«Morire!» ripeté il corvo.
«Né hai paura di vivere, mi auguro.» Mormont usò la daga per tagliare un pezzo di prosciutto e lo diede al corvo. «Non hai disertato… non ancora. Mettiamola così, Snow: se tagliassimo la testa a ogni ragazzo che di notte si fa una galoppata fino a Città della Talpa, ci sarebbero solo fantasmi a sorvegliare la Barriera. Forse, però, ti sei messo in testa di riprovarci. Magari domani. Oppure tra un paio di settimane. Mi sbaglio? È questo che hai in mente, ragazzo?»
Jon rimase in silenzio.
«Difatti.» Mormont cominciò a sgusciare un uovo sodo. «Tuo padre è morto, Snow. Pensi di poterlo riportare in vita?»
«No.»
«Bene. Perché noi due i morti li abbiamo visti tornare dalla tomba ed è qualcosa che preferirei non vedere un’altra volta.» In due morsi, fece fuori l’uovo, rimuovendo poi un frammento di guscio rimasto tra due denti. «Tuo fratello è sceso in campo alla testa di tutte le forze del Nord. Uno qualsiasi dei suoi lord alfieri è al comando di più spade di quante ne abbiano i Guardiani della notte. Per quale ragione credi che abbiano bisogno proprio del tuo aiuto? Sei un guerriero così formidabile? O forse ti tieni in tasca una polvere magica con cui cospargere la tua spada?»
Non c’erano risposte. Il corvo si era messo a beccare un uovo, spezzandone il guscio e tirando fuori pezzetti del bianco e del tuorlo.
«Non sei il solo toccato da questa guerra.» Il Vecchio orso sospirò. «Che mi piaccia o no, mia sorella Maege sta marciando nell’esercito di tuo fratello. Lei e le sue figlie vestite di maglia di ferro come gli uomini. Maege è una vecchia arpia, con un pessimo carattere, testarda come un mulo. È una donna balorda e, francamente, la reggo a stento, ma ciò non significa che il mio amore per lei sia inferiore a quello che tu provi per le tue sorellastre.» Mormont corrugò la fronte, prese l’ultimo uovo e ne schiacciò il guscio tra le dita. «O forse lo è. Comunque stiano le cose, se lei dovesse finire uccisa, soffrirei per la sua morte, ma questo non mi spingerebbe a fuggire. Ho giurato, come te. Il mio posto è qui… Dov’è il tuo, ragazzo?»
“Io non ho un posto mio” avrebbe voluto dirgli Jon. “Sono solo un bastardo. Senza diritti, senza nome, senza madre e ora anche senza padre.” Ma quei pensieri non diventarono mai parole. «Non lo so» rispose.
«Io lo so» dichiarò il lord comandante. «I venti gelidi si stanno alzando, Snow. Al di là della Barriera, le ombre si allungano. Nei suoi messaggi, Cotter Pyke parla di grandi mandrie di alci in migrazione verso sud e verso est, dirette al mare. E anche di mammuth. Dice che uno dei suoi uomini ha scoperto a nemmeno tre leghe dal Forte orientale orme mostruose, deformi. I ranger della Torre delle ombre hanno trovato interi villaggi abbandonati. E di notte, ser Denys dice che sulle montagne è tutto pieno di fuochi, fuochi giganteschi che bruciano dal tramonto all’alba. Nelle profondità della Gola, Quorin il Monco ha catturato un bruto, il quale spergiura che Mance Ryder, il Re-oltre-la-Barriera, sta conducendo tutta la sua gente in qualche nuova roccaforte segreta. A quale scopo, solo gli dei lo sanno. Pensi che tuo zio Benjen sia il solo ranger scomparso quest’anno?»
«Ben Jen» gracchiò il corvo, alzando e abbassando il capo, briciole d’uovo che volavano via dal suo becco. «Ben Jen. Ben Jen…»
«No» rispose Jon. Tanti altri non erano tornati. Troppi.
«Pensi forse che la guerra di tuo fratello sia più importante della nostra?» esclamò il vecchio guerriero.
Jon si morse le labbra.
«Guerra.» Il corvo sbatté le ali, quasi in segno di minaccia. «Guerra. Guerra.»
«Ebbene, non lo è» continuò Mormont. «Gli dei ci aiutino, ragazzo. Perché tu non sei né cieco né stupido. Quando i morti vengono a camminare nel buio, credi davvero che abbia importanza chi siede sul Trono di Spade?»
«Nessuna.» A questo, Jon non aveva pensato.
«Il lord tuo padre ti ha mandato da noi, Jon. Chi può sapere perché?»
«Perché? Perché? Perché?» chiese il corvo.
«Una cosa io so» proseguì Mormont. «Nelle vene degli Stark scorre il sangue dei Primi Uomini. E a costruire la Barriera furono loro, i Primi Uomini. Si dice che ricordino cose che tutti gli altri hanno dimenticato. E quella tua belva… ci ha portati dai morti che camminano, ci ha avvertiti dell’uomo morto sulle scale. Ser Jaremy Rykker avrebbe parlato di coincidenze, ma adesso ser Jaremy è morto e io no.» Lord Mormont infilzò un pezzo di prosciutto con la punta della daga. «Io dico che è stato il destino a portarti qui. E voglio te e quel tuo lupo, quando andremo oltre la Barriera.»
Jon sentì un brivido di eccitazione lungo la schiena. «Oltre la Barriera?»
«Mi hai inteso. Voglio trovare Benjen Stark, vivo o morto.» Il Vecchio orso masticò e inghiottì. «Non rimarrò qui seduto e inerte ad aspettare che le nevi e i venti glaciali scendano dal Nord. Dobbiamo sapere cosa sta accadendo. Questa volta, i Guardiani della notte usciranno in forze, contro il Re-oltre-la-Barriera, contro gli Estranei, contro qualsiasi cosa ci aspetti là fuori. E alla testa ci sarò io.» Puntò la daga verso il petto di Jon. «Per tradizione, l’attendente del lord comandante è anche il suo scudiero, ma non intendo chiedermi ogni mattina se ci sei ancora o se sei scappato. Perciò voglio una risposta da te, lord Snow, adesso. Sei un confratello dei Guardiani della notte… o sei solo un ragazzino bastardo che vuole giocare alla guerra?»
Jon Snow si raddrizzò e fece un respiro profondo. “Padre, perdonami. Robb, Arya, Bran… perdonatemi. Non posso aiutarvi. Il vecchio guerriero sa la verità. Questo è il mio posto.” «Io… ti appartengo, mio lord. Sono il tuo uomo. Non scapperò di nuovo. Lo giuro!»
Il Vecchio orso sbuffò. «Bene. Ora va’ a rimetterti la spada.»
Le sembrava che fossero trascorsi mille anni da quando aveva portato il suo bimbo in fasce fuori da Delta delle Acque, attraversando il fiume Tumblestone a bordo di una piccola barca per iniziare il viaggio verso Grande Inverno. E fu attraverso il Tumblestone che tornarono a casa, anche se il bimbo indossava corazza e maglia di ferro al posto dei panni del neonato.
Robb sedeva a prua, la mano destra appoggiata sul capo di Vento grigio. I muscoli dei rematori si tendevano al ritmo della vogata. C’era Theon Greyjoy al suo fianco. Ser Brynden sarebbe venuto con la seconda barca, assieme al Grande Jon e a lord Karstark.
Catelyn aveva preso posto a poppa. Filarono lungo il Tumblestone, lasciando che la sua corrente poderosa li spingesse oltre l’incombente Torre della Ruota. Il rombo generato dalla grande ruota ad acqua all’interno di essa era un rumore della sua infanzia, e le portò sul viso un sorriso malinconico. Dall’alto delle mura di pietra del castello, soldati e servitori gridavano il suo nome, e quello di Robb, e «Grande Inverno!». Sui bastioni garriva nel vento il vessillo della nobile Casa Tully: trota in pieno salto, argentea in campo ondulato blu e rosso. Era uno spettacolo prodigioso, ma non bastò a sollevare il suo spirito. Si chiese se si sarebbe mai sollevato di nuovo. “Ned… Oh, Ned…”
Fecero un’ampia virata sotto la Torre della Ruota, solcando la superficie inquieta del fiume. Nell’affrontare la corrente contraria, lo sforzo dei rematori aumentò. Apparve la grande arcata del Portale dell’acqua. Catelyn udì lo sferragliare delle grosse catene mentre la pesante grata di ferro veniva sollevata. Si stava ancora sollevando quando l’imbarcazione scivolò sotto di essa. Lo sguardo di Catelyn osservò la parte inferiore della grata, ad appena qualche pollice sopra le loro teste, e vide che le sbarre di metallo erano rosse di ruggine, gocciolanti denso fango marrone. Quanto in alto saliva, quella ruggine corrosiva? Sarebbe stata in grado, quella grata, di reggere l’urto di un ariete? Forse era arrivato il momento di sostituirla… Pensieri di tal genere continuavano ad assillare la sua mente, in quei giorni.
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