Charles Grant - La carezza della paura

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Quale sarà la prossima vittima dello squartatore, il mostro del New Jersey? Il timido Donald Boyd, capace di parlare solo con creature immaginarie di sua invenzione, assalito dal mostro, viene salvato da uno stallone nero che da allora lo difenderà sempre, apparendo dal nulla. Per Donald è la lotta contro una nuova inspiegabile ossessione.

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Poi si schiarì la gola rumorosamente e decise che non era il caso di portare a casa il lavoro, e al diavolo le relazioni. Sorrise, si alzò e andò a prendere il cappotto che stava nel mobiletto dall’altra parte della stanza. L’abitudine lo fece uscire dalla porta privata che dava direttamente sul corridoio, dove svoltò a destra per dirigersi verso l’ingresso principale. E quando uscì sul piazzale di cemento, notò che Gabby stava ammainando la bandiera dall’asta, si fermò un momento, come se facesse parte della cerimonia, accennò un saluto con le dita al custode e riprese a camminare.

La macchina di Adam Hedley passò a gran velocità.

Norman lo osservò, pregando che l’insegnante di chimica non si fermasse per domandargli se sapeva nulla della giacca a vento trovata il giorno prima sulla sua siepe. La giacca che Don aveva dichiarato di aver perso due giorni prima.

«Non ho chiamato la polizia», gli aveva detto per pietà Hedley quella mattina. «La scuola ha anche troppi problemi in questi giorni con quel maniaco per le strade. Per non parlare dello scandalo che causerebbe durante i festeggiamenti di questa settimana.»

«Ti ringrazio, Adam», aveva risposto lui, troppo sorpreso per la prova che aveva in mano per dire qualcosa di più.

«Ne sono sicuro.» Poi Hedley gli aveva stretto la mano, trattenendola qualche secondo più a lungo del necessario.

«Desidero solo che la tua assicurazione si occupi di questo, Norman. Cerchiamo di non farlo sapere in giro. Sarebbe un disastro, non credi?»

Norman aveva annuito senza parlare. Sapeva esattamente a che cosa si stava riferendo l’insegnante, che cosa avrebbe potuto fare Falcone con un’informazione di quel genere — il preside non riusciva nemmeno a gestire suo figlio, come faceva a gestire una scuola intera di ragazzi come lui?

Lo sapeva. Eppure si rifiutava di credere, nonostante la giacca, che Don avesse potuto fare una stupidaggine del genere.

Ma c’era stata la fiala, la sua giacca, e poi il comportamento recente di Don si stava facendo sempre più strano.

Credo che scambierò qualche parola con lui questa sera, pensò.

O forse no. Forse domani.

Pensò: della corda — dagli un po’ di corda e si appenderà da solo, così non mi accuserà nessuno.

«Cristo», mormorò. «Sei un bastardo, Boyd.»

Ma non cambiò idea.

Quando raggiunse l’angolo di casa sua, si fermò e gettò un’occhiata alle spalle. La strada era vuota, il sole stava calando lanciando gli ultimi raggi di luce rossastra attraverso i rami. Poi osservò la sua casa nascosta tra gli alberi e le ombre e scoprì, con un certo senso di colpa, che non aveva voglia di rincasare. Se non ci fosse stata Joyce ad aspettarlo per chiacchierare, ci sarebbe stato Don, nascosto in camera sua.

Aveva visto il ragazzo solo un paio di volte durante il giorno; una volta nel corridoio prima dell’ora di pranzo, mentre camminava come uno zombie con un’aria sconvolta e poi poco prima dell’ultima campanella, mentre si stava dirigendo verso il suo armadietto. Norman era stato sul punto di chiamarlo nel suo ufficio, ma aveva cambiato idea vedendo Fleet Robinson che si fermava, gli sussurrava qualcosa nell’orecchio e gli dava una pacca sulle spalle. Don si era girato e aveva sorriso, aveva annuito e si era spostato. Ma continuava ad avere un aspetto sconvolto e non era soltanto per quel dannatissimo occhio nero; era per il modo in cui guardava la gente — un modo vacuo, come se lui fosse poco più di una conchiglia con il corpo corroso dalle abitudini. Era stato così per la maggior parte della giornata precedente, secondo quanto aveva detto Joyce. Era ancora offeso per l’insolenza del ragazzo e non si sentiva pronto a rivolgergli la parola. Il ragazzo doveva imparare che l’infrazione alle Regole significava sopportarne le conseguenze.

E se aveva qualcosa a che fare con quella sciocchezza combinata a Hedley, avrebbe pagato anche qualcosa di più.

Una leggera brezza smosse le foglie che si erano raggruppate sul tombino mentre lui si affrettava verso casa, con le mani in tasca, a capo chino e con la pelle umida. Passò davanti all’abitazione degli Snowden, mentre Chris stava facendo marcia indietro nel suo vialetto d’ingresso, con la macchina scappottata, nonostante il brutto tempo; sorrise e fece un cenno di saluto quando la guardò, attirato dal rumore del motore. Mormorò un saluto, lei si voltò e se ne andò, lui rimase fermo per un istante, intento a guardare i capelli della ragazza che volavano al vento.

Vuole venire a letto con te, vecchio mio.

Deglutì e si guardò attorno prima di rendersi conto che la voce che aveva sentito era la sua. Poi il silenzio.

Ma era la verità, non c’era dubbio. Faceva quel lavoro da troppo tempo per non capire la differenza tra un flirt innocuo e un flirt organizzato per ottenere votazioni migliori. Chris era decisamente il tipo che sapeva che cosa voleva, più calcolatrice di chiunque altro avesse mai conosciuto. Poi si affrettò a complimentarsi con se stesso per non essere caduto nella sua trappola. Non era difficile contraccambiare un flirt; non era doloroso e non sarebbe importato a nessuno. E sarebbe stato facile, anche perché sapeva bene che non avrebbe garantito un otto solo perché la ragazza era carina, aveva un bel sorriso o un paio di occhi che non lo faceva dormire di notte.

Ma quella volta, d’altra parte, avrebbe potuto essere più difficile. Sospettava che se non fosse riuscita a comprometterlo sul materasso, avrebbe trovato comunque il modo di comprometterlo per coinvolgimento. In ogni caso, doveva fare molta attenzione.

Scoppiò in una risata allegra e genuina, mettendo il piede sul gradino che conduceva alla porta principale. Calcolatrice o meno, era carino pensare che non veniva considerato troppo vecchio per fare quel tipo di sforzo. Anzi, si sentiva quasi lusingato.

Stava per ridere di nuovo, quando mise un piede nella pozzanghera che c’era sul vialetto, e si girò all’improvviso.

L’acqua era chiara e pulita e sull’orlo c’era un’ombra che non era proiettata né da un albero del giardino, né da una grondaia, e nemmeno da lui stesso che stava passando di là.

La fissò, chiudendosi bene attorno al collo il bavero del cappotto.

L’ombra non si mosse.

Suggeriva qualcosa di molto grande, di scuro, ma quando esaminò la strada, il marciapiede, il giardino, la veranda, non vide niente.

L’ombra era sempre là e, anche quando diede un calcio all’acqua per smuoverla e scaraventarla sull’erba, persistette.

«Cristo», disse.

Diventava sempre più grande.

Più scura.

Mise un piede nella pozzanghera e osservò l’ombra che scivolava sulla scarpa.

Poi alzò subito lo sguardo e tirò un sospiro di sollievo. Una nuvola. Era una nuvola nera che si era fatta più compatta per la luce calante del giorno. Niente di più, pensò Norman, niente di più.

Aveva già la mano sulla maniglia della porta, quando sentì il rumore alle sue spalle.

Ovattato. Vuoto. Leggermente irregolare, come pietre che cadono leggere su un pezzo di legno vuoto e umido.

Stava risalendo il vialetto.

Non si voltò. Girò il pomolo con decisione, aprì di scatto la porta ed entrò in casa. Se la chiuse alle spalle senza guardare indietro e rimase fermo nell’ingresso vuoto per diversi secondi prima di togliersi il cappotto.

C’era qualcosa che gli aveva suggerito che non era stata la nuvola a lanciare quell’ombra.

Qualcosa strascicava e Don apparve sulla cima delle scale.

Un rumore vuoto e attutito, poi qualcosa bussò pesantemente alla porta alle sue spalle, che subito dopo si aprì con violenza.

8

Joyce, scura in volto, entrò in casa carica di borse della spesa. La tracolla le stava fastidiosamente scivolando dalla spalla e aveva sulla punta della lingua un’imprecazione, ma la faccia di suo marito la fece ammutolire. Era pallido e si stava allontanando da lei come se fosse stata un cadavere appena risuscitato dalla tomba.

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