Passarono sotto l’arcata, sotto le mura, scivolando dal sole, all’ombra, di nuovo al sole. Tutt’attorno a loro, con le funi d’ormeggio legate ad anelli di ferro infissi nella pietra, c’erano barche grandi e piccole. Le guardie di suo padre li attendevano sui gradini che scendevano fino all’acqua assieme a suo fratello. Ser Edmure Tully era un giovane dalla corporatura massiccia, con un’arruffata capigliatura nera e un’imponente barba. La placca pettorale della sua armatura portava i solchi e le ammaccature della battaglia. Il suo mantello rosso e blu era chiazzato di sangue, annerito dal fumo. Al suo fianco, corporatura nodosa, baffi grigi tagliati corti, naso a becco, c’era lord Tytos Blackwood. La sua armatura color giallo brillante era istoriata di giaietto con motivi di pampini. Il mantello di penne di corvo intrecciate gli ricadeva sulle spalle sottili. Era stato lord Blackwood a guidare la sortita contro il campo dei Lannister che aveva strappato Edmure alla prigionia.
«Portateli dentro» comandò ser Edmure.
Tre uomini scesero i gradini, affondando nell’acqua fino al ginocchio, e servendosi di lunghi ramponi, agganciarono il bordo della barca e l’accostarono all’approdo. Vento grigio fu il primo a saltare a terra. Terrorizzato, uno degli uomini abbandonò il rampone e vacillò indietro, finendo a mollo nel fiume. Qualche risata, e l’uomo si rialzò grondante, un’espressione avvilita in faccia. Theon Greyjoy volteggiò sui gradini allagati, l’acqua che gli arrivava alla caviglia. Afferrò Catelyn per la vita e la depositò all’asciutto.
Edmure scese gli scalini per abbracciarla. «Mia dolce sorella» mormorò commosso. Aveva occhi di un azzurro carico e bocca sempre pronta al sorriso. Ma non sorrideva, in quel momento. Appariva smagrito, stanco, provato dalla battaglia, stremato dalla tensione. Una benda al collo copriva una ferita. Catelyn rispose con forza al suo abbraccio.
«Il tuo dolore è il mio dolore, Cat» le disse quando si staccarono. «Abbiamo saputo di lord Eddard… I Lannister la pagheranno, te lo giuro. Avrai la tua vendetta.»
«La vendetta mi ridarà Ned?» disse lei in tono aspro. La ferita era troppo recente per parole più delicate. Non poteva pensare a Ned, non ancora. Non voleva. Lui non avrebbe voluto. Doveva essere forte, adesso. «La vendetta aspetterà. Devo vedere nostro padre.»
«Ti attende nel suo solarium.»
«Lord Hoster è costretto a letto, mia signora» le disse l’attendente di suo padre. Quell’uomo, che lei conosceva fin dall’infanzia… quando era diventato così anziano, così grigio? «Mi ha dato disposizioni di condurti da lui subito.»
«Sarò io a condurla» dichiarò Edmure.
Dai gradini che scendevano nell’acqua, la scortò fino al ponte coperto inferiore, dove Brandon Stark e Petyr Baelish per lei avevano incrociato le spade. Le possenti mura di pietra della fortezza incombevano su di loro. Superarono una porta sorvegliata da due guardie con elmi recanti una pinna di pesce.
«Quanto sta male?» Catelyn si costrinse a porre la domanda, pur conoscendo la risposta.
L’espressione di suo fratello era cupa. «Non rimarrà con noi per molto, dicono i maestri. E il dolore… è una tortura incessante.»
Cieco furore la invase. Furore contro il mondo intero, contro suo fratello Edmure e sua sorella Lysa, i Lannister, i maestri guaritori, contro Ned e suo padre, contro quegli dei mostruosi che glieli stavano portando via entrambi. «Avresti dovuto avvertirmi» disse a Edmure. «Avresti dovuto inviare un messaggio quando hai saputo.»
«Nostro padre l’ha proibito. Non voleva che i nemici sapessero che stava morendo. Con il reame tanto sconvolto, ha temuto che se i Lannister avessero sospettato la sua fragilità…»
«…avrebbero attaccato» completò Catelyn in tono duro. “Sei stata tu… tu! Se non avessi deciso di catturare il Folletto senza consultare nessuno…”
Salirono la scala a spirale in silenzio.
La fortezza, come la stessa Delta delle Acque, aveva pianta triangolare. Anche il solarium di lord Hoster era triangolare, con una balconata a cuspide rivolta a est, simile alla prora di un grande vascello di pietra. Da là, il signore del castello poteva dominare le mura e le fortificazioni, e più oltre, fin dove le acque andavano a incontrarsi. Era là che avevano collocato il suo letto. «Gli piace sedere al sole e osservare i fiumi» disse Edmure. «Padre, guarda chi c’è con noi. Cat è venuta a trovarti…»
Hoster Tully era sempre stato un uomo di grandi dimensioni, alto e forte in gioventù, ben portante nell’età matura. Ora pareva essersi come disseccato, muscoli e carne scomparsi dalle ossa. Perfino il volto era disseccato. L’ultima volta che Catelyn l’aveva visto, i suoi capelli e la barba erano di un castano intenso, abbondantemente striati d’argento. Adesso erano bianchi come la neve.
Al suono della voce di Edmure, gli occhi di lord Hoster si aprirono. «Piccola Cat» mormorò con voce esile, incrinata dalla sofferenza. «Mia piccola…» Un tremulo sorriso gli apparve sul volto e la sua mano tremante andò alla ricerca di quella della figlia. «Ti aspettavo…»
«Vi lascio» disse Edmure baciando con dolcezza la fronte del padre prima di ritirarsi.
Catelyn s’inginocchiò e prese la mano di lord Hoster tra le proprie. Era stata una mano grande, ma ora era scarna, le ossa parevano slegate sotto la pelle, la forza svanita nel nulla. «Avresti dovuto dirmelo, padre. Un messaggero, un corvo…»
«I messaggeri sono catturati e interrogati. I corvi sono abbattuti…» Uno spasmo di dolore gli fece contrarre le dita attorno a quelle di lei. «Questi granchi… nel mio ventre… le loro chele… Pizzicano, pizzicano sempre. Sono affilate, le loro chele. Maestro Vyman mi fa il vino del sogno, il latte di papavero… dormo molto… ma volevo essere sveglio quando tu fossi arrivata. Temevo… Quando i Lannister presero tuo fratello, e i campi tutt’attorno a noi… temevo… di andare prima di rivederti… Avevo paura…»
«Sono qui con te, padre. Assieme a Robb, mio figlio. Anche lui vorrà vederti.»
«Il tuo ragazzo» sussurrò lord Hoster. «Aveva i miei occhi, ricordo…»
«Li ha ancora. E ti abbiamo portato Jaime Lannister, in catene. Delta delle Acque è di nuovo libera, padre.»
«Ho visto.» Lord Hoster sorrise. «L’altra notte, quando tutto è cominciato, ho detto loro… che dovevo vedere. Mi hanno portato al corpo di guardia… sui bastioni. Ah, che spettacolo… le torce che venivano a ondate, le grida di battaglia da una sponda all’altra… Bellissimo… E quando le torri d’assedio sono crollate, per gli dei… avrei potuto morire in quel momento, contento… se solo avessi prima visto i tuoi figli. È stato il tuo ragazzo? È stato Robb?»
«Sì, padre.» Catelyn annuì, piena di fierezza, di orgoglio. «Robb li ha guidati… e Brynden. Anche tuo fratello è qui, mio signore.»
«Mio fratello.» La voce di lord Hoster tornò a essere quel sussurro rauco. «Il Pesce nero… È tornato? Dalla valle di Arryn?»
«È tornato.»
«E Lysa?» Un venticello fresco gli agitò i capelli bianchi. «Dei misericordiosi, tua sorella… è qui anche lei?»
Era così pieno di nostalgia, di speranza, che fu duro dirgli la verità. «No, padre. Mi dispiace.»
«Oh.» La sua espressione si rabbuiò, parte della luce svanì dal suo sguardo. «Avevo sperato… avrei voluto vederla prima di…»
«È rimasta al Nido dell’Aquila, con suo figlio.»
«Lord Robert.» Lord Hoster annuì in modo grave. «E il povero Jon non c’è più nemmeno lui… ricordo… ma Lysa… perché non è venuta con te?»
«Ha paura, mio signore. Al Nido dell’Aquila si sente al sicuro.» Catelyn baciò la fronte rugosa del padre. «Robb attende, padre. Vuoi vederlo? E Brynden?»
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