Purtroppo la gente notava la differenza. Quelle persone, ad esempio, nella folla a New York, fra le quali si era fatto strada a spintoni. Generalmente si scansavano tutti per non essere sfiorati da Tansy, e Norman si era accorto che più di una persona si voltava e li seguiva con lo sguardo, incerta fra il timore e la curiosità. E quando una donna aveva cominciato a urlare… Per fortuna erano riusciti a perdersi tra la folla.
La breve fermata a New York gli aveva dato il tempo di prendere importanti decisioni, ed era felice di non dovervi più pensare. Lo scompartimento-salone gli sembrò un’oasi di pace e di isolamento.
Cosa mai notavano gli altri in Tansy? A guardarla attentamente, la truccatura formava un contrasto vistoso e grottesco con il pallore dell’incarnato, e la cipria non ricopriva del tutto quel livido intorno alla bocca. La veletta era stata utilissima. Bisognava però guardarla da vicino, perché il trucco era in effetti un trucco da teatro. O era il suo modo di camminare che gli altri notavano? O il modo con cui erano indossati gli abiti? I vestiti ora le cadevano inerti alle spalle, come quelli di uno spaventapasseri, e non se ne capiva la ragione. O vi era veramente qualcosa che confermava ciò che aveva detto la cameriera di Bayport.
“Tu lasci vagare il tuo pensiero” disse fra sé “perché non vuoi intraprendere il compito sgradevole che ti sei assegnato.” Quel compito, egli lo odiava, perché era falso, o perché forse era troppo vero.
Cominciò rapidamente a dissertare: «La magia è una scienza empirica». Parlava al muro, come se dettasse una lezione. «C’è un’immensa differenza fra la formula di fisica e una formula magica, sebbene abbiano, lo stesso nome. La prima descrive con un simbolo squisitamente matematico, il rapporto di causa ed effetto, considerato uno stratagemma che mira ad ottenere qualcosa o a compiere qualcosa. Tiene sempre conto del movente o del desiderio della persona che invoca la formula, sia esso movente l’avidità, l’amore, la vendetta o altro. Tutt’al contrario, l’esperimento fisico è essenzialmente indipendente dallo sperimentatore. In breve non vi è stata che poca o nessuna magia pura da potersi paragonare alla scienza pura.
“Questa distinzione fra fisica e magia, è soltanto un incidente storico. La fisica è cominciata anch’essa come una specie di magia, vedi l’alchimia e vedi anche la matematica mistica di Pitagora. E la fisica moderna è, in ultima analisi, tanto empirica quanto la magia diretta. Si potrebbe dare alla magia una simile superstruttura per mezzo della ricerca di magia pura e con l’indagine e la correlazione delle formule magiche dei popoli e di epoche diverse, nell’intento di scoprire le formule fondamentali da esprimere in simboli matematici e che potrebbero trovare una estesa applicazione. La maggior parte delle persone che praticano la magia hanno sempre gli occhi fissi sui risultati immediati e non si preoccupano della teoria. Ma appunto perché la ricerca scientifica pura ha finito per portare a risultati che sembrano dovuti al caso e capaci di larga applicazione pratica, così la ricerca in fatto di magia pura potrebbe eventualmente portare ad analoghi risultati.
“Gli studi di Rhine, dell’università di Duke, sono arrivati molto vicini alla magia pura con una dovizia di esempi di chiaroveggenza, profezia e telepatia, e con l’indagine sui legami diretti fra tutte le menti, le loro possibilità di influenzarsi istantaneamente a vicenda, anche se si trovano ai poli opposti della terra.»
Attese un momento prima di proseguire.
«La materia stessa della magia è affine a quella della fisica, perché si occupa di certe forze e di certi materiali, sebbene questo…»
«Io credo sia più affine alla psicologia» interruppe la voce.
«Come mai?» disse Norman. Ma continuava a non guardarla.
«Perché concerne il controllo di altri esseri, li comanda, li costringe a eseguire certe azioni.»
«Bene, questo è interessante. Per fortuna le formule mantengono la loro validità fintanto che il loro riferimento è chiaro, anche se ignoriamo la vera natura delle entità alle quali si riferiscono. Per esempio uno studioso di fisica può anche non essere in grado di descrivere visualmente l’atomo, sebbene il termine apparenza visiva si possa difficilmente attribuire all’atomo. Allo stesso modo uno stregone non ha bisogno di descrivere l’apparenza e la natura dell’entità che egli invoca, donde i consueti riferimenti, nella letteratura magica, a indescrivibili e innominabili orrori. Ma il paragone è valido. Molte forze, in apparenza impersonali, quando sono sufficientemente analizzate diventano qualcosa di molto simile alla personalità. Non è troppo arrischiato dichiarare che sarebbe necessaria una scienza affine alla psicologia per descrivere il comportamento di un singolo elettrone con tutti i suoi capricci e i suoi impulsi, sebbene l’elettrone, considerato nel suo aspetto collettivo, ubbidisce a leggi relativamente semplici, come avviene con gli uomini considerati sotto l’aspetto di moltitudine. Lo stesso dicasi, e in grado perfino maggiore, delle entità fondamentali della magia.
«Ed è in parte per questo motivo che l’operazione di magia si dimostra così infida e pericolosa, e che il suo effetto può essere annullato con tanta facilità se la presunta vittima sta in guardia, così le tue formule, per quanto ne sappiamo, si sono rese inoperanti da quando la signora Gunnison ti ha rubato il diario.»
Le parole di Norman giungevano alle stesse orecchie con uno strano tono enfatico. Ma era indispensabile che mantenesse quel suo modo asciutto, professionale, per poter proseguire il suo ragionamento. Sapeva che se si lasciava andare a un tono casuale, la confusione mentale lo avrebbe ben presto sopraffatto.
«Rimane da fare una considerazione importante» riprese senza fermarsi. «La magia ci appare come una scienza decisamente subordinata all’ambiente, cioè alla posizione del mondo e delle condizioni generali del cosmo in un determinato momento, qualunque esso sia. Per esempio la geometria di Euclide è utile sulla terra; ma fuori, nell’immensità dello spazio, una geometria non euclidea si dimostra più pratica. Ed è così anche per la magia, e forse in maniera ancora più evidente. Sembra che nella magia le formule fondamentali non espresse cambino col passare del tempo e necessitino di continue riformulazioni. È lecito pensare che tali modifiche ubbidiscano a leggi non ancora scoperte. È anche stata fatta l’ipotesi che le leggi delle fisica ubbidiscono a un’analoga tendenza evolutiva. Ma ammettendo questa possibilità di evoluzione, essa è molto meno rapida nella fisica che nella magia. Ad esempio, si ritiene che la velocità della luce muti lentamente col passare dei secoli. È naturale che le leggi della magia si modifichino più rapidamente, poiché la magia dipende da un contatto fra il mondo materiale e un altro livello di esistenza. Questo contatto è complesso ed è soggetto a rapidi cambiamenti.
“Prendiamo ad esempio l’astrologia. Nel corso di molti secoli, la successione degli equinozi ha portato il sole in case celesti molto diverse, i segni dello zodiaco, per gli stessi periodi dell’anno. Si dice tuttora che una persona nata, poniamo, il 22 marzo, si trovi sotto il segno dell’Ariete, per quanto in realtà sia nata quando il sole era ancora nella costellazione dei pesci. Se si trascurano i cambiamenti avvenuti dal giorno in cui fu scoperta l’astrologia sino ad oggi, risulteranno inesatte e antiquate le formule per…”
«È mia convinzione» interruppe la voce, come un grammofono che si mette improvvisamente a suonare «che l’astrologia sia sempre stata inesatta. E una delle varie scienze occulte pure, e che viene usata alla stessa stregua della vetrina di un negozio, a scopo di richiamo… Ne sono convinta.»
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