Charles Grant - La carezza della paura

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La carezza della paura: краткое содержание, описание и аннотация

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Quale sarà la prossima vittima dello squartatore, il mostro del New Jersey? Il timido Donald Boyd, capace di parlare solo con creature immaginarie di sua invenzione, assalito dal mostro, viene salvato da uno stallone nero che da allora lo difenderà sempre, apparendo dal nulla. Per Donald è la lotta contro una nuova inspiegabile ossessione.

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Ma quella mattina l’avevano rilasciato e gli avevano consigliato, non molto gentilmente, di non vagabondare più nella zona delle tavole calde, dei cinema, del parco e persino delle fottutissime chiese. Motivazioni del cazzo per allontanarlo dalla città. Due di loro si erano diretti ai confini della città, uno se n’era andato al bar più vicino e Tanker si era rimesso a posto, si era pettinato e ripulito nel miglior modo possibile e si era messo davanti alla fermata degli autobus della stazione di polizia. Sapeva di essere osservato e aveva fatto un cenno di saluto dopo essere salito sull’autobus che l’avrebbe condotto al parco.

Gli idioti non avevano fatto nessun controllo per vedere dove si sarebbe diretto.

Era chiuso. Dio, che voglia gli era venuta di squartare quando era uscito dalla centrale, che voglia di vederli mangiarsi le mani per quello che si erano fatti scappare.

Ma si era trattenuto perché i brividi stavano facendosi più forti, aveva bisogno di farlo, e sapeva che loro pensavano si trovasse quasi in California ormai, proprio come gli stronzi di Yonkers, di New York, di Binghampton pensavano che si trovasse in qualche altro posto, mentre lui invece si trovava ancora là.

Idioti. Idioti belli e buoni e lui era sempre stato a quel gioco.

Una delle due puttanelle si mise a ridere, nervosamente, e finalmente lui non ne poté più. Erano proprio nel punto più congeniale, allora si alzò e corse in mezzo alla strada deserta.

La prima a vederlo fu la puttanella più bassa, che si mise a urlare e iniziò a correre, lasciando cadere sul marciapiede i quaderni; uno si aprì, facendo volare fuori i fogli in direzione del tombino. L’altra si voltò a guardarlo sorpresa, sentì il richiamo frenetico dell’amica e si mise a correre con qualche secondo di ritardo.

Ma era rimasta troppo indietro e Tanker si mise in posizione per affrontarla, spingendola contro il muro del parco, sempre di più, sorridendo mentre si muoveva finché lei non urlò un nome e si lanciò oltre il cancello aperto.

La puttanella si fermò quando si accorse che Tanker stava cercando l’apertura, ma lui le tornò sopra con una finta e una bestemmia, mentre i suoi strilli venivano appannati dalle lacrime. Non gliene importava niente. Quando fosse arrivato aiuto, i brividi sarebbero spariti da un pezzo.

Si mise a correre. Con agilità. In punta di piedi. Silenziosamente. Si nascose nella boscaglia subito dopo aver oltrepassato il cancello, all’inseguimento della puttanella che faceva rumore con le scarpe e con il fiato pesante e con le invocazioni d’aiuto.

All’altezza del laghetto venne allo scoperto e l’afferrò.

Lei urlò così forte da farlo vacillare e prima che riuscisse a bloccarla gli graffiò la guancia con le unghie. Urlando. Scalciando, nel tentativo di colpirgli i genitali. Quando la schiaffeggiò urlò di nuovo e gli si aggrappò. Lui la prese per i polsi e la trascinò in avanti, facendola girare e gettandola nell’acqua.

Lei annaspò per tornare in superficie e rimase a guardare, con l’acqua che le gocciolava dalle ciglia e dal mento mentre lui si avvicinava lentamente.

«No», disse.

Lui si limitò a sorridere e continuò a muoversi.

Amanda saltò sul cornicione di cemento e cadde, scivolando sulle suole umide. Tanker si buttò su di lei prima che riuscisse a riprendere equilibrio e, con un triste sorriso sulla bocca, le spinse la faccia contro il cemento.

«Puttana», disse, digrignando i denti.

Amanda si lamentò per il dolore e sputò sangue.

Le spinse di nuovo la faccia, passò le mani tra i suoi capelli bagnati, tenendole un ginocchio conficcato sulla schiena.

«Puttana.»

Lei si lamentò di nuovo, poi tacque.

«Puttana», disse per la terza volta e la trascinò per i capelli nella boscaglia. Poi le strappò di dosso la giacca e la gettò da parte, la girò sulla schiena e si mise sopra di lei. Aveva ragione, come il solito — una puttana. Si poteva vedere dal modo in cui il maglione si era attaccato ai seni, dal modo in cui la croce d’argento della catenina che aveva al collo si prendeva gioco della religione in cui avrebbe dovuto credere, del modo in cui sanguinavano le ferite della fronte e del mento.

Era una puttana e Tanker aveva fame. Lanciando uno sguardo di gratitudine verso la luna invisibile, si lasciò cadere accanto a lei, le mise una mano sulla guancia e si leccò due volte le labbra prima di squarciarle la gola.

9

Lo stadio aveva una capienza di millequattrocento persone sulle tribune; le gradinate di legno sulla parte opposta ne contenevano altre trecento. Don se lo immaginò pieno di gente vestita di nero, convenuta per piangere la perdita di Amanda Adler, macellata.

Pianti. Lamenti. Pretesa di castigo.

Ma mentre correva, con il freddo tanto pungente da fargli lacrimare gli occhi, c’era solo il suono che le sue scarpe facevano sulla pista e sulle tribune sedevano soltanto duecento studenti e qualche insegnante. Li aveva contati, o meglio, aveva tentato di contarli, ma per ogni giro che faceva, qualcuno si muoveva, arrivavano nuove facce mentre alcune delle precedenti sparivano. Qualcuno dei ragazzi fissava il vuoto; altri si agitavano, parlavano sommessamente, si stringevano le mani e scrollavano le spalle.

Era successo subito dopo la terza ora — l’annuncio era stato fatto da suo padre, per mezzo della radio interna. Amanda Adler era morta, ammazzata nel parco, e la scuola veniva chiusa immediatamente in segno di lutto, e sarebbe restata chiusa anche il giorno dopo per dar modo ai suoi amici di renderle omaggio nel modo che ritenevano più opportuno. Dopo aver fatto una pausa di rispetto, aveva aggiunto che il concerto nel parco per la Festa di Ashford del giorno dopo non sarebbe stato annullato, come si diceva, ma sarebbe stato dedicato ai due studenti che avevano perso la vita negli ultimi tempi in modo tanto violento. Poi aveva domandato agli insegnanti di terminare le lezioni e di sospendere gli incarichi il più presto possibile.

Brian Pratt aveva esclamato: «Benissimo! Liberi!» e Tar Boston gli aveva dato un pugno nella pancia.

Adam Hedley sedeva con Harry Falcone alla tavola calda della facoltà e si lamentavano per la chiusura, ovviamente non per indifferenza, ma per le conseguenze politiche che avrebbe avuto sullo sciopero degli insegnanti in un momento come quello. Era, a suo avviso, una mossa cinica ed efficace di cui Boyd aveva pieno merito; e bisognava rispondere. Quando Harry gli chiese spiegazioni, Hadley gli raccontò della giacca.

Jeff Lichter si pulì gli occhiali quindici volte in dieci minuti, nel tentativo di togliere una macchia fastidiosa dalle lenti.

Fleet Robinson era assente.

Dopo aver spento la radio, Norman era andato a sedersi dietro la scrivania e si era messo a fissare la finestra, pensando che Harry sarebbe stato fregato, Joyce sarebbe stata comprensibilmente triste alla cerimonia di apertura delle festività e, con tutta probabilità, i giornali avrebbero tagliato a metà le sue dichiarazioni, come succede con i politici — tutto questo in una giornata, che inferno.

Don aveva immediatamente riposto i libri nell’armadietto e si era diretto verso la pista. Per strada aveva incontrato Chris, che lo aveva abbracciato e gli aveva mormorato qualcosa sul fatto di aver visto Amanda proprio il giorno prima. Era stordito e l’aveva accarezzata con aria assente, senza sembrare minimamente imbarazzato dal passaggio degli altri studenti e cercando di non fare caso al soffice contatto dei suoi capelli sul mento. Nessuno aveva badato loro. Poi lei si era staccata, aveva sorriso, gli aveva dato un bacio sulla guancia e l’aveva ringraziato. Gli ci erano voluti parecchi minuti, prima di riuscire a muoversi, poi, senza cambiarsi, aveva sentito il bisogno di andare a prendere una boccata d’aria fresca e di non pensare a niente, anche se il contatto con il giaccone leggero di Chris gli aveva fatto tornare in mente Amanda, con i suoi capelli lunghi e neri, attaccata al fianco di Fleet, il maschione che lei riusciva a prendere in giro con notevole grazia.

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