J. Rowling - Harry Potter e il prigioniero di Azkaban

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Harry Potter e il prigioniero di Azkaban: краткое содержание, описание и аннотация

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In questa nuova, attesissima avventura il piccolo grande apprendista mago Harry Potter deve vedersela con l’assassino pluriomicida Sirius Black, evaso dalla fortezza di Azkaban proprio per ucciderlo e con i Dissennatori, guardie carcerarie che neutralizzano le persone risucchiandone i pensieri positivi e impadronendosi dell’anima… Ma Harry Potter non soccombe alla paura, perché questa è la morale vincente che trasmette ai lettori. Tra mappe segrete, zie volanti e libri che mordono, farà trionfare il Bene. Che soddisfazione!
Vincitore del premio Locus in 2000.
Nominato per il premio Hugo in 2000.

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«Me l’hanno ridata» disse Harry con un sorriso, alzando la Firebolt.

«Visto, Hermione? Non aveva niente che non andava!» disse Ron.

«Be’… ma poteva anche non essere così!» disse Hermione. «Voglio dire, almeno adesso sai che è sicura!»

«Sì, credo di sì» disse Harry. «È meglio se la porto di sopra…»

«La porto io!» si offrì Ron entusiasta. «Devo dare a Crosta il suo Sciroppo Ratto».

Prese la Firebolt e reggendola come se fosse fatta di vetro la portò via, verso la scala dei ragazzi.

«Posso sedermi, allora?» Harry chiese a Hermione.

«Credo di sì» rispose Hermione, spostando su una sedia un mucchio di pergamene.

Harry guardò il tavolo sovraccarico, il lungo tema di Aritmanzia con l’inchiostro ancora umido, il tema ancora più lungo di Babbanologia ( Perché i Babbani hanno bisogno dell’elettricità ) e la traduzione in rune su cui era china Hermione.

«Come fai a cavartela con tutta questa roba?» le domandò.

«Oh, be’… sai… studio tanto» disse Hermione. Da vicino, Harry notò che aveva l’aria stanca quasi quanto Lupin.

«Perché non lasci perdere un paio di materie?» le chiese mentre lei spostava i libri per cercare il vocabolario runico.

«Non potrei mai!» rispose Hermione scandalizzata.

«Aritmanzia sembra spaventosa» disse Harry, prendendo uno schema numerico dall’aria molto complicata.

«Oh, no, è meravigliosa!» disse Hermione entusiasta. «È la mia materia preferita! È…»

Ma Harry non scoprì mai che cosa ci fosse di tanto meraviglioso nell’Aritmanzia. In quel preciso istante, un urlo strozzato echeggiò dalla scala dei ragazzi. Tutti i presenti tacquero e fissarono l’ingresso, pietrificati. Poi risuonarono passi frettolosi, sempre più forti… e alla fine comparve Ron, trascinando un lenzuolo.

«GUARDA!» urlò, avvicinandosi al tavolo di Hermione. «GUARDATE!» gridò, scuotendo il lenzuolo davanti agli amici.

«Ron, che cosa…?»

«CROSTA! GUARDATE! CROSTA!»

Hermione si ritrasse, sconvolta. Harry guardò il lenzuolo. C’era qualcosa di rosso sopra. Qualcosa che assomigliava orribilmente a…

«SANGUE!» urlò Ron nel silenzio attonito. «NON CÈ PIÙ! E SAPETE CHE COSA HO TROVATO PER TERRA?»

«N-no» disse Hermione con voce tremante.

Ron gettò qualcosa sulla traduzione runica di Hermione. Lei e Harry si sporsero per vedere. Sulle strane forme spigolose c’erano parecchi lunghi peli rossi di gatto.

Capitolo 13

Grifondoro contro Corvonero

Quella parve la fine dell’amicizia tra Ron e Hermione. Erano tutti e due così arrabbiati che Harry non capiva come avrebbero potuto far pace.

Ron era furioso perché Hermione non aveva mai preso sul serio i tentativi di Grattastinchi di divorare Crosta, non si era preoccupata di tenerlo d’occhio e tentava ancora di farlo passare per innocente, visto che gli suggeriva di cercare il topo sotto i letti dei ragazzi. Hermione, da parte sua, sosteneva che Ron non aveva nessuna prova che Grattastinchi avesse mangiato Crosta, che i peli rossi potevano essere lì da Natale, e che Ron era sempre stato prevenuto nei confronti del gatto, fin da quando Grattastinchi gli era balzato in testa al Serraglio Stregato.

Personalmente, Harry era sicuro che Grattastinchi si fosse mangiato Crosta, e quando cercò di far notare a Hermione che tutte le prove puntavano in quella direzione, lei perse la pazienza anche con lui.

«Ok, stai con Ron, tanto lo sapevo!» disse con voce acuta. «Prima la Firebolt, poi Crosta, è sempre colpa mia, vero? Lasciami stare, Harry, ho un sacco di compiti!»

Ron in effetti aveva preso molto male la scomparsa del topo.

«Dài, Ron, non facevi che ripetere quanto era noioso Crosta» disse Fred per consolarlo. «Era giù da secoli, se ne stava andando. Probabilmente è stato meglio per lui sparire cosi, in un boccone. Non deve aver sentito niente».

« Fred! » esclamò Ginny indignata.

«Non faceva che mangiare e dormire, Ron, lo dicevi tu» disse George.

«Una volta però ha morsicato Goyle!» disse Ron sconsolato. «Ti ricordi, Harry?»

«Sì, è vero» confermò Harry.

«Il suo momento di gloria» disse Fred, incapace di restar serio. «Che la cicatrice sul dito di Goyle sia perenne tributo alla sua memoria. Dài, Ron, vai a Hogsmeade e comprati un topo nuovo. A cosa serve lamentarsi?»

Nell’estremo tentativo di rincuorare Ron, Harry lo convinse ad accompagnarlo all’ultimo allenamento dei Grifondoro prima della partita contro i Corvonero, così alla fine avrebbe potuto fare un giro sulla Firebolt. La cosa parve distrarre per un attimo Ron dal pensiero di Crosta («Splendido! Posso provare a fare qualche goal?»), e così i due ragazzi si diressero insieme verso il campo.

Madama Bumb, che continuava ad assistere agli allenamenti dei Grifondoro per tenere d’occhio Harry, fu colpita dalla Firebolt quanto gli altri. Prima del decollo la prese, la studiò da vicino ed espresse il suo giudizio tecnico.

«Che equilibrio! Se la serie Nimbus ha un difetto, è un piccolo solco nella coda: spesso dopo qualche anno comincia a fare attrito. Hanno anche modernizzato il manico, è un po’ più sottile delle Scopalinda, mi ricorda le vecchie Frecce d’Argento, peccato che abbiano smesso di produrle, io ci ho imparato a volare, ed era una gran bella vecchia scopa anche quella…»

Continuò così per un po’, finché Baston disse:

«Ehm… Madama Bumb? Le spiace restituire la Firebolt a Harry? Dovremmo proprio allenarci…»

«Oh… certo… ecco, Potter» disse Madama Bumb. «Vado a sedermi con Weasley…»

Lei e Ron uscirono dal campo e presero posto sulle tribune, mentre la squadra dei Grifondoro si riuniva attorno a Baston per le istruzioni finali prima della partita del giorno dopo.

«Harry, ho appena scoperto chi sarà il Cercatore di Corvonero. Cho Chang. È una del quarto anno, ed è bravina… Speravo che non fosse in forma, ha avuto qualche problema…» Baston espresse il suo disappunto per la completa ripresa di Cho Chang, poi disse: «D’altra parte, cavalca una Comet Duecentosessanta, che sarà semplicemente ridicola vicino alla Firebolt». Dedicò alla scopa di Harry uno sguardo di fervente ammirazione, poi disse: «Ok, andiamo…»

E finalmente Harry si mise a cavalcioni della Firebolt e decollò.

Era come sognare. La Firebolt girava al minimo tocco, sembrava obbedire ai suoi pensieri più che alla sua presa; filava per il campo a una tale velocità che lo stadio diventò una macchia verde e grigia; Harry la fece voltare così bruscamente che Alicia Spinnet urlò, poi si tuffò in una picchiata perfettamente controllata, sfiorando il campo erboso con le punte dei piedi prima di innalzarsi di nuovo a dieci, dodici, quindici metri…

«Harry, ora libero il Boccino!» gridò Baston.

Harry si voltò e inseguì un Bolide fino alla porta; lo superò senza sforzo, vide il Boccino sfrecciare da dietro Baston e di lì a dieci secondi lo teneva stretto in mano.

La squadra urlò di gioia. Harry lasciò andare il Boccino, gli diede un vantaggio di un minuto, poi scattò all’inseguimento, slalomando fra gli altri; lo vide rotolare vicino al ginocchio di Katie Bell, fece un giro della morte e lo afferrò di nuovo.

Fu l’allenamento più riuscito di tutti; la squadra, contagiata dalla presenza della Firebolt, provò le sue tattiche migliori senza errori, e quando atterrò di nuovo, Baston non ebbe una sola critica da fare, cosa che, come fece notare George Weasley, non era mai successa prima di allora.

«Non so proprio che cosa potrebbe fermarci domani!» disse Baston. «A meno che… Harry, hai risolto il tuo problema con i Dissennatori, vero?»

«Sì» rispose Harry, pensando al suo debole Patronus e desiderando che fosse più forte.

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