Harry scese in picchiata; Cho lo vide e si lanciò al suo inseguimento. Harry accelerò, pervaso dall’eccitazione; le picchiate erano la sua specialità, mancavano solo tre metri…
In quel momento un Bolide, colpito da uno dei Battitori di Corvonero, balzò fuori dal nulla. Harry deviò e lo evitò per un pelo. In quei pochi cruciali istanti, il Boccino sparì.
Dai tifosi di Grifondoro si alzò un grosso «Oooooh» di delusione e dall’ala di Corvonero esplose un fragoroso applauso per il Battitore. George Weasley manifestò il suo disappunto sparando il secondo Bolide direttamente contro il Battitore avversario, che fu costretto a rovesciarsi a mezz’aria per evitarlo.
«Grifondoro è in vantaggio per ottanta a zero, e guardate quella Firebolt come fila! Potter la sta mettendo davvero alla prova, guardate come la fa girare, e la Comet di Chang non è certo all’altezza, la precisione e l’equilibrio della Firebolt sono davvero straordinari in questi lunghi…»
«JORDAN! TI PAGANO PER FARE PUBBLICITÀ ALLE FIREBOLT? VAI AVANTI CON LA CRONACA!»
Corvonero si riscosse; segnò tre reti, lasciando a Grifondoro un vantaggio di soli cinquanta punti. Se Cho avesse preso il Boccino prima di Harry, Corvonero avrebbe vinto. Harry planò verso il basso, evitando di stretta misura un Cacciatore di Corvonero, e scrutò il campo, in ansia. Un brillio d’oro, un palpito di piccole ali… il Boccino era laggiù, attorno alla porta di Grifondoro…
Harry accelerò, gli occhi incollati al frammento d’oro davanti a lui. Ma un attimo dopo Cho apparve dal nulla e gli sbarrò la strada…
«HARRY, NON È IL MOMENTO DI FARE IL GENTILUOMO!» ruggì Baston, mentre Harry deviava per evitare l’urto. «FALLA CADERE DALLA SCOPA, SE DEVI!»
Harry si voltò e vide Cho che sorrideva. Il Boccino era sparito di nuovo. Harry puntò verso l’alto la Firebolt e presto fu a oltre sessanta metri. Con la coda dell’occhio, vide che Cho lo seguiva… aveva deciso di marcarlo stretto invece di andare a cercare il Boccino… benissimo… se voleva inseguirlo, doveva subirne le conseguenze…
Si tuffò di nuovo in picchiata, e Cho, convinta che avesse visto il Boccino, cercò di stargli dietro; Harry si rialzò bruscamente e lei continuò a precipitare; lui scattò di nuovo, veloce come un proiettile, e poi lo vide per la terza volta. Il Boccino scintillava alto sul campo, dalla parte di Corvonero.
Accelerò; così fece Cho, parecchi piedi più in basso. Harry era in vantaggio, si avvicinava al Boccino ogni secondo di più., e poi…
«Oh!» urlò Cho, indicando qualcosa.
Distratto, Harry guardò in basso.
Tre Dissennatori, tre alti, neri Dissennatori incappucciati, guardavano verso di lui.
Non indugiò a pensare. S’infilò una mano sotto la divisa, estrasse la bacchetta e ruggì:
« Expecto Patronum! »
Qualcosa di enorme, di un bianco argenteo, spuntò dalla punta della bacchetta. Harry sapeva di averla puntata direttamente verso i Dissennatori ma non si fermò a vedere che cosa succedeva; con la mente ancora miracolosamente sgombra, guardò davanti a sé, c’era quasi, tese la mano che ancora stringeva la bacchetta e riuscì a stento a serrare le dita attorno al minuscolo Boccino che si divincolava.
Madama Bumb fischiò, Harry si voltò a mezz’aria e vide sei macchie scarlatte che puntavano su di lui. Un attimo dopo, tutta la squadra lo abbracciava così forte che quasi lo fece cadere dalla scopa. In basso echeggiavano le urla dei Grifondoro tra la folla.
«Così si fa!» ripeteva Baston urlando. Alicia, Angelina e Katie avevano baciato Harry, Fred lo teneva così stretto che la testa rischiava di saltargli via. Nel caos più totale, la squadra riuscì a scendere a terra. Harry smontò dalla scopa e vide un branco schiamazzante di tifosi di Grifondoro che correvano in campo, Ron in testa. Prima di rendersene conto, si trovò circondato da una folla festante.
«Sì!» strillò Ron, alzando il braccio di Harry. «Sì! Sì!»
« Benfatto, Harry!» disse Percy entusiasta. «Ho vinto dieci galeoni! Devo andare a cercare Penelope, scusa…»
«Bravo, Harry!» ruggì Seamus Finnigan.
«Maledettamente bravo!» esplose Hagrid sulle teste dei Grifondoro che si accalcavano.
«Quello sì che era un Patronus» disse una voce all’orecchio di Harry.
Harry si voltò e vide il professor Lupin, insieme scosso e compiaciuto.
«I Dissennatori non mi hanno fatto niente!» disse Harry eccitato. «Non ho sentito niente!»
«Forse perché… ehm… non erano Dissennatori» disse il professor Lupin. «Vieni a vedere…»
Guidò Harry via dalla folla, finché non giunsero in vista dell’estremità del campo.
«Hai fatto prendere un bello spavento al signor Malfoy» disse Lupin.
Harry guardò la scena stupefatto. Per terra, in un mucchio aggrovigliato, c’erano Malfoy, Tiger, Goyle e Marcus Flitt, il capitano dei Serpeverde, che lottavano per liberarsi dei loro lunghi mantelli neri col cappuccio. A quanto pareva, Malfoy doveva essere salito sulle spalle di Goyle. La professoressa McGranitt, furiosa come non mai, era in piedi di fronte a loro.
«Davvero un tiro spregevole!» urlava. «Un basso, vile tentativo di sabotare il Cercatore dei Grifondoro! Siete tutti puniti, e cinquanta punti in meno per Serpeverde! Ne parlerò con il professor Silente, non dubitate! Ah, eccolo che arriva!»
Fu il miglior suggello alla vittoria dei Grifondoro. Ron, che si era fatto largo tra la folla al fianco di Harry, era piegato in due dalle risate mentre Malfoy cercava di districarsi dal mantello in cui era ancora impigliata la testa di Goyle.
«Andiamo, Harry!» disse George avvicinandosi, «andiamo a festeggiare! Nella sala comune di Grifondoro, subito!»
«D’accordo» disse Harry, felice come non lo era da secoli. Lui e il resto della squadra, ancora in divisa scarlatta, guidarono la folla fuori dallo stadio e verso il castello.
Era come se avessero già vinto la Coppa del Quidditch; la festa proseguì per tutto il giorno, fino a sera tarda. Fred e George Weasley scomparvero per un paio d’ore e tornarono con bracciate di bottiglie di Burrobirra, Zuccotti di zucca e parecchi sacchetti pieni di dolci di Mielandia.
«Come avete fatto?» strillò Angelina Johnson, mentre George lanciava Rospi alla Menta tra la folla.
«Con un piccolo aiuto di Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso» sussurrò Fred all’orecchio di Harry.
Solo una persona non si unì ai festeggiamenti. Hermione, incredibile ma vero, rimase seduta in un angolo, cercando di leggere un libro enorme intitolato Vita domestica e abitudini sociali dei Babbani inglesi. Harry si allontanò dal tavolo dove Fred e George avevano cominciato a fare i giocolieri con le bottiglie di Burrobirra e le si avvicinò.
«Sei venuta alla partita?» le chiese.
«Ma certo» rispose Hermione con una strana voce acuta, senza alzare gli occhi. «E sono contenta che abbiamo vinto, e credo che tu sia stato bravissimo, ma devo finire questo libro per lunedì».
«Dài, Hermione, vieni a mangiare qualcosa» disse Harry, cercando Ron con lo sguardo e chiedendosi se l’amico fosse abbastanza di buonumore da seppellire l’ascia di guerra.
«Non posso, Harry, ho ancora quattrocentoventidue pagine da leggere» disse Hermione, in tono lievemente isterico. «Comunque…» Anche lei guardò dalla parte di Ron, « lui non mi vuole».
Non c’era niente da ribattere, visto che Ron scelse proprio quel momento per dire ad alta voce:
«Se Crosta non fosse stato appena divorato, avrebbe potuto mangiare un po’ di queste Mosche al Caramello, gli piacevano tanto…»
Hermione scoppiò in lacrime. Prima che Harry potesse dire o fare qualcosa, si infilò il libro sottobraccio e tra i singhiozzi corse verso la scala che portava al dormitorio delle ragazze.
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