George Martin - Il trono di spade

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Il trono di spade: краткое содержание, описание и аннотация

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In una terra fuori dal mondo, dove le estati e gli inverni possono durare intere generazioni, sta per esplodere un immane conflitto. Sul Trono di Spade, nel Sud caldo e opulento, siede Robert Baratheon. L’ha conquistato dopo una guerra sanguinosa, togliendolo all’ultimo, folle re della dinastia Targaryen, i signori dei draghi. Ma il suo potere è ora minacciato: all’estremo Nord la Barriera — una muraglia eretta per difendere il regno da animali primordiali e, soprattutto, dagli Estranei — sembra vacillare. Si dice che gli Estranei siano scomparsi da secoli. Ma se è vero, chi sono quegli esseri con gli occhi così innaturalmente azzurri e gelidi, nascosti tra le ombre delle foreste, che rubano la vita o il sonno a chi ha la mala di incontrarli?

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«Jon!» gridò Pyp.

«Non puoi scapparci» disse Grenn. «Torna indietro.»

«Tornate voi indietro.» Jon girò la cavalcatura e li affrontò sguainando la spada. «Non voglio farvi del male, ma ve ne farò se mi costringete.»

«Da solo contro sette?» Halder fece un cenno e i ragazzi aprirono la formazione, circondandolo.

«Ma che volete da me?»

«Riportarti al tuo posto» dichiarò Pyp.

«Il mio posto è al fianco di mio fratello!»

«Siamo noi i tuoi fratelli, adesso» disse Grenn.

«Ti tagliano la testa se ti prendono, lo sai» disse Todder con una risata nervosa. «Che stupidaggine. Una di quelle che farebbe quel bisonte di Grenn.»

«No, invece, io non la farei! Io non infrango i giuramenti! Ho detto le parole e credo a ciò che ho detto!»

«Anch’io» affermò Jon. «Perché non volete capire? Hanno assassinato mio padre. C’è la guerra e mio fratello Robb sta combattendo nelle terre dei fiumi…»

«Lo sappiamo» rispose Pyp con solennità. «Sam ci ha detto tutto.»

«Ci dispiace per tuo padre» aggiunse Grenn. «Tuttavia non possiamo fare nulla. Una volta che hai giurato, non puoi andare, per nessuna ragione.»

«Io devo andare.» Jon contrasse il pugno ustionato.

«Tu hai detto le parole» gli ricordò Pyp. «“Ora la mia guardia ha inizio” hai detto, ricordi? “E non avrà fine se non con la mia morte.”»

«“Io vivrò al mio posto, e al mio posto morirò”» proseguì Grenn.

«Non c’è bisogno che mi ripetiate le parole, le conosco quanto voi!» Era furibondo. Ma perché non lo lasciavano andare? Perché rendevano tutto più difficile?

«“Io sono la spada nelle tenebre”» recitò Halder.

«“Io sono il guardiano della Barriera”» disse Todder.

Jon urlò insulti, ma lo ignorarono. Pyp avvicinò il cavallo, senza smettere di recitare: «“Io sono la fiamma che arde contro il gelo, sono la luce che porta l’alba, sono il corno che risveglia i dormienti, sono lo scudo che protegge il reame degli uomini”».

«Sta’ indietro.» Jon alzò la spada. «Parlo sul serio, Pyp.» Non indossavano armatura, li avrebbe fatti a pezzi se l’avessero costretto.

Matthar girò dietro di lui, aggiungendosi al coro: «“Io consacro la mia vita e il mio onore ai Guardiani della notte”».

Jon diede di speroni, facendo girare in cerchio la cavalla. I ragazzi lo circondavano, chiudendolo da tutti i lati.

«“Per questa notte…”» disse Halder, alla sua sinistra.

«“…e per ogni altra notte a venire”» concluse Pyp. Afferrò le redini di Jon. «Adesso scegli: o mi uccidi o torni alla Barriera con me.»

«Maledetto te!» Jon alzò la spada… e l’abbassò. «Maledetti tutti voi.»

«Dobbiamo legarti le mani» intervenne Halder «o ci dai la tua parola che tornerai senza opporre resistenza?»

«Non fuggirò, se è questo che intendi.» Spettro riapparve da sotto gli alberi-sentinella e Jon lo guardò con astio. «E tanti ringraziamenti per il tuo aiuto.» Gli occhi rossi fissarono i suoi, pieni di consapevolezza.

«Meglio muoversi» disse Pyp. «Se non saremo rientrati prima dell’alba, il Vecchio orso la testa ce la taglia a tutti!»

Della cavalcata di ritorno Jon Snow conservò una memoria indistinta. Forse perché la sua mente era molto lontana, gli parve più breve di quella in direzione opposta. Fu Pyp a decidere l’andatura, al galoppo, al trotto, al passo, di nuovo al galoppo. Città della Talpa apparve e poi tornò a scomparire, la rossa lanterna che indicava i tesori sepolti tornò a scomparire anch’essa. Arrivarono con un buon margine. Mancava ancora un’ora all’alba quando le torri del Castello Nero si stagliarono scure contro la pallida immensità della Barriera. Ma questa volta, Jon Snow non ebbe l’impressione di tornare a casa.

Potevano riportarlo indietro, ma non potevano costringerlo a restare. La guerra non sarebbe finita quel giorno, né il giorno dopo, e i suoi amici non potevano sorvegliarlo giorno e notte. Avrebbe guadagnato tempo. Avrebbe fatto credere loro di essere contento di rimanere… e poi, quando avessero abbassato la guardia, sarebbe fuggito di nuovo. E la prossima volta avrebbe evitato la strada del Re. Poteva seguire la Barriera in direzione est, forse fino al mare, un percorso più lungo ma più sicuro. Oppure sarebbe andato verso occidente, verso le montagne e poi a sud, superando i passi. Era la via dei bruti, quella, dura e pericolosa, ma nessuno l’avrebbe inseguito. E lui si sarebbe tenuto cento leghe lontano da Grande Inverno e dalla strada del Re.

Samwell Tarly era in attesa fuori delle vecchie stalle, seduto a terra, la schiena contro una balla di fieno, troppo in ansia per dormire. «Jon!» disse alzandosi e dandosi una spolverata. «Sono contento che ti abbiano trovato…»

«Io no.» Jon smontò di sella.

Pyp smontò a sua volta, scoccando un’occhiata disgustata al cielo che schiariva a oriente. «Da’ una mano con i cavalli, Sam» disse. «Ci aspetta una lunga giornata senza aver dormito… Con tante grazie a lord Snow.»

All’alba Jon si presentò nelle cucine. Hobb Tre dita gli diede la colazione per il Vecchio orso senza dire una parola. Quel giorno c’erano tre uova dal guscio marrone ben sode, pane fritto, una grossa fetta di prosciutto e una coppa di prugne cotte. E come ogni alba, Jon portò il tutto alla torre del re. Mormont stava scrivendo seduto vicino alla finestra. Il suo corvo gli zampettava da una spalla all’altra. Nel vedere entrare Jon, l’uccello emise il solito gracchiare: «Grano. Grano…».

«Metti la colazione sul tavolo» disse il Vecchio orso alzando lo sguardo su di lui. «Prendimi anche della birra.»

Jon andò ad aprire le imposte di una finestra, prese la caraffa di birra dal davanzale e riempì un corno. Hobb gli aveva dato un limone, conservato al freddo nella Barriera. Jon lo schiacciò nel pugno, facendo colare il succo nel corno. Ogni giorno Mormont beveva birra con un limone spremuto. Per questo aveva ancora tutti i suoi denti, sosteneva.

«Non dubito che tu amassi tuo padre» disse il lord comandante prendendo il corno da Jon. «Le cose che amiamo finiscono sempre con il distruggerci. Ricordi quando ti ho detto queste parole?»

«Lo ricordo» rispose Jon cupamente. Non voleva parlare della morte di suo padre, nemmeno con Mormont.

«Allora fa’ in modo di non dimenticarle mai. Sono le verità più dure quelle da tenere più strette. Dammi il piatto. Prosciutto, di nuovo. E sia. Hai l’aria stanca. Le cavalcate al chiaro di luna sfiancano sempre.»

La gola di Jon Snow divenne secca. «Tu sai?»

«Sai» fece eco il corvo dalla spalla di Mormont. «Sai. Sai…»

Il Vecchio orso sbuffò. «Credi che mi abbiano fatto lord comandante dei Guardiani della notte per la mia idiozia? Aemon mi ha detto che saresti andato. E io gli ho detto che saresti tornato. Conosco i miei uomini… e anche i miei ragazzi. L’onore ti ha portato sulla strada del Re… e l’onore ti ha riportato indietro.»

«Sono stati i miei amici a riportarmi indietro» ammise Jon.

Mormont esaminò il piatto. «Ho forse detto che è stato il tuo onore?»

«Hanno ucciso mio padre. Ti aspettavi che non facessi niente?»

«A dire il vero, mi aspettavo che facessi esattamente quello che hai fatto.» Mormont mangiò una prugna e sputò il nocciolo. «Avevo dato ordine di tenerti d’occhio. Sei stato visto allontanarti. Se i tuoi giovani confratelli non ti avessero riportato indietro, l’avrebbe fatto qualcun altro, e non sarebbero stati amici. A meno che tu non possieda un cavallo alato come un corvo. Ce l’hai, Snow?»

«No.» Jon si sentiva un completo idiota.

«Peccato. Ci servirebbe proprio, un cavallo del genere.»

Jon Snow si raddrizzò: sarebbe morto con onore. Questo, quanto meno, l’avrebbe fatto. «Mio signore, so qual è la pena per la diserzione. Non ho paura di morire.»

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