Charles Grant - La carezza della paura

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La carezza della paura: краткое содержание, описание и аннотация

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Quale sarà la prossima vittima dello squartatore, il mostro del New Jersey? Il timido Donald Boyd, capace di parlare solo con creature immaginarie di sua invenzione, assalito dal mostro, viene salvato da uno stallone nero che da allora lo difenderà sempre, apparendo dal nulla. Per Donald è la lotta contro una nuova inspiegabile ossessione.

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Respirò profondamente e velocemente fino a liberare la mente, nel tentativo di far cessare il tremito alle mani.

Certo che lo sapevano. Ma questo non era un omicidio. Era stato solo un tragico incidente e non avrebbero sospeso le lezioni, non avrebbero dedicato un concerto alla memoria di Tar Boston.

Quando il suolo diventò troppo umido per rimanere seduto, si alzò in piedi con una smorfia e si incamminò verso le gradinate. Si accorse con stupore che erano piene, e camminando lungo la cancellata di ferro vide che non c’era rimasto nemmeno un posto libero nel quale intrufolarsi, a eccezione della zona riservata alla banda, nella quale si stavano disponendo i musicisti dopo aver suonato l’inno nazionale. Quando vide Tracey cercò di cogliere il suo sguardo, ma lei stava chiacchierando con i suoi vicini, cercando di evitare che il vento le strappasse il berretto.

Un vento forte proveniente dal lato della porta che faceva sventolare gli stendardi e che era riuscito a far volare più di un cappello, facendolo finire oltre il muro di cinta, verso le case. Alzando gli occhi vide che non c’erano stelle, ma solo un movimento di chiazze scure; la maggior parte delle gente si era portata ombrelli, impermeabili e coperte per potersi coprire quando la pioggia avesse iniziato a cadere, trasformando la partita in uno spettacolo fangoso.

Lentamente fece il giro del campo, evitando di passare davanti ai numerosi gruppi di ragazzini che cercavano di farsi notare dalle ragazzine; vide Jeff seduto su una panca e gli mostrò il pugno in segno di vittoria, non vide invece suo padre, ma notò Chris sul campo, mentre applaudiva e ballava secondo le regole.

Quando giunse di nuovo davanti al cancello principale, era iniziato il secondo tempo. Il punteggio era ancora fermo sullo zero a zero e i tifosi di entrambe le squadre stavano diventando impazienti.

Ricevendo gomitate e insulti, arrivò in mezzo alla pista e rimase a guardare la partita da dietro le barriere antineve che delimitavano il campo da una porta all’altra. C’erano alcuni poliziotti e qualche fotografo, oltre a un gruppo di ragazzini che cercava di sbirciare attraverso lo steccato rosso.

Il quarterback dei Nord mancò la palla. La zona centrale della squadra tentò inutilmente di recuperarla.

Il tabellone elettronico sul lato opposto segnava il passare del tempo con luci ambrate, ma il punteggio rimaneva fisso a zero.

Si avvicinò allo steccato e vi si aggrappò con le braccia incrociate. Ancora un minuto prima della fine del secondo tempo. Le urla si erano affievolite e gli applausi risuonavano fiacchi. A nessuno piaceva una semplice partita in difesa, soprattutto considerando il fatto che il pubblico se ne stava seduto al freddo in attesa della pioggia.

Improvvisamente si ritrovò a guardare Brian che correva verso di lui, con la testa girata all’indietro, seguendo la traiettoria a spirale di quello che sembrava essere un passaggio impossibile: la palla disegnò un arco sopra la testa degli avversari, sembrò esitare un attimo, poi si depositò esattamente nelle mani di Brian.

Le urla ricominciarono, ma Don vedeva soltanto Brian, che evitava un possibile placcaggio, che si liberava degli avversari e che trotterellava oltre la linea della porta precedendo di cinque metri il più vicino dei suoi inseguitori.

Le gradinate esultavano, la banda iniziò a suonare un po’ stonata e Brian fece una smorfia quando lo vide vicino allo steccato.

«Ehi, Paperino, ne vuoi vedere un altro?» gridò, prima di essere sommerso dal resto della squadra e trasportato verso la panchina, dove l’allenatore gli strinse la mano.

Don fu spinto via dai fotografi e dai ragazzini, un poliziotto lo invitò a sedersi al più presto, prima di essere cacciato fuori. Avrebbe voluto replicare, sentendo la tensione che saliva di nuovo, avvertendo una vampata di calore che si diffondeva lungo il corpo. Ma deglutì a fatica e si girò, mentre una parte di lui pensava che gli altri non sapessero chi era lui in realtà, e l’altra parte si rendeva conto che l’invito a lasciarlo solo non era più un semplice invito, ma una minaccia.

Con tutto quello che aveva dovuto subire, quella poteva essere l’unica Regola.

Trovò un posto, molto stretto, alla fine della prima fila, all’estremità delle gradinate. Non riuscì a vedere molto, non vide nemmeno la banda che usciva in campo fra un tempo e l’altro per suonare impettita le sue musichette, né il secondo touchdown conquistato nonostante la difesa degli avversari, degno risultato di una corsa eccezionale subito dopo il calcio d’inizio dell’ultima parte dell’incontro. Non gliene importava poi molto. Se fosse andato a casa, forse avrebbe visto sua madre, ma se fosse rimasto, sarebbe riuscito a parlare con Tracey dopo la partita. Forse lei avrebbe saputo dirgli cosa fare.

Verso la fine della partita gli fu impossibile contenere l’impazienza. Scavalcò lo steccato e iniziò a camminare lungo la pista, passò davanti alla banda e riuscì finalmente a vedere Tracey. Lei fece una smorfia e alzò un braccio per salutarlo; lui indicò l’orologio del tabellone, poi il suo polso senza orologio e infine si batté una mano sul petto. Lei aggrottò le sopracciglia in segno di stupore, poi il suo viso si illuminò e annuì rapidamente. Il sorriso sul viso di Don lasciava trapelare solo parte del sollievo che avvertiva, e rimase fisso sulle labbra mentre lo sguardo si spostava verso gli spettatori; vide suo padre seduto con il sindaco e sua moglie. Joyce era dietro la signora Garziana e indossava ancora il foulard per nascondere i capelli; gli occhiali scuri, invece, erano scomparsi.

Don guardò Norman, poi sua madre, che lo vide e fece un cenno di saluto — un cenno debole e pieno di scuse accompagnato da un sorriso così forzato che Don temette per un attimo che il viso di sua madre andasse in pezzi per lo sforzo. Un sorriso gentile. Un sorriso pubblico, non destinato a lui ma alla gente che le stava attorno.

Le fece un cenno con la mano e si spostò, rendendosi conto per la prima volta che presto o tardi avrebbe dovuto fare una scelta — stare con suo padre oppure stare con sua madre: una scelta comunque necessaria per evitare ulteriori problemi.

La folla ruggì alzandosi in piedi.

Senza guardare il campo, si girò verso il tabellone che indicava il punteggio e vide che Brian aveva messo a segno un altro touchdown: il numero di Brian sul tabellone lampeggiava. Prima che arrivasse alla fine del campo, accadde di nuovo; mentre passava davanti alla panchina in legno degli avversari, avvertì il senso di antagonismo e di sconfitta, la violenza crescente che nasceva dalla frustrazione.

Continuò a passeggiare e finalmente gli avversari conquistarono il loro primo punto.

Per la terza volta si fermò davanti alla banda, cercando di farsi largo fra la folla che si accalcava attorno alla panchina dei Braves e che si riversava in campo, incurante della polizia che cercava di mantenere una parvenza di ordine, ma che in realtà continuava a seguire la partita.

Guardò Tracey e avvertì dietro di sé lo sguardo del padre, con la coda dell’occhio vide anche sua madre che rideva per qualcosa detta dalla moglie del sindaco.

Chiuse gli occhi, ma lei sembrava non capire che quello non era il momento adatto per ridere, e nemmeno per assistere alla partita: quello era il momento di stare con suo figlio anche se non si chiamava Sam.

Rimase in piedi fino a quando udì in modo confuso il segnale di fine partita; a quel punto dovette aprirsi un varco tra la folla dei tifosi, che abbandonava le gradinate per invadere il campo. Lo colpirono a una spalla, poi anche nella schiena, ma lui fece del suo meglio per conservare il sorriso sulle labbra, per dimostrare che era davvero felice per la vittoria della sua squadra; poi vide finalmente Tracey che indicava una fila di gradini.

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