Lois Bujold - L'eroe dei Vor

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L'eroe dei Vor: краткое содержание, описание и аннотация

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– Esatto.

– Ti piace quest'alternativa, Ky?

– Mi fa venire voglia di vomitare, ma… considera gli altri 9000, e la flotta dendarii. L'idea che tutti noi potremmo fare la fine del topo a causa del tuo sforzo condannato in partenza di prelevare tutti questi tuoi… miserabili peccatori mi dà una nausea ancora maggiore. I nove decimi di una pagnotta sono molto meglio che niente.

– Ho afferrato il punto, ma ora ti prego di passare all'alternativa numero due. Il volo di uscita dall'orbita è calcolato sulla base della velocità della nave più lenta, che è…

– Sono i trasporti.

– E la Triumph è sempre la più veloce?

– Ci puoi scommettere – confermò Tung, che un tempo era stato capitano della Triumph.

– Ed è anche la nave meglio corazzata.

– Sì, e allora? – chiese Tung. In effetti aveva capito benissimo dove Miles intendesse andare a parare e quella sua apparente ottusità era soltanto un modo per recalcitrare.

– E allora le prime sette navette dell'ultima ondata si agganceranno ai trasporti e partiranno in orario, poi richiameremo a bordo cinque piloti combattenti della Triumph e distruggeremo le loro navette… dopo tutto una è già danneggiata, giusto? Le ultime cinque navette da trasporto si agganceranno alla Triumph al posto di quelle da combattimento e gli schermi a piena potenza della nave le proteggeranno dal fuoco dei Cetagandani in arrivo. A quel punto ammucchieremo i prigionieri nei corridoi della nave, chiuderemo i portelli delle navette e taglieremo la corda alla massima velocità.

– La massa aggiuntiva di altre mille persone…

– Sarà sempre minore di quella di un paio di navette da trasporto. Se sarà necessario scaricheremo e distruggeremo anche quelle per rientrare nella finestra di massa/accelerazione.

– … manderà in sovraccarico i sistemi di supporto vitale…

– L'ossigeno di emergenza ci permetterà di arrivare al punto di balzo, e dopo aver effettuato il Balzo potremo distribuire i prigionieri sulle altre navi con tutta comodità.

– Quelle navette da trasporto sono nuove di zecca - fece notare Tung, in tono angosciato. – E le navette da combattimento… cinque navette… ti rendi conto di quanto sarà difficile raccogliere i fondi per rimpiazzarle? Si tratta di…

– Ti ho chiesto di calcolare i tempi, Ky, non di presentare un conto spese e danni – lo interruppe Miles, a denti stretti, poi aggiunse in tono più sommesso: – Aggiungerò quei costi al conto per i servigi che abbiamo reso.

– Hai mai sentito parlare di costi eccessivi , ragazzo? Così farai… – Cominciò Tung, poi s'interruppe e concentrò di nuovo la propria attenzione sulla cuffia, che costituiva una estensione della sala tattica a bordo della Triumph.

Alcuni calcoli furono effettuati, nuovi ordini vennero impartiti ed eseguiti.

– Dovrebbe funzionare – annunciò infine Tung, con un sospiro. – Ci permetterà di guadagnare quindici minuti dannatamente costosi. Se niente altro andrà storto…

L'Eurasiatico concluse la frase con un borbottio indistinto e frustrato, seccato quanto lo stesso Miles per la propria incapacità di essere contemporaneamente in tre posti distinti.

– Ecco che torna la mia navetta – commentò dopo un po', e lanciò a Miles un'occhiata da cui si capiva con chiarezza la sua riluttanza a lasciarlo abbandonato a se stesso, come anche il suo impaziente desiderio di allontanarsi dalla pioggia acida, dal fango e dal buio per avvicinarsi maggiormente al centro nevralgico di quell'operazione.

– Vattene – lo incitò Miles. – In ogni caso non potresti compiere il tragitto con me, perché è contrario alle procedure.

– Al diavolo le procedure – ribatté Tung, cupo.

Con il decollo della terza ondata a terra rimasero appena 2000 prigionieri e il frenetico vortice d'attività iniziale cominciò a scemare: adesso le pattuglie in armatura da combattimento si stavano ritirando dalla loro penetrazione nelle circostanti installazioni cetagandane per tornare ai punti previsti per l'atterraggio delle rispettive navette, e questo costituiva un pericoloso mutare della marea, nell'eventualità che qualche ufficiale cetagandano superstite fosse riuscito a mettere insieme un'organizzazione sufficiente a rendere difficile la loro ritirata.

– Ci vediamo a bordo della Triumph - dichiarò Tung, con enfasi, poi si soffermò a parlare con il Tenente Murka fuori della portata di udito di Miles, che esibì un sorriso comprensivo nei confronti del tenente già carico di responsabilità, perché non nutriva il minimo dubbio in merito agli ordini che adesso Tung gli stava impartendo. Se non fosse riuscito a portare con sé Miles sano e salvo, probabilmente Murka avrebbe fatto meglio a non provare neppure a tornare indietro.

Adesso non restava più niente altro che un'ultima, breve attesa… attendere dopo tutta quella fretta. Miles si accorse ben presto che aspettare aveva un effetto deleterio su di lui perché permetteva all'adrenalina prodotta dal suo organismo di disperdersi, dandogli modo di avvertire quanto fosse effettivamente stanco e dolorante. Intorno, i bagliori che rischiaravano il buio si stavano riducendo a vaghi chiarori rossastri.

In effetti l'intervallo di tempo che passò fra il dissolversi dell'affaticato rombo dell'ultima navetta della terza ondata che lasciava il suolo e l'echeggiare del sibilo stridente della prima navetta della quarta ondata che tornava indietro fu molto breve, anche se purtroppo questo dipese più dal fatto che erano nei guai che da una calcolata rapidità di manovra. A terra, i prigionieri aspettavano ancora suddivisi nelle squadre studiate per la distribuzione del cibo e conservavano la disciplina, ma naturalmente nessuno aveva spiegato loro il piccolo problema di tempi a cui si trovavano di fronte, anche se i nervosi soldati dendarii che li spingevano su per le rampe li obbligavano a tenere un passo adeguato alle esigenze di Miles. Del resto, quello di restare alla retroguardia non era mai un incarico popolare, neppure fra quella minoranza di lunatici che segnavano tacche sul calcio delle loro armi e ridacchiavano nel discutere fra loro di modi nuovi e più grotteschi per fare a pezzi i nemici.

Miles vide Suegar che veniva portato per primo su per la rampa in stato di semincoscienza, e calcolò che imbarcandosi con lui su questa navetta diretta Suegar sarebbe in effetti arrivato all'infermeria della Triumph prima di come vi sarebbe giunto se fosse stato inviato in precedenza su uno dei due trasporti per poi essere trasferito sull'ammiraglia in un momento meno rischioso.

L'arena che stavano per lasciare si era fatta intanto silenziosa e buia, bagnata, spettrale e triste. Infrangerò le porte dell'inferno e risusciterò i morti… c'era qualcosa di sbagliato nel modo in cui aveva ricordato quella citazione, ma non aveva importanza.

La pattuglia in tuta corazzata di questa navetta, l'ultima, emerse dal buio e dalla nebbia richiamata da un segnale elettronico di Murka come un branco di cani da pastore; il tenente era fermo ai piedi della rampa per fungere da collegamento fra la pattuglia e il pilota, che stava esprimendo la propria impazienza di decollare con piccoli sibili acuti dei motori.

Poi dall'oscurità scaturirono scariche al plasma che sfrigolarono nell'aria intrisa di pioggia. Qualche eroe cetagandano… un ufficiale, un soldato, un tecnico, chi poteva dirlo?… era strisciato fuori delle macerie ed aveva trovato un'arma… e un nemico contro cui usarla. Schegge di bagliori rossi e verdi continuarono a danzare per qualche secondo sulla retina di Miles, mentre un soldato dendarii rotolava fuori dal buio con il dorso dell'armatura segnato da una linea incandescente che continuò a sfrigolare e a fumare fino a quando non fu estinta dal contatto con il fango. Le gambe della corazza erano però state danneggiate e l'uomo rimase a contorcersi al suolo come un pesce in secca nel frenetico sforzo di liberarsene; intanto una seconda e mal diretta scarica di plasma trasformò qualche chilometro di nebbia e di pioggia in vapore surriscaldato lungo una linea retta che si perdeva in un ignoto infinito.

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