a Robinson? — le ho chiesto.
— Non come uomo. Come un padre, forse. Non ho mai avuto un vero padre, dopo i primissimi anni di vita. Quindi immagino che per me lui abbia assunto quel ruolo. — Un gemito eccitato. — È sorprendente che me ne renda conto adesso, dopo tanti anni. Lo vedi quali rivelazioni mi costringi ad avere?
Mi ha baciato senza pudori: una donna che assapora in piena libertà le labbra del suo amante. — Prima ti ho detto che sono una perfezionista. Credo che si sia sempre trattato non del desiderio di eccellere, ma piuttosto di insoddisfazione. Non sono mai stata completamente soddisfatta del mio lavoro, di come lo faccio. Non sono mai stata del tutto soddisfatta di niente, in vita mia. È questo il punto cruciale. Mi è sempre mancato qualcosa. Come ho potuto non capire che mi mancava l’amore? Mi sembra così ovvio, adesso. E non mi sento più una perfezionista. Voglio solo procurarti gioia. Darmi a te in maniera completa. — Ha sorriso, ancora stupita di se stessa. — E l’ho fatto, no?
Le ho risposto con una risata sottovoce. Lei mi ha fissato con quell’aria di finta severità. — Ti avverto, signor Collier, sono una persona molto gelosa. Farò a pezzi la prima donna che osi anche solo guardarti.
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