«Da Caramell» disse Black. «Quando è venuto per l’ispezione ad Azkaban l’anno scorso, mi ha dato il suo giornale. E in prima pagina c’era Peter… sulla spalla del ragazzo… l’ho riconosciuto subito… quante volte l’ho visto trasformarsi? E la didascalia diceva che il ragazzo sarebbe tornato a Hogwarts… dove c’era Harry…»
«Mio Dio» disse piano Lupin, fissando prima Crosta, poi il giornale, poi di nuovo Crosta. «La zampa…»
«Che cos’ha che non va?» chiese Ron in tono di sfida.
«Gli manca un dito» disse Black.
«Ma certo» sussurrò Lupin, «è così semplice… così astuto… se l’è tagliato da solo?»
«Appena prima di trasformarsi» disse Black. «Quando l’ho stanato, ha urlato che avevo tradito Lily e James, per farsi sentire da tutta la strada. Poi, prima che potessi scagliargli una maledizione, ha fatto saltare la strada tenendo la bacchetta dietro la schiena, ha ucciso tutti nel raggio di sei metri ed è filato via nelle fogne insieme agli altri topi…»
«Non lo sapevi, Ron?» disse Lupin. «La parte più grossa di Peter che fu ritrovata fu un suo dito».
«Senta, probabilmente Crosta si è azzuffato con un altro topo. È nella mia famiglia da secoli…»
«Da dodici anni, in effetti» disse Lupin. «Non ti sei mai chiesto come mai è vissuto così a lungo?»
«Noi… noi lo trattiamo bene!» disse Ron.
«Però al momento non ha l’aria molto sana, vero?» disse Lupin. «Scommetto che sta perdendo peso da quando ha sentito dire che Sirius era tornato in libertà…»
«Ha paura di quel gatto pazzo!» disse Ron, accennando a Grattastinchi che continuava a fare le fusa sul letto.
Ma non era vero, Harry rifletté all’improvviso… Crosta aveva cominciato a non star bene prima di incontrare Grattastinchi… fin dal ritorno di Ron dall’Egitto… da quando Black era fuggito…
«Questo gatto non è pazzo» disse Black con voce rauca. Tese una mano ossuta ad accarezzare la testa soffice di Grattastinchi. «È l’esemplare più intelligente della sua specie che io abbia mai incontrato. Ha riconosciuto subito Peter per quello che era. E quando ha incontrato me, ha capito che non ero un cane. Ci ha messo un po’ a fidarsi… alla fine, sono riuscito a spiegargli chi stavo cercando, e mi ha aiutato…»
«Che cosa intende dire?» mormorò Hermione.
«Ha cercato di portarmi Peter, ma non ce l’ha fatta… così ha rubato per me le parole d’ordine per la Torre di Grifondoro… Per quello che ho capito, le ha prese dal comodino di un ragazzo…»
La lucidità di Harry parve vacillare sotto il peso di tutte quelle rivelazioni. Era assurdo… eppure…
«Ma Peter ha intuito che cosa stava succedendo ed è scappato… Questo gatto… come lo avete chiamato, Grattastinchi?… mi ha detto che Peter aveva lasciato del sangue sulle lenzuola… immagino che si sia morsicato… be’, fingere la propria morte aveva già funzionato una volta…»
Queste parole fecero rinsavire Harry.
«E perché ha finto di essere morto?» disse furioso. «Perché sapeva che lei stava per ucciderlo come aveva ucciso i miei genitori!»
«No» disse Lupin, «Harry…»
«E ora lei è venuto a finirlo!»
«È vero» rispose Black, guardando Crosta con odio.
«Avrei dovuto lasciare che Piton la portasse via!» gridò Harry.
«Harry» disse Lupin in fretta, «non capisci? Per tutto questo tempo abbiamo creduto che Sirius avesse tradito i tuoi genitori e Peter lo avesse scoperto… ma era il contrario, non capisci? Peter ha tradito tuo padre e tua madre… Sirius ha scoperto Peter…»
«NON È VERO!» urlò Harry. «ERA IL LORO CUSTODE SEGRETO! L’HA DETTO PRIMA CHE ARRIVASSE LEI! HA DETTO CHE LI HA UCCISI!»
Indicò Black, che scosse la testa lentamente; gli occhi infossati all’improvviso divennero molto lucidi.
«Harry… è come se li avessi uccisi» mormorò, rauco. «Io ho convinto Lily e James a scegliere Peter al mio posto all’ultimo momento, li ho convinti a scegliere lui come Custode Segreto invece di me… È colpa mia, lo so… La notte in cui morirono, avevo deciso di andare da Peter, per assicurarmi che stesse bene, ma quando sono arrivato al suo nascondiglio, non c’era più. Eppure non c’erano segni di lotta. Qualcosa non andava. Mi sono spaventato. Ho deciso di andare subito dai tuoi genitori. E quando ho visto la loro casa distrutta e i loro corpi… ho capito quello che doveva aver fatto Peter. Quello che io avevo fatto».
La voce gli si spezzò. Black si voltò.
«Basta così» intervenne Lupin, con una nota di durezza nella voce che Harry non aveva mai sentito prima. «C’è un modo sicuro per provare quello che è veramente successo. Ron, dammi quel topo ».
«Che cosa gli farà se glielo do?» chiese Ron, tesissimo.
«Lo costringerò a mostrarsi» disse Lupin. «Se è davvero un topo, non gli succederà niente».
Ron esitò, ma alla fine tese Crosta e Lupin lo prese. Crosta cominciò a squittire ininterrottamente, agitandosi e contorcendosi, gli occhietti neri sporgenti.
«Sei pronto, Sirius?» chiese Lupin.
Black aveva già preso la bacchetta di Piton dal letto. Si avvicinò a Lupin e all’agitatissimo topo, e i suoi occhi umidi all’improvviso parvero bruciare.
«Insieme?» chiese piano.
«Direi di si» rispose Lupin, tenendo Crosta ben stretto in una mano e la bacchetta nell’altra. «Al tre. Uno… due… TRE!»
Un lampo di luce blu e bianca sprizzò da tutte e due le bacchette; per un attimo, Crosta rimase paralizzato a mezz’aria, una piccola sagoma nera che si contorceva follemente. Ron urlò. Il topo cadde per terra; ci fu un altro lampo di luce accecante e poi…
Fu come vedere la ripresa accelerata di un albero che cresce. Dal suolo si levò una testa; spuntarono braccia e gambe; un attimo dopo, nel punto in cui era caduto Crosta comparve un uomo che cercava di farsi piccolo piccolo e si torceva le mani. Grattastinchi soffiava e sibilava sul letto, col pelo ritto sulla schiena.
Era un ometto molto basso, poco più alto di Harry e Hermione. I suoi sottili capelli incolori erano in disordine e in mezzo alla testa aveva una larga chiazza calva. Aveva l’aspetto raggrinzito di un uomo grasso che avesse perso molto peso in poco tempo. La sua pelle sembrava sporca e malaticcia, come il pelo di Crosta, e qualcosa del topo era rimasto attorno al naso puntuto, agli occhietti acquosi. Si guardò intorno, il respiro rapido e irregolare. Harry vide i suoi occhi scattare verso la porta e tornare su tutti loro.
«Be’, ciao, Peter» disse Lupin in tono affabile, come se gli capitasse spesso di vedere un topo trasformarsi in un vecchio compagno di scuola. «È tanto che non ci si vede».
«S… Sirius… R… Remus…» Anche la voce di Minus era uno squittio da topo. I suoi occhi dardeggiarono di nuovo verso la porta. «I miei amici… I miei vecchi amici…»
La mano di Black, quella armata di bacchetta, si alzò, ma Lupin lo trattenne per il polso, gli scoccò uno sguardo di avvertimento e si rivolse di nuovo a Minus in tono leggero e disinvolto.
«Stavamo facendo una chiacchierata, Peter, su ciò che accadde la notte in cui Lily e James morirono. Può darsi che tu ti sia perso i momenti più interessanti mentre eri lì che squittivi sul letto…»
«Remus» ansimò Minus, e Harry vide il sudore che gli imperlava la faccia pallida, «non credergli, ti prego… ha cercato di uccidermi, Remus…»
«Lo abbiamo sentito dire» esclamò Lupin, più freddamente. «Vorrei chiarire una o due questioni con te, Peter, se sei così gentile da…»
«È venuto a cercare di uccidermi un’altra volta!» squittì Minus all’improvviso, indicando Black, e Harry vide che usava il dito medio, perché non aveva più l’indice. «Ha ucciso Lily e James e ora ucciderà anche me… devi aiutarmi, Remus…»
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