Lois Bujold - L'eroe dei Vor
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- Название:L'eroe dei Vor
- Автор:
- Издательство:Nord
- Жанр:
- Год:1992
- Город:Milano
- ISBN:88-429-0234-9
- Рейтинг книги:3 / 5. Голосов: 1
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Quattro soldati armati e in attrezzatura completa da combattimento furono i primi a scendere la rampa della navetta per assumere la posizione di guardia, e Miles notò con approvazione che gli uomini avevano le armi puntate nella direzione giusta, verso i prigionieri che stavano cercando di salvare. Un'altra pattuglia più numerosa e armata fino ai denti seguì a ruota le prime guardie e si allontanò di corsa, zigzagando per evitare il fuoco di copertura dei compagni e puntando verso le installazioni cetagandane che cingevano il cerchio della cupola. Era difficile stabilire quale fosse la direzione più pericolosa… a giudicare dal protrarsi della pioggia di colpi le navette da combattimento stavano fornendo un abbondante fuoco di copertura con cui distrarre i Cetagandani.
Finalmente dalla navetta sbucò anche l'uomo che più Miles desiderava vedere, l'ufficiale addetto alle comunicazioni.
– Tenente… – chiamò, poi riuscì a collegare il nome alla faccia e aggiunse: – Tenente Murka! Da questa parte!
Murka lo individuò subito e prese ad armeggiare con aria eccitata con il suo equipaggiamento.
– Commodoro Tung! – gridò nel proprio ricevitore. – Lui è qui! L'ho trovato!
Miles strappò spietatamente la cuffia per le comunicazioni dalla testa del tenente, che si piegò docilmente per permettere quel furto, e la piantò sulla propria con la mano sinistra, in tempo per sentire la flebile risposta di Tung.
– Bene, Murka, per l'amore di Dio non lo perda di nuovo. Si sieda su di lui, se sarà necessario.
– Voglio il mio staff – disse Miles nel ricevitore. – Ha già recuperato Elli ed Elena? Quanto tempo abbiamo per quest'operazione?
– Sì, signore, no, e circa due ore, se siamo fortunati – rispose secca la voce di Tung. – È bello riaverla a bordo, Ammiraglio Naismith.
– Mi sta dicendo… recuperi Elli ed Elena, con priorità uno!
– Ci stiamo lavorando. Chiudo.
Girandosi Miles scoprì che il caposquadra per la distribuzione delle barre nutritive addetto a quella sezione era riuscito a radunare il primo gruppo di 200 prigionieri e stava costringendo i 200 successivi a restare indietro in attesa del loro turno… eccellente. I prigionieri da imbarcare venivano incanalati uno alla volta lungo la rampa attraverso una strana strettoia: un mercenario tagliava il dietro di ciascuna tunica grigia con un rapido colpo di vibrolama, un secondo mercenario applicava alla schiena del prigioniero un paralizzatore medico ed un terzo passava su di essa un trattore medico manuale, strappando via rozzamente i numeri di serie cetagandani impressi sotto la pelle senza poi prendersi il disturbo di applicare una fasciatura.
– Andate a prua e sedetevi in fila per cinque, andate a prua e sedetevi in fila per cinque, andate a prua… – ripeteva quest'ultimo mercenario, con la voce uniforme che echeggiava a tempo con il movimento ipnotico del trattore medico.
Il Capitano Thorne, che a volte fungeva da aiutante di campo di Miles, emerse con passo affrettato dal miscuglio di bagliori e di ombre cupe, fiancheggiato da uno dei medici di bordo e… a Dio piacendo… da un soldato che portava gli abiti e gli stivali di Miles. Questi si tuffò verso gli stivali, ma fu invece catturato dal medico prima di raggiungerli.
Il dottore gli passò un paralizzatore medico fra le scapole nude e ineguali e lo fece seguire da un trattore manuale.
– Accidenti! – strillò Miles. – Non poteva aspettare un dannato secondo perché avesse inizio l'effetto del paralizzatore? E cosa significa tutto questo? – chiese, palpandosi il danno con la mano sinistra mentre il dolore cominciava già a svanire.
– Mi dispiace, signore – replicò il medico, senza eccessiva sincerità. – La smetta di toccarsi… ha le mani sporche – aggiunse, applicando una plastibenda… il rango aveva i suoi privilegi, dopo tutto. – Il Capitano Bothari-Jasek e il Comandante Quinn hanno appreso dagli altri controllori Cetagandani addetti ai monitor della prigione qualcosa che non sapevamo prima che lei entrasse nel campo, e cioè che questi numeri sono permeati da gocce di una sostanza le cui membrane lipidiche sono tenute allineate da un campo magnetico a bassa potenza che i Cetagandani generano nella cupola. Se si trascorre un'ora fuori della cupola le membrane cominciano a cedere e a liberare un veleno, e circa quattro ore più tardi il soggetto muore… in maniera molto sgradevole. Suppongo fosse una piccola garanzia ulteriore contro eventuali fughe.
– Capisco – mormorò Miles, con un brivido, poi si schiarì la gola e aggiunse, in tono più deciso: – Capitano Thorne, registri una nota di merito… con i massimi onori… per il Comandante Elli Quinn e il Capitano Elena Bothari-Jasek. Il servizio segreto del nostro… datore di lavoro ignorava questo particolare, anzi pare che i dati da esso raccolti fossero carenti sotto numerosi aspetti. Dovrò parlare con i responsabili… e in tono deciso… quando presenterò il conto spese per quest'operazione. Prima di mettere via il paralizzatore, dottore, mi anestetizzi la mano, per favore – concluse, protendendo là destra perché il medico la esaminasse.
– Lo ha fatto di nuovo, vero? – borbottò il dottore. – Quando imparerà…
Un passaggio del paralizzatore medico fu sufficiente a far scomparire la consapevolezza della mano gonfia dalla sfera percettiva di Miles: soltanto i suoi occhi, adesso, gli garantivano che essa era ancora attaccata al braccio.
– Sì, ma chi ci ha assunti sarà disposto a pagare per l'ampliamento dell'operazione? – chiese ansiosamente Thorne. – Questa storia era cominciata come una rapida azione lampo per tirare fuori un solo uomo, proprio il genere di cose in cui si specializzano organizzazioni come la nostra… mentre adesso vi è impegnata l'intera flotta dendarii. Questi dannati prigionieri sono più numerosi di noi nella misura di due a uno, il che non era previsto nel contratto originale. E se il nostro perennemente misterioso datore di lavoro decidesse di non pagarci?
– Non lo farà, hai la mia parola – replicò Miles. – Però… non ci sono dubbi sul fatto che dovrò andare a presentare il conto di persona.
– Dio li aiuti, allora – borbottò il medico, poi si allontanò per continuare a liberare dai numeri i prigionieri in attesa.
Il Commodoro Ky Tung, un tozzo Euroasiatico di mezz'età in armatura parziale e con una cuffia di comunicazione di comando, si materializzò accanto a Miles mentre le prime navette cariche di prigionieri chiudevano i portelli e salivano stridendo attraverso la nebbia scura, decollando senza una formazione precisa a mano a mano che avevano ultimato il carico. Conoscendo la predilezione di Tung per le formazioni serrate e ordinate, Miles dedusse da questo che il tempo doveva essere il fattore limitante più pericoloso.
– Su cosa stiamo caricando quella gente, lassù? – chiese a Tung.
– Abbiamo sventrato un paio di navi da carico usate e adesso possiamo ficcare circa 5000 persone nella stiva di ciascuna. Il viaggio per andare via di qui sarà rapido e sgradevole, e quella gente dovrà stare distesa e respirare il meno possibile.
– Cosa stanno mettendo insieme i Cetagandani per darci la caccia?
– Per ora poco più delle navette della polizia locale. Si dà infatti il caso che la maggior parte del loro contingente spaziale militare locale si trovi adesso dalla parte opposta del loro sole, il che spiega perché abbiamo scelto proprio questo momento per arrivare… abbiamo dovuto aspettare che riprendessero le loro manovre pratiche, nel caso cominciassi a chiederti cosa ci tratteneva. In altre parole, abbiamo mantenuto il piano originale per prelevare il Colonnello Tremont.
– Soltanto che ora è stato espanso secondo un fattore di 10.000 teste… e che dovremo effettuare almeno quattro viaggi invece di uno, giusto? – replicò Miles.
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