«Il Primo Cavaliere nominato alla fine del regno di Aerys Targaryen fu ucciso durante il saccheggio di Approdo del Re, ma dubito che abbia avuto il tempo di sistemarsi nella torre: fu Primo Cavaliere solamente per una notte. Quello prima di lui venne bruciato sul rogo. E i due prima di loro, che morirono in esilio, senza possedimenti e senza un soldo, si considerarono fortunati. Ritengo che il lord mio padre sia stato l’ultimo Primo Cavaliere ad andarsene da Approdo del Re con il suo titolo, le sue proprietà e tutte le parti anatomiche intatte.»
«Affascinante» commentò Ditocorto. «Tutte ottime ragioni per cui io preferirei dormire in una segreta.»
“Non perdere le speranze, potresti vedere esaudito presto questo tuo desiderio” pensò Tyrion.
«Coraggio e follia sono cugini» replicò invece. «O almeno questo è quanto si dice. Qualsiasi maledizione gravi sulla Torre del Primo Cavaliere, prego di essere abbastanza piccolo da poterla evitare non facendomi notare.»
Janos Slynt rise, Ditocorto sorrise e il gran maestro Pycelle fece uno dei suoi brevi, cupi inchini e li seguì fuori della sala.
«Spero che nostro padre non ti abbia inviato fin qui per tediarci con lezioni di storia» commentò Cersei una volta rimasti soli.
«Quanto, quanto ho desiderato udire di nuovo il suono della dolce voce di mia sorella» le disse Tyrion in un sospiro.
«Quanto, quanto ho desiderato che fosse strappata la lingua a quell’eunuco maledetto con un paio di tenaglie arroventate» rispose Cersei. «Nostro padre è forse uscito di senno? O forse invece sei stato tu a falsificare questa lettera?» Lesse il documento per la terza volta, con fastidio crescente. «Per quale motivo vorrebbe infliggermi la tua presenza? Volevo che lui venisse di persona.» Accartocciò nel pugno la lettera di lord Tywin. «Sono la reggente di Joffrey, e gli avevo inviato un ordine reale.»
«Ma lui ti ha ignorata» sottolineò Tyrion. «Il lord nostro padre dispone di un esercito piuttosto vasto, per cui può permettersi di farlo. A proposito, anche altri ti hanno ignorata, o sbaglio?»
La bocca di Cersei si contrasse. Il Folletto poté vedere il rossore diffondersi sul suo viso. «Ma se io denuncio questa lettera come un falso e ti faccio marcire in una segreta, nessuno potrà ignorarlo, te lo garantisco.»
Tyrion sapeva che ora stava camminando su ghiaccio pericolosamente sottile. Un passo falso e sarebbe sprofondato, senza che qualcuno lo tirasse fuori. «No, nessuno» replicò amabilmente. «Nemmeno nostro padre. Quello con il vasto esercito, hai presente? Ma perché mai vorresti farmi marcire in una segreta, cara sorella, considerando che ho fatto tutta questa strada proprio per venire a darti il mio aiuto?»
«Non so che farmene del tuo aiuto. Era la presenza di nostro padre che avevo comandato.»
«Certo, ma la presenza che volevi realmente è quella di Jaime.»
Sua sorella si considerava molto astuta, ma Tyrion era cresciuto insieme a lei ed era in grado di leggere le sue espressioni come se fossero passaggi di uno dei suoi libri preferiti. E quello che leggeva adesso era rabbia, paura, disperazione.
«Jaime…»
«È tanto tuo fratello quanto mio» la interruppe Tyrion. «Dammi il tuo appoggio e io ti prometto che Jaime sarà non solo liberato ma anche che tornerà da noi sano e salvo.»
«E in che modo? Credi forse che gli Stark, madre e figlio, siano disposti a dimenticare che abbiamo decapitato lord Eddard?»
«Non lo credo, ma tu hai ancora le sue figlie, vero? Ho visto Sansa, la maggiore, nel cortile con Joffrey.»
«Ho sparso la voce che tengo a corte anche l’altra, Arya, ma è una menzogna» ammise la regina. «Alla morte di Robert, avevo mandato Meryn Trant a prenderla, ma quel suo dannato maestro di danza della ragazza si è messo di mezzo e lei è riuscita a scappare. Nessuno l’ha più vista. Probabilmente è morta. Furono in molti, a morire quel giorno.»
Tyrion aveva contato su entrambe le ragazzine Stark. In ogni caso, ora avrebbe dovuto accontentarsi di una sola. «Veniamo ai tuoi amici del Concilio.»
Cersei lanciò un’occhiata alla porta chiusa: «Cosa vuoi sapere?».
«Sembra che a nostro padre non piacciano granché. Quando l’ho lasciato, si stava domandando che bell’effetto potrebbero fare le loro teste mozzate accanto a quella di lord Stark.» Tyrion si protese verso di lei. «Sei certa della loro lealtà? Ti fidi di loro?»
«Di nessuno, mi fido» scattò Cersei. «Mi servono, però. Nostro padre ritiene forse che ci stiano tradendo?»
«Diciamo che lo sospetta.»
«Perché? Che cosa sa?»
Tyrion scrollò le spalle. «Sa che il breve regno di tuo figlio non è stato altro che un’interminabile serie di assurdità e di disastri. Questo implica che qualcuno sta dando a Joffrey pessimi consigli.»
«Al contrario, Joffrey ha sempre ricevuto ottimi consigli.» La regina gli lanciò uno sguardo indagatore. «Ha sempre avuto una forte personalità, e adesso che è re, ritiene di poter fare ciò che lo compiace, non ciò che gli viene detto.»
«Le corone fanno strani effetti alle teste che le portano» concordò Tyrion. «Questa brutta faccenda di Eddard Stark… Opera di Joffrey?»
La regina fece una smorfia. «Gli era stato suggerito di perdonare Stark, di permettergli di entrare nella confraternita in nero. In quel modo, ce lo saremmo tolto di torno per sempre e avremmo addirittura potuto negoziare una pace con suo figlio. Ma Joff si era messo in testa di offrire uno spettacolo alla folla. Che cosa potevo fare? Ha decretato di volere la testa di lord Eddard davanti a mezza città. Janos Slynt e ser Ilyn si sono fatti avanti e l’hanno decapitato senza che neppure io avessi la possibilità di dire una sola parola!» La mano della regina si chiuse a pugno. «Adesso il sommo septon ci accusa di aver profanato il Grande Tempio di Baelor con il sangue, dopo che gli avevamo mentito sulle nostre vere intenzioni.»
«Vogliamo dargli torto?» ribatté Tyrion. «Per cui questo… lord Slynt ha preso parte a questa storia, giusto? E dimmi, sorellina, chi ha avuto la brillante idea di concedergli Harrenhal e di ammetterlo nel Concilio?»
«È stato Ditocorto a organizzare tutto. Ci servivano le cappe dorate di Slynt. Eddard Stark stava complottando con Renly e aveva scritto a lord Stannis, offrendogli il trono. Stavamo per perdere tutto. E abbiamo rischiato grosso. Se Sansa non fosse venuta da me a parlarmi dei piani di suo padre…»
«Sul serio? Tradito niente meno che da sua figlia?» Tyrion era onestamente sorpreso. Sansa gli era sempre sembrata una ragazzina così dolce, tenera e delicata.
«La piccola grondava amore per Joffrey. Per lui avrebbe fatto qualsiasi cosa… Fino a quando lui non ha tagliato la testa di suo padre definendolo un atto di clemenza. Questo gesto ha anche posto fine all’amore.»
«Sua maestà il re ha un modo tutto suo per conquistarsi il cuore dei suoi sudditi.» Tyrion fece un sorriso ironico. «Ser Barristan Selmy è stato rimosso dal comando della Guardia reale per un’altra brillante idea di Joffrey?»
La regina sospirò. «Joff voleva qualcuno su cui fare ricadere la colpa della morte di Robert. Varys ha suggerito ser Barristan. E in fondo, perché no? Questo avrebbe dato a Jaime il comando della Guardia e un seggio nel Concilio ristretto, permettendo a Joff di gettare un bell’osso anche al suo Mastino. È molto vicino a Sandor Clegane. Eravamo pronti a offrire a Selmy delle terre e un piccolo castello, molto di più di quanto quel vecchio stupido meritasse.»
«Mi è stato detto però che quel vecchio stupido ha massacrato due delle guardie cittadine del grande lord Slynt, quando queste hanno cercato di catturarlo alla Porta del fango.»
«Janos avrebbe dovuto inviare più uomini.» La regina assunse un’espressione infelice. «Non è poi così competente quanto vorremmo.»
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