George Martin - Il trono di spade

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Il trono di spade: краткое содержание, описание и аннотация

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In una terra fuori dal mondo, dove le estati e gli inverni possono durare intere generazioni, sta per esplodere un immane conflitto. Sul Trono di Spade, nel Sud caldo e opulento, siede Robert Baratheon. L’ha conquistato dopo una guerra sanguinosa, togliendolo all’ultimo, folle re della dinastia Targaryen, i signori dei draghi. Ma il suo potere è ora minacciato: all’estremo Nord la Barriera — una muraglia eretta per difendere il regno da animali primordiali e, soprattutto, dagli Estranei — sembra vacillare. Si dice che gli Estranei siano scomparsi da secoli. Ma se è vero, chi sono quegli esseri con gli occhi così innaturalmente azzurri e gelidi, nascosti tra le ombre delle foreste, che rubano la vita o il sonno a chi ha la mala di incontrarli?

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La sala grande di Delta delle Acque era tranquilla quando Catelyn finì di parlare.

«Pace.» Fu Brynden il Pesce nero a spezzare quella quiete. «Dolce è la pace, mia signora… ma in quali termini? A che serve trasformare le spade in aratri se poi si è costretti a trasformarle di nuovo in spade?»

«In nome di che cosa sono caduti il mio Torrhen e il mio Eddard?» chiese Rickard Karstark. «In nome di che cosa farò ritorno a Karhold portando a casa nient’altro che le loro ossa?»

«Proprio così» approvò lord Bracken. «Gregor Clegane ha devastato la mia terra, massacrato la mia gente, tramutato Stone Hedge in un mucchio di rovine fumanti. Dovrei inginocchiarmi di fronte a coloro che l’hanno mandato a fare tutto questo? Per quale ragione abbiamo combattuto, se ora ci ritiriamo lasciando ogni cosa com’era prima?»

E per la prima volta, con sorpresa, con angoscia di Catelyn, lord Tytos Blackwood fu d’accordo con lui. «Fare pace con re Joffrey? Non saremmo quindi traditori di re Renly? Dovesse il cervo prevalere sul leone, in quale posizione ci troveremmo?»

«Qualsiasi cosa deciderete» insorse Marq Piper «mai, mai io chiamerò re un Lannister!»

«Neppure io!» affermò il piccolo lord Darry. «Mai! Neppure io!»

Il frastuono riprese. Catelyn rimase seduta, piena di disperazione. Era arrivata così vicino. Avevano quasi ascoltato… quasi. Ma ora quel momento si era dissipato. Non ci sarebbe stata nessuna pace, nessuna possibilità di chiudere le ferite, nessuna sicurezza. Guardò suo figlio, lo osservò mentre ascoltava i lord discutere, la fronte aggrottata, turbato nel profondo. Ma al tempo stesso immerso nella guerra. Aveva dato la sua parola di prendere in sposa una figlia di lord Walder Frey, ma Catelyn vide con chiarezza quale sarebbe stata la sua vera sposa: quella lama d’acciaio che giaceva di fronte a lui.

Stava pensando alle sue figlie e si chiedeva se le avrebbe mai riviste quando il Grande Jon balzò in piedi.

«Miei lord!» La sua voce tonante s’impose sulla confusione generale. «Ecco quanto ho da dire sui due nuovi re!…» Sputò a terra. «Renly Baratheon non rappresenta nulla per me. Lo stesso vale per Stannis. Per quale ragione dovrebbero dominare su di me e sulla mia gente dai loro troni fioriti di Alto Giardino o di Dorne? Che ne sanno loro della Barriera, delle Foreste del lupo, delle tombe dei Primi Uomini? Perfino i loro dei sono sbagliati. I Lannister? Che se li portino gli Estranei alla dannazione! Ho il vomito anche di loro!…» La sua mano si spostò dietro la schiena ed estrasse la gigantesca spada da combattimento. «Per quale ragione non dovremmo tornare a governarci da soli, come un tempo? Fu con la dinastia del drago che andammo a nozze, ma ora i draghi sono tutti morti!» Puntò la spada dritta verso Robb. «Là, miei lord… Là siede l’unico re di fronte al quale io intendo inginocchiarmi» tuonò. «Il re del Nord!» E s’inginocchiò, deponendo la spada ai piedi di Robb Stark.

«Acconsentirò alla pace solo in questi termini.» Lord Karstark estrasse la spada. «Che si tengano il loro castello rosso e la loro seggiola di ferro.» S’inginocchiò a fianco del Grande Jon. «Il re del Nord!»

Maege Mormont si alzò a sua volta e depose la sua mazza ferrata accanto alle spade. «Il re dell’Inverno!»

E anche i lord dei fiumi cominciarono ad alzarsi in piedi. Blackwood e Bracken e Mallister, nobili Case che mai erano state dominate da Grande Inverno: Catelyn li vide alzarsi in piedi, sfoderare le spade, mettersi in ginocchio. E là dentro, nella sala di suo padre, li udì gridare parole che non erano state udite per trecento anni, da quando Aegon il Conquistatore, Aegon il Drago, aveva tramutato i Sette Regni in un unico regno.

«Il re del Nord!»

«Il re del Nord!»

«Il re del Nord!»

DAENERYS

La terra era rossa, morta, piena di crepe, ed era difficile trovare buona legna da ardere. I raccoglitori rientrarono portando tronchi contorti, cespugli rossastri, erba scura. Tagliarono i rami a due dei tronchi più dritti, tolsero la corteccia, li fecero a pezzi e li disposero a forma di quadrato. Nel mezzo, ammucchiarono paglia, cespugli, cortecce e fasci d’erba. Rakharo scelse uno stallone dal piccolo branco che era stato lasciato al khas. Non era paragonabile al grande destriero rosso di khal Drogo, ma ben pochi animali lo erano. Una volta che l’ebbero condotto al centro del quadrato, Aggo lo distrasse offrendogli una mela avvizzita, poi lo abbatté con un preciso colpo d’ascia tra gli occhi.

«Non basta uccidere un cavallo.» Mirri Maz Duur osservò tutto questo mentre giaceva nella polvere, legata mani e piedi, gli occhi scuri pieni d’inquietudine. «In se stesso, il sangue non è nulla. Tu non conosci le parole per evocare un incantesimo, né hai la saggezza per trovarle. Credi che la magia del sangue sia un gioco da bambini? Mi chiami maegi come se fosse una maledizione, ma quello che significa è “donna saggia”. Tu sei una ragazzina, e come tale ignorante. Qualsiasi cosa ti sia messa in testa, non funzionerà. Liberami da questi legami e io ti aiuterò.»

«I ragli di questa maegi mi hanno tediata» disse Dany a Jhogo. Lui prese la frusta e, quando ebbe finito, la sacerdotessa rimase in silenzio.

Al disopra del cavallo, venne eretta una piattaforma con ceppi, tronchi degli alberi piccoli e rami di quelli grossi. Disposero la legna da oriente verso occidente, dall’alba verso il tramonto. Sulla piattaforma ammassarono i tesori di khal Drogo: la grande tenda, i gilè di cuoio dipinto, le selle e i finimenti, la frusta dono di suo padre per il raggiungimento della virilità, l’arakh con cui aveva ucciso khal Ogo e suo figlio, un possente arco di osso di drago. Aggo voleva aggiungere anche i doni che i cavalieri di sangue di Drogo avevano fatto a Daenerys il giorno del suo matrimonio, ma lei lo proibì: «Quelli sono miei e intendo tenerli». Un altro strato di cespugli venne disposto fra i tesori del khal, i quali vennero anche ricoperti di erba secca.

Il sole aveva quasi raggiunto lo zenit quando ser Jorah Mormont si avvicinò a lei. «Principessa…» esordì il cavaliere.

«Perché mi chiami a quel modo?» lo sfidò Daenerys. «Mio fratello Viserys era il tuo re, non è forse così?»

«Lo era, mia signora.»

«Viserys è morto. Io sono la sua erede, l’ultimo sangue rimasto della nobile Casa Targaryen. Qualsiasi cosa appartenesse a lui, ora appartiene a me.»

«Mia… regina» disse ser Jorah mettendo un ginocchio al suolo. «La mia spada, un tempo sua, ora è tua, Daenerys. E, con essa, anche il mio cuore è tuo. Non è mai appartenuto a tuo fratello. Sono soltanto un cavaliere. Nulla ho da offrirli all’infuori dell’esilio, ma t’imploro: ascoltami. Lascia andare khal Drogo. Tu non sarai sola, hai la mia parola. Nessuno ti porterà a Vaes Dothrak a meno che non sia tuo desiderio andarci. Non è necessario che tu entri a far parte del dosh khaleen. Vieni a oriente con me. Yi Ti, Qarth, il mare di Giada, Asshai delle Ombre. Vedremo meraviglie che mai nessuno ha visto, e berremo vini degni degli dei. Ti supplico, khaleesi. Io sento le tue intenzioni. Non farlo. Non farlo!»

«Devo farlo.» Dany gli toccò il volto con affetto, con tristezza. «Tu non comprendi.»

«Comprendo che lo amavi.» La voce di ser Jorah era gonfia di disperazione. «Anch’io ho amato mia moglie, molto tempo fa. Ma non sono morto con lei. Tu sei la mia regina, la mia spada ti appartiene… ma non chiedermi di tenermi in disparte mentre sali la pira funebre di Drogo. Io non rimarrò a guardarti bruciare!»

«È questo che temi?» Daenerys lo baciò piano sulla fronte. «Non sono la bambina che credi, dolce cavaliere.»

«Non intendi morire con lui? Me lo giuri, mia regina?»

«Te lo giuro» disse nella lingua comune dei Sette Regni, le terre che erano sue di diritto.

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